lunedì 25 marzo 2013

QUANAH PARKER, Quanah!


Un debutto inatteso e lungo 30 anni. Sì, perché i veneti Quanah Parker non sono un gruppo alle prime armi ma una di quelle band che arriva ad un primo full lenght dopo anni di militanza sulle scene, seppur spezzata da cambi frequenti di line up e da stop and go continui. Ripartenze e frenate che si sono susseguite dal 1981 ad oggi. In quel periodo nascono i primi Quanah, era new prog per eccellenza in cui la band di Riccardo Scivales si rispecchia però in minima parte. Difatti la band non pare prediligere soluzioni care ad Iq o Marillion ma hanno un approccio più vicino all’art rock settantiano di Yes e Genesis, rivisti con arrangiamenti ben radicati nel nostro tempo. La stabilità degli ultimi anni ha dato la possibilità di pubblicare questo Quanah!, un album che unisce pezzi scritti parecchi anni fa con altri più recenti, il tutto con una continuità stilistica che non ha risentito del passare dei decenni. Scivales, fondatore del gruppo, ha un background di impostazione classica e si esprime attraverso passaggi melodici di indubbia presa ma anche figli di uno studio e di una preparazione invidiabile. Scivales dimostra di aver appreso la lezione di Rick Wakeman spogliandola di orpelli a favore di una forma canzone che sappia mettere in luce anche le sue doti di autore e non solo di strumentista. Un po’ come ha dimostrato di saper fare un altro grande tastierista, italiano e contemporaneo, Alex Carpani, grandissimo musicista molto attento alla fase compositiva. Di spessore è la sezione ritmica affidata alla batteria di Paolo Ongaro, tentacolare nei molteplici tempi dispari che si sviluppano lungo il platter e il suo fidato compagno di scorribande ritmiche, il bassista Giuseppe Di Stefano, anima jazz e cuore pulsante rock. La voce di Betty Montino, istrionica e capace di raggiungere picchi altissimi, è il vezzo su cui si reggono parecchi momenti di questa opera prima, con brani che paiono proprio cuciti per la sua ugola come Sailor song, brillante brano dall’attitudine moderna ma debitore del passato, Quanah parker, traccia complessa ma affascinante e raffinata o ancora Silly Fairy Tale, fantasiosa e delicata.La chitarra di Giovanni Pirrotta si incastra benissimo all'interno di un suono pensato prevalentemente per le evoluzioni tastieristiche del leader, soprattutto grazie a frasi ritmiche piuttosto efficaci che mettono in luce le sue capacità. Di ottimo livello si trovano anche pezzi come The Garden awakes, fluida cavalcata progressiva e Limits of the sky che mostra anche un gradevole tocco pop. I Quanah hanno lavorato per arrivare a questo disco e ci sono giunti con consapevolezza e volontà di esprimere un sound che li accompagna da 3 decenni. Il primo passo è stato fatto, ora sta alla band trovare la via della continuità che purtroppo in passato è mancata per troppo tempo. (Luigi Cattaneo)

Al seguente link è possibile ascoltare un piccolo estratto live di Sailor song

giovedì 21 marzo 2013

RICCARDO SCIVALES, 30 Anni di Musica




Quanah Parker 1981-1985 line-up:
da sinistra Roberto Noè, Riccardo Scivales, Giuliano Bianco e Roberto Veronese


Riccardo Scivales (www.riccardoscivales.com) ha un vissuto che definirei “particolare”. Praticamente sconosciuto in Italia ma scrittore/compositore/arrangiatore molto apprezzato in America, Riccardo ha da poco riformato i Quanah Parker (www.quanahparker.it, http://youtu.be/LnBEirkpLQk), band molto apprezzata nel Veneto ad inizio anni ’80, dove lui è tastierista nonché autore di tutte le composizioni. Persona di enorme spessore musicale ci ha raccontato delle sue pubblicazioni estere, delle collaborazioni con personaggi di spicco della scena progressiva e del ritorno della sua band avvenuto grazie all’affetto dei fan di vecchia data…  

Riccardo, con la tua band, i Quanah Parker, siete stati attivi dal 1981 al 1985, ma come mai non pubblicaste nulla di ufficiale?
Abbiamo inciso alcuni demo grazie ad un 4 piste e ad un nostro amico, Roberto Lucano, che era un ottimo tecnico del suono. Li registravamo nel garage del chitarrista che era adibito a studio di registrazione, con tanto di gabbiotto per la batteria. Chiaramente il risultato che si otteneva non era quello di un vero studio di registrazione ma riuscivamo a documentare in modo eccellente il nostro lavoro. Ci esibivamo spesso live anche perché la zona era piena di gruppi che suonavano e noi eravamo piuttosto conosciuti nell’ambiente mestrino e veneto.

