mercoledì 17 dicembre 2014

LITAI, Litai (2012)


Dopo aver vinto il concorso Omaggio a Demetrio Stratos, esordiscono sotto la direzione della sempre curiosa Lizard i veneziani Litai, band dedita ad un jazz rock che cerca di svincolarsi dai dettami del genere. Oltre difatti alle influenze settantiane di Area, Picchio dal Pozzo, Soft Machine e più in generale della scena di Canterbury, nella loro proposta ritroviamo alcuni aspetti cari ai contemporanei Labirinto di Specchi e Il Babau e i Maledetti Cretini, non solo per alcune scelte musicali ma anche per il recitativo presente in diversi momenti. Litai è un disco di non facile lettura, poco incline al compromesso e piuttosto coraggioso, proprio come alcuni dischi di King Crimson e Frank Zappa. Il punto focale paiono i fiati del valido Mattia Dalla Pozza (sax e flauto), ben amalgamati con il tocco frippiano di Francesco Piraino (chitarra) e le ritmiche irregolari e fantasiose di Michele Zavan (basso) e Stefano Bellan (batteria). L’interplay che si crea è piuttosto interessante, scorrevole pur nella sua complessità e le trame strumentali appaiono sempre ben messe a fuoco dal quartetto. Pur senza l’utilizzo delle immancabili tastiere i Litai riescono a creare frangenti caldi e suadenti ma anche stranianti nella loro particolarità. Qualche caduta di tono si avverte qua e là (soprattutto quando si dilungano troppo le parti declamate) ma nel complesso questa opera prima risulta sentita e abbastanza convincente. Un platter d’esordio che ha il merito di evidenziare alcune solide caratteristiche che devono forse essere solo ulteriormente rifinite per concretizzare ancor di più quanto di buono è stato proposto in questo debutto. (Luigi Cattaneo)

Babinia (Video)



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