mercoledì 27 marzo 2024

COSIMO BONI, May be (unable to return) (2023)

 


Esordio da leader per il trombettista Cosimo Boni, che ha firmato con il recente May be (unable to return), uscito per Fresh Sound New Talent, un album che abbina grande raffinatezza compositiva a splendide melodie, un connubio che ha donato a quest’opera prima visioni immaginifiche e profondità esecutiva. Il lavoro d’insieme portato avanti da Boni con Daniele Germani (alto sax), Isaac Wilson (piano), Mats Sandahl (basso) e Jongkuk Kim (batteria, cimbali) è la sublimazione del suo percorso, dagli studi al Berklee College alle influenze di Miles Davis, Darren Barrett e Donald Byrd, per un risultato globale figlio dell’esemplare interplay tra le parti, soprattutto tra i fiati, supportati egregiamente dal pianoforte di Wilson e dalle decise ritmiche elaborate. Un’organicità catturata nelle note di Dunda, Question e Dream giver, dove tutto il quintetto esplora le proprie possibilità espressive, risultando fluido e originale, fresco ed eclettico. L’equilibrio tra scrittura e improvvisazione è il motore di May be, un debutto maturo e pieno di intriganti suggestioni. (Luigi Cattaneo)




martedì 26 marzo 2024

IRA GREEN, Tutti i colori dell'Ira (2023)

 

Terzo lavoro in studio per Ira Green, un disco autoprodotto (dopo una campagna di crowdfunding) dove l’artista napoletana ha potuto scegliere in piena autonomia la strada da seguire, confezionando quello che ad oggi forse è il suo album più eclettico. L’alternanza tra brani in italiano e in inglese è il primo aspetto che si palesa, così come lo sviluppo sonoro che, pur restando in un ambito legato all’alternative/crossover, ben sintetizza la voglia di stupire di Ira (voce, chitarra, basso, tastiere), supportata nelle tante idee messe sul piatto da Marco Branca (basso, chitarra, piano, tastiere), Andrea Sora (chitarra) e Alessandro Longhi (batteria), oltre che dalle collaborazioni con Roberto Cilia (voce) e Giovanni All’Heavy (basso). Emerge la forza interpretativa dell’autrice in brani come I miei tempi, Vecchia scuola o I am your hero, ma anche in momenti più pacati, vedi Shattered love blues, Goodbye I’m leaving e Roses, Ira convince non solo vocalmente ma anche come songwriting, dimostrando di calarsi con sicurezza all’interno di atmosfere ben diverse tra loro. Il disco è acquistabile dal sito https://www.iragreen.it/ (Luigi Cattaneo)

Roses (Video)



sabato 23 marzo 2024

CHRISTIAN MASCETTA, Out of space (2023)

 

Il disco Out of space è un progetto che nasce dalla forte coesione umana e musicale che condivido da molti anni con Pietro e Michele. Le composizioni sono frutto delle storie che ho vissuto, delle persone che ho incontrato e del voler sperimentare sempre qualcosa di diverso dalle produzioni precedenti. Con queste parole il chitarrista Christian Mascetta (di cui avevamo già parlato ai tempi del suo ottimo album con il Glutenfree Trio) presenta Out of space, disco uscito per Abeat Records e registrato insieme a Pietro Pancella (basso) e Michele Santoleri (batteria), una sezione ritmica artefice di una prova gigantesca, a sostegno delle doti del leader, bravissimo non solo tecnicamente ma anche come compositore. Difatti la fusion di Mascetta guarda alla psichedelia, al jazz e al progressive rock, ma più in generale agni anni ’70, risultando godibile sin dai primi ascolti, anche quando le trame si fanno fitte, come nel caso della splendida Ade. Suggestiva Wormhole, ha la dote di introdurre con garbo nel lavoro, che sviluppa momenti di grande raffinatezza in Il coraggio di accettare e Acheronte, mentre l’unica composizione cantata è la title track, dove troviamo Miriana Faieta (che ha scritto anche il testo), a proprio agio in un brano delicato e suggestivo. (Luigi Cattaneo)

Conigli di Battistini (Video)



mercoledì 20 marzo 2024

ROGUE DEAL, Escape from justice (2023)

 

