domenica 27 marzo 2016

REAL ILLUSION, Impheria (2016)


Nati nel 2000 a Verona, i Real Illusion raggiungono il traguardo del debut e una solidità di formazione (Manuel Fabi alla voce, Luca Pegoraro alla chitarra, Stefano Negro alle tastiere, Marco Beso alla batteria e Luigi Di Carlo al basso) che li ha portati alla firma per l’Andromeda Relix, etichetta sempre più attenta alle realtà del territorio veneto. L’hard & heavy di matrice classica si sposa con un’attitudine ottantiana e con sprazzi di prog metal melodico che mostrano una band già con una propria fisionomia, vintage nelle influenze che rimandano a Deep Purple e Ronnie James Dio. Impheria è un esordio già discretamente maturo, che nei testi affronta lo smarrimento e l’insicurezza dell’uomo di oggi, già a partire dall’iniziale Real illusion, pregna delle atmosfere tastieristiche di Negro e con la voce di Fabi da subito incisiva per espressività e calore. Colpisce l’immediatezza di Master of the twilight, pezzo trainato da una valida melodia cardine che ben si sposa con la matrice hard prog, così come interessante risulta la tirata verve di Wandering. Another day another stone è il singolo promozionale, una riuscita ed emozionante ballata che ha tutte le carte in regola per trainare l’album anche al di fuori del circuito metal in cui si muove la band. Leggero calo con Out of my life, un hard rock che forse avrebbe giovato di una minor prolissità, mentre si torna su buoni livelli con Living after death, pezzo che vive sulla passionalità espressa dalla voce di Fabi e dall’ospite Jessica Passilongo. Gradevoli anche My faded angel e Burning, trascinante song d’impatto tra Rainbow e Deep Purple, prima della conclusiva title track, 10 minuti progressivi e con una coda finale strumentale davvero interessante. Il gruppo ha sfornato un esordio avvincente, che seppur ha qualche naturale calo mostra delle capacità interessanti che se affinate potranno fare la differenza nel futuro prossimo del quintetto. (Luigi Cattaneo)

Another day another stone (Video)

martedì 22 marzo 2016

POSTO BLOCCO 19, Motivi di sempre (2014)


La prima formazione dei Posto Blocco 19 risale addirittura al 1972 (allora si chiamavano Collettivo Musicale Collecchiese), quando proponevano cover di Santana e Deep Purple e avevano la Premiata Forneria Marconi come riferimento. Tra il 1975 e il 1976 la band (che intanto ha adottato il nome attuale) inizia a scrivere proprie composizioni pensando a gruppi come Kansas e Styx ma anche al prog italiano che sta conoscendo gli ultimi anni di grazia. Ad inizio ’80 l’ensemble registra un singolo (Lascia che ancora/E la musica va) ma poi si scioglie e i soli Vittorio Savi e Raimondo Fantuzzi continuano l’attività alternando periodi di collaborazione e militanza negli stessi gruppi. Con il risveglio di un certo interesse per il progressive nel 2005, i parmensi decidono di riformarsi arrivando nel 2014 al tanto agognato debut, Motivi di sempre, un album che rimanda ovviamente alla stagione d’oro del progressive nostrano e che vede finalmente il complesso avere una formazione stabile (Francesca Campagna alla voce, Raimondo Fantuzzi alla chitarra e alla voce, Graziano De Palma alle tastiere, Massimo Casaro al basso, Stefano Savi alle percussioni e Vittorio Savi alla batteria). Una classicità che si assapora nella buonissima suite strumentale A un passo dal cielo e nelle splendide melodie, lontane e soavi di L’ultima acqua, epitaffio del disco che vede la partecipazione dell’immenso e sempre lirico Bernardo Lanzetti. I Posto Blocco 19 si specchiano in trame volutamente vintage, con umori sinfonici, tempi dispari, l’immancabile moog e un pensiero costante per i mostri sacri del genere (la già citata Premiata ma anche il Banco del Mutuo Soccorso), segno che il loro amore per i ’70 non è mai svanito. Buone anche E la musica va, soprattutto per i validi inserimenti dei synth, All’alba del giorno dopo, con la sua struttura maggiormente progressiva e la bella voce di Francesca Campagna (ex Parma City Blues) e Scandendo il tempo, altro esempio di quanto la band sia orientata verso certi suoni e certe armonie. I motivi per ascoltare i Posto Blocco 19 sono sempre gli stessi, quelli che caratterizzano questa musica immortale da più di 40 anni. (Luigi Cattaneo)

