domenica 31 ottobre 2021

L'UNIVERSO, Atema Ndanaxeo (2021)

 




Collettivo free capitanato dal bassista Adriano Barbiero (già con Macigno Mobile e Nema Niko), guida di un suono spaziale, rituale, che si muove senza punti di riferimento, un’attitudine che può ricordare i corrieri cosmici della Kraut e che fa della lunga suite un’esperienza da vivere senza preconcetti e limiti. Ovviamente se si cerca la forma canzone, spunti melodici memorabili, composizione e uno spazio definito che sia accogliente e gradevole Atema Ndanaxeo non è il lavoro che fa per voi. Chi invece cerca un trip verso l’ignoto, una musica senza recinti, pura psichedelia free, space rock, etnica e una generale libertà senza confini, troverà nel lavoro di Barbiero un’espressività scevra di orpelli, accostabile alle ultime produzioni di Minus, Il Muro del Suono e Maurizio Curadi. Sei movimenti tutti improvvisati dove la formazione è aperta e ogni musicista ha portato il proprio contributo (cosa che accade anche nei live del collettivo), perché L’universo, la totalità di tutto ciò che esiste, tutto volto in un’unica direzione dove il destino di tutto è comune e l’essere incastonati in un unico cielo significa essere incastonati in una stessa sorte, di cui per parte siamo responsabili. (Luigi Cattaneo)

giovedì 28 ottobre 2021

MOONSHINE BOOZE, Pandemonio (2021)

 

Nati nel 2014, i Moonshine Booze sono un trio formato da Andrea Capuano (voce), Emiliano D’Ignazio (chitarra) e Fabio Mancini (batteria), che ha sviluppato negli anni un interessante miscela di alternative e tendenze bluesy, frutto dell’influenza di mostri sacri come Rolling Stones, The Who, The Clash e Muddy Waters. Dopo Desert road del 2017 eccoli tornare con Pandemonio, accattivante sin dall’artwork che dalle iniziali note di The hole, che mostra la scelta di guardare al passato per restare con un piede nell’attualità. Classicità vintage che viene ben bilanciata con sonorità più moderne in Crazy again e Ponderosa, pezzi dove si denota come la band si sia mossa con attenzione lungo una via di demarcazione tra atmosfere retrò e rock contemporaneo, creando così un filo conduttore che si snoda attraverso sonorità ruvide e taglienti ma sempre accompagnate da una certa attenzione per melodie che sanno essere intense ma anche di facile presa. (Luigi Cattaneo)

The tide (Video)



FILIPPO VILLA, Storielle dispari (2019)

 

Uscito nel 2019, Storielle dispari è il primo album di Filippo Villa, cantautore veronese che negli undici pezzi presenti nel disco si muove tra il serio e l’ironico, citando la migliore tradizione della canzone d’autore italiana. Piccole storie quelle espresse da Villa, che sceglie di volta in volta musicisti consoni alla sua scrittura, in un percorso partito nel 2012 e che ha trovato il suo culmine proprio in questa raccolta di emozioni. Tra le cose migliori di questo gradevole esordio abbiamo Blu scuro, con il contrabbasso di Giulio Corini e la viola di Maddalena Fasoli, che creano le giuste armonie per i pensieri di Filippo, la delicata Profumo, marchiata dall’ottimo lavoro di Verona Marchi al pianoforte e al wurlitzer e la conclusiva Sardine, bellissimo finale di un disco che deve incoraggiare il veneto a continuare a scrivere e pubblicare la sua musica. (Luigi Cattaneo)

Profumo (Video)



venerdì 22 ottobre 2021

CANNIBALI COMMESTIBILI, Cannibali Commestibili (2019)

 

