domenica 29 maggio 2022

IL WEDDING KOLLEKTIV, Il Wedding Kollektiv & Female Friends play Soup (2022)

 


Torna a breve distanza da Brodo Il Wedding Kollektiv di Alessandro Denni (Gronge, Sona, Goah), che con il nuovo Il Wedding Kollektiv & Female Friends play Soup ha remixato le canzoni del precedente lavoro insieme a diverse musiciste italiane apprezzate dalla band. È lo stesso gruppo a spiegare la genesi dell’album. Il carattere molto femminile di Brodo, dovuto principalmente ai testi scritti da Giulia D’Alia e alla partecipazione di molte musiciste alla realizzazione del disco, ci ha fatto pensare che il lavoro potesse essere reinterpretato da delle artiste italiane che ci avrebbero potuto dare una visione ancor più di genere. Le abbiamo cercate tra l’Italia e Berlino e le abbiamo trovate, hanno riscritto il nostro primo disco. Ci sembra un bel modo per continuare il discorso iniziato con Brodo. Si parte con la bella interpretazione di Eva Geist (Il quadro di Troisi) in L’astronomo, Munsha (violoncellista e cantante di sede a Berlino) e Francesco Galdieri hanno messo mano in Ciò che resta del fuoco, mentre assume un colore molto differente rispetto all’originale A proposito del tuo candore, affidata a Sadi e Sam Barreto Cardoso Bertoldi. Molto ballabile Ipersfera relazionale gestita dal progetto Foria di Nicol Bana, prima di due strumentali molto interessanti, Sabato 16 giugno, impreziosita dalla chitarra di Claudio Moneta e dalla tromba di Stefano Di Cicco, e A proposito del tuo candore, brillante versione del brano. Chiude il gradevolissimo ritorno della band l’inedito Piccola suite per lavare i pavimenti. (Luigi Cattaneo)

mercoledì 25 maggio 2022

ANIMS, God is a witness (2021)

 

Esordio per gli Anims, band guidata da Francesco Di Nicola (già con Danger Zone e Crying Steel), accompagnato in questo God is a witness da Elle Noir (voce), Elio Caia (basso) e Diego Emiliani (batteria). Un album di fresco e verace hard rock, pieno di spunti melodici e scritto con grande professionalità, incentrato sì sulla chitarra del leader ma sospinto da una sezione ritmica corposa e da una voce dotata di carisma, cosa non scontata visto che inizialmente il cantante del progetto era Luca Bonzagni (anche lui presente nei Crying Steel). Nella title track che apre l’album appaiono subito tutte le caratteristiche del sound targato Anims, Freedom mostra una band tecnicamente dotata ma attenta soprattutto a creare feeling e pathos, mentre Around me e Live for somebody risultano ruffiane al punto giusto e suonate davvero bene. Molto valida anche Boring lovers, spiccano la catchy Bright eyes e la successiva Look who’s back, prima di The dancers, tra i brani più interessanti e compiuti dell’intera release. Chiudono il disco la variopinta He says e la vivacissima Like colous of flowers, che confermano la bontà di un debutto che grazie all’Atomic Stuff vede la luce in un curato formato fisico, vista la precedente pubblicazione avvenuta solo in digitale. (Luigi Cattaneo)

Freedom (Video)



lunedì 23 maggio 2022

CARSICO, Terra/Cielo (2021)

 

Esordio per Francesco Cavecchi (voce, chitarra acustica e armonica), in arte Carsico, cantautore dal forte approccio acustico debitore della tradizione italiana di De Gregori, Finardi e De Andrè ma con un occhio anche allo Springsteen di The ghost of Tom Joad e al Bob Dylan di Blonde on blonde. Terra/Cielo è il suo debutto, scritto insieme a Manuel Volpe (basso, harmonium, tastiere e percussioni), un lavoro malinconico ispirato alla letteratura e al cinema, due delle passioni più grandi dell’autore, che da queste è partito per creare un piccolo gioiellino di folk cantautorale, profondo e raffinato nei suoi 30 minuti circa di durata. Il torinese trova conforto nelle sfumature, negli arrangiamenti curatissimi e nel riuscire a trasmettere visioni a chi ascolta, anche grazie all’utilizzo elegante di strumenti come il violoncello, il pianoforte e la viola, che colorano Itaca, Filastrocca o Noi, esempi perfetti di un esordio parecchio interessante. (Luigi Cattaneo)