L'ultima acqua (Video)

mercoledì 16 marzo 2016

LOLA STONECRACKER, Doomsday Breakdown (2015)


Nati nel 2009, i Lola Stonecracker propongono un micidiale e scoppiettante hard rock imparentato con il grunge, un po’ come fatto negli anni da band come Creed e Alterbridge. Il loro stile prevede quindi una buona carica dinamica sempre improntata su melodie ariose e facilmente memorizzabili, con chorus immediati e un’adeguata preparazione tecnica. Alex Fabbri (voce), Daw Dave (chitarra), Andrea Ferriani (chitarra), Diego Quarantotto (basso) e Christian Cesari (batteria) propongono un rock tirato, pieno di groove e accostabile a Brad e Saliva. Il gruppo ha qualità e un background solido, una carica live evidente (basti ascoltare brani come Jigsaw o Witchy Lady in cui fa la sua comparsa anche Pier Mazzini alle tastiere, presenza a dire il vero abbastanza costante nel disco) che ha permesso loro di andare in tour con Faster Pussycat, Gilby Clarke e John Corabi. Questo primo lavoro è pieno di grandi canzoni, catchy e tirate al punto giusto e oltre al bravo Mazzini va sottolineata la partecipazione di Roberto Priori (Danger Zone) come chitarrista solista in Jekyll and Hyde e Mc Kenny’s place e Ace Von Johnson (Faster Pussycat), anche lui alla chitarra in Using my tricks. Doomsday breakdown è un viaggio on the road che attraversa più di 20 anni di hard rock e street, a cavallo tra l’epopea d’oro dei Jon Bon Jovi e dei Guns N’ Roses, per poi soffermarsi sul periodo di scoperta del grunge storico e di quello più attuale, sempre tenendo a mente spontaneità ed essenzialità. Ritmiche corpose, chitarra in primo piano, una voce calda ed espressiva e i tappeti tastieristici fanno di questo debut un album intelligente ed altamente godibile. Non mancano anche momenti più riflessivi ma lungo l’oretta del disco i Lola Stonecracker dimostrano quanto sappiano essere sanguigni e diretti. Esordio di spessore a tratti anche sorprendente per forza e dinamismo. (Luigi Cattaneo)

Jigsaw (Official Video)

martedì 15 marzo 2016

AGHAST AFTERGLOW, Imaging (2015)


Attivi dal 2010, gli Aghast Afterglow arrivano a Imaging consapevoli del percorso sin qui svolto, una strada che li ha portati ad incorporare varie influenze e a far emergere un range espressivo dove prevale il metal sinfonico, reso qui maggiormente teatrale da un’evidente mood gotico, da aspetti melodici molto sviluppati e da un feeling epico che imperversa nelle trame del disco. Il progetto di Denny Di Motta (chitarra) e della brava Lisa Lee (voce) si avvale della collaborazione di Carmelo Tommasino al basso e di Giovanni Rizzo alla batteria e pare indirizzato soprattutto per i fan di Epica e Nightwish, pur non mancando anche qualche riferimento al progressive (con Mark Basile dei Dgm in Angels can’t love). Buone doti di scrittura e di sintesi tra generi caratterizzano la musica dei salernitani già da You’re killing me from inside, emozionale attacco di gothic sinfonico che appare traccia ideale per aprire l’album. Dopo la già citata e ottima Angels can’t love arriva la gradevole Gaze my sins e la dark song Stolen dreams (che mi ha ricordato qualcosa dei L'ame Immortelle). L’intermezzo VIII.X anticipa l’interessante When winter will come back, a cui fanno seguito i sinfonismi affascinanti di There’s no time e Stream of awareness. L’unico brano cantato in italiano è la sentita Muto inconscio, che anticipa la conclusiva versione di Hot stuff di Donna Summer, segno che la band davvero ha un background che tocca vari lidi, un aspetto che può riservare qualche ulteriore sorpresa in futuro. (Luigi Cattaneo)

Stolen Dreams (Video)

sabato 12 marzo 2016

FATAL DESTINY, Palindromia (2016)