Riuscivate quindi ad avere una vostra attività live anche se la moda musicale del momento era un’altra…
Diciamo che noi eravamo un po’ fuori dalla massa imperante di inizio anni ’80 e dal periodo New Wave che a me non piaceva affatto. Io ho sempre ascoltato di tutto, dalla musica classica a quella celtica, dal jazz al progressive di Genesis, Yes, Emerson Lake & Palmer ma anche Le Orme e il Banco. Sono stato influenzato da tastieristi come Wakeman, Emerson, Banks, i fratelli Nocenzi e il troppo spesso dimenticato Rick Van Der Linden degli Ekseption. Quindi capirai come personalmente nella New Wave non ci trovavo nulla di interessante. Suonare prog in quel momento fu anche una sorta di ribellione, così come la scelta del nome Quanah Parker. All’epoca ero affascinato dai pellerossa e in un libro trovai una foto di Quanah Parker, un capo comanche dallo sguardo magnetico. Il suo nome mi sembrò perfetto per una band anche perché egli può essere considerato un personaggio prog ante-litteram, in quanto pur essendo un grande guerriero capì che doveva integrarsi con i bianchi e divenne perfino un abile uomo d’affari, e fece questa scelta non per paura ma perché aveva capito che questo era l’unico modo possibile per salvare il suo popolo. Inoltre fu l’artefice della Chiesa dei Nativi Americani che, pensa un po’, era basata sull’uso del peyote! Quindi un personaggio curioso e in grado di sintetizzare diverse culture, e come sappiamo questa è un po’ una caratteristica del prog che, diversamente da altre forme di rock, vive di commistioni tra generi diversi.

Ma come nasce un progetto del genere in un periodo meno fertile per il prog?
Solo per la passione verso quella musica, anzi ero del tutto ignaro che ci fosse una rinascita del prog, il cosidetto neo-prog di Marillon, IQ o Pendragon. Noi vivevamo la situazione in maniera molto tranquilla, suonavamo i nostri pezzi e non si facevano cover. Non pensavamo ad altro. Poi arrivò il servizio militare e il gruppo si sfaldò, anche perché si partiva in periodi diversi e ci mancò la continuità per proseguire.

Oltre a te chi erano i membri originali dei Quanah Parker?
Roberto Noè era il chitarrista, Roberto Veronese suonava il basso e so che adesso suona il contrabbasso in un gruppo jazz, il batterista era Giuliano Bianco con il quale ho poi suonato per dieci anni nella mia band di musica afrocubana Mi Ritmo, e di cantanti ne abbiamo avuti diversi: Alfio Bellunato, Alessandro Monti che ha poi pubblicato dei bellissimi dischi di musica più sperimentale e infine la cantante Maddalena Cutaia, anche se Alessandro è stato quello che ha passato più tempo all’interno dei Quanah Parker (e ha fornito anche l’ispirazione per vari testi). Nel gruppo convivevano più anime, come probabilmente avviene in ogni band progressiva. Roberto Noè adorava i Genesis e Adrian Belew, mentre la sezione ritmica era più vicina alla fusion e quindi questo creava delle situazioni interessanti con le quali confrontarmi, visto che quasi tutti i brani li scrivevo io (gli altri erano scritti da Roberto Noè).

C’erano locali che offrivano la possibilità di suonare live a giovani band come la vostra?
C’erano meno possibilità rispetto ad adesso. L’attività live dei gruppi rock si svolgeva soprattutto nei “dancing”, oppure in teatri o in festival e rassegne che si tenevano nei parchi della città. Ricordo un concerto di noi Quanah Parker ad una rassegna al Parco di Villa Ceresa a Mestre e altri concerti in alcuni teatrini parrocchiali o di quartiere.