Con enorme ritardo ho scoperto questa band trentina che ha esordito nel 2019 per Overdub Recordings, sinonimo di garanzia quando si parla di alternative italiano. I dubbi su un monicker non propriamente invogliante (e mi scuso perché ho peccato stavolta di superficialità), vengono spazzati via dalla forza dirompente di questo trio formato da Maurizio Togn (voce e batteria), Daniele Nardon (chitarra) e Paolo Tiago Murari (basso) e che si caratterizza per una elettrizzante mistura di indie, grunge e stoner, elementi che si condensano sin dall’iniziale Gordon Pym, inquieta quanto basta per convincermi sin da subito di trovarmi al cospetto di un gruppo da non snobbare. Il greve impatto di Goditi il silenzio e le atmosfere torbide e fangose di Qualche corpo e L.A. sono solo i primi passi di un disco che oscilla tra foga hard e amare melodie, mostrando un piglio maturo e consapevole spesso inconsueto quando si parla di album di debutto. (Luigi Cattaneo)

Gordon Pym (Video)



mercoledì 20 ottobre 2021

EMANUELE SARTORIS & DANIELE DI BONAVENTURA, Notturni (2021)

 


Uscito per la Caligola Records, Notturni è il nuovo lavoro di Emanuele Sartoris (piano) e Daniele di Bonaventura (bandoneon), un disco dalle grandi atmosfere, che parte dal celebre Op. 9 di Frèdèric Chopin ma che sviluppa un discorso originale figlio della forte personalità dei due interpreti. Un album che si muove tra classica e improvvisazione, raffinato esempio di come ci si possa incontrare a cavallo di generi, guardando all’ottocento per poi addentrarsi in territori contemporanei, con l’interplay tra i due musicisti che è figlio di un perfetto equilibrio di note. Senza preconcetti ci si muove lungo una linea immaginaria che unisce Satie e Debussy con le dinamiche del jazz, Chopin con l’idea che certe free form possano coesistere, formando un diverso modo di pensare il Notturno stesso. Scrittura e libertà finiscono per bilanciarsi, si incontrano nel percorso, fatto di spunti e comunicazione, dove le immagini scorrono come in un film ed elaborano una soundtrack che evoca e descrive momenti di pura suggestione (da citare almeno Le terre oniriche, L’aurora ma anche La fine dei tempi). Lavoro di ricerca sui contenuti, elegante e delicato. (Luigi Cattaneo)


martedì 19 ottobre 2021

NADDEI, Mostri (2020)

 

Musicista, produttore e arrangiatore (conosciuto come Francobeat), Franco Naddei si cimenta ora con un lavoro particolare, Mostri, raccolta di cover di autori italiani pubblicata nel 2020. L’omaggio di Naddei ad alcuni protagonisti della scena nazionale mostra il piglio elettronico del progetto, una rivisitazione curiosa di un repertorio discretamente ampio che viene stravolto da ritmiche wave e suoni spesso cupi. La divertita definizione di cantautorave trova significato nell’introspezione di Io sono uno di Luigi Tenco, nelle inflessioni vicine al miglior Andrea Chimenti di Più di così no, brano di Piero Ciampi reso perfettamente dall’uso di una doppia voce, quella di Sabrina Rocchi, che ben si amalgama con il vestito sonoro scelto da Naddei. Sono buono degli Skiantos si tinge pesantemente di elettronica, inquietante la resa di Verranno a chiederti del nostro amore di Fabrizio De Andrè, mentre il Paolo Conte di Un vecchio errore chiude con consapevolezza un album personale e intelligente. (Luigi Cattaneo)

Verranno a chiederti del nostro amore (Video)



domenica 17 ottobre 2021

ANANDA MIDA, Karnak (2021)

 