Esordio per i veronesi Fatal Destiny, giovane band che con questo Palindromia (uscito per la sempre più attiva Andromeda Relix) firma un debut che per sonorità e atmosfere ricorda i primi passi di Dream Theater, Queensryche e nostrani Eldritch. Progressive metal potente ma strutturato in modo da privilegiare la forma canzone attraverso un’innata capacità di donare melodie e chorus immediati. Palindromia è quindi un disco obbligatorio per chi è cresciuto con un certo tipo di hard&heavy e la band mi è apparsa da subito più rodata rispetto alla poca esperienza sin qui maturata, sia per quanto riguarda il songwriting, sia per gli intrecci strumentali, soprattutto nelle dinamiche tra Riccardo Castelletti (chitarra) e lo special guest Alessandro Bertoni (tastiere), che per ritmiche decisamente robuste firmate da Nicolò Dalla Valentina (batteria) e Filippo Zamboni (basso). Buona anche la prova di Andrea Zamboni (voce), a proprio agio in special modo nei registri alti ed emozionale al punto giusto. Dopo una breve introduzione parte l’attacco di Beyond dreams, ben impostata sui riff di Castelletti e i tappeti esemplari di Bertoni, per poi proseguire con Leave me here, trama sofisticata e brezza melodica su cui si inerpica il canto di Zamboni. Segue il crescendo memorabile di The gate of time, un hard prog articolato e coinvolgente e Feel alone, pezzo che mostra diverse anime della musica dei Fatal Destiny. Si punta forte sull’aspetto melodico con Dear Amy, fresca e con una costruzione più lineare, prima del finale di Human factory, tipicamente progressiva e ancora convincente nel risultato finale. I 35 minuti di Palindromia sono indubbiamente un buon inizio per una band che ha margini di miglioramento e tutte le possibilità per crescere e maturare con la dovuta calma, le doti ci sono tutte e il lavoro appena pubblicato è una validissima testimonianza delle loro capacità artistiche. (Luigi Cattaneo)

Beyond dreams (Video)

mercoledì 9 marzo 2016

MAGNI ANIMI VIRI, Heroes Temporis World Edition (2015)

Dopo 10 anni dall’edizione italiana, i Magni Animi Viri tornano sul mercato discografico con Heroes Temporis World Edition, cantato in inglese da Russell Allen (Symphony x, Adrenaline Mob), Amanda Somerville (Kamelot, Epica, Avantasia) e Clive Rich (in veste di narratore). Nel 2006 Giancarlo Trotta e Luca Contegiacomo (entrambi alle tastiere) diedero vita a questa rock opera pensando di coniugare hard rock e musica classica, una miscela epica in cui c’era spazio anche per una voce lirica. Gli anni trascorsi e l’apprezzamento generale per quel disco hanno portato la formazione salernitana a questa coraggiosa operazione e oltre ai già citati e imprescindibili Allen e Somerville troviamo John Macaluso (già nella band di Yngwie Malmsteen) alla batteria, il compianto Randy Coven (anche lui con Malmsteen ma anche con Steve Vai) e Roberto D’aquino al basso, Marco Sfogli (P.F.M., James LaBrie, NCCP) alla chitarra, Simone Gianlorenzi alla chitarra acustica e la Bulgarian Symphony Orchestra. Heroes Temporis è un concept sul viaggio di conoscenza e purificazione del protagonista, un itinerario di consapevolezza della realtà come illusione. L’album risulta potente e magniloquente (fondamentale l’utilizzo di una reale orchestra), con il rock che incontra partiture classiche facendosi ora più vicino a certe istanze progressive, ora diretto e riconducibile anche all’A.O.R. , ma sempre con un gusto melodico eccelso. Allen e la Somerville donano profondità e calore a brani già suadenti ed estremamente funzionali per le loro splendide voci, con il primo che incanta come nella sua band madre e da grande vocalist qual è si trova a suo agio anche in brani melodici e immediati (Desertsoul), così come analogo discorso si può fare per Amanda, intensa e struggente in più di un momento, davvero molto lirica e coinvolgente. Bellissimi i duetti tra i due (Never again, Moon peace) ma ha colpire è anche la passionalità e l’espressività insita in Sfogli, davvero un musicista di alto livello. Il gruppo sceglie d’altronde di non soffermarsi troppo su intrecci strumentali astrusi ma di privilegiare un approccio sinfonico che va di pari passo con la ricerca di una forma canzone di impatto, ottimamente curata negli arrangiamenti e mai scontata. D’altronde con ritmiche così solide, parti di chitarra estremamente raffinate e partiture orchestrali perfettamente in linea con il concept, il risultato non poteva essere che particolarmente godibile ed elegante. Mi preme inoltre sottolineare come il ricavato delle vendite sarà devoluto all’associazione Heroes Temporis For Autistic Children per il reparto ludico-diagnostico MerClin di Campagna (SA). Per maggiori informazioni è possibile visitare la pagina www.heroestemporis.org (Luigi Cattaneo)

lunedì 7 marzo 2016

QUARTETTO LUNATICO, Live at Cascina Roma (6/3/2016)