Ma notavi delle difficoltà maggiori rispetto a qualche anno prima per esibirsi dal vivo o le possibilità erano già ridotte?
Era comunque già molto difficile imporsi dal vivo sul finire dei ’70, quando militavo in altre band, perché non c’era un giro di locali che ti dava la possibilità di far questo. In questa zona l’avvento della New Wave non cambiò le carte in tavola e non peggiorò la situazione già complessa di suo. C’era sì fermento culturale ma uscire dall’anonimato era difficile, a meno che tu non avessi un manager che ti permetteva di puntare in alto ma noi eravamo molto giovani e non avevamo quella mentalità. Noi eravamo appagati di suonare ciò che ci piaceva e basta.

Negli anni ’70 si percepiva la sensazione di vivere un momento musicale storico per l’Italia?
Più che altro vivevamo tutto come un evento. L’uscita di un disco era un evento così come i concerti del Banco, degli Area, di Santana, di Wakeman a cui ho assistito erano qualcosa che definirei “spirituale”. Un’altra grossa differenza con l’attualità è che pur avendo mezzi musicali più esigui venivano fuori cose molto originali. Prendiamo le tastiere analogiche di un tempo e confrontiamole con quelle attuali che hanno molti più suoni a disposizione e notiamo subito come il paragone non regge. A volte ho come la sensazione che adesso siano gli strumenti a guidare il musicista e non il contrario. Era un suono davvero unico quello delle tastiere analogiche. Detto questo, per motivi squisitamente pratici attualmente uso solo strumenti digitali, e in tal senso mi hanno molto affascinato e influenzato le sonorità usate da Rick Wakeman in DVD suoi e degli Yes come The Ultimate

Dopo lo scioglimento dei Quanah Parker tu hai continuato ad occuparti di musica. Vuoi illustrarci quali sono state le attività successive ai Quanah?
Per dieci anni circa, come ti accennavo prima, ho suonato con la mia Latin band Mi Ritmo, sempre facendo pezzi da me composti (e molti di questi pubblicati a stampa negli USA), e ho suonato come pianista in vari spettacoli teatrali. A partire dal 1990 ho scritto per la Ekay Music e la Neil A. Kjos Music Company numerosi metodi e libri di trascrizioni di assoli di pianoforte jazz indirizzati soprattutto al mercato americano e inglese: hanno avuto un grosso successo e ancora adesso ricevo richieste di lavoro e lettere di complimenti per quei libri. (Vedi ad esempio: http://www.amazon.com/The-Right-Hand-According-Tatum/dp/0943748852 e http://www.amazon.com/Jazz-Piano-Steinway-Library-Music/dp/1929009542) Poi iniziai a scrivere vari arrangiamenti pianistici e cominciarono a pubblicarmi questi materiali anche su alcune riviste guidate dal mio editore newyorkese Ed Shanaphy, una delle quali è Piano Today, una straordinaria rivista per musicisti. Successivamente, su queste riviste sono state pubblicate anche numerose mie composizioni, e recentemente anche vari miei arrangiamenti pianistici di brani prog degli Yes, di  Rick Wakeman, ma anche degli stessi Quanah Parker, come Prelude to “Sailor Song”, Chant of the Sea-Horse e After the Rain. A quanto ne so (e lo dico con molto orgoglio), i Quanah Parker probabilmente sono l’unica prog band italiana che ha al suo attivo delle composizioni originali pubblicate a stampa all’estero e più in particolare negli USA. La cosa bella è che vari lettori hanno scritto a queste riviste per manifestare il loro entusiasmo per questi materiali prog! Per Chant of the Sea-Horse ho anche ricevuto una lettera personale di apprezzamento da parte del grandissimo pianista jazz Dick Hyman, autore tra l’altro dello storico LP del 1969 MOOG: The Electric Eclectics of Dick Hyman, contenente il grande successo The Minotaur, che tanto influenzò Keith Emerson in Lucky Man all’epoca. Sempre nel campo dell’editoria musicale, negli anni Novanta ho tradotto e curato tutti i volumi italiani della celebre serie didattica statunitense BASTIEN per lo studio del pianoforte. Per motivi contrattuali, il mio nome non compare in copertina come traduttore, ad ogni modo ho tradotto tutti i 34 volumi finora usciti in edizione italiana, e per una decina d’anni ho girato periodicamente l’Italia come interprete di Jane, Lisa e Lori Bastien ai loro seminari per diffondere questa metodologia nelle scuole di musica italiane. Obiettivo pienamente raggiunto, dato che il metodo Bastien è diventato il più diffuso anche in Italia oltre che nel resto del mondo! Inoltre per diversi anni ho scritto per le riviste di musica “Blu Jazz”, “Jazz” e “Musica Jazz”, e anche per il quaderno musicologico “Ring-Shout”, diretto da Vincenzo Caporaletti dei Pierrot Lunaire. Sempre riguardo al jazz ho collaborato a RAI-RadioTre come autore di circa trecento puntate dei programmi Galleria del Jazz e Archivio del Jazz sulla storia di questa musica. In tempi più recenti, ho insegnato anche in conservatorio per 2 anni dove gestivo un corso specialistico sull’improvvisazione e la composizione nel ragtime e nello stile pianistico stride-jazz degli anni ’20 a New York. Ora insegno pianoforte moderno e tastiera elettronica in alcune scuole di musica di Venezia e Treviso e da circa dieci anni sono docente di “Civiltà Musicale Afro-americana” all’Università Ca’ Foscari di Venezia dove quest’anno il tema saranno proprio gli Yes e la storia del prog!