Itaca (Video)



sabato 21 maggio 2022

PAKT, Pakt (2021)

 

Dietro la sigla Pakt si celano 4 fuoriclasse dello strumento, Percy Jones al basso (Brand X, Suzanne Vega), Alex Skolnick alla chitarra (conosciuto soprattutto per la sua militanza nei Testament, ha anche un trio jazz a suo nome), Kenny Grohowski alla batteria (Imperial Triumphant, John Zorn) e Tim Motzer alla chitarra e alla parte elettronica (membro di Bandit65 e Orion Tango), un quartetto che ha dato alla luce un esordio per la storica Moonjune Records nel 2021. Si tratta di un doppio registrato il 15 agosto del 2020 a Brooklyn, senza overdubs, una performance live istantanea che ha portato alla nascita di un lavoro molto corposo, riuscito perché creato da musicisti esperti che si sono fatti contagiare dal clima di spontaneità dell’esecuzione, intrisa di jazz progressivo, fusion sperimentale e un generale approccio free alla materia. La grande maestria degli interpreti e un background vario, unita probabilmente alla gioia di suonare dopo mesi di stop, hanno portato la band a creare più di 100 minuti di musica, divisa in due parti, The unsilence e The sacred ladder, un documento figlio della ricerca di groove melodici, escursioni libere da steccati, psichedelia, effetti elettronici, tempi dispari e un senso di sfida che aleggia su buona parte delle trame proposte (su tutte Emergence, The mistery e The great spirit). Il concetto di progressive passa anche da un album come questo, che senza paura alcuna coglie l’attimo, senza preconcetti, con la sola voglia di non avere vincoli e strutture definite, una visione d’insieme dove la creatività e l’immaginazione sono l’unica guida certa in un percorso fluttuante e onirico. (Luigi Cattaneo)

The sacred ladder (Video)



giovedì 19 maggio 2022

MALAURIU, Malauriu (2022)

 

Secondo full per i Malauriu (ma ci sono una serie di split, 7″ ed ep da cercare), che si allontanano dal black metal per abbracciare un percorso fatto di psichedelia, dark, ambient, ritual e avanguardia, un racconto nerissimo, cupo, in cui i versi declamati da Nequam (voce anche dei The Magik Way) vengono sospinti dalle trovate di Schizoid (chitarra, percussioni e samples) e Felis Catus (tastiere, samples e strumenti vari). Probabilmente gli ascoltatori più legati al cospicuo passato dei siciliani non apprezzeranno la svolta intrapresa, personalmente invece ho trovato questo omonimo lavoro pieno di spunti di grande interesse e una certa sensibilità nel narrare temi filosoficamente occulti. Coniugare nera poesia e sperimentazione comporta la costruzione di trame che vanno elaborate con meticolosità, e l’ascolto di conseguenza diviene oggetto di studio, profondo e autorevole come solo le prove disturbanti sanno essere. Una strada, quella intrapresa dal trio, che si discosta da quanto fatto sinora e diviene pura ipnosi, caratteristica che emerge prepotente nelle 4 lunghe tracce del disco, dove il recitato di Nequam è ora sussurro, ora lama nelle carni, ma sempre malignamente inquieto. Il mondo oscuro dei Malauriu è fatto di pura spiritualità, di evocazioni funebri sinistre e angoscianti, con la figura del Maestro che guida gli asceti verso la ricerca, in uno spazio che da subito appare lugubre e realmente intriso di dolore. Esoterismo e atmosfere immaginifiche si fondono all’interno di un concept che vive di suggestioni, oscuro, a tratti sconcertante per forza evocativa, legato al cinema non solo per la citazione di La maschera del Demonio di Mario Bava, ma anche per la sua natura visionaria. Disco consigliato soprattutto a chi conosce e apprezza lontane realtà nostrane come Pholas Dactylus e Antonius Rex, soprattutto per la capacità di trasportare l’ascoltatore in mondi distanti e pieni di mistero. (Luigi Cattaneo)

