domenica 30 luglio 2023

DAVID MADNIGHT & LUCA SPADACCINI, War Machine (2023)

 


Singolare progetto a nome David Madnight (rapper già presente con Missi Dominici e Arkan Asylum) & Luca Spadaccini (campione dei mediomassimi italiani di boxe), che siglano con War machine un ep dove ripropongono la title track ben 6 volte, versioni alternative e diversificate a cui bisogna aggiungere un intro, un outro e Fight clubbing, più vicina al rap e meno al crossover, di cui è invece intriso il maxi singolo edito da Music Force. Pur non inventando davvero nulla di nuovo (il connubio tra chitarre distorte e rap direi che oramai è abbastanza codificato), il duo ha prodotto un lavoro tutto sommato piacevole e le tante versioni dello stesso pezzo in realtà non stancano, anche perché si passa da quella originale a quella in inglese cantata da Morna, senza dimenticare di proporne una metalcore e una strumentale. Vedremo se il futuro ci riserverà qualcosa di maggiormente corposo e definito. (Luigi Cattaneo)

sabato 29 luglio 2023

ROBERTO ZANETTI, Bud's power (2023)

 

Roberto Zanetti (piano) omaggia il genio di Bud Powell, uno dei massimi esponenti del be bop, e lo fa insieme a Valerio Pontrandolfo (sax tenore), Martino De Franceschi (contrabbasso) e Oreste Soldano (batteria), quartetto che ha dato vita a Bud’s power, sentito tributo al genio di New York. Curiosamente Zanetti sviluppa buona parte delle melodie principali grazie alla bravura di Pontrandolfo, facendo emerge un raffinato interplay tra le parti che diviene forza motrice di un disco che alterna brani più spinti (Bud on Bach) a ballate nostalgiche (Time waits). La rappresentazione dell’arte di Powell viene esaltata da fraseggi coinvolgenti (Buster rides again), oltre che da competenze tecniche notevoli (basti soffermarsi sul fine lavoro sviluppato in She o Blue Pearl). Pur rispettando le originarie strutture Zanetti e i suoi non mancano di incastonarle ad arte in arrangiamenti sempre eleganti (Sub city ma anche In the mood for a classic), rendendo palese alle nostre orecchie l’aurea magica di quei tempi (Duid deed e Monopoly). La consapevolezza storica del percorso di Powell elargisce la facoltà di risultare credibili, esaltando le dinamiche poste nella musica scritta dal pianista americano (Cleopatra’s dream), perché il quartetto approfondisce con mestiere e passione la complessità posta in essere da una sfida tanto affascinante quanto ardua (Down with it). Completano il quadro due tracce composte da Zanetti, l’iniziale Elettroshock e la conclusiva Come close to me. (Luigi Cattaneo)

Sub city (Video)



venerdì 28 luglio 2023

BEBO FERRA, Lights (2023)

 


Lights è il nuovo lavoro di Bebo Ferra, tra i maggiori chitarristi del jazz nostrano, un veterano che non ha bisogno di presentazioni vista la lunga carriera, corredata di collaborazioni e dischi. In questo album, uscito ad aprile per Warner, si fa accompagnare da Gianluca Di Ienno (piano, hammond, synth) e Nicola Angelucci (batteria), un trio che dà vita ad un’opera ineccepibile, figlia di intuizioni e guizzi compositivi davvero di notevole fattura. Basti ascoltare le brillanti escursioni dell’iniziale Sarah Jones, la sognante e malinconica Foglie, o ancora Beranu, in cui il raffinato tocco di Ferra viene accompagnato con abilità da Angelucci e dalle note sempre eleganti di Di Ienno. Ricchezza ritmica e melodica che contraddistingue Smiling e Istadi, l’apertura elettrica complessiva trova in Beblues forse il suo apice, e non manca l’omaggio aggraziato a Bill Evans in Very early. Le conclusive A nice day e Dicembre confermano l’anima delicata dell’arte di Bebo, sempre attento nel narrare con intensità e leggerezza tutte le sfumature della propria espressività. (Luigi Cattaneo)


giovedì 27 luglio 2023

CARMELO CALTAGIRONE, F*ck*d Alien (2018)