A due anni di distanza dal brillante Cathodnatius, tornano gli Ananda Mida (Davide Bressan al basso, Max Ear alla batteria, Conny Ochs alla voce, Alessandro Tedesco alla chitarra e Matteo Scolaro alla chitarra) con un interessante ep live, Karnak, registrato nelle estati 2018 e 2019. L’apertura è affidata ad un’ottima versione strumentale di Anulios (tratta dal loro esordio), che sfocia in Jam with Mario, dove Scolaro cede il posto a Mario Lalli, chitarrista degli storici Yawning Man e Fatso Jetson. La chiusura è affidata a The pilot, unico brano cantato e finale di un disco che ha il pregio, pur nella sua brevità, di mostrare l’attitudine psichedelica e stoneriana dei veneti, un’idea di collettivo che ricerca collaborazioni e non si pone steccati o barriere. In attesa del nuovo Reconciler (ultimo capitolo della trilogia) questo ep è un gustoso intermezzo per scoprire una band di grande valore. (Luigi Cattaneo)

giovedì 14 ottobre 2021

VANEXA, The last in black (2021)

 

Quando si parla di heavy metal in Italia è impossibile non fare i conti con i Vanexa, band ligure il cui primo disco risale al lontano 1983 e che negli anni è diventata un’autentica formazione di culto, non solo nella nostra penisola. Della line up originale fanno parte ancora Sergio Pagnacco (basso) e Silvano Bottari (batteria), accompagnati dagli ottimi Andrea Ranfagni (voce anche degli storici The trip e dei Secret Alliance), Artan Selishta (chitarra) e Pier Gonella (chitarrista già con Necrodeath, Labyrinth, Mastercastle e Odyssea), tutti musicisti di grande esperienza che rappresentano al meglio il marchio Vanexa nel 2021, e la pubblicazione di The last in black (Black Widow Records) è qui a testimoniarlo. Il nuovo corso intrapreso (dopo Too heavy to fly del 2016) è ancora all’insegna di un hard & heavy a tutto tondo, compatto, epico e perfettamente suonato, incastonato in un songwriting solido che brilla nella title track d’apertura, nella vena melodica di Like a mirage e nella settantiana Dr. Strange, cavalli di battaglia di un lavoro che si chiude con il ripescaggio di Hiroshima, tratto da Back from the ruins del 1988 (proposta sia in inglese che in italiano). (Luigi Cattaneo)

Full Album (Video)






mercoledì 13 ottobre 2021

LUNAR DUMP, Lipo (2021)

 

Già attivi negli anni ’90, i fratelli Paolo e Zeno Camponogara nel tempo hanno maturato esperienze significative, tra cui i Murmur, band che arrivò a suonare nel mitico Cavern Club di Liverpool. La nuova vita, o evoluzione, di quel gruppo, è il progetto Lunar Dump, in cui Paolo suona synth, chitarra e drum machine e Zeno si divide tra batteria, percussioni, sampling e loop station, e Lipo è il nuovo ep fresco di stampa. I 4 brani, fondamentalmente strumentali (ad eccezione di alcuni parti con il vocoder di Paolo), oscillano tra elettronica, psichedelia e new wave, richiamando ensemble come Air, Die Verboten e Froth. Psicositar è l’inizio del trip, trainato da un loop synth proprio di sitar, una partenza suggestiva che ci porta alla pulsante Rhythmic tape e al crescendo pieno di groove di Smoker’s bridge. La conclusiva Waterfall (singolo promozionale) mostra il lato più onirico della proposta e chiude un lavoro breve ma carico di significato. (Luigi Cattaneo)

Waterfall (Video)



IL TUSCO, Abbandonare la città (2020)

 