Full Album Video



mercoledì 18 maggio 2022

ESTETICA NOIR, This dream in monochrome (2022)

 

Ci hanno messo ben 5 anni gli Estetica Noir per ripresentarsi sul mercato discografico (sempre per la lungimirante Red Cat Records), un lasso di tempo non indifferente per una band emergente, segno che Silvio Oreste (voce, chitarra e programmazione), Rik Guido (basso), Paolo Accossato (batteria) e Marco Caliandro (synth e programmazione), hanno preferito ragionare con calma e curare alla perfezione il successore del già ottimo Purity. Il nuovo This dream in monochrome conferma l’amore per le sonorità cupe di The Cure, Killing Joke, Nine Inch Nails e Bauhaus, e mostra come ci si possa rifare ad un filone, quello dark e goth in questo caso, senza emularlo pedissequamente, forti di una propria spiccata personalità e di un songwriting sempre più maturo. Le atmosfere di Room of masks, la brillante N.U. e l’evocativa Dawn of Pluto, sono solo alcuni episodi di un disco senza momenti di stanchezza, che pone la band tra i nomi di punta del rooster dell’etichetta toscana. (Luigi Cattaneo)

Striate body (Video)



mercoledì 11 maggio 2022

XXII ARCANA, Atto primo: 0-IIII (2021)

 

Nati nel 2019, i XXII Arcana guardano ai significati degli Arcani Maggiori dei Tarocchi di Marsiglia e agli insegnamenti di Jodorowsky e lo fanno attraverso un black metal ferale ma con ampie aperture melodiche, ricordando band come Behemoth, Deathspell Omega e Dodheinsgard. Atto primo: 0-IIII è l’esordio degli emiliani, 30 minuti circa in cui Aeternus Inferis (voce e tastiere), Cross Builder (chitarra e canto tuvan) e Wraith (batteria), insieme a Davide Laugelli (basso), mettono in musica i primi cinque Arcani, una simbologia affascinante che inizia con Il matto, dove un certo senso di oppressione si sposano perfettamente con la natura esoterica della proposta. Un percorso psicomagico che prosegue con Il bagatto, maggiormente old school, e La papessa, aperta da un delicato intro di tastiere molto immaginifico, che viene prontamente spazzato via da un brutale riff, con il brano che cresce d’intensità fino a diventare l’ideale soundtrack di un film horror. L’imperatrice unisce la furia del black con sezioni atmosferiche oscure, momenti recitati e parti strumentali dal sapore psichedelico, mentre la conclusiva L’imperatore conferma la naturale inquietudine della band, che ha siglato un primo passo corposo e a tratti entusiasmante. (Luigi Cattaneo)

Il matto (Video)



domenica 8 maggio 2022

FREAKSHOW, Freakshow (2021)

 

