mercoledì 30 marzo 2022

GOD OF THE BASEMENT, Bobby is dead (2021)

 

Uscito a giugno 2021, Bobby is dead è il secondo album dei God of the Basement, uscito per l’etichetta indipendente Stock-a Production. Il quartetto formato da Tommaso Tiranno (voce), Enrico Giannini (chitarra e sampling), Rebecca Lena (basso) e Alessio Giusti (batteria) si muove con disinvoltura tra groove serrati ed elettronica, melodie catchy e soul music, deviazioni hip hop e pulsioni rock, un crossover di atmosfere urbane tra St. Vincent, Groove Armada, Tv on the Radio e Gorillaz, un caleidoscopio di umori che i toscani gestiscono con grande professionalità. Il concept dell’album si muove proprio tra queste sonorità, a partire dal singolo Six Six Cigarettes, tra elettro-pop e soul, ironia e irriverenza sfrontata, passando per il rock di Yeah Yeah Yell, la ballabile Honestly e la tribale Never made it to Hollywood. Di rilievo anche la cinematografica Seven eight night, la brillante verve di The haunted, dove troviamo Gabriel Stanza dei Dust & The Dukes e la jazzata title track composta ed eseguita da Rocco Brunori. (Luigi Cattaneo)

Bobby Bones (Video)



martedì 29 marzo 2022

PIQUED JACKS, Synchronizer (2021)

 

Synchronizer è il terzo disco dei Piqued Jacks (E-King voce, pianoforte e synth, littleladle al basso, HolyHargot alla batteria e Majic-o alla chitarra), registrato tra l’Italia e l’Inghilterra insieme a tre grandi produttori britannici, Julian Emery (Nothing but thieves), Brett Shaw (Florence + The Machine) e Dan Weller (Enter Shikari), rimarca l’ambizione del quartetto nel cercare di imporsi ulteriormente. D’altronde i ragazzi hanno tutte le carte in regola per guardare al mercato internazionale (basti pensare ai tanti live in giro per l’Europa già effettuati), vista la completezza di mezzi a loro disposizione, che si traduce in cura della scrittura e capacità di essere incisivi, sia nei momenti più rock, in cui emerge una vena vicina ai The Killers, sia in quelli meno energici e brillantemente atmosferici. La collaborazione con Francesco Moneti dei Modena City Ramblers (presente con il suo violino nelle ottime Call my name e Dancers in time) arricchisce un disco dove spiccano le palpabili emozioni di Elephant, le brillanti intuizioni di Fire brigade e l’elegante Hello?, tutti episodi che esprimono un evidente potenziale commerciale, frutto di maturità e piena consapevolezza artistica. (Luigi Cattaneo)

Elephant (Video)



domenica 27 marzo 2022

ALTERIA, Vita imperfetta (2021)

 

Terzo album per Alteria, speaker radiofonica ma anche ottima cantante, che viene accompagnata nell’ultimo Vita imperfetta da Nando De Luca (basso), Max Zanotti (chitarra, synth e programmazioni) e Giovanni Tani (batteria). Di grande importanza nell’economia del disco la figura di Zanotti, conosciuto per la sua militanza con Deasonika e Casablanca, qui in veste di produttore e autore di tutte le musiche (entrambi gli aspetti curati insieme alla rockwoman). La grinta di Alteria viene canalizzata attraverso brani d’impatto e profonde ballate dai tratti malinconici, un’emozionalità che traspare nitida in brani come Punto di rottura, Arma a doppio taglio o Senso opposto, momenti davvero validi di un prodotto equilibrato e ottimamente scritto, dove rock e folk cantautorale convivono in maniera misurata. Il talento di Alteria nel creare qualcosa di credibile è fuori discussione, una personalità che emerge prepotente anche in altri gradevolissimi passaggi, su tutte Guerra e Apnea, che fanno di Vita imperfetta un lavoro prezioso per il rock made in Italy. (Luigi Cattaneo)

Zero necessità (Video)



sabato 26 marzo 2022

MORTIIS - IL SEGNO DEL COMANDO - FREDDY DELIRIO AND THE PHANTOMS, Split (2022)

 


Sontuoso split album firmato Mortiis - Il Segno del Comando - Freddy Delirio and the Phantoms (uscita targata Black Widow Records). Il folletto norvegese propone 4 brani scritti a fine anni 90 (successivi a The Stargate), canzoni che avrebbero portato Mortiis alla creazione di The smell of rain, con tutto il suo corollario di elettronica, ambient e dark che l’ex Emperor porta avanti da più di 25 anni e che qui trovano voce tra le note di The awaken e Methuselah, brani interessanti anche se chiaramente la registrazione non può essere ottimale. 


