sabato 20 maggio 2017

DARK AGES, A closer look (2017)


Fondati nel lontano 1982 da Simone Calciolari (unico membro della formazione originale ancora presente), i Dark Ages nel corso degli anni hanno vissuto stagioni alterne condite da lunghi stop. Difatti dopo il debut Saturnalia del 1991 si sono dovuti attendere ben vent’anni per la pubblicazione della prima parte di Teumman, completata poi nel 2013. I due dischi, di cui abbiamo ampiamente parlato su queste pagine, diedero loro l’opportunità di avere una discreta attività concertistica e di essere apprezzati non solo dai fan del metal ma anche da chi è più vicino al sound classico del progressive. Un concept che con l’aiuto di una compagnia teatrale e di alcuni attori/cantanti divenne addirittura una Rock Opera, un progetto ambizioso ed impegnativo che andava a certificare la bontà del loro operato. Dopo alcuni cambi di line up (quella attuale è formata da Simone Calciolari alla chitarra, Gaetano Celotti al basso, Roberto Roverselli alla voce, Carlo Busato alla batteria e Angela Busato alle tastiere), l’ensemble arriva oggi a pubblicare A closer look, un album dove le tematiche fantasy sono state sostituite da pensieri attuali e che riguardano la quotidianità, uno aguardo più attento su ciò che nella società moderna è divenuto normale pur non essendolo affatto. Un cambiamento già evocato dalla splendida foto di copertina fatta a Castelluccio di Norcia e opera di Elisa Catozzi, pur se poi le caratteristiche peculiari del sound non sono così dissimili dal passato più recente, con un accento maggiore sulle fasi progressive, che qui divengono un elemento centrale. La sontuosa title track iniziale ha una partenza strumentale raffinata, con Angela indubbiamente importante per raggiungere l’ideale climax su cui si inserisce Roverselli. Nel corso di quasi otto minuti i veronesi si destreggiano tra cambi di tempo e parti rocciose, con le tastiere sempre attente nello smussare le spigolosità insite nel sound, un elemento che permette al gruppo di avere un approccio alla materia che non disdegna tratti sinfonici. Ottimamente strutturata anche Till the last man stands, uno dei pezzi più coinvolgenti tra i presenti e apripista per le note suadenti di Yours, altro brano piuttosto articolato in cui possiamo scorgere umori sia dei Fates Warning che dei primi Dream Theater. La lunga At the edge of darkness raccoglie le stesse pulsioni, una sorta di compendio delle esperienze maturate, tra passaggi heavy prog vagamente Queensryche, sospensioni atmosferiche e un crescendo corale ben orchestrato. Dopo tanta grazia un lieve calo con la comunque piacevole ballata elettrica Against the tides, la composizione che più si discosta dalle altre e che vede partecipare le voci di Claudio Brembati (cantante degli Anticlockwise, freschi del nuovo Raise your head), Ilaria L’Abbate e Tiziano Taffuri (utilizzati nello spettacolo tratto da Teumman), oltre che il sax di Enrico Bentivoglio e con The anthem, un hard rock diretto e con pochi fronzoli. La conclusiva Fading through the sky (in cui compare anche una parte recitata da Paul Crespel), chiude invece epicamente un ritorno che non vuole brillare per originalità ma che ricerca costantemente pathos e feeling, confermando i Dark Ages come una band capace di comunicare qualcosa, caratteristica che da sempre accompagna il quintetto veneto. (Luigi Cattaneo)
 
A closer look (Video)
 

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