giovedì 27 febbraio 2025

HABITAT, Hans, la niña y el principe (2021)

 


Pubblicato nel 2021, Hans, la niña y el principe è un tributo al progressive rock italiano fatto da Aldo Pinelli (che già aveva in parte tributato la nostra penisola in Suite italiana del 2013, uscito a suo nome) e dai suoi Habitat, storico gruppo argentino nato nel 1978. Pinelli (voce, basso, tastiere, chitarra, elettronica) per l’occasione si muove quasi in solitaria, chiamando a sé alcuni musicisti (tra cui anche membri della formazione originale) che hanno partecipato all’interno dei brani proposti, tra cui spiccano No me perturbes del Banco del Mutuo Soccorso, La carrozza di Hans della P.F.M. e Principe di un dia dei Celeste, cantate in spagnolo e con qualche rifinitura tipica della tradizione latino-americana, che nei ’70 ha dato vita ad album e band leggendarie. Un atto d’amore che termina con la lunga Por obra del sol, valido inedito dei sudamericani e per ora ultima testimonianza degli Habitat. (Luigi Cattaneo)


mercoledì 26 febbraio 2025

FAR VIBES, Time's Up (2024)

 

Esordio distribuito da Andromeda Relix per i Far Vibes, progetto di Maurizio Cucchiarini (voce, chitarra, basso, tastiere) e Fabio Marra (batteria), già insieme nei Run After To, piccola leggenda dell’heavy nostrano degli anni ’80. L’album, nato a distanza durante il lockdown per l’emergenza Covid (uno a Pesaro, l’altro a Milano), è un brillante concept strutturato in nove capitoli, a cui hanno preso parte in alcune tracce Steve Mars (basso) e Marco Terenzi (chitarra acustica), che, partendo dall’ultima cena di Gesù, ci accompagna sino alla resurrezione, ultimo atto del disco. Il racconto si snoda attraverso strutture che guardano al progressive, forgiato con un’attitudine metal insita nei protagonisti del gruppo, aspetti che ritroviamo in brani davvero ottimi come Way of the cross, Death o Flagellation. Bel ritorno per la coppia Cucchiarini – Marra, che in parte riprende l’anima Run After To per calarla in un contesto attuale, e un plauso va anche a Gianni Della Cioppa, che con la sua etichetta continua a dare spazio a tante realtà dell’italico underground. (Luigi Cattaneo)

Album Teaser



domenica 23 febbraio 2025

MATTEO PAGGI, Words (2024)

 

Il jazz italiano, spesso foriero di sorprese e novità, rappresentato non solo dai decani della scena, ma anche da produzioni meno conosciute ai più, è attivissimo serbatoio di talenti dalla grande personalità. È il caso del trombonista Matteo Paggi e del suo Words, un lavoro audace, nato dalla collaborazione con Lara Perillo (flauto), Irene Piazza (violino), Anja Gottberg (contrabbasso) e Anton Sconosciuto (batteria). Un interplay cercato tra le pieghe di un album miscellanea di soluzioni, come viene ampiamente dimostrato nella parte centrale dell’opera (Dreaming of Fossaverde/Speaking of Fossaverde/Fossaverde), in cui la free form detta l’andatura di trame spigolose, libere, multiformi. Stati espressivi che si susseguono seguendo un principio di astrazione che è traino di un disco dall’andatura filmica, in cui i coinvolti cercano il loro spazio d’azione seguendo le indicazioni di Paggi, guida di un progetto nato in Olanda, dove il quintetto ha registrato Words in una session giornaliera nel maggio del 2022. Completano il ricco quadro La gente in discoteca nel futuro, che introduce alla visione di Paggi, Morire con la sabbia tra le dita, in cui troviamo l’ottima Mona Creisson al violino, e la lunga e sperimentale Mountain, che in 14 minuti definisce tutte le caratteristiche dell’arte del trombonista. (Luigi Cattaneo)

Morire con la sabbia tra le dita (Video)



sabato 22 febbraio 2025

MAGAZE, 45 Byte (2024)

 

Esordio per i Magaze (Luca Di Piramo chitarra, voce, Daniele Martore chitarra, voce, Marco Rusignuolo basso, Elias Giannelli batteria), che con 45 Byte, pubblicato da Grandine Records, fanno il loro debutto raccontando, senza paura, realtà crude e attuali, come l’invadenza della tecnologia, l’apatia e l’isolamento che colpisce l’uomo contemporaneo. Il quartetto, in mezz’ora circa, sprigiona un’energia sì viscerale ma anche controllata da un songwriting attento alle sfumature, tra noise e post punk, tra bordate grevi e parti più atmosferiche e cupe. L’aver inserito in un contesto piuttosto oscuro e pesante frangenti maggiormente riflessivi risulta scelta oculata, perché quegli stessi passaggi finiscono per risaltare il lato più serrato della proposta, in un connubio di intenzioni che anima un primo passo decisamente interessante. La produzione affidata a Giulio Ragno Favero è la classica ciliegina sulla torta. (Luigi Cattaneo)