Attivi dal 2017, i veronesi Rogue Deal (Nicola Danese batteria, Francesco Galbieri basso, Michele Turco voce, Matteo Finato chitarra e Gianluca Padovani chitarra), arrivano all’esordio (dopo un demo del 2019) con questo Escape from Justice, un lavoro di esaltante heavy metal, che farà la felicità di quanti amano Iron Maiden, Diamond Head e Tygers of Pan Tang. Si dipanano con queste premesse brani di grande impatto (Lightning force), altri maggiormente strutturati (le splendide Condemned to power e When fear has tales to tell), richiami alla NWOBHM (Streetfighter) e ragguardevoli trame strumentali (Starmirror). Un album pieno di genuina potenza, fieramente legato al passato del genere, convincente anche in virtù di una scrittura solida e minuziosa. Completa il quadro il bellissimo artwork ad opera di Dimitar Nikolov, altro motivo per acquistare senza indugi Escape from justice. (Luigi Cattaneo)

Lightning force (Video)



lunedì 18 marzo 2024

LUCA LO BIANCO QUARTET, Human Plots-Six extraordinary acts and a city (2023)

 

La forza di un gesto raccontata attraverso la musica. Catturare immagini, sensazioni, conseguenze di atti straordinari narrandoli con note e suoni. L’idea trasformata in disco da Luca Lo Bianco, contrabbassista a capo di un quartetto completato da Achille Succi (clarinetto, sax), Samuel Leipold (chitarra) e Clemens Kuratle (batteria), che in Human Plots – Six extraordinary acts and a city musicano l’urgenza del fare, dell’esserci seguendo un bisogno legato al concetto di umanità. Storie che guardano lontano ma che si legano definiscono l’album come concept, intriso di un unico pensiero, che è quello di avere delle necessità che portano all’azione, come quelle di Danuta Danielsson in This heavy handbag, oppure di Abdel Kader Haidara in The librarian of Timbuktu, o ancora Gerusalemme vittima dell’immobilismo in Silent eyes di Paul Simon. Lo Bianco porta avanti il suo jazz laminandolo di una propulsione rock che oscilla tra melodie levigate e strutture articolate, atmosfere immaginifiche e suggestioni arcaiche, parti elettriche e acustiche, il tutto sviluppato tramite un interplay ricercato e sempre godibile. Terzo disco da solista maturo e scritto in maniera ineccepibile per Lo Bianco, nonché ennesima conferma della bontà del catalogo della salentina Gleam Records. (Luigi Cattaneo)

323 (Video)



venerdì 15 marzo 2024

GOAD, Titania (2023)

 

Culto della scena prog nostrana, i Goad di Maurilio Rossi negli hanno hanno incarnato lo spirito dark e atmosferico di nomi storici dei ’70 come Van Der Graaf Generator e King Crimson, e non fa eccezione il nuovo Titania, elegante, oscuro e affascinante, come spesso è capitato per le uscite dei toscani (il cui primo album risale al lontano 1994). Pubblicato da My Kingdom Music, il disco è suonato e scritto interamente da Rossi, con l’ausilio di alcuni ospiti, Gianni Rossi (chitarra), Paolo Carniani (batteria), Martino Rossi (tastiere, basso), Frank Diddi (chitarra, sax, flauto) e Alex Bruno (chitarra, violino, oboe). Maurilio decide di continuare ad esplorare la letteratura inglese, omaggiando Titania, protagonista di Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare, oltre che il poeta John Keats in alcuni passaggi, concependo un lavoro complesso che necessita di diversi ascolti per essere compreso. L’aurea dark che permea lo sviluppo compositivo, come da tradizione, si manifesta anche nella produzione, una scelta che rispecchia le suggestioni di Upon a little hill, To one ho has e Who sent we some roses. Splendida ed epica la suite Beauty is truth, divisa in sei capitoli, mostra tutta l’arte decadente del progetto Goad, nonché la dote di esplorare più paesaggi sonori all’interno dello stesso album. Postilla non di poco conto, anzi del tutto rilevante, è la presenza di un secondo disco, un live registrato in buona parte al Teatro della Gioventù di Govi nel dicembre del 2006 (tre brani sono invece stati registrati in studio nel 2022) con formazioni differenti ma col medesimo spirito, un documento imperdibile per ogni ammiratore dei Goad e più in generale del progressive italiano. (Luigi Cattaneo)

Full Album



lunedì 11 marzo 2024

CON ALMA TRIO, Con Alma Trio meets Jerry Bergonzi (2016)

 