Ho spesso parlato da queste pagine del lavoro di Carmelo Caltagirone, chitarrista che si muove in piena autonomia animato soprattutto dalla sua passione, aspetto purtroppo che non è ben supportato dal necessario talento espositivo, di scrittura e performance. Oggi mi trovo a parlare di F*ck*d Alien, raccolta del 2018 con brani tratti dai primi tre dischi del siciliano, un best of che non disdegna qualche versione alternativa e registrazioni live (francamente eccessivamente amatoriali). Le strutture dei brani, per chi conosce Caltagirone, non mutano in maniera particolare e non brillano per inventiva, con la chitarra di Carmelo posta al centro della scena su un apparato ritmico minimo e arrangiamenti praticamente inesistenti. Come sempre qualche idea su cui lavorare c’è, ma si perde all’interno di un progetto dove il songwriting non è elemento capillare, anzi, passa in sordina rispetto alla voglia di Caltagirone di esplorare liberamente con la sua chitarra. Album consigliato solo ai massimi curiosi della materia. (Luigi Cattaneo)



d

martedì 25 luglio 2023

CLINT BAHR, Puzzlebox (2022)

 

Episodio corale per Clint Bahr (tambura, voce, basso, chitarra, tastiere, baglama, flauto, percussioni, kazoo, pianoforte), che in Puzzlebox si fa accompagnare da una nutrita serie di musicisti, abilissimi nell’assecondare le tante idee dell’ex TriPod (trio che pubblicò l’esordio omonimo nel lontano 2003 proprio su Moonjune Records). Il ritorno di Bahr avviene davvero in grande stile, un crossover di progressive, jazz rock e psichedelia libero e variegato, articolato da collaborazioni superbe, a partire da New design, in cui troviamo Mike Hough alla batteria e Jeff Schiller mattatore ai fiati (sax e clarinetto). Tantissimi gli strumenti utilizzati all’interno del disco, basti ascoltare l’improvvisazione di Plate (Marilyn Crispell al piano, Dick Griffin al trombone, l’enorme Mike Hough alla batteria e Dan Parkington al violino) o Shelter (in trio con Billy Ficca alla batteria e Dick Griffin al trombone), che tracciano coordinate che vanno dai King Crimson a Captain Beefheart, passando per Canterbury e il jazz progressivo, elementi che ritroviamo anche nelle trame free di As tympani melt in the greek heat (con il contributo ai fiati di David Jackson dei Van Der Graaf Generator). Brillante la costruzione di Fall from grace, mentre il violino di David Cross (King Crimson) marchia Triangles, circles & squares, prima della conclusiva Tabula Rasa 2, che si riallaccia all’iniziale prima parte che apriva il lavoro (in entrambe Dan Parkington si muove sicuro al sitar, mentre Jackson e Cross si alternano nelle due sezioni). Impossibile citare tutti gli artisti coinvolti nel progetto, il consiglio è di acquistare l’album per apprezzare al meglio i tanti nomi coinvolti da Bahr nel suo Puzzlebox. (Luigi Cattaneo) 

Kicking the wasp's nest (Video)  



sabato 22 luglio 2023

MOBILI TRIGNANI, PopArticolare (2023)

 


Monicker bizzarro quello scelto da Fabrizio Trignani (voce, chitarra, basso, synth) e Nicola Modesti (voce, chitarra, basso, synth, batteria), due polistrumentisti di Arsita, un piccolo comune in provincia di Teramo, che tornano con PopArticolare, un gradevole secondo lavoro uscito qualche mese fa. I Mobili Trignani non si prendono all’apparenza troppo sul serio, risultano spesso scanzonati e ironici, partono dal pop per approdare al folk e al cantautorato, sempre attenti nell’instillare melodie di facile presa che rimangono ben impresse nella memoria. Al netto di qualche battuta a vuoto il disco è piuttosto piacevole, soprattutto quando il duo guarda al cantautorato italiano e al folk, come in Lazzaro de Tormes (ben inserite le percussioni di Alessandro Fiorino e il glockenspiel di Gabriele Modesti) e Il mio talento (dove troviamo Michele Pinto alla chitarra), ma di buona sostanza risultano pure Climax e Giri a vuoto (anche grazie al sax di Norman Cieri), tra i migliori episodi di un album scorrevole e pieno di delicate melodie pop. (Luigi Cattaneo)


venerdì 21 luglio 2023

ESTRIVER, Outcry (2021)