La seconda parte viene divisa da due realtà nostrane di grande valore, con Il Segno del Comando che presenta l’ipnotico strumentale Divinatio Ambigua (scritto interamente dal bassista e leader Diego Banchero) e la lunga L’architettura dell’apostolato nero, memorabile dark prog e conferma ulteriore di essere tra le migliori band del panorama italiano per gusto, fantasia e capacità di songwriting. Delirio (tastierista dei Death SS), confeziona invece un esaltante momento con rifiniture psichedeliche e progressive, andando a rinfocolare il già ottimo The cross del 2019. Disco ovviamente particolare ma ricco di spunti, consigliato non solo ai completisti ma anche a chi si vuole avvicinare per la prima volta a questi gruppi, vista la qualità alta delle composizioni non c’è da rimanerne delusi. (Luigi Cattaneo)

mercoledì 23 marzo 2022

EVILSPELL, Padre Vostro (2021)

 


Terzo lavoro per gli EvilSpell (Filo alla chitarra e voce, Paul alla chitarra, Gigi al basso e Igor alla batteria), 9 tracce che incrociano black metal e speed e faranno la felicità dei fans di Kreator, Mayhem e Nifelheim. Una storia lunga e tortuosa quella dei lombardi, che, attivi dal 2006, hanno affrontato il suicidio di Fra, il primo bassista del gruppo e ne sono usciti fortificati, inanellando live e dischi sempre di buon livello. Non fa eccezione il nuovo Padre Vostro (uscito per Blasphemous Records ad ottobre 2021), un lavoro brillante, fatto di velocità e malignità, sparato fuori senza nessuna pietà, tra riff brutali e ritmiche pesanti, volutamente retrò ed ispirato tanto ai Sodom quanto ai Celtic Frost e agli Hellhammer. L’assalto brutale di Horrid, la fierezza epica di Masonic scum o l’avanzata oltranzista di Cardinal rapist sono tra gli episodi migliori di un graditissimo ritorno. (Luigi Cattaneo)

 

domenica 20 marzo 2022

HELL RICO, Una vita all'inferno (2021)

 


Enrico Esposito (voce e percussioni) e Carmelo Motolese (chitarra e voce) formano gli Hell Rico nel 2019 e, ad inizio del 2021, pubblicano questo Una vita all’inferno sotto l’egida della Overdub Recordings. La title track apre l’album, mettendo subito in luce una scrittura sicura, fatta di spoken word e fuzz, dove ritroviamo i Marlene Kuntz ma più in generale una sottile aurea di rock italiano anni ’90. La matrice volutamente scarna della proposta mostra il tocco wave nella seguente È quello che resta, così come il post punk furioso di Aspetteremo fa da collante con Tutta la notte, singolo maggiormente ragionato che va a chiudere una prima parte davvero riuscita. L’identità musicale del duo è influenzata anche dallo showgaze, oltre che dall’alternative rock, caratteristiche che ritroviamo nell’interessante La morale e nella brillante L’invidia è, mentre in Dormendo, restando in piedi riecheggiano gli Offlaga Disco Pax di Socialismo tascabile. Una foto appesa al muro chiude degnamente un esordio ben strutturato e che mostra ulteriori prospettive di sviluppo per il futuro. (Luigi Cattaneo)

  

sabato 19 marzo 2022

SHAME ON YOUTH!, Human Obsolescence (2020)

 