Esordio per i Freakshow, che ci riportano alla fine dei ’90 inizio anni 2000, quando il new metal imperversava negli Stati Uniti e di riflesso in Europa, con una moltitudine di band che nascevano e morivano per il tempo di un disco. Un fenomeno che doveva tanto ai Korn sicuramente, ma che vide parecchie proposte di grande interesse, alcune ancora presenti sul mercato attuale come Deftones e Slipknot, capisaldi di una corrente che, come spesso accade, venne ingolfata di gruppi che già da principio facevano loro la lezione delle band citate, con risultati sì altalenanti ma che affascinarono parecchi teenager del periodo. La band di San Diego non si discosta dalle coordinate del genere, tra stacchi heavy, riff saturi, ritmiche potenti e chorus immediati, riuscendo a ricreare quel pathos che si avvertiva nei lavori di Sevendust e Godsmack, intrisi di energia hard e trovate melodiche ineccepibili. Talentuoso debutto omaggio ad un’epoca già lontana, consigliato soprattutto a chi ha vissuto quegli anni in cui una scena esplosa dal nulla fece irruzione con prepotenza nel mercato discografico, segnando un nuovo corso che trovò terreno fertile in una Generazione X che non aspettava altro per urlare il proprio disagio emotivo. (Luigi Cattaneo)

Waste (Video)



sabato 7 maggio 2022

ENTEN HITTI, A tutti gli uragani che ci passarono accanto (2004)

 

Fondati da Pierangelo Pandiscia e Gino Ape, gli Enten Hitti sono un gruppo aperto dal lontano 1995, quando iniziano a lavorare sulla sperimentazione sonora e la dimensione rituale della performance, incrociando world, elettronica, folk e psichedelia. Varie forme espressive accostabili alla ricerca di artisti di casa nostra come Claudio Rocchi, Officine Schwartz e Juri Camisasca ma anche ai seminali Tuxedomoon, uno studio profondo su un mondo arcaico da scoprire attraverso un’arte concepita mutevole e perennemente libera da automatismi, nonché del tutto personale. Il qui presente A tutti gli uragani che ci passarono accanto è un disco del 2004 (uscito in sole 100 copie), ristampato nel 2020 dalla Lizard Records insieme alla ADN, un lavoro che mostrava il lato più folk della band lombarda, che oltre a Pandiscia (chitarra, steel drum, metallofono, percussioni e voce) e Ape (oboe, piano, fisarmonica, elettronica e voce) vedeva coinvolti Gianpaolo Verga (violino), Stefano Nosari (contrabbasso), Adriana Pulejo (voce) e Simona Barbero (voce). Casa dei pensieri è l’inizio dello stralunato viaggio e ci porta per mano al particolare folk di Luna di pietra e alla malinconica C’è il sole nella strada, che chiude un trittico iniziale lodevole. L’attenzione della band verso una forma canzone dall’elegante verve pop si materializza in Le mani d’Africa, mentre la lunga Vento lento, con le sue atmosfere lievi è tra i brani più significativi dell’intera release, prima di Necramor, una bella ballata poetica, e di Figli dell’acqua e del sole del mattino, che si contraddistingue per un approccio delicatamente cantautorale. Non vorrei crepare è uno splendido spoken word, la conclusiva Dea mangiamele è l’ideale finale di un disco da scoprire ascolto dopo ascolto. (Luigi Cattaneo)

Non vorrei crepare (Video)



venerdì 6 maggio 2022

DEAR, Out of Africa (2021)

 


Artista di lungo corso (ha esordito negli anni ’80), Davide Riccio, in arte DeaR, torna a breve distanza da New roaring twenties/Human decision required, con un lavoro edito da Music Force. Out of Africa è un album molto lungo, 19 brani per 80 minuti circa di musica, una creatività altalenante ma genuina, che guarda al continente del titolo come punto di partenza, salvo poi sviare in territori a volte bluesy, a volte elettronici. Probabilmente il disco avrebbe giovato di una minore prolissità, perché le idee emergono senz’altro ma a volte vengono soffocate da uno sviluppo complessivo che tende ad essere eccessivo. Vi sono difatti intuizioni interessanti e una generale voglia di esplorare senza paletti, caratteristica che pare contraddistinguere da sempre l’animo di Riccio, che sembra guardare ad artisti trasversali come David Bowie, Brian Eno e David Byrne. Imperfetto ma affascinante, il progetto DeaR non si smentisce e prosegue lungo la sua strada, che rimane personale e lontana da qualunque moda del momento. (Luigi Cattaneo)