giovedì 20 novembre 2014

UT GRET, Ancestors' Tale (2014)


Avevamo lasciato gli Ut Gret all’ottimo Radical Simmetry del 2011 e risentirli dopo tre anni in questa forma e con così tante idee non può che lasciare soddisfatti. Gli americani, il cui nucleo originario risale addirittura agli anni ’80, non deludono affatto le aspettative e firmano un nuovo e intrigante album. Ancestors’ Tale (quarta fatica del gruppo) è figlio della passione del leader Joee Conroy (basso e chitarra) per il jazz rock canterburiano, che qui viene fuso con la voglia di sperimentare di band come Rational Diet e i seminali Gong. L’utilizzo di tanti strumenti a fiato come clarinetto, flauto e sax aumenta lo spettro sonoro lungo cui si muove la band, un labirintico mondo fatto di suoni e percezioni differenti ma sempre amalgamati con ingegno. Non mancano estrosi passaggi in odore di King Crimson, Universe Zero ed Henry Cow, ma non è affatto un dramma sentire certi piccoli omaggi, soprattutto quando suonati con tale classe e sospinti da una buonissima capacità di scrittura, che non viene mai meno neanche nei momenti più complessi. Gli Ut Gret difatti, pur non rientrando in un ambito digeribile con un ascolto superficiale, non perdono mai di vista l’aspetto comunicativo e la creazione di uno stile proprio e riconoscibile. Sempre brillanti, attenti a inquadrare le giuste melodie, raffinati nelle parti solistiche (in particolar modo gli egregi interventi fiatistici di Steve Good), gli statunitensi firmano uno dei dischi di settore più interessanti del 2014. Sono esempio lampante di quanto sinora espresso brani simbolo come Selves Unmade, la strumentale e settantiana Zodiac o il jazz rock sinfonico della title track. Ma è tutto il lavoro a muoversi sulle giuste coordinate, imbastendo fraseggi ora più folkeggianti, ora più jazzati, ora più consoni a canoni progressive, sempre mantenendo una forte connotazione fiatistica. Gigantesca la fitta trama di An Elephant in Berlin (con un grande Steve Roberts al piano), brano figlio di un certo avant jazz cameristico, mentre The Grotesque Pageantry of Fading Empires è segnata da un mood tra King Crimson e French Tv. Ancestors’ Tale è un album sopraffino ed estremamente gradevole, segno tangibile di come si possano unire ricerca, virtuosismo e senso della melodia in un unico grande disco. (Luigi Cattaneo)

Elephant in Berlin (Live)

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