mercoledì 23 aprile 2014

ALESSANDRO FARINELLA, Road To Damascus (2012)


Secondo album per Alessandro Farinella, sempre proiettato in una visione del prog ben radicato nel passato lontano, quello degli anni ’70 di Genesis e Yes. Ciò non significa che il disco, proprio come il precedente Momo (2008), non sia coinvolgente e interessante, anzi, appare più maturo e messo a fuoco. Road To Damascus è un viaggio in quarant’anni di progressive, partendo da quello storico per poi passare al new prog degli anni ’80 e ’90. D’altronde Farinella proprio da lì arriva, quando era tastierista dei Theatre e raccoglieva consensi e pareri positivi dall’ambiente. Questo nuovo lavoro, pur non aprendosi a scenari inaspettati, risulta davvero piacevole, con trame convincenti e abbondantemente epiche. Non si può prescindere dalle atmosfere sapientemente romantiche unite alle narrazioni medievali di Farinella, espresse con qualità e certezza. Merito anche di gente come Guido Block (chitarra e basso), Pietro Foi (chitarra) e Roberto Gualdi (batteria), bravi nell’assecondare le intuizioni del leader. Alessandro punta molto sull’impatto dei suoi brani e quelli qui presenti non fanno difetto. Basti pensare allo strumentale The Battle, la classica apertura sinfonica che ti proietta da subito nel mondo raccontato dall’album, per poi passare alla long track The Brave, 14 minuti che sono il sunto del pensiero di Farinella sul progressive rock. Facile imbattersi in sentieri genesisiani o vicini a quelli di Anthony Phillips da solista, ed è anche semplice notare come Alessandro sia migliorato come cantante, mostrando meno imperfezioni e una consapevolezza maggiore rispetto al passato. Bella la title track, piena di cambi di direzione ed efficaci fraseggi, anche se forse una minore prolissità avrebbe giovato alla composizione. Natural viene cantata da Block, ed è un momento sognante e raffinato, Valley of  Tears rimane vicino a certe vivaci  espressioni dei Marillion, mentre la chiusura affidata alla ballata Euridice, cantata in italiano da Andrea Dal Santo, è forse il brano che per la sua leggerezza mi ha colpito meno. Già Momo mi aveva convinto sulla bontà del progetto, questo nuovo platter è però un passo avanti nella ricerca di una propria dimensione e poco importa che questa sia ben piantata nel new prog ottantiano, romantico o vintage che dir si voglia. Queste soluzioni melodiche hanno ancora tanti appassionati nel mondo, che troveranno in Road To Damascus un album pregno di sentimento e dinamiche appassionanti. (Luigi Cattaneo)

Natural (Video)

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