So che hai anche collaborato con Donella Del Monaco degli Opus Avantra…
Mi contattò nel 1999 per un disco, una raccolta di brani veneziani che prese poi il titolo di Venexia de oro. Inizialmente mi diede una casetta dove Alfredo Tisocco suonava alle tastiere l’accompagnamento di un brano meraviglioso, E mi me ne so ‘ndao, che pare sia il più vecchio pezzo veneziano che conosciamo. Donella mi chiese di trascrivere su spartito l’accompagnamento di Tisocco e di andare in studio con lei per inciderlo. Il mio nome non compare nei credits del disco, ma la tastiera-chitarrona che senti in quasi tutto il brano l’ho suonata io. Puoi sentirlo su YouTube http://youtu.be/cvgx7X-ngAI e sul sito di Donella http://www.donelladelmonaco.com/media/venexia_de_oro-e_mi_me_ne_so_ndao.mp3

Ricordi qualche band della zona particolarmente interessante?
Oltre Le Orme non c’era moltissimo. Gli Opus Avantra erano molto sperimentali, erano un gruppo d’avanguardia e non riuscirono mai ad elevarsi al di sopra del gruppo di culto. Io personalmente ascoltavo il prog tipico di Banco e P.F.M. oltre che i già citati Genesis e Yes, e ovviamente i dischi solisti del mio eroe Rick Wakeman. Ripeto, pensando ai gruppi di un certo tipo presenti in zona a me vengono in mente solo Le Orme. Tra l’altro con Tony Pagliuca ho anche avuto una piccola collaborazione per un suo progetto che purtroppo non è mai riuscito a pubblicare. Ricordo però che gli erano molto piaciuti 3-4 brani da me scritti e che voleva utilizzare per quel disco. C’era poi un gruppo, Il Mucchio, che ha inciso solo un disco, e uno dei suoi tastieristi (Sandro Zane) è stato successivamente un mio allievo per 2 anni. Qualche anno fa hanno anche tenuto dei concerti qua in zona ma poi son spariti di nuovo.

Secondo te a cosa è dovuto l’interesse di questi ultimi anni verso il prog dei ’70?
Alla straordinaria bellezza di questa musica. Secondo me non ci sono particolari filosofie dietro il ritorno d’interesse per il prog, e aggiungerei che mai come in questo caso il valore di un prodotto esce fuori alla distanza, con il passare del tempo.