In collaborazione con l’associazione Canone Inverso e la fondazione musicale Vincenzo Appiani di Monza (una scuola nata nel 1932), si è svolto presso la sala concerti “L.Previato” di Cascina Roma a San Donato Milanese il live del Quartetto Lunatico (Laura Faoro al flauto traverso, Angelo Colletti al pianoforte, Daniele Sala al contrabbasso e Matteo Rebulla alla batteria). Il gruppo si fonda animato da uno spirito eclettico che li porta a contaminare la loro musica con colori jazz, classici e in piccola parte anche rock, un percorso dove stimoli e suggestioni generano una realtà creativa e spontanea. La prima parte dell’esibizione è stata caratterizzata da una suite per flauto e jazz trio in cui la band ha sviscerato il proprio amore per le musiche di Claude Bolling, mostrando grande gusto e un non indifferente approccio per partiture raffinate. Bravissima la Faoro, una delle più interessanti flautiste italiane e specializzata nel repertorio contemporaneo (da seguire anche il suo Eufonè Trio), così come molto delicato ho trovato il tocco di Colletti, davvero espressivo e preciso. Notevole la coppia ritmica, con Rebulla (autore del recente Forced perspectives) e Sala motore dinamico di un quartetto versatile e che ha mostrato già un bel interplay tra le parti, pur avendo vita piuttosto breve. Nella seconda parte l’ensemble ha esaminato con la propria personalità altre due pagine del repertorio di Bolling (Espiegle e Jazzy) e una doppia rilettura di Astor Piazzolla su arrangiamento di Colletti (Escualo e Soledad). Il bis di Libertango conclude un pomeriggio davvero di alto livello tecnico ed emotivo. (Luigi Cattaneo)



  

sabato 5 marzo 2016

CAPVTO, Supernova (2016)


Capvto è l’alter ego elettronico di Valeria Caputo, compositrice eclettica che aveva esordito nel 2013 con Migratory birds. Da sempre appassionata di nuove tecnologie al servizio di generi diversi tra loro, arriva a conseguire il diploma di tecnico per le arti digitali nel 2001 e quello al conservatorio di Bologna in musica elettronica nel 2011. Il nuovo Supernova è un album intriso di trip pop, alternative rock ed elettronica e si avvale di musicisti in grado di dare corpo all’immaginazione dell’autrice, tra cui mi preme sottolineare il lavoro di Stefania Caputo e Tiziano Raspadori ai sax, Silvia Wakte alla chitarra e Franco Naddei ai synth. Supernova in realtà prende forma già durante le registrazioni del primo disco, con loop e frammenti creati per Migratory birds e utilizzati in questo come back. Energico e brillante nei suoni, si distingue per un atteggiamento pop che vira su colori dark (gli episodi meglio riusciti) ma anche su ritmiche ballabili (un po’ scontate nei risultati) e sussurri folk (una strada interessante). Forma canzone e sperimentalismo tentano di andare a braccetto con risultati non sempre all’altezza e rimane la sensazione di trovarsi dinnanzi ad un’autrice che ha ancora margini di miglioramento vista la sua capacità di incuriosire in più frangenti l’ascoltatore. Blooming apre le danze con un sospiro elettropop delicato che forse poteva essere meglio articolato, elemento che ritroviamo in Blindfolded, pezzo dark raffinato, potente e dall’andatura più contorta, che mostra di quali doti di scrittura sia in possesso la Caputo. Si torna ad una forma maggiormente legata al pop con la piacevole Flower girl, prima della strumentale The ocean in the sky, traccia molto coinvolgente che mi ha ricordato alcune pagine di Brian Eno e del nostro Franco Battiato. La lunga title track sale d’intensità con il passare dei minuti, mostrando le varie anime di Valeria, mentre è un bel trip Scrambled eggs, uno dei pezzi meglio concepiti tra i presenti. Living in a cloud è il lato più lieve e malinconico della musica di Capvto, che poi alza il ritmo con Looser e prova la via della pura sperimentazione in The river, episodio che però soffre dell’eccessiva prolissità (oltre 15 minuti che offrono poche variazioni sul tema). Chiude il remix di It’s wrong, che non aggiunge nulla di significativo al platter. L’album ha alcune idee folgoranti ma anche qualche caduta di tono che inficia in parte una prova che probabilmente sarebbe potuta essere anche superiore. Supernova resta comunque un disco gradevole e conferma Valeria Caputo come un’artista da seguire con cura. (Luigi Cattaneo)

