domenica 1 maggio 2016

DANY RUSSO, Reprise (2015)


È sempre piacevole scoprire musicisti che lontano dalle luci della ribalta animano con classe e gusto il fitto sottobosco underground italico, ancora troppo ingiustamente snobbato per inseguire realtà estere magari meno interessanti. Preambolo che spiega, ma solo in parte, le qualità del polistrumentista Dany Russo, autore di Pesaro, che firma a suo nome questo Reprise, una sorta di rock opera piena di intuizioni e spunti gradevoli. Psichedelia, brit rock, accenni progressive, un piccolo caleidoscopio di suoni in piena libertà creativa e sempre contraddistinti da una certa vena malinconica, una sottile luce dark che sottolinea i momenti più drammatici della narrazione. Ci sono i Pink Floyd ma anche i Verve, c’è il fantasma di Barrett che si scontra con gli Oasis meno patinati, c’è un universo che attraversa i ’60 dei Beatles per arrivare all’età adulta del rock settantiano. Russo ha registrato praticamente tutto da solo, ad eccezione del sax di Roberto Spagnolo in The Cure e della voce di Valentina Piccione in Trinity e Leaving for planet, creando un lavoro ricco, profondo e anche dal grande potenziale. È facile percepire come Russo non sia alle prime armi ma che abbia la giusta esperienza per creare un disco così strutturato e soprattutto dal background così vario, un aspetto che se non viene ben bilanciato rischia di creare solo confusione. Un debut sentito, caldo e coinvolgente che si colloca tra un passato lontano e un presente che meriterebbe di essere foriero di soddisfazioni. Per maggiori informazioni potete visitare il sito www.danyrusso.com (Luigi Cattaneo) 

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