Proprio però grazie a questo interessamento hai riformato i Quanah Parker…
Sì, è vero. Difatti alcuni vecchi fan hanno iniziato a scrivermi tramite mail chiedendomi di riformare il gruppo e così che ho iniziato a guardarmi attorno per trovare i musicisti adatti. Il primo nuovo membro è stato il chitarrista Giovanni Pirrotta, che è anche un mio collega in una scuola di musica, poi ho contattato Giorgio Salvadego, bassista, che già aveva suonato con i vecchi Quanah e un batterista di cui mi avevano parlato molto bene che è Paolo Ongaro, oltre che Andrea Cuzzolin come cantante. Con questa formazione abbiamo dato vari concerti e nel 2007 abbiamo partecipato con successo ad una importantissima rassegna internazionale a Mestre, MusicaContinua, dove suonarono anche gli Hatfield & the North. Tra l’altro c’è in ballo una collaborazione con Richard Sinclair che è stata frenata da cambi di line-up, perché sempre nel 2007 è subentrato al basso Francesco Calabrò e successivamente alla voce Sara Righetto. Inoltre, quando Paolo Ongaro è impegnato con il lavoro collabora con noi il nostro validissimo alternate drummer Massimiliano Conti. Capirai come anche la realizzazione di un disco è stata frenata da questi problemi. Abbiamo comunque realizzato un demovideo in DVD che è stato anche ben recensito sulle pagine di Movimenti Prog e abbiamo inciso un mini cd dal titolo After the Rain.

Segui un po’ la scena prog italiana attuale?
R: Non molto purtroppo perché il tempo è davvero poco. Oltre il lavoro e i Quanah Parker sto provando anche con una tribute band degli Yes, i Ritual, che mi porta via altro tempo ancora!

(Dichiarazioni raccolte da Luigi Cattaneo e Marco Causin il 10 aprile 2009)

domenica 17 marzo 2013

SILVER KEY, In the land of dreams (2012)

Arrivano finalmente al disco d’esordio i Silver Key, nati come tribute band dei Marillion (periodo Fish) nei ’90 e maturati a tal punto da aver preso la decisione di abbandonare quel materiale per proporne di loro. Ovvio che dopo anni passati a proporre un certo stile qualche peculiarità ti rimanga perlomeno addosso, intrisa nel tuo modo di scrivere, soprattutto se si considera che sei al primo album. E ciò si sente in special modo nelle splendide trame tastieristiche di Davide Manara che insieme al canto di Yuri Abietti (peraltro bravo autore dei testi) rimandano direttamente al tanto bistrattato new prog ottantiano e a gruppi come IQ, Pendragon, Twelfth Night e appunto Marillion. Completa il quadro una sezione ritmica solida con Alberto Grassi al basso e Viviano Crimella alla batteria e la chitarra di Carlo Monti, dinamico sia negli spunti elettrici che in quelli acustici. Si nota come gli intrecci strumentali siano stati particolarmente curati per creare una musica che sappia essere epica e melodica, piena di spunti sinfonici di grande effetto che sappiano essere facilmente ricordati ma non per questo banali. C’è quindi nel loro sound il congiungimento con un periodo ben radicato nella storia del rock progressivo ma lo sguardo dei Silver Key non è solo quello di un gruppo rispettoso ma attento anche nel creare qualcosa che risulti fresco e attuale. Ne è testimonianza la lunga suite The Silver Key, piuttosto consueta nel mantenere intatto lo spirito del genere ma assolutamente affascinante e davvero convincente in ogni sua parte. Ma non sono da meno brani emozionanti come Learn to let go o l’intensa ballata Welcome, chiusura veramente degna di un platter che si distingue per la qualità e la brillantezza del suo insieme. Come ho già detto non ci troviamo dinnanzi ad un lavoro complesso di difficile assimilazione ed i Silver key preferiscono concentrarsi su una scrittura immediata e ricca di passaggi melodici che conquistano sin dai primi ascolti, sempre sostenuti da idee tanto semplici quanto brillanti. Un disco di new prog che ha al suo interno un solido impianto classico, venature hard e attimi teatrali figli di anni spesi sul palco interpretando con dedizione i Marillion dell’era Fish. I Silver Key hanno ampie possibilità di crescita e l’attitudine giusta per confermare il loro valore nei prossimi lavori. (Luigi Cattaneo)