Abbiamo registrato Abbandonare la città a giugno 2020, in tre giorni pazzeschi, di un’intensità magica e inquietante: uscivamo dal lockdown dovuto al Covid 19 e non ci vedevamo da 4 mesi. Il titolo dell’album, la scelta di registrare su nastro, le tematiche di assurda e allucinata resilienza quotidiana, la sensazione fisica che ci sia davvero qualcosa di rotto in noi e nel mondo, la convinzione che la musica possa ancora aggiustarlo, tutto collimava. È il nostro quarto lavoro in studio dal 2015, il terzo con la fantastica etichetta Andromeda Relix: otto canzoni scritte in italiano e pensate in rock, senza mollare mai. Basterebbero queste parole di Diego Tuscano, in arte Il Tusco, per spiegare perfettamente il mood del disco del cantante ex SanniDei, on the road da 25 anni ma concentrato sulla sua carriera da solista dal 2015, culminata l’anno scorso con Abbandonare la città, disco in cui viene accompagnato da Erik Noro (chitarra), AleAlle (basso) e Gianluca Chamonal (batteria). L’autore imbeve la sua musica di sarcasmo e ironia (L’ultimo film porno, Mostro), con richiami a Ivan Graziani e Eugenio Finardi, mostra influenze bluesy (Dosi omeopatiche) e guarda al prog dandone una sua lettura (Animaccia mia e Il trionfo di Hobbes), per un risultato complessivo gradevole e sicuramente interessante. (Luigi Cattaneo)

Album Teaser


 

martedì 12 ottobre 2021

INTERVISTE PROGRESSIVE, Emanuele Sartoris e Daniele Di Bonaventura presentano Notturni (Caligola Records)

In occasione dell'uscita dell'album Notturni, abbiamo incontrato il duo formato da Emanuele Sartoris e Daniele Di Bonaventura per farci raccontare cosa si nasconde dietro l'album da poco pubblicato. 



Si può definire Notturni come un viaggio che parte dall’ottocento romantico e arriva ai giorni nostri? È la vostra personale rivisitazione in chiave moderna?

Sartoris: Sicuramente si può parlare, in parte, di un viaggio che rende attuale e vivo ciò che è già stato scritto nell’ottocento romantico, ma non solo. A livello compositivo si arriva ai giorni nostri attraverso la penna mia e di Daniele, si è scritta infatti musica senza preconcetti melodici ed armonici, sicuramente ispirati dalle grandi composizioni già presentate dai grandi, ma prendendo come spunto tutto ciò che poteva essere necessario per raccontare le storie che volevamo sottoporre all’ascoltatore. Nel mio personale traggo spunto da Satie ed i suoi Notturni, da Scrjabin e Debussy, così armonicamente personali ed espressivi, dal jazz contemporaneo, dal blues e da tutto ciò che realmente può asservire la dinamica dei miei racconti. L’opera di Chopin con i suoi Notturni Op.9 Nr 1 e 2 sono non solo un omaggio al genio assoluto e la sensibilità del compositore polacco ma un rendere attuale e da tutti fruibile ciò che è stato scritto quasi duecento anni fa, basta pensare che i 3 Notturni dell’opera 9 sono stati scritti proprio nel 1832, 189 anni fa, ma che sono ancora incredibilmente attuali ed immortali. L’idea è quella di mostrare che l’improvvisazione all’epoca era viva esattamente come nel jazz oggi e che queste forme possono essere utilizzate con lo stesso sistema che al giorno d’oggi i jazzisti adottano con gli standard. Tutto questo rende meno sacro l’utilizzo di melodie immortali riportandole all’improvvisazione, qualcosa che ad oggi sembra sbagliato in quell’ambiente, ma che nell’800 nella musica classica era di uso comune e non destava clamore alcuno.

Di Bonaventura: Io lo penserei in maniera più romantica ancora, e cioè che il notturno è una forma musicale che nasce nel XVIII secolo formata da vari movimenti e poi divenuta più diffusa nell’800. La cosa interessante è che le composizioni di Emanuele sono proprio composizioni molto strutturate e articolate, interessanti proprio per la loro varietà formale, cosa che manca nel mondo del jazz attuale. Quindi non si tratta di una rivisitazione secondo me ma di un vero e nuovo approccio creativo compositivo al quale scaturisce un diverso approccio improvvisativo.

Pianoforte e Bandoneon si sostengono e si amalgamano in maniera mirabile, come avete lavorato per raggiungere tale equilibrato bilanciamento?

