Terzo lavoro per gli
Stuckfish, realtà inglese poco conosciuta qui in Italia ma davvero meritevole
di attenzione, che con il nuovissimo Days of innocence (uscito ad aprile
2022) continua il percorso iniziato con Calling (2018) e The watcher (2019).
Il quintetto formato da Adam Sayers (batteria), Gary Holland (tastiere), Phil
Morey (basso), Ade Fisher (chitarra) e Phil Stuckey (voce), ha l’innata dote di
sviluppare passaggi catchy su un tessuto di rock progressivo sinfonico, memore
della lezione dei mostri sacri dei ’70 ma anche del new prog ottantiano di
Pendragon e Iq, soprattutto per il gusto melodico e il pathos dei crescendo che
troviamo lungo il racconto. Nascono da queste intenzioni spunti emozionali
superbi (Different ways), costruzioni complesse (Painted smile) e
composizioni dal sapore antico e canterburyano (Thief in the night),
elementi trainanti di un album evocativo e raffinato, che emergono con forza
anche nelle trame di Age of renewal e nella title track, ennesimi
momenti delicati e ricchi di suggestione. Da citare anche GameChanger (bel
singolo scelto per il lancio del disco), Yearn, con i suoi contorni
jazzati, e Nevermore, gradevole traccia che sfiora l’hard rock, brani
che completano un ritorno davvero convincente, per una delle tante band che
meriterebbero una maggiore esposizione e che vedrei benissimo in una delle
prossime edizioni del 2Days Prog + 1 di Veruno. (Luigi Cattaneo)
GameChanger (Video)