In the land of dreams (album trailer)

         

sabato 16 marzo 2013

MAURIZIO DI TOLLO, L'uomo Trasparente (2012)

Eccomi, seduto sui miei anni, aggrappato ai ricordi, in questa casa silenziosa, nudo e trasparente. Eccomi, affondo in silenzio, sulla dissolvenza del ricordo, nel cielo di piombo di questa città. Li attraverso uno ad uno senza mai incontrarli, solitudini disperse come la mia. Li attraverso senza mai toccarli, uomini soli, perduti, morti o forse mai nati. Eccomi, vorrei alzarmi domani, guardare oltre questa finestra sporca, oltre questa nebbia infinita e sentirmi un tutt’uno con il tempo, scivolare su di esso, cavalcarlo disperatamente, vivere nell’attimo che precede il mattino. Sì, vivere.

Basterebbero le liriche iniziali narrate da Ksenja Laginja per descrivere al meglio lo stato umorale e il cuore di questo esordio da solista per Maurizio Di Tollo, meglio conosciuto come batterista di band come La Maschera di Cera, Hostsonaten, Rohmer, Finisterre (giusto per citarne qualcuna). Facile pensare ad un disco progressivo a tutto tondo, soprattutto dopo aver sentito la voce di Alessandro Corvaglia (a quando un suo disco solista?) in Tannhauser . E invece questo rimane un episodio quasi isolato in mezzo a brani dalla forte vena intimistica e autunnale. Di Tollo si mette realmente a nudo facendosi aiutare da amici fidati conosciuti in anni di permanenza nel circuito prog nazionale. E allora in Pioggia sulla memoria appare anche Fabio Zuffanti, mentre nelle successive La curva dei pitosfori, Io sono quel cespuglio e Casomai Di Tollo ci consegna delle pagine bellissime e ricche di struggente sentimento, come un consumato cantautore. C’è un ritorno al prog con La poesia della carne in cui viene ripreso il tema principale esposto in Tannhauser salvo poi tornare ad un elegante cantautorato dalle tinte ora più psichedeliche ora più progressive delle ultime Milioni di occhi al cielo e I topi saranno i vincitori che ci mostrano un Di Tollo autore ispirato e incredibilmente maturo e consapevole, capace di proporre lati della sua personalità musicale sinora nascosti. Inoltre i testi paiono avere un importanza notevole nel comprendere appieno lo sviluppo narrativo dell’album e risultano spesso toccanti e sentiti. Il già ampio orizzonte musicale genovese degli ultimi anni si allarga ulteriormente e mostra nuovi e apprezzabili sviluppi. (Luigi Cattaneo)

La poesia della carne (Video)


https://www.youtube.com/watch?v=FnQ-kWrbtcI


  


giovedì 14 marzo 2013

JUMBO, Vietato ai minori di 18 anni? (1973)