Di Bonaventura: Per me è stato molto semplice perché Emanuele aveva già pensato a delle linee melodiche e delle piccole parti contrappuntistiche, il lavoro è stato bene studiato e ponderato. Emanuele conoscendomi come bandoneonista ha saputo sfruttare alla perfezione il mio tocco e il suono del bandoneon come se fosse una voce, un canto che si staccasse dalla parte pianistica quasi come rendere il notturno simile ad un Lied.

Sartoris: Sicuramente pensare in fase di scrittura al suono del mio compagno di viaggio è stato molto utile, possiamo dire che non si è quasi cambiato nulla di ciò che idealmente si era prestabilito a livello teorico prima dell’incisione. Dall’altra la mirabile esperienza di Daniele che non è nuovo a questo genere di formazione ha fatto si che le cose volgessero al meglio. Il suo orecchio, la sua predisposizione e sensibilità a comprendere dove sta andando la musica hanno fatto si che tutto andasse a buon fine praticamente sempre al primo colpo. Ciò che abbiamo registrato non voleva essere statico, ci sono momenti di grande libertà alternati ad altri di scrittura serrata, l’obiettivo era essere a nostro agio per far si che potesse emergere il nostro suono e la nostra personalità. Dal mio canto poter lavorare con Daniele è stato un sogno perché il suo suono rappresenta al meglio la sua personalità: sensibile disponibile ed accogliente. E lui ed il suo strumento, citando Voltaire, sono davvero la migliore delle collaborazioni possibili. 

Come si mettono insieme l’amore per la classica e la spinta free che si avverte pulsante tra le note del disco?

Sartoris: Questa collaborazione nasce da diverse chiacchierate che con Daniele ho avuto la fortuna di intraprendere prima di ritrovarci in studio di registrazione. Sia io che Daniele abbiamo una sincera passione per la musica classica, Daniele per altro, tra le tante cose, è diplomato in conservatorio proprio in composizione classica ed è subito stato spontaneo condividere i nostri interessi per artisti immortali che ne hanno fatto la storia. Condividendo le nostre avventure musicali ho confessato a Daniele il mio essere reduce dalla registrazione della nostra versione del Totentanz di Franz Liszt insieme al pianista classico Massimiliano Gènot mentre, tra i tantissimi lavori che ha intrapreso in questo senso, Daniele mi aveva parlato a lungo del suo lavoro sulla Petite messe solennelle di Rossini. Sia io che Daniele divoriamo libri e dischi analoghi riguardanti il mondo della musica cosiddetta colta e abbiamo comuni passioni per alcuni esponenti della musica classica, tutto questo unito al fatto che non abbiamo alcun tipo di remore nell’osare ed irrompere nel mondo classico con la nostra personalità e verve improvvisativa, che ci ha spinti a creare qualcosa che fosse nostro e che ben rappresentasse i nostri ideali. Nel mio personale ritengo che l’improvvisazione sia l’elemento più sincero a disposizione dell’esecutore. Che sia basata su una griglia di accordi, o che sia totalmente libera, l’improvvisazione descrive con genuina realtà e senza intermediari ciò che si vuole esprimere. Forse oggi ritengo che l’improvvisazione totale e libera da ogni vincolo sia il miglior rappresentante possibile della sincerità ed è forse quella che più cercherò di adottare nel futuro.

Di Bonaventura: Io credo nella musica totale, ma per praticare improvvisazione e scrittura nello stesso tempo bisogna avere un comun denominatore. Con certi musicisti lo puoi fare, con altri no. Bisogna aver attraversato varie esperienze musicali per praticare sia l’interpretazione di un tema in maniera classica e poi una improvvisazione radicale oppure una improvvisazione su una griglia di accordi. Quando ci ritroviamo con Emanuele parliamo soprattutto di musica classica e di Bill Evans, questo è il segreto J

In diversi passaggi sembra di trovarsi dinnanzi ad una soundtrack, probabilmente l’alta carica evocativa delle tracce spinge verso quella direzione fatta di immagini e ricordi …