Uscito sul finire del 2020 per la Go Down Records, Human obsolescence è il fulminante debutto degli Shame on Youth!, quartetto formato da Tomas Menapace (chitarra e voce), Matteo Cova (basso e voce), Georg Pomarolli (chitarra e voce) e Federico Splendore (batteria). La band nata nel 2015, si muove con vigore tra hardcore, punk e garage, un sound grezzo e primordiale, pieno di distorsioni e sparato fuori in modo rumoroso e violento, una pesantezza che vibra senza sosta lungo le trame di The show must go wrong, A brunch of crap (I don’t care about) o Premium 9,99. Un canto rabbioso quello dei bolzanesi, 9 tracce senza speranza, registrate in presa diretta e cariche di un’attitudine greve, con fuzz tirati al limite e ritmi frenetici, condensati in 30 minuti di grande energia. (Luigi Cattaneo)

Full Album Video



venerdì 18 marzo 2022

PENTESILEA ROAD, Pentesilea Road (2021)

 

Album di debutto per i Pentesilea Road, quartetto formato da Ezio Di Ieso (pianoforte e tastiere), Alfonso Mocerino (batteria), Lorenzo Nocerino (voce) e Vito Mainolfi (chitarra e basso), che sorprende con un esordio molto maturo e ricco di grandi intuizioni. Diversi i momenti dove la band innesta, su un songwriting già importante e definito, ospiti di grande prestigio come Ray Alder (Fates Warning, Redemption), che presta la sua voce nelle brillanti Shades of the night e Noble art, o Mark Zonder (Fates Warning, Elegacy, Warlord), presente dietro le pelli in tre degli episodi migliori, la progressiva Memory corners, la tiratissima Give them space (dove c’è Paul Prins alla chitarra) e la superlativa Spectral regrowth. Nella valida Stains troviamo invece la voce di Michele Guaitoli (Kaledon, Temperance, Vision of Atlantis), ma anche pezzi come l’elegante The psychopathology of everyday things e Genius loci, baciata da una cura melodica impeccabile, dove il quartetto si muove in proprio, sono brani convincenti sotto tutti i punti di vista. Esordio sopra la media, seppure in alcuni frangenti avrebbe giovato forse di una minor lunghezza complessiva (l’opera si assesta intorno ai 70 minuti), ma la qualità generale è assolutamente alta e i Pentesilea Road confermano la bontà del panorama underground italiano. (Luigi Cattaneo)

Full Album Video



martedì 15 marzo 2022

DENNIS REA, Giant steppes (2021)

 


Registrato addirittura tra il 2016 e il 2019, Giant steppes è l’ultimo lavoro di Dennis Rea (conosciuto soprattutto per essere il leader dei Moraine), che continua ad esplorare in modo del tutto personale la world music, imbevendola di jazz e sperimentazione. L’Asia centrale, in special modo, era stata raccontata in Views from Chicheng precipice del 2010, un disco già di per sé molto ambizioso, proprio come questo nuovo capitolo, un viaggio etnico che vede Rea (chitarra, mellotron, kalimba) accompagnato da una serie di grandissimi musicisti, un crossover di jazz progressivo, kraut e world che omaggia territori misteriosi come la regione di Xinjiang, Altai, Tuva e la Siberia. Le esperienze personali del chitarrista e la passione per certi suoni contraddistinguono un album dove le possibilità espressive di terre lontane si fondono con il background del compositore, autore straordinario che negli anni ha collaborato con realtà molto differenti tra loro. Una curiosità che emerge prepotente tra le trame di Live at Gaochang, che guarda agli uiguri e alla loro cultura, e Altai by and by, suggestivo traditional russo, così come di grande impatto sono Wind of the world’s nest, che prende spunto da una composizione tuva, e la conclusiva The fellowship of Tsering, ispirata da due tracce di Jampa Tsering, una cantautore tibetano molto apprezzato da Rea, brani simbolo di un’opera tanto complessa quanto affascinante. (Luigi Cattaneo)


giovedì 10 marzo 2022

SQUEAMISH FACTORY, Plastic Shadow Gallery (2020)

 