 

Uscito nel 2021, Outcry è l’esordio degli Estriver, band nata dai Blue Rose e formata da Piero Pattay (voce), Giuliano Soranno (chitarra), Riccardo Scamarelli (chitarra), Guido Lucchese (basso) e Cristiano Primosi (batteria), autrice di un hard prog molto attento alla forma canzone, con parecchie idee melodiche ben impiantate all’interno di un contesto prettamente heavy. Il gruppo avanza compatto tra ritmiche solide e l’elegante interplay tra le due chitarre, elementi che sostengono la bella prova di Pattay, già molto convincente con i Fist of Rage (di cui abbiamo parlato da queste pagine). Si alternano così brani di spessore come l’aggressiva Nails, la strutturata Belonging e la classicheggiante To wish, to have a human nature, così come convincono le trame di The man who could fly, caratterizzata dal violino di Francesco Zanon e l’epica March of the black flags. Debutto notevole per i triestini, che speriamo di ascoltare presto con il seguito di questo lavoro (uscito per la sempre attenta Wormholedeath). (Luigi Cattaneo)

Slavery (Video)



domenica 16 luglio 2023

DOS CABRONES, Transumanza (2023)

 


Secondo lavoro per i Dos Cabrones, duo bolognese formato da Riccardo Brusori (batteria, samples) e Marco Brentazzoli (chitarra, samples), che torna dopo Accanimento terapeutico del 2019. Quattro anni che sono serviti per concepire Transumanza, nerissimo episodio in bilico tra post metal, stoner, grunge e sludge, naturale evoluzione del primo album, in cui ovviamente erano già presenti le coordinate di un sound cupo e ferale. Quasi interamente strumentale, l’album parte in quarta con S’accabadora, tema dedicato all’eutanasia, prima della potente Vespa crabro e di La scimmia di Dio, che si apre con un sermone esplicativo del dogmatismo religioso del paese in cui viviamo. Podrido racconta in note il degrado sociale attuale, Cassio=Bruto=Giuda e The Gunslinger sbrimp si avvicinano al sound di Loro, Lady Maciste, The Great Saunites e Palmer Generator. Le credenze popolari che animano El Chupacabra vengono decantate da Frè Zocca, bella chiusura di un album ispirato e credibile. (Luigi Cattaneo)

lunedì 10 luglio 2023

UPANISHAD, Reverse Reflection (2022)

 

Uscito nel 2022, Reverse Reflection è il secondo lavoro targato Upanishad (Vanni Raul Bagaladi voce e chitarra, Mirko Bazzocchi basso e Lapo Zini batteria), trio in bilico tra crossover, alternative rock e progressive che qui ritroviamo dopo l’ottimo esordio di qualche anno fa. I fiorentini confermano la volontà di esplorare senza particolari preconcetti, mettendo insieme complessità e melodie raffinate, impatto e atmosfera, il tutto ben miscelato all’interno di un album dove non mancano echi di A Perfect Circle, System of a Down, Dog Fashion Disco e Incubus. La band propone quindi un disco suonato con impeto, aggressivo quanto basta ma anche rifinito nei dettagli, aspetto che fa il paio con le buone doti tecniche del gruppo, sempre centrate ad esaltare la creatività dei vari momenti (basti ascoltare Love & Will, Bad name for a dog o Time vs Einstein). Il gruppo sa essere aspro nella sua contorta bizzarria, tra visioni ermetiche e sguardi immaginifici, si muovono solidi e personali, cosa non così scontata nell’epoca attuale. Ennesimo centro per la Red Cat Records, tra le realtà indipendenti più acute del panorama nostrano. (Luigi Cattaneo)

Summoners (Video)



mercoledì 5 luglio 2023

I BARBARI, Supernove che fanno Bang! (2022)

 

