sabato 20 settembre 2014

ACCORDO DEI CONTRARI, Accordo dei Contrari (2014)


Terzo album per i bolognesi Accordo dei Contrari e ritorno all’AltrOck che aveva già distribuito l’esordio Kinesis del 2006. Dopo l’ottimo Kublai non era poca l’attenzione per questa nuova fatica del gruppo e l’omonimo lavoro da poco pubblicato conferma le buone impressioni che hanno destato in questi anni di attività. Accordo dei Contrari è un disco solido, ricco di rock fusion ad alto tasso di adrenalina e con la sua parte di jazz che completa un quadro pieno di sfumature. L’accordo suona e si diverte, dà poco peso a quale direzione intraprendere, forti anche di una scrittura sicura ma non impostata su canoni predefiniti. Una sorta di libertà anarchica che li conduce in territori ora più fusion, ora più classici, ora venati di R.I.O., il tutto insaporito da percezioni settantiane e momenti riconducibili al progressive tout court di Gentle Giant e King Crimson. Una bella mescolanza di suoni che vivono nel comun denominatore della potenza e della precisione di un ensemble oramai collaudato e pieno di groove. L’album è un’esplosione di colori, una marcia in cui incontrare spore del passato con uno sguardo ben radicato nell’attualità (e in questo l’altrOck è una garanzia). Quindi è lecito attendersi rimandi al jazz rock italico di Area e Arti & Mestieri e alla scuola canterburiana (Soft Machine in particolare) ma ciò che emerge è l’aver definito un proprio suono e uno stile facilmente riconoscibile dagli appassionati. Già l’iniziale Nadir dà l’idea di cosa aspettarsi. Ritmiche pulsanti (l’efficace coppia formata da Daniele Piccinini al basso e Cristian Franchi alla batteria), soli e riff di chitarra incisivi come non mai (del sempre bravo Marco Marzo Maracas), incursioni tastieristiche di presa ed effetto (ad opera di Giovanni Parmeggiani che si divide tra fender, hammond, minimoog e piano) e un equilibrio formale tra le componenti davvero inattaccabile. Nadir è una traccia che sviluppa un discorso pieno di concetti, intrappolando pulsioni fusion con un mood quasi hard rock, lasciando trasparire amalgama e fluidità. Non è meno potente Dandelion, un altro esempio della caratura raggiunta dai musicisti, così come di ottimo livello è Seth Zeugma, in cui fanno la loro parte Vladimiro Cantaluppi al violino e Enrico Guerzoni al violoncello, per quello che è forse l’episodio più sperimentale e anche interessante tra i presenti, un vero viaggio tra suggestioni avant ed elementi che profumano di vintage prog. Parmeggiani con il suo hammond colora la successiva Dua, su cui si inseriscono le chitarre taglienti di Maracas e una spinta ritmica ad alto voltaggio, mentre Tighlath, dopo un inizio soffuso vira in direzione di un jazz rock d’avanguardia e spumeggiante che pare quasi un omaggio agli Area. La chiusura di Più Limpida e Chiara di ogni Impressione Vissuta part II (con Cantaluppi questa volta alla viola e Marina Scaramagli al violoncello) si discosta dal resto del disco e rende l’atmosfera quieta, proprio come dopo una tempesta, degno epitaffio di un ritorno discografico caldamente consigliato. (Luigi Cattaneo)

Nadir (Video)

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