Danny (Video)



mercoledì 19 febbraio 2025

CANTINA SOCIALE, Astraforismi (2024)

 

Ci eravamo già occupati del precedente e ottimo Caosfera, ed è un piacere ritrovare così in forma i Cantina Sociale, band attiva da quasi 20 anni che con Astraforismi arriva alla quarta pubblicazione. Ci troviamo di nuovo dinnanzi ad un lavoro strumentale, perfettamente suonato da Rosalba Gentile (piano, tastiere), Elio Sesia (chitarra), Marina Gentile (chitarra), Filippo Piccinetti (basso) e Massimiliano Monteleone (batteria), musicisti esperti coadiuvati da Beppe Crovella degli Arti e Mestieri alla direzione artistica. Gli otto brani presenti mostrano l’arte variopinta del quintetto, che si muove con eleganza e sicurezza massima all’interno di un lavoro dove ogni brano viene rappresentato nel booklet da un breve aforisma astratto creato da Antonio Catalano. Cura per il songwriting e libertà compositiva trovano spazio in un album immaginifico e carico di suggestioni, che evoca sì il periodo d’oro di P.F.M. e Goblin ma mantiene l’innato spirito di ricerca di una propria riconoscibilità. (Luigi Cattaneo)

Album Promo



sabato 15 febbraio 2025

STORMWOLF, Voyager (2024)

 

Assenti dal 2018, anno dell’esordio Howling wrath, i liguri Stormwolf si riaffacciano sulla scena hard & heavy nazionale con un doppio album dall’elegante digipack e con una formazione rinnovata che prevede oltre al leader Francesco Natale (chitarra), le new entry Irene Manca (voce) e Davide Scatassi (basso), oltre che Dave Passarelli (chitarra) e Tiziana Cotella (batteria), entrambi già presenti nel debutto. Il tempo passato ha affinato la scrittura della band (soprattutto di Natale, autore quasi unico dei brani), che risulta anche più coesa, con trame sempre legate al classico heavy metal di Warlock e Loudness ma con punte prog niente affatto disprezzabili e un generale interplay tra le parti maggiormente fluido e, di conseguenza, coinvolgente. Band quindi più matura rispetto al primo album, complice anche una produzione migliorata, basti ascoltare pezzi come Lepanto, 7th October 1571, Dark shadows o Fury – Let’s go Brandon, per accorgersi del balzo compositivo effettuato. Completa Voyager un secondo disco di cover, una mezz’ora che diviene tributo a band come Iron Maiden, Accept e Rose Tatoo, influenze omaggiate con gusto dal quintetto. (Luigi Cattaneo)

Dark shadows (Video)



venerdì 14 febbraio 2025

TACET, TACET, TACET, Fickle (2025)

 


Mi ero occupato del primo lavoro del progetto Tacet Tacet Tacet di Francesco Zedde una decina di anni fa, proprio dalle pagine del blog, ed è un piacere ritrovarlo ora con Fickle (in mezzo due ep, un full, collaborazioni con artisti come Mark Stewart del Pop Group e Lili Refrain ma anche esibizioni live a nome Tonto e Lampredonto, altre due interessanti creature del marchigiano). Drone, ambient, elettronica e suoni concreti alimentano passaggi di grande pathos, nati dalla sapiente manipolazione fatta da Zedde di materiale prevalentemente strumentale, lavorati e trasformati con creatività e spirito innovativo. Nel disco ritroviamo quindi non solo lo sperimentalismo di John Cage ma anche le atmosfere care a Òlafur Arnalds, lo spettro del Ben Frost più malinconico e l’eco delle prime produzioni targate Mùm, aspetti che emergono in Dissimulation, inquietante e oscura, Pertinence, tra beat elettronici e suoni di chitarra processati, e Welter, maggiormente rilassata e serena. Non sono affatto da meno Gamble, con le sue ritmiche compatte, Unfocus, ammaliante nel suo teso crescendo, e la conclusiva Recurrence, lunga traccia davvero suggestiva e ipnotica, perfetto epitaffio di un album che troverà più di un estimatore tra gli amanti dell’elettronica. (Luigi Cattaneo)

mercoledì 5 febbraio 2025

ODESSA, Stazione Getsemani XXV (2024)

 