Sartoris/Di Bonaventura: Riteniamo che la musica in qualche modo debba essere necessariamente descrittiva, in grado di condurre l’ascoltatore da qualche parte, alle volte è ancora meglio se lo stesso esecutore scopre insieme al pubblico i nuovi paesaggi sonori intrapresi, non solo per lo stupore, ma per essere sincero interprete di se stesso, un tramite reale tra immagine evocata ed emozione. Tutto questo porta necessariamente, e se si riesce si è colto un obiettivo non da poco, a far si che l’ascoltatore possa emozionarsi ed entrare nel racconto. Si tratta forse davvero di una soundtrack ma è la quint’essenza della stessa perché può vivere da sé, senza che ci sia una pellicola. La pellicola, le immagini, i ricordi, sono quelli legati all’ascoltatore stesso, è molto soggettivo e credo che sia il miglior obiettivo che la musica possa prefissarsi, comunicare in maniera profonda ed emozionare con sincerità. Speriamo davvero di esserci riusciti perché non solo è molto importante, ma forse è la cosa più importante in assoluto.

State pensando di lavorare su nuovo materiale?

Di Bonaventura: Per ora il materiale che abbiamo è già tanto, e la cosa bella è che ancora dobbiamo sfruttarlo bene anche perché abbiamo fatto pochi concerti ed io ho ancora voglia di suonare questa musica per un pò, c’è ancora tanto da scavare e magari lavorandoci su ci verranno sicuramente altre idee per il futuro.

Sartoris: Presi dalla recente uscita del disco stiamo ancora lavorando a programmare i concerti per promuoverlo, quindi non abbiamo ancora avuto modo di parlarne. Ma in tutta sincerità sicuramente vorrei continuare ad avere il privilegio di poter ancora lavorare con il suono e l’animo profondo ed onesto di Daniele. Di solito prima che termini un lavoro la mia fantasia ha la presunzione di fantasticare già su qualcos’altro e, se Daniele lo vorrà, sto immaginando già qualcosa di nuovo da poter condividere con lui.

Ci sono possibilità di portare il progetto dal vivo?

Sartoris: Per fortuna si, abbiamo recentemente presentato i nostri Notturni presso l’Open Papyrus Jazz Festival organizzato dal direttore artistico e percussionista Massimo Barbiero. Ad oggi stiamo lavorando per la presentazione che faremo a Torino il 21 dicembre presso il salone del Conservatorio, unica data scelta per la mia città. Si tratta di un concerto organizzato per noi dalla storica associazione che opera sul territorio, “ErreMusica” diretta da Marisa Riviera, che non ringrazierò mai abbastanza, perché si è prodigata con tutta se stessa per averci ospiti presso la splendida sala del Conservatorio in cui ho studiato. Si tratterà per me di un concerto davvero molto emozionante! Alcune presentazioni sono saltate perché sarebbero dovute avvenire durante il secondo lockdown ma speriamo di recuperare presto e di poter portare dal vivo il più possibile il nostro progetto!

Di Bonaventura: È naturale! Il progetto si presta per essere presentato non solo nei festival jazz ma anche nelle sale da concerto di musica classica. Sarebbe un peccato non portarlo in giro in rassegne e contesti differenti. La musica oggi ha bisogno di queste sperimentazioni e di questi nuovi progetti così rischiosi ma altrettanto affascinanti.



lunedì 11 ottobre 2021

WINE GUARDIAN, Timescape (2021)

 