Recensire un album dei Jumbo non è cosa facile per me, vista la mia sconfinata ammirazione per questa band. Da quando li ho scoperti, diversi anni fa, li ho sempre ritenuti un punto di arrivo del progressive anni settanta, in virtù soprattutto della loro originalità sonora totalmente svincolata dai modelli anglofoni (Genesis, Gentle Giant, Yes, Van Der Graaf Generator in primis), riferimento principale di molte formazioni italiane, ma soprattutto per le incredibili parti vocali e le tematiche affrontate nei testi.
Il gruppo nasce verso la fine degli anni sessanta su iniziativa del cantante e compositore Alvaro Fella, il cui soprannome “Jumbo” diede il nome alla formazione che a cavallo tra il 1972 ed il 1973 pubblica tre album. Vietato ai minori di 18 anni? chiude l'intensa ma breve carriera di questa band e può senza dubbio essere considerato il loro capolavoro sotto tutti gli aspetti. Il disco è la prosecuzione del loro precedente album dal titolo DNA, lavoro già incredibilmente maturo e originale dove si poteva ascoltare un ensemble in stato di grazia, capace di incantare l'ascoltatore attraverso continue tensioni e cambi umorali.
L’evoluzione creativa ha condotto la band al loro apice artistico, rappresentato dal suddetto album. Esso è un lavoro caratterizzato da una particolare durezza nei testi e nelle linee vocali di Alvaro Fella (voce solista, chitarra acustica, piano e tastiere), compositore della maggior parte dei pezzi che compongono l’LP e da una solida struttura musicale caratterizzata dalle chitarre hendrixiane di Daniele Bianchini e dalla possente e versatile sezione ritmica formata da Tullio Granatello e Aldo Gargano, rispettivamente batterista e bassista. A completare la formazione ci sono Sergio Conte (tastiere, organo, mellotron) e Dario Guidotti (flauto, armonica, chitarra acustica).
Il disco si apre con la rabbiosa Specchio, brano dal testo provocatorio (in origine si doveva chiamare Onanismo) dove la chitarra di Bianchini si destreggia in riff ed assoli hard di rara bellezza e la voce al vetriolo di Fella digrigna testi rabbiosi toccando la pancia ed il cuore degli ascoltatori (le liriche, così dure per l’epoca, furono motivo di censura).Vorrei spendere qualche parola in più su questo straordinario cantante il quale, senza fare inutili paragoni, è senza dubbio uno dei migliori cantanti della scena nazionale: la sua voce è perfettamente in equilibrio tra tecnica ed espressività ed i testi risultano essere un veicolo perfetto per poterla apprezzare nel pieno della sua intensità. Come vorrei essere uguale a te ha un inizio bucolico di chitarra acustica, per poi deflagare come una bomba direttamente nelle orecchie dell'ascoltatore con un groove possente esaltato dalla prestazione magistrale della sezione ritmica, sovrastata solamente dalla magniloquenza della voce di Fella. Via Larga tratta il tema, allora scomodo, della prostituzione: narra infatti la storia di una prostituta che, ribellandosi al suo sfruttatore viene assassinata da esso (... ed ora sei lì in quella pozza di sangue, hai gli occhi sbarrati ancora dal terrore... ). Gil è il pezzo più anomalo e psichedelico del disco, forse per la presenza di Franco Battiato al VCS3 e di Lino "Capra" Vaccina degli Aktuala alle percussioni. Stavolta si parla di eroina, amara parabola sull'illusoria fuga nella droga (... Gil faceva ballare il suo sangue. La mente viaggiava... ed un organo suonava mille bolle di sapone... ).  
In Vangelo viene criticata duramente la religione, mentre in 40 gradi viene toccato il tema dell’alcolismo, ed ancora una volta il connubio perfetto tra la voce di Fella ed i chiaroscuri chitarristici di Bianchini sono da antologia.Splendidi anche gli interventi organistici di Conte.
L’album termina con No, sfacciato proclama giovanile (ed ancora attuale secondo il parere di chi scrive) contro la borghesia. Non posso far altro che consigliarvi questo album (ma anche il precedente DNA) che sicuramente farà la gioia dei molti appassionati di prog anni '70 e trasversalmente di tutti coloro che amano la buona musica. (Marco Causin)

Specchio (Video)


lunedì 11 marzo 2013

MOGADOR, Absinthe Tales of Romantic Visions (2012)

Quanto si stanno dando da fare i Mogador per lasciare un segno in questa nuova fase del progressive italiano! Terzo disco a breve distanza l’uno dall’altro e soprattutto qualità e voglia di emergere che lasciano ben pensare per un futuro ancora più roseo. Il nuovo Absinthe tales of romantic visions mette in mostra una band compatta e certa dei propri mezzi, che non ha paura di confrontarsi con ballate intense (She sat and sang) o con brani di lunga durata e ricchi di contenuti (Hardships, Prometheus). Il trio formato da Richard George Allen (batteria e percussioni), Luca Briccola (chitarra, tastiere, basso e flauto) e Marco Terzaghi (voce) rimane ispirato per tutta la durata dell’album e non si avvertono cali di tensione lungo un percorso in cui si ritrovano umori tipici del prog rock nostrano ma anche inflessioni più sfacciatamente heavy. L’iniziale e strumentale Whispers to the moon, ispirata da Due uomini davanti alla luna del 1819, opera del pittore C.D. Friedrich, è dominata dal pianoforte di Briccola