Secondo disco per gli Squeamish Factory (Biagio Izzo alla chitarra, alla voce e ai synth), Antonio Marotta (chitarra e synth), Mario Pagnozzi (basso) e Giulio Amoriello (batteria), che dopo un’autoproduzione del 2016 (che li ha portati a suonare al Desert Sun Stoner Rock Festival di Vienna) esordiscono con la Overdub Recordings con questo Plastic Shadow Glory, una mezz’ora di alternative rock e grunge uscito sul finire del 2020. Un lavoro che vibra di elettricità e tensione, segnato da testi interessanti che guardano ai malesseri della società moderna, sottolineati da brani costruiti in maniera impeccabile, a partire da Humandrome, pezzo iniziale in odore di stoner. Suspended, con i suoi sei minuti di durata, è il momento maggiormente articolato, ottime risultano anche Keep silent e Conscription, che si muovono sicure tra splendide melodie e Seattle sound e hanno la dote di riportarci ad un’epoca lontana ma sempre attualissima, fatta di Alice in Chains e Mudhoney, band che ritroviamo pure nell’oscura Leading shadows e nella tirata Deliverance. Disco che consiglio di andare a recuperare visto che ormai è uscito più di un anno fa, perché i ragazzi meritano e possono sviluppare un percorso ancora più interessante nel futuro prossimo. (Luigi Cattaneo)

Conscription (Video)



mercoledì 9 marzo 2022

IL BUCO DEL BACO, Sotto il segno della lampreda (2021)

 

Per gli amanti dei ’70 progressivi, la Lizard Records ci propone l’esordio di Il buco del baco, band formata da Carlo Mastrangeli (batteria e voce), Gianni De Scalzi (basso e voce), Fabrizio Nocenzi (pianoforte, moog e voce), Daniele Graziani (hammond, tastiere e voce), Gaetano Trionfanti (chitarra e voce) e Saverio Silvani (flauto e voce), che ha debuttato con Sotto il segno della lampreda nel 2021. Un concept ambientato nei fondali marini, una suite divisa in otto capitoli decisamente vintage, con testi ironici e citazioni musicali di un’epoca lontana che fanno del disco un tuffo nel passato, colorandolo di Banco del Mutuo Soccorso, New Trolls, Delirium, Battisti e Dalla. Già la biografia della band ci catapulta nelle intenzioni del sestetto ( … nel Novembre del settanta il complesso realizza il master per il suo album di debutto intitolato Della luce neanche l’ombra, purtroppo durante l’inizio del tour del 1971, che sarebbe dovuto partire da Puerto Rico e che li avrebbe portati certamente al successo data la proposta originale della loro musica, il piccolo aereo da turismo sul quale viaggiava il gruppo di musicisti scomparve misteriosamente attraversando il triangolo delle Bermuda facendo così perdere le sue tracce. Non si seppe nulla della band fino al 2016 quando una spedizione in Antartide trovò casualmente il velivolo con l’equipaggio imprigionato all’interno di un enorme iceberg, purtroppo il master dell’album andò perduto nella tragedia. I corpi ancora imprigionati nel ghiaccio, opportunamente trasportati in un apposito cargo refrigerato, furono portati in una base militare in New Mexico e lì tenuti in sospensione criogenica sino al 2017, anno in cui, grazie all’impegno ed ai potenti mezzi economici di un ricchissimo mecenate, tutti i membri della band, fino ad allora ibernati furono riportati in vita, tranne purtroppo il flautista Furio Silvani, detto “il baco” per il suo modo insolito di dormire avvolto tra le coperte, che, per un difetto della cella criogenica nella quale era conservato e che prese a sfiatare a causa di un micro foro sul cristallo protettivo, iniziò a decomporsi alcune settimane prima del risveglio intorno all’agosto di quell’anno … ), una sorta di dissacrante parodia psichedelica piena di episodi stralunati e imperfetti (Il disprezzo della sogliola o Dimmi, calamaro!), passaggi di italian prog (Un dedalo di corallo e Nel regno delle lamprede) e tocchi beat (Forse è lei). Lavoro che va analizzato senza prendersi troppo sul serio, proprio come fa la band, che ha voluto omaggiare ma anche smitizzare l’aurea seriosa della maggior parte dei gruppi prog, un’operazione non semplice e riuscita in parte, soprattutto perché le composizioni in definitiva non convincono mai del tutto. Rimane la curiosità di capire se e quale strada il gruppo ha intenzione di intraprendere in futuro. (Luigi Cattaneo)

Dimmi, calamaro! (Video)



sabato 5 marzo 2022

JOHN DALLAS, Love & Glory (2021)

 