Passo in avanti per i Wine Guardian, trio che avevamo conosciuto con l’interessante Onirica e che torna ora con il nuovo Timescape, lavoro pubblicato tramite la sempre attenta Logic Ill Logic. Lorenzo Parigi (chitarra e voce), Stefano Capitani (basso) e Davide Sgarbi (batteria) si uniscono inizialmente manifestando un interesse comune per l’heavy classico, background che persiste ma che con il tempo li porta a guardare a nomi storici del prog come Fates Warning, Rush e Dream Theater, influenze che percepiamo anche in questo bel ritorno discografico. La band riesce a condensare nelle sette tracce presenti l’amore per strutture complesse con la ricerca di melodie godibili, sintesi di quello che rappresenta il genere per gli appassionati, che troveranno in Timescape sezioni strumentali di pura bellezza, cambi di tempo e crescendo suggestivi. Laboriosa creatività che trova sfogo nell’ottimo trittico iniziale formato dalla lunga e hakeniana Chemical indulgence, dall’elegante Little boy e dalla splendida Magus, strumentale sapientemente costruito e che mostra le doti tecniche del gruppo. Anche Digital Dharma si muove sicura e solida, complice una certa cura per il dettaglio, che qui finisce per fare la differenza, cosa che accade anche in The luminous whale, doppietta centrale di grande presa. Molto valida The astounding journey, che pecca probabilmente solo di eccessiva prolissità, mentre la gradevole 1935 chiude in maniera delicata un disco riuscito e convincente. (Luigi Cattaneo)

Little boy (Video) 


 

giovedì 7 ottobre 2021

DANIELE MAMMARELLA, Moonshine (2021)

 

Torna Daniele Mammarella, chitarrista fingerstyle che abbiamo conosciuto ai tempi dell’esordio Past, present and let’s hope, lavoro che già aveva mostrato tutte le grandi qualità di questo musicista pescarese, diplomato al Guitar College di Londra nel 2016. Moonshine, ancora strumentale e con la sola chitarra di Daniele protagonista (ad eccezione di Blazing sun, registrata insieme a Christian Mascetta), è la celebrazione di uno stile senza tempo, dove studio e passione vanno a braccetto e marchiano a fuoco un disco atmosferico, filmico nel suo incedere e molto narrativo. Mammarella sviluppa temi memorabili in pezzi come Horizon, Dreaming o Windi, dove folk e blues si inseguono, si miscelano attraverso la fantasia e la classe del giovane abruzzese, che trova spesso linee melodiche suggestive e piene di gusto, un linguaggio che il chitarrista conosce perfettamente e che applica con convinzione e determinazione. (Luigi Cattaneo)

Moonshine (Video)



mercoledì 6 ottobre 2021

IL CASTELLO DELLE UOVA, L'enigma del capitale (2020)

 


Secondo lavoro per Il castello delle uova (il primo, Appunti sonori per una cosmogonia caotica, era del lontano 2005), band siciliana formata da Abele Gallo (batteria), Pietro Li Causi (chitarra, tastiere, voce), Benny Marano (voce), Ambra Rinaldo (basso), Salvatore Sinatra (piano elettrico e tastiere). L’enigma del capitale, uscito prima sulle principali piattaforme online, vede ora la luce in formato fisico, una tiratura limitata per Seahorse Recordings che rende giustizia al lavoro del quintetto, che ha firmato un disco dalle brillanti intuizioni e che si muove, nella sua forma concept, lungo tre eventi: il bombardamento alleato di Marsala dell’11 maggio 1943, lo scoppio della crisi del 2008 e l’uccisione del sindacalista siciliano Vito Pipitone. La musica della band è un avvolgente post progressivo dai tratti psichedelici, spesso atmosferico e suggestivo nella narrazione, si muove tra scenari cupi e messaggi di speranza per un futuro migliore, aspetti che lo spoken word utilizzato nel racconto rende alienanti ma nel contempo parecchio coinvolgenti, anche grazie all’utilizzo intelligente delle voci di David Konstan, Ninni Arini e Gaspare Li Causi (di quest’ultimo, compagno di lotte di Pipitone, vengono ripresi estratti audio di un’intervista). Konstan (professore alla New York University), è protagonista con un frammento delle Kitchen Debates del 24 luglio 1959 in Il flusso si interrompe, una buona dose di elettronica tiene sospesa la quiete apparente di Sopravvivere all’irrilevanza, mentre Quale prezzo per la sopravvivenza? è decisamente più dura nella prima parte, salvo poi inserire in quasi 10 minuti elementi e soluzioni che spostano il tiro, mostrando quale sia l’idea di progressive per la band. L’intervento di Li Causi avviene nell’atto di denuncia di Militarizzare il lavoro, prima della variegata irruenza di L’ultimo potenziale ostacolo e della teatrale Evoluzione. La voglia di non avere steccati marchia a fuoco anche l’ottima Eserciti industriali di riserva (segnata dalla voce di Arini), molto coesa nel suo incedere è la seguente Distruzione creatrice sulla terra, brani che anticipano il finale di radice elettronica della doppietta formata da Uno sguardo dalle macerie e Vito Viva!, conclusiva riflessione firmata dalla voce di Li Causi a coronamento di un ritorno da ascoltare e gustarsi con la dovuta attenzione. (Luigi Cattaneo)

