sabato 13 giugno 2020

WARMHOUSE, 1984 (2020)


album 1984 - Warmhouse
Curiosa la storia dei Warmhouse, che inizia con l’acquisto di una vecchia Casio – Tone degli anni ’80, nel cui involucro viene ritrovato un quaderno ingiallito e colmo di versi d’amore, di prigionia, di rimorso, narrazioni inquiete datate 1984 e firmate da un certo Patrick R. Le pagine di quel ritrovamento diventano lo spunto compositivo per i pugliesi, che pubblicano ora un ep d’esordio robusto ed energico, omaggio alla new wave nata nella terra d’Albione e ancora oggi presente nella cultura di band come Arctic Monkeys, Strokes e Interpol. Un post punk che quindi si imparenta con l’indie rock e che vede Francesco Elios Coviello (voce e synth), Agostino Nestola (chitarra e synth), Davide Cimmarusti (batteria) e Pasquale Monti (basso), protagonisti di un sound corposo e vitale. Quello di 1984 è ovviamente un breve resoconto delle esperienze sin qui intraprese dal quartetto, un biglietto da visita in attesa di qualcosa di più sostanzioso e che possa evidenziare un ulteriore crescita nel gruppo, che pare avere tutte le doti per emergere, almeno nella folta scena alternative tricolore. La title track iniziale, dalla vena malinconica, espone subito le qualità della band, a suo agio tra ritmiche rock e pulsioni di inizio 2000. La carica di Molko Monday, con il suono dei synth a sottolineare l’intensità del racconto (con l’ospite Dario Tatoli), pare il pezzo più a fuoco dell’album, forte di un chorus davvero azzeccato. Marble (dove troviamo Luigi Lafiandra ai synth e Tatoli, che oltre ai synth, suona la chitarra con l’ebow) e Pearl Moon chiudono questo valido ep tra suggestioni post e inflessioni wave. (Luigi Cattaneo)




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