Dopo aver vinto il
concorso Omaggio a Demetrio Stratos,
esordiscono sotto la direzione della sempre curiosa Lizard i veneziani Litai,
band dedita ad un jazz rock che cerca di svincolarsi dai dettami del genere.
Oltre difatti alle influenze settantiane di Area, Picchio dal Pozzo, Soft
Machine e più in generale della scena di Canterbury, nella loro proposta
ritroviamo alcuni aspetti cari ai contemporanei Labirinto di Specchi e Il Babau
e i Maledetti Cretini, non solo per alcune scelte musicali ma anche per il
recitativo presente in diversi momenti. Litai
è un disco di non facile lettura, poco incline al compromesso e piuttosto
coraggioso, proprio come alcuni dischi di King Crimson e Frank Zappa. Il punto
focale paiono i fiati del valido Mattia Dalla Pozza (sax e flauto), ben
amalgamati con il tocco frippiano di Francesco Piraino (chitarra) e le ritmiche
irregolari e fantasiose di Michele Zavan (basso) e Stefano Bellan (batteria).
L’interplay che si crea è piuttosto interessante, scorrevole pur nella sua
complessità e le trame strumentali appaiono sempre ben messe a fuoco dal
quartetto. Pur senza l’utilizzo delle immancabili tastiere i Litai riescono a
creare frangenti caldi e suadenti ma anche stranianti nella loro particolarità.
Qualche caduta di tono si avverte qua e là (soprattutto quando si dilungano
troppo le parti declamate) ma nel complesso questa opera prima risulta sentita
e abbastanza convincente. Un platter d’esordio che ha il merito di evidenziare
alcune solide caratteristiche che devono forse essere solo ulteriormente
rifinite per concretizzare ancor di più quanto di buono è stato proposto in
questo debutto. (Luigi Cattaneo)
Babinia (Video)
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