Attivi dal 2014, I Barbari (Andrea Colcera voce, Mattia Capparelli chitarra, Michele Dal Forno basso e Mattia Portioli batteria) sono una band stoner che mi aveva già precedentemente convinto con l’esordio Bulldozer (seguito dell’ep omonimo e di un paio di singoli). L’ultimo lavoro del quartetto, Supernove che fanno Bang! uscito nel 2022 per Overdub, è la conferma della bontà del progetto, un concept che parla di sentimenti, dalla solitudine alla sfida dell’uomo alla morte, passando attraverso episodi di autodistruzione e brevi attimi di inaspettata felicità. Nei 9 brani presenti collimano suoni potenti, riff corrosivi, distorsioni senza sosta e un certo groove di fondo che rende la proposta molto coinvolgente, oltre che ovviamente energica, basti ascoltare brani come Solo o Ciò che non è stato. Ci sono chiaramente i Kyuss e i Fu Manchu ma anche i Soundgarden di fine anni ’80 tra le influenze, ma ciò che colpisce di più è la capacità di scrivere brani aggressivi ma al contempo che arrivano all’ascoltatore (ovviamente serve un po' di inclinazione alla materia), come nel caso di Caduti dalla civiltà e Sarò il tuo problema. Un ritorno molto interessante che pone I Barbari come una delle belle realtà stoner che animano l’underground nostrano. (Luigi Cattaneo)

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lunedì 3 luglio 2023

KLIDAS, No harmony (2023)

 

Debutto per i Klidas, band formata da Emanuele Bury (chitarra, voce), Francesco Coacci (basso, voce), Samuele De Santis (sax), Alberto Marchegiani (tastiere, synth) e Giorgio Staffolani (batteria), che con No harmony, uscito per l’australiana Bird’s Robe, firmano un’opera prima elegante e ispirata. L’alternanza di attimi tenui e onirici con sfuriate elettriche funziona, un crossover di jazz, post e progressive che catapulta in luoghi della mente indefiniti, un racconto per immagini manipolato con sapienza da un quintetto che guarda con personalità a Radiohead, Swans e Secret Chiefs 3. Incantevoli le trame di De Santis, così come il fine lavoro di Marchegiani e la chitarra di Bury, che delinea scenari psichedelici avvolgenti, ma è tutto l’insieme a sorprendere, basti ascoltare brani come Arrival e Not to dissect, esempi di un disco affascinante e suggestivo. (Luigi Cattaneo)

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sabato 1 luglio 2023

MAGIA NERA, Vlad (2023)

 




È sempre con enorme piacere che mi avvicino ai lavori dei Magia Nera, band ligure la cui prima incarnazione risale addirittura al lontano 1969, che dopo L’ultima danza di Ophelia e Montecristo (abbiamo dedicato un piccolo speciale al gruppo qualche anno fa https://progressivamenteblog.blogspot.com/2020/06/magia-nera-la-seconda-chance_18.html ) torna ora con l’ambizioso Vlad, disco cui consiglio l’ascolto dopo aver letto L’innocenza di Dracula: Apologia di un vampiro di Bruno Cencetti, leader degli spezzini e concept su cui ruota il nuovo lavoro (oltre a Cencetti alla chitarra e voce troviamo Alfredo Peghini al basso e alla chitarra acustica 12 corde, Alvaro Lazzini alla batteria e Luca Tommasi alle tastiere).

Valacchia, MontiCarpazi, anno 1431. Una madre impaurita si nasconde nel castello di proprietà della famiglia, semidistrutto dall'assalto degli Ottomani. Dopo aver partorito il figlio del conte Vlad tra infiniti tormenti e privazioni, si accorge con terrore di non avere latte. In un ultimo disperato tentativo di far sopravvivere il figlio, sostenuta dal suo amore di madre, si punge un capezzolo con una lama e nutre il figlio con il suo sangue. Ma la tara che egli subisce lo costringe a una vita in cerca di una femmina da amare allo stesso modo, ossia bevendo il suo sangue. Nel momento in cui lo scorrere del sangue della sua vittima gli restituisce quell'amore infinito, lui la uccide e la storia ricomincia. Dio lo ha condannato, ma quanto di tutto questo è colpa di Vlad? Dio non interviene nelle vicende umane, ci lascia artefici del nostro destino e Vlad è artefice del suo.     


L’affascinante trama del romanzo trova il suo corollario nei 35 minuti dell’opera, divisa tra progressive, dark e hard rock, con alcune punte come l’oscura Ali nel buio, l’intensa Amore di una notte e la coinvolgente Frassino nel cuore, brani che confermano l’amore di Cencetti per atmosfere settantiane e una passione viscerale che merita solo applausi. (Luigi Cattaneo)