Uscito nel 2016, Con Alma Trio meets Jerry Bergonzi, è un lavoro che da subito mi ha affascinato, soprattutto per via dell’entusiasmo e dell’interplay di alto livello che si percepisce passaggio dopo passaggio. Il trio, Vito Di Mogugno (organo Hammond), Guido Di Leone (chitarra) e Mimmo Campanale (batteria), incontra il sax di Bergonzi, bravissimo in ogni intervento e capace di amalgamarsi con grande facilità al resto della band, donando una prestazione encomiabile per la riuscita del disco. Gli spunti sempre affascinanti dell’Hammond vengono ampiamente sostenuti da un groove ritmico costante, su cui si adagiano le note del sax dell’americano, ma è tutto il gruppo a muoversi con sicurezza lungo un album dove la scrittura è stata ben divisa tra i vari interpreti, che hanno regalato non solo una prova tecnicamente matura, ma hanno anche dimostrato un songwriting attento e curato. Ovviamente il suono dell’organo è molto caratterizzante (e Di Modugno è tra i massimi esponenti dello strumento) ma la bellezza di quest’opera risiede nel senso di collettività che viene espresso in brani come Bi-Solar, Kynard, Blue night e Maki Papi, ricchi di fantasia, suggestioni, tecnica e swing. (Luigi Cattaneo)

 

sabato 9 marzo 2024

LAB X, Ikigai (2023)

 


Esordio per i Lab X, quartetto formato da Enrico Lorenzini (tastiere, già nel progetto Art, due ottimi dischi qui recensiti), Giacomo Calabria (batteria, anche con i Qvintessence, di cui parlammo ai tempi dell’uscita del loro omonimo), Alberto Bergonzoni (chitarra) e Luca Nicolasi (basso, anche lui membro dei Qvintessence), che con questo Ikigai sfornano un lavoro in bilico tra progressive rock, heavy e fusion, divinamente suonato ma soprattutto carico di idee. Ciò infatti che fa la differenza in album di questo tipo è quanto si riesca ad essere coinvolgenti (rimanendo in Italia penso a Red Zen, Acqua Libera o Gran Torino), perché il rischio di autocelebrazione della propria dote tecnica è sempre dietro l’angolo. Non avviene questo in Ikigai, che ho percepito da subito suggestivo e immaginifico, sin dall’iniziale The Ronin’s memories, che ha il merito di guidarci nella fase iniziale dell’album, che si sviluppa lungo brani come Duty against feelings, tra jazz rock e metal, JY Line, sontuosa composizione jazz rock, la splendida The Monk, con il suo crescendo appassionante, e Streets of Shibuya, che conclude questo omaggio al Giappone nella maniera più adeguata, mantenendo sì una certa robustezza di base, ma arricchendola di sensazioni più cupe. Un debutto splendido, soprattutto per chi ama certe sonorità (si possono citare Rush, Dream Theater, Planet X), compatto, complesso, ma sempre attento all’aspetto compositivo, anche quando si spinge sul versante virtuoso la proposta risulta comunicativa e ricca di pathos, aspetto tutt’altro che scontato quando si ascoltano album di questo tipo. (Luigi Cattaneo)

The Ronin's memories (Video)



martedì 5 marzo 2024

ABOVE THE TREE & DRUM ENSEMBLE DU BEAT, Afrofulu (2024)

 


L’unione di intenti, l’incontro che diviene capacità di comprendersi, lo spirito collaborativo atto alla creazione, aspetti che diventano essenziali quando si decide di sviluppare processi aperti e contaminati. Sotto quest’ottica va letto Afrofulu, dove troviamo Marco Bernacchia ed Edoardo Grisogani dare vita ad una combo che mette insieme elettronica, trance ed etnica africana, un connubio artistico palpitante, già sperimentato nel 2014 con Cave Man, in cui Above the Tree ha vestito i panni del produttore artistico, lavorando al disco partendo da registrazioni di beat e ritmi ad opera di Grisogani e di Luca Rizzoli. Ne viene fuori così un lavoro fortemente contemporaneo, dove la partitura elettronica viene arricchita da ritmi afro beat, oltre che da sample vocali di canti tradizionali dei popoli sub-sahariani ed estratti di discorsi pubblici fatti da Malcom X e Martin Luther King, un’apparente follia che però funziona, come spiegano i protagonisti del progetto. Afrofulu significa letteralmente afro spazzatura. Nasce dall’idea di realizzare registrazioni casuali di batteria per poi rimontarle utilizzando come riferimento estetico un immaginario legato alle corse d’auto clandestine, alle nuvole di sabbia, alle gare di macchina truccate in maniera artigianale, alle foreste tropicali, ai graffiti scoloriti, con forti riferimenti al collasso occidentale. Una sorta di Blade Runner nelle sabbie, che parte dal Niger e arriva nelle discoteche afro del mare Adriatico, con riferimenti alla nu-club, alla trance e alla techno anni ’90. (Luigi Cattaneo)

domenica 3 marzo 2024

ROXENNE, Pyroxene (2023)

