mercoledì 20 maggio 2015

GIACOMO VOLI, Ancora nell'ombra (2015)


Dalla nascita dei talent show musicali non possiamo dire di aver avuto la proliferazione di artisti realmente interessanti o con qualcosa da dire che esulasse dal contesto pop creato ad arte da fini maestri della comunicazione televisiva. Ho sempre pensato che programmi di questo tipo (Amici, X Factor, The Voice) siano molto deprimenti, soprattutto per chi si esibisce davanti ad un pubblico interessato magari più al look, alla polemica con l’insegnante o il giudice di turno e poco all’esibizione, che nel carrozzone della televisione finisce per essere spesso l’elemento di minor rilievo. Inoltre fa tristezza pensare che per quei pochi che realmente raggiungono lo status di celebrità come Emma Marrone o Marco Mengoni (sempre impegnati in un pop attento agli scialbi dettami dell’industria discografica), tanti altri, magari anche dotati, finiscono nel dimenticatoio del susseguirsi di edizioni e programmi triti e ritriti. Premessa doverosa per raccontare l’ep d’esordio di uno che invece sta tentando di non rimanere impigliato in certi meccanismi, Giacomo Voli, finalista della passata edizione di The Voice (vinta da Suor Cristina, sfruttata per bene dalla furba produzione del talent) nella squadra guidata da Piero Pelù. Il buon Voli sceglie l’autoproduzione, con distribuzione dell’ufficio stampa Atomic Stuff, per questo Ancora nell’ombra, e non potrebbe essere diversamente vista la lontananza dal mainstream che di solito caratterizza chi partecipa a programmi di questo tipo. Inoltre Giacomo è autore dei suoi pezzi, cosa rara anche questa, che tra l’altro sono tutti ben rifiniti ed estremamente gradevoli. Insieme al cantante di Correggio troviamo Mattia Rubizzi alle tastiere, Riccardo Bacchi alla chitarra, Federico Festa al basso e Demis Castellari alla batteria, complici del sound corposo che caratterizza i brani presenti. Quattro originali e due cover, quasi 25 minuti di musica che si aprono con il singolo Il Vento canterà, un hard rock distorto imparentato con il grunge degli anni ’90, per poi proseguire con La Fenice, brano più dark ma ancora molto coinvolgente. Un Capitale richiama in maniera trascinante gli Audioslave, mentre Ridi nel tuo caffè risulta la traccia più melodica e cantabile tra quelle da lui scritte. Chiudono l’ep un apprezzabile Impressioni di Settembre della P.F.M. e Can’t find my way home che ci riporta al 1969 degli straordinari Blind Faith della coppia Eric Clapton-Steve Winwood, segno che Voli ha un background culturale importante e che magari in futuro potrebbe portarlo a scegliere strade sinora inesplorate. Faccio un plauso a Giacomo che non è sceso a compromessi con le radio e il business delle major, tirando dritto per la sua strada fatta di rock, metal e sudore. (Luigi Cattaneo)

Impressioni di Settembre (Video)

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