Il flusso si interrompe (Video)



domenica 3 ottobre 2021

QUADRI PROGRESSIVI, Robert Smith

 


Un nuovo omaggio di Lorena Trapani, questa volta al genio di Robert Smith dei The Cure, fondamentale band new wave inglese. 

Il tributo pittorico fatto con la china è l'ennesimo lavoro che potete trovare nella rubrica Quadri da lei curata.

sabato 2 ottobre 2021

ALCANTARA, Solitaire (2019)

 

Uscito nel corso del 2019 come autoproduzione (l’anno seguente tramite l’irlandese Progessive Gears), Solitaire è il disco di debutto degli Alcantara, band siciliana formata da Francesco Venti (chitarra e tastiere), Sergio Manfredi (voce), Alessio Basile (batteria), Salvo Di Mauro (chitarra) e Sebastiano Pisasale (basso). Gli otto brani del lavoro offrono melodie autunnali che entrano sottopelle sin dai primi ascolti, un’attenzione certosina per gli arrangiamenti, aspetto che quando curato fa sempre la differenza, e una scrittura brillante e capace di rendere le trame mai banali, con picchi di suggestione assolutamente ragguardevoli. Da non sottovalutare anche il messaggio espresso nei testi, una critica forte ad una società in declino, rappresentata da forze politiche inqualificabili, un invito a resistere che trova vigore nelle atmosfere di After the flood e nell’inno Faith, ma anche nella raffinata visione di Logan, con l’ospite Alessio Bannò all’hammond. I Floyd settantiani sembrano essere l’ispirazione principale, ma il quintetto è bravissimo nel non cadere nel citazionismo puro, mostrando in pezzi come la cupa Bad bones e Treefingers di avere una propria personalità, abbinata ad idee di elevato spessore, che fanno di questo Solitaire uno dei dischi prog italiani più interessanti degli ultimi anni. (Luigi Cattaneo)

Full Album (Video)



venerdì 1 ottobre 2021

MISSTRESS, Resurrected (2021)

 

Dalla mente di Andy Schoeneich (chitarra) nascono nel 2011 i Misstress, band polacca attenta nello scandagliare i meandri dell’horror punk/glam sin dall’esordio Vampire’s dirty pleasures. Band di culto nell’est Europa, il quartetto (completano la formazione Mateusz Buczek alla voce, Gerard Chodyra al basso e Tomasz Kumczak alla batteria) torna ora, tramite Blasphemous Records, con Resurrected, un album che conferma l’attitudine sporca, divertente e street del gruppo, con le tematiche horror e vampiresche che trovano in pezzi come No risk no fun, Sex, blood & Rock’n’Roll e Evil la giusta rappresentazione di un percorso dove l’anima festaiola non viene mai abbandonata del tutto. La mistura di Murderdolls, i nostrani Superhorror, Marilyn Manson per le parti più “diaboliche” e i Death SS per quelle maggiormente hard & heavy, fanno di Resurrected un lavoro da ascoltare senza troppe pretese, facendosi trasportare dal clima reso perfettamente dai musicisti polacchi. (Luigi Cattaneo)

I'm goin' to get u (Video)