Ha fatto passare ben sei anni John Dallas (ex After Life e Red Burn) per ritornare in scena, un periodo piuttosto lungo ma che non ha mutato l’energia del bolognese, che nel precedente Wild life riportava indietro nel tempo l’ascoltatore, ai fasti di Motley Crue e Aereosmith, senza dimenticare di citare l’hard rock di fine ’90 inizio anni 2000 di Buckcherry e Hardcore Superstar. Il cantante e chitarrista emiliano si presenta ora con Love & Glory, un album più maturo nella scrittura, fatto di brani che arrivano dritti come un proiettile, aggressivi ma pieni di melodie azzeccatissime, che permettono di godere appieno del bel lavoro svolto anche in fase di arrangiamento. Insieme a Dallas troviamo Tom Angeles alla chitarra, Black Sam Carbo al basso e Andy Palermo degli Speed Stroke alla batteria e alle tastiere, musicisti che conoscono perfettamente la materia hard ottantiana e lo sleaze rock più sanguigno e verace, e ne sono esempio lampante le esplosive Anymore e Drive me tonight o la ballata elettrica Glory. Per gli amanti di band come Bon Jovi e Backyard Babies Love & Glory è un ritorno davvero tutto da gustare e che conferma come la Burning Minds sia uno dei nomi di punta della discografia italiana quando si parla di certe sonorità. (Luigi Cattaneo)

Anymore (Video)



venerdì 4 marzo 2022

HEAVY DEMONS, Fedeli all’inferno – 20 anni di oscura devozione

 


Quale migliore occasione dei vent’anni di attività per parlare di una delle metal band più longeve dell’underground svizzero? D’accordo, il territorio non è dei più floridi quando si parla di rock, ma nei decenni alcune band sono riuscite ad emerge con prepotenza, vedi i seminali Celtic Frost o i sempreverdi Gotthard, così come non si possono non citare i Krokus, i Samael e i Coroner o i più recenti Dawn (recuperate Loneliness del 2007). Certo, gli Heavy Demons probabilmente non emergeranno mai dal sottobosco dove navigano con innata fierezza dal 2001, ma la forza, la passione e l’amore per la musica, che accompagna il quintetto dagli albori, non può lasciare indifferenti, soprattutto a chi, come noi, vive di scoperte, di band che trovano poco spazio altrove, in perenne direzione ostinata e contraria (il Faber mi perdonerà la citazione). La pubblicazione di un cofanetto celebrativo da parte del gruppo ha stuzzicato la mia voglia di parlare del percorso dei ticinesi, andando a riscoprire le varie tappe che hanno sedimentato una storia lunga e nascosta, poco raccontata e che spero possa permettere alla loro musica di interessare qualche metal kids o incuriosire vecchi appassionati come il sottoscritto. La ruota gira attorno alla figura del carismatico vocalist Jack Demon, che, scegliendo Heavy Demons come nome della monicker, omaggia sin da subito lo storico album dei Death SS, in un periodo, tra l’altro, dove Steve Sylvester si allontanava dal tipico sound per sposare lidi più industrial e gothic. Una scelta di pensiero e di intenti chiara, guardare alla fine degli ’80 inizio ’90 del genere, mettendo insieme non solo le influenze più classicamente heavy ma anche tutto ciò che ci conduce all’area estrema di act come Slayer, Metallica e Megadeth, un horror thrash nerissimo e cupo che trova voce dapprima nel demo Light of darkness (2003) e poi nell’ep Empty inside (2004), dove spicca la claustrofobica title track e la lunga Infernal faith, che non trascurano accenni più classicamente death metal (con Jack troviamo Sick alla batteria, Paride al basso, Kevin e Ste alla chitarra). 

I concerti non mancano e oltre a toccare la Svizzera e l’Italia portano Demon e compagni persino in Ungheria, ma ci vorranno ben sei anni per arrivare al primo full lenght, un’enormità di tempo per una band emergente, un percorso che porta alla creazione di Tenebra, un lavoro che andava a consolidare le intenzioni già ben espresse nel precedente ep, mostrando però una maggiore tecnica e un approccio anche più misurato alla composizione (da segnalare la nuova coppia di chitarre, formata da Piter e Russell). Ne sono esempio le bordate di heavy classico e thrash metal di Closer to die e Profanation, a cui fanno da contraltare le più immediate Welcome to my resurrection e Dark devotion, ma anche l’evocativa Lullaby of death, per un risultato complessivo davvero ottimo. 