 


Dietro il nome Roxenne si cela Rebecca Magri, polistrumentista con all’attivo collaborazioni con Cristiano Godano, Roberto Dellera e Jem Tayle, oltre che esperienze in band come Hapnea, AyahuascA e Kaptain Preemo. L’attuale progetto prende il via nel 2021 e arriva ora ad un ep, Pyroxene, suonato insieme a Mattia Mazzeo (chitarra) e Marco Mainardi (basso), mentre la parmigiana si divide tra voce, batteria e tastiere. Un lavoro breve ma intrigante, curioso, vagamente psichedelico e molto curato, non solo dal punto di vista sonoro ma anche dei testi, che paiono veicolo per sconfiggere demoni e paure. Oltre alle esperienze già importanti avute dalla cantautrice nel suo percorso, è ravvisabile in questa opera prima l’amore per Beth Gibbons e Lana Del Rey, tenute però sullo sfondo di un disco delicato e suggestivo, anche per merito di un efficace uso dei sintetizzatori analogici. Si sviluppano così brani profondi come Chimismo e Savoir-faire, le atmosfere fantasy e metaforiche di Supreme soft porn meditation for young space soldiers e Pyroxene, ma anche trame pregne di groove come Selvatica, finale di un esordio che pone le basi per successivi sviluppi. (Luigi Cattaneo)


venerdì 1 marzo 2024

GABRIELE GASPAROTTI, Quando il mare le fa oscillare (2024)

Quando il mare le fa oscillare è il secondo di una serie di brani inediti registrati live en plein air, che anticipano il nuovo album di Gasparotti in uscita in primavera per l'etichetta americana Important Records e per Dio Drone.


Gabriele Gasparotti descrive così il processo che lo ha portato alla composizione di questo brano: «Sentii sgorgare le note da una sorgente, cadevano dall’alto in verticale, le percepii come luci opalescenti e mollicce che si adagiavano su una superficie liquida, le raccolsi e le diedi in mano a Benedetta, che iniziò a stenderle con movimenti d’arco sulle corde del suo violoncello — capii che lei stava dipingendo coi suoni i movimenti delle stelle quando il mare le fa oscillare».



La composizione, come da partitura, è eseguita su una scogliera nelle prime ore del mattino e realizzata da Benedetta Dazzi, traduttrice letteraria, violoncellista e sound designer che commenta così l’esperienza: «Grazie a Gabriele Gasparotti di aver portato il mio violoncello sull’acqua e di aver ricordato – a lui e a me – che è capace di flottare, che l’arco sa fendere le onde. E di avermi insegnato che a guardare tra le crespe, talvolta, si riesce a tagliare la corrente». 




Il brano è stato registrato in presa diretta su nastro magnetico con un Revox B77 HS (la versione “portatile” dello storico Studer con cui venivano incisi i master degli album negli studi di registrazione prima dell’era digitale).


Quando il mare le fa oscillare (Video)


https://www.youtube.com/watch?v=Gth92ZbyGpY 

ROZ VITALIS, Quia nesciunt quid faciunt (2023)

 


Dopo lo splendido The hidden man of the heart, tornano i Roz Vitalis del tastierista e compositore Ivan Rozmainski, alla guida di un collettivo completato da Ruslan Kirillov (basso), Vladislav Korothikh (flauto), Vladimir Semenov (chitarra), Tyan Shansky (chitarra), Evgeny Trefilov (batteria, tastiere) e Alexey Gorshkov (tromba). Quia nesciunt quid faciunt mette insieme progressive, canterbury sound e rock sinfonico, per quanto meno presente rispetto al precedente album, dove grande spazio era dato ad un quartetto d’archi, che ampliava gli orizzonti del gruppo russo. Il titolo in latino è un riferimento agli eventi bellici degli ultimi anni e alle violazioni dei diritti umani in alcune regioni del mondo, raccontati attraverso un lavoro fortemente immaginifico, ricchissimo di soluzioni e con al suo interno qualcosa di spirituale. Un disco che conferma la grande qualità dei Roz Vitalis, capaci di appoggiarsi alle strutture tipiche del prog per creare prospetti attuali e contemporanei, anche grazie ad un’oculata scelta di suoni e ad arrangiamenti finemente eleganti. Per acquistare l'album potete visitare la seguente pagina https://rozvitalis.bandcamp.com/album/quia-nesciunt-quid-faciunt (Luigi Cattaneo)