Blooming (Video)

giovedì 3 marzo 2016

FUNERAL MARMOORI, The deer woman (2016)


Dopo 4 anni di silenzio (era il 2012 quando pubblicarono l’interessante Volume 1), tornano i Funeral Marmoori (Capitano alla voce e alla chitarra, Annalisa al basso, Nadin al Farfisa e ai synth e Boss alla batteria) con il nuovo e valido The deer woman. Le sonorità non sono mutate durante questo periodo e il quartetto presenta ancora un’affascinante miscela di doom, psichedelia vintage e heavy metal, un turbinio di suoni in cui emerge l’amore per i Saint Vitus, i primi Death SS (nell’album è presente anche un omaggio alla band di Steve Sylvester, la storica Profanation), i Black Sabbath e in parte per il progressive rock italiano dei ’70. Le ritmiche solide e di matrice hard della coppia formata da Boss e Annalisa e i riff distorti di Capitano defluiscono nei suoni caldi dell’organo, che dona distillati melodici all’interno di un contesto pesante e volutamente greve. I fiorentini puntano molto su brani carichi di tensione, elemento cardine che rimane costante per buona parte del disco, fin dall’iniziale e lugubre title track colma di spezie settantiane e fumi psichedelici. Boletus Satanas ha elementi più vicini al doom, mentre Last sip incrocia l’hard rock di inizio ’70 con il dark prog, ricordandomi il suono dei toscani Three Monks. Drunk in hell è uno dei pezzi maggiormente trascinanti e proietta ancora l’attenzione del gruppo sui primi passi dell’heavy, in special modo per il lavoro di Capitano e Nadin. Puro psych nella gradevolissima Hunter lies, così come convince la conclusiva e lunga Petronica. Buon ritorno per i Funeral Marmoori, davvero encomiabili nella loro proposta demodè ma ancora efficace, segno che quando si hanno idee giuste come in questo caso non c’è per forza bisogno di rivoluzionare il mercato discografico con delle presunte novità stilistiche … (Luigi Cattaneo)

Petronica (Video)

martedì 1 marzo 2016

RONIN-UYUNI, Split_ep#1


Dall’esperienza dello storico programma radiofonico Area 51 nasce una nuova label nel nome della condivisione e la prima release ufficiale è uno split ep in edizione limitata che riunisce Ronin e Uyuni alle prese con tre brani a testa più una traccia suonata insieme. L’idea nasce per celebrare i dieci anni dello storico programma radiofonico Area 51, in onda dal 2005 su Popolare Network e anche le prossime uscite saranno analoghe per spirito, formato e collaborazione. Lo split proposto risulta piuttosto intrigante, quasi del tutto strumentale e con gli Uyuni piccola sorpresa dinnanzi ai più quotati colleghi. Il trio (Nicola “Lompa” Lombardi alla chitarra, ai synth e alla voce, Inserirefloppino alle percussioni e ai synth e Alice Berni al pianoforte, ai synth e alla voce), sia chiaro, non è alle prime armi, ha già pubblicato 2 album e qui confermano le caratteristiche del loro sound, soprattutto nei due strumentali Del colore della terra e Cardamomo, pezzi magnetici, un trip post rock seducente e affascinante. Mentre ti allontani è l’unico episodio cantato e convince in particolar modo per il bel crescendo emotivo che contraddistingue la parte finale. La traccia condivisa (Shared_track#1) ha un’atmosfera notturna e arcana, riesce ad incantare grazie al peso di tutti i musicisti coinvolti. I tre brani dei Ronin (Bruno Dorella alla chitarra, Cristian Naldi alla chitarra, Diego Pasini al basso e Matteo Sideri alla batteria) non si discostano da quanto fatto dal gruppo in tanti anni di carriera e così scorrono fluide e dinamiche Studio for a hit, con il fine lavoro di Dorella, On the road to Mandalay e Ashtral, momenti come sempre ottimamente composti da una band coesa e compatta. Un applauso va quindi fatto non solo alle due formazioni ma anche alla neonata etichetta, che con questo brillante esordio ha già fatto capire quali saranno obiettivi e risultati da ottenere nel futuro. (Luigi Cattaneo)