Ma gli svizzeri, senza fretta alcuna, fanno fermentare le idee in vista di un secondo episodio, Twice, che vede la luce nel 2015, e che si presenta come un’opera più varia, dinamica sia nelle tracce decisamente tirate come Scream of the beast o Falling nimbus (in odore di Testament) che in quelle maggiormente strutturate, che trovano in Shenanigan e Master of the red way gli esempi perfetti di un sound sempre coeso e consistente, arrangiato con cura e attenzione, quella che la band ha posto anche nell’artwork, creato ad hoc da Seth Siro Anton (leader dei Septicflesh), che in carriera ha collaborato con Moonspell, Exodus e Soilwork. 

Nel maggio del 2021 la band fa risentire la sua voce con Codex Gigas, un singolo apripista per il nuovo lavoro, ispirato ad un manoscritto medievale carico di mistero e leggenda, la cosiddetta Bibbia del Diavolo. Arriviamo ai giorni nostri, quando per celebrare i 20 anni di attività gli Heavy Demons pubblicano 1212, uno speciale box a forma di bara e a tiratura limitata dentro il quale, oltre a una raccolta con i migliori brani di queste due decadi, il gruppo ha posto una serie di piccole chicche che possono rappresentare un gradito regalo per chi conosce già la formazione svizzera e una bella possibilità per chi invece deve ancora scoprirli! (Luigi Cattaneo)




giovedì 3 marzo 2022

HESPERIA, Roma Vol. II (2021)

 


Nuovo lavoro per la one man band Hesperia, progetto del maceratese Hesperus, polistrumentista che, dopo Caesar-Roma Vol.1 del 2017, torna con il secondo capitolo dedicato a sette secoli di guerre e battaglie, dalla fondazione di Roma alla nascita dell’Impero Romano, un settimo disco intriso di black metal e spunti decisamente progressive, cantato principalmente in latino con pronuncia romana antica e in parte minore in italiano. L’alone da soundtrack, nonché da Rock Opera, è sempre presente, sin dalle prime note di Lupa capitolina / ROMA 753 A.E.V., introduzione al disco che mostra già il minuzioso lavoro dell’artista, prima della progressiva Romanvm Regnvm e di Romana Italia, perfetta fusione di estremo e melodico, espressione di una maturità sviluppata da decenni di grande passione e di studio davvero ammirevole. Grandeur strumentale nella celtica Clades Gallica, che si sviluppa meticolosa tra sinfonico, pagan folk, black e prog, mentre Carthago si muove lungo sentieri ethno e la successiva Spartacvs ha un approccio più immediato e maggiormente accostabile al primo capitolo della saga. La sensazione che ci si trovi dinnanzi ad un disco meglio arrangiato, prodotto e composto del precedente trova conferma nella doppietta conclusiva formata da Trivmviratvs II e Romanvm Imperivm / Satvrnia Regna, episodi conclusivi di un notevole ritorno. (Luigi Cattaneo)



martedì 1 marzo 2022

BURNTFIELD, Impermanence (2021)

 

Secondo disco per i Burntfield, band poco conosciuta da queste parti ma con le carte in regola per incuriosire chi segue il blog, forti di un approccio al prog molto legato alla forma canzone, fatto di brani raffinati, che tradiscono una natura pop curata e discretamente coinvolgente. Impermanence si apre con l’elegante Empty dream, episodio che ci cala subito nelle atmosfere predilette da Juho Myllylä (voce e chitarra), Maarten Vos (basso) e Steven Favier (batteria), trio a cui dobbiamo aggiungere Arttu Vauhkonen, presente con le sue tastiere. Più rock Back again, prima delle intense Trust in you (dove alle tastiere troviamo invece Heikki Neuvonen) e Something real (cantata con la brava Veera – Selina Lajoma), che chiudono una prima parte molto song oriented. Il tocco progressive della band scalda The light, prima dell’emozionale Thank you for everything, una bella e sentita ballad. Chiudono l’album la title track e la strumentale Everything will change, entrambe presentano elementi post non disprezzabili e rappresentano un bel finale per un lavoro davvero molto gradevole.

Empty dream (Video)