Inaspettato ritorno sul mercato per gli Odessa, sorprendente per la scelta di lavorare sullo storico esordio del 1999 (uscito per Mellow Records e ormai da tempo esaurito), qui riproposto in una veste inedita e decisamente efficace. La band si è quindi confrontata con un piccolo classico del progressive italiano anni ’90, forti di una maggiore maturità, che li ha portati a ricreare l’opera con nuovi suoni e fresche intuizioni. È tutto questo difatti Stazione Getsemani XXV, uscito nel 2024 per Lizard Records, un album che rispetta la versione originale, giustamente, ma che qui si carica di vitale dinamicità, in un collegamento tra epoche mai semplice da attuare. Lorenzo Giovagnoli, anima della band, confeziona una grande prestazione alle tastiere e alla voce, tecnicamente ineccepibile ma anche misurato e caldo laddove ce ne sia bisogno, così come meritorio è il lavoro di Giulio Vampa, chitarrista che sa essere ora più elegante, ora maggiormente robusto. Non sono da meno Valerio De Angelis al basso e Marco Fabbri alla batteria (noto per la sua militanza nel progetto The Watch), che formano una sezione ritmica corposa e fantasiosa, oltre che Gianluca Milanese al flauto traverso (già membro di un'atra band da riscoprire, gli Aria Palea), un musicista raffinato ed espressivo, che ha impreziosito con i suoi interventi il disco. Ha perfettamente ragione Marina Montobbio, ideatrice di questa riedizione, che nelle note del booklet ricorda come la Bellezza sia immortale, unica cosa che può salvarci anche attraverso l’orrore dei nostri giorni. (Luigi Cattaneo)


lunedì 3 febbraio 2025

CRY BABY, Under cover of night (2024)

 


Particolare lavoro targato Cry Baby, progetto che vede coinvolti Sabrina Meyer (voce, basso), Alberto Popolla (basso, chitarra, clarinetto) e Ferdinando Faraò (batteria), trio che sotto l’egida della Filibusta Records ha pubblicato nel 2024 Under cover of night. L’intricato lavoro ritmico sostiene per tutta la durata dell’album le evoluzioni vocali della Meyer, a tratti davvero fenomenale, un connubio che porta a intersecare visioni psichedeliche con movimenti folk, partiture in odore di R.I.O. che sposano tangenti jazz, il tutto legato insieme da una certa dose di azzardo, che conduce ad un caleidoscopio di suoni mai definitivo. Le eleganti suggestioni di cui è intriso il disco rimandano ad un immaginario brumoso, fosco, in cui l’utilizzo del doppio basso rileva la materia cupa di cui si ciba l’opera, che sa essere sperimentale ma non ripiegata su sé stessa, scevra di canoni stabiliti su cui adagiarsi, quanto più libera da steccati di sorta. La sperimentazione del terzetto non è mai autocelebrativa o criptica, è calata all’interno di brani scritti, dove vi è un messaggio di fondo che arriva all’ascoltatore e sa affascinare, come avviene sin dalle iniziali note di Run, ma non fanno difetto neppure brani come Catholic Architecture (di Robert Wyatt), Black is the color (un traditional della regione dei monti Appalachi) o Winter, ottimi episodi di un esordio intenso e coraggioso. (Luigi Cattaneo)


domenica 2 febbraio 2025

BELEDO, Flotando en el vacio (2024)

 

Splendido ritorno per Beledo (ancora per Moonjune Records), polistrumentista uruguaiano che firma con Flotando en el vacio il suo nono lavoro da solista. Impegnato alla chitarra (elettrica e spagnola), al piano e al violino, Beledo trova in Jorge Pardo (flauto, sax), Carles Benavent (basso) e Asaf Sirkis (batteria) dei partners affidabili e di grande spessore artistico, riuniti attorno a La Casa Murada, studio in cui si stanno svolgendo tante registrazioni dell’etichetta di Leonardo Pavkovic. La musica del sudamericano è intrisa di fusion progressiva e jazz rock, e non fa eccezione questo ultimo album, perfetto per gli amanti di Return to Forever, Soft Machine e Allan Holdsworth. Si sviluppano partendo da queste solide basi le intuizioni di Flotando en el vacio, ad iniziare da Djelem Djelem, un traditional che diviene personale omaggio ai nativi della Yugoslavia e alla musica gitana, così come un tributo ai Siddhartha, band in cui suonava Beledo tra i ’70 e gli ’80, è la sontuosa title track. Rauleando, in cui troviamo le tastiere di Gary Husband, è ispirata ad un maestro del tango, il bandoneonista Raul Jaurena, mentre le percussioni di Ramòn Echegaray colorano Candombesque, altro validissimo episodio dell’opera. Ritroviamo Husband anche nelle ottime De tardecita e Es prohibeix blasfemar, che non fanno altro che confermare la qualità di uno dei migliori dischi del musicista sudamericano. (Luigi Cattaneo)

From within (Video)