venerdì 13 settembre 2019

ifsounds, An Gorta Mor (2018)


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Avevamo parlato degli ifsounds per il precedente Reset, disco che ci aveva particolarmente colpito per quel suo girovagare tra i generi, partendo da una base psichedelica trait d’union tra le influenze. Il nuovo An Gorta Mor presenta una band rodata e consapevole (Runal alla voce, Fabio De Libertis al basso, Dario Lastella alla chitarra, alle tastiere e ai synth, Lino Mesina alla batteria e Claudio Lapenna alle tastiere e al piano), impegnata in un concept sulla fuga, nel caso specifico dalla fame e dalla paura, con la voglia di riscatto di un popolo, quello irlandese, che a metà 800 fuggiva dalla grande carestia, episodio storico poco conosciuto che il quintetto ha deciso di raccontare in un lavoro sofisticato ma sempre molto godibile. La psichedelia settantiana c’è sempre, corredata da atmosfere che rimandano alla stagione d’oro del progressive ma anche all’impeto del garage anni ’60, antitesi tra generi che trova forma nelle idee concettuali di una band che ha forse raggiunto la piena maturità. È difatti Mediterranean floor, con le sue spigolosità, ad aprire l’album, tra passaggi rock e delicati momenti, marchio di fabbrica della band molisana. Techno Guru mostra il lato “sperimentale” del gruppo, che poi piazza con Violet la ballata malinconica di turno, peraltro ben riuscita. Le tastiere e i synth di Lino Giugliano colorano Reptilarium, ospite che ritroviamo anche nella conclusiva suite, nonché title track del disco, insieme a Matteo Colombo (violino), Vincenzo Cervelli (voce), Alessandra Santovito (voce), Francesco Forgione (bhodràn) e Marco Grossi (voce), tutti validissimi nel dare il proprio contributo nel brano più rappresentativo dell’opera, a cavallo tra folk, prog, psichedelia, hard e irish sound. (Luigi Cattaneo)

An Gorta Mor (Full album)



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