Shared_track#1 (Video)

CONCERTI DEL MESE, Marzo 2016

Mercoledì 2
·LA 1919 al Masada (Milano)
·Carl Palmer's ELP Legacy a Imola (BO)

Giovedì 3
·Symphony X+Myrath Alcatraz Milano
·FixForb a Ranica (BG)

Venerdì 4
·Duke a Padova
·Biglietto per l’Inferno a Lecco
·Court a Parma
·Clepsydra a Iesolo (VE)
·Serata Prog a Prato

Sabato 5
·Spettri+Biglietto per l'Inferno a Genova
·A. Carpani+The Watch: S. Giov. Pers.(BO)
·Dark Ages a Pontoglio (BS)
·Diraxy a Pioltello (MI)
·Carl Palmer's ELP Legacy a Monopoli (BA)

Domenica 6
·Goblin Rebirth a Roma
·Sezione Frenante a Mantova

·Quartetto Lunatico a San Donato Milanese ore 17.00

Lunedì 7
·Flower Flesh ad Albenga (SV)

Martedì 8
·Don Airey a Bologna

Mercoledì 9
·Alex Carpani alla Feltrinelli di Mestre ore 18.00

Giovedì 10
·PFM a Bologna
·Kingcrow+Votum a Milano

Venerdì 11
·Circus Maximus a Brescia
·Kingcrow+Votum a Roma
·Methodica a Bresso (MI)
·Diamanda Galás a Bologna
·Kerygmatic Project a Mantova
·Carl Palmer's ELP Legacy a Papozze (RO)
·Anacondia a Trottoir di Milano
·Ken Hensley a Pistoia

Sabato 12
·Circus Maximus a Roma
·La Fabbrica dell'Assoluto Casa di Alex (Milano)
·Kingcrow+Votum a Bologna
·Anyway+Dusk e-B@and a Settimo Tor. (TO)
·The Knife a Roma
·Kalisantrope+Diraxy Legend Milano
·Merry Go Round a Palaia (PI)

Domenica 13
·Circus Maximus a Genova
·Cherry Five a Roma



 Mercoledì 16
·Feat. Esserelà a Bologna

Giovedì 17
·Dream Theater a Milano
·Diraxy a Milano

Venerdì 18
·Dream Theater a Milano
·Childhood's Dream a Lugagnano (VR)
·Mirrormaze a Ornavasso (VB)
·Heretic’s Dream a Roma
·La Fabbrica dell’Assoluto a Cagli (PU)
·Get'em Out a Pavia
·Fungus a Genova
·Clepsydra ad Avellino
·Il Babau & i Maledetti Cretini a Monza
·Napoli Centrale a Formia (LT)
·So Does Your Mother a Roma

Sabato 19
·Errata Corrige+Flower Flesh a Genova
·Dream Theater a Milano
·PFM a Legnano (MI)
·Unreal City+Kalisantrope a Zibido SG(MI)
·Lachesis a Merate (LC)
·FixForb a Chiari (BS)
·Clepsydra a Sessa Aurunca (CE)
·Le Orme a Mestre (VE)
·La Resa della Bestia a Bergamo

Domenica 20
·Fungus a Genova
·Dream Theater a Trieste
·Votum+Kingcrow a Milano
·Master Experience a Brescia
·Hypercolor a Forlì

Mercoledì 23
·Feat. Esserelà a Cesena

Giovedì 24
·Maybeshewill a Segrate (MI)
·Lachesis a Castegnato (BS)
·Démodé a Udine
·Diraxy a Milano
·Fungus a Pavia

Venerdì 25
·Heretic’s Dream a Napoli
·Semiramis a Roma
·Malaavia a Mantova
·Mirrormaze a Mornago (VA)
·Clepsydra a Treviso

Sabato 26
·Mirrormaze a Borgo Ticino (NO)

Lunedì 28
·Mad Fellaz a Zero Branco (TV)

Martedì 29
·Battles a Milano

Mercoledì 30
·Battles a Roma
·Pere Ubu a Padova
·Alex Carpani a Parma

Giovedì 31
·Battles a Roncade (TV)
·Liberae Phonocratia a Novara
·Pere Ubu a Roma
·Tavolazzi & De Vito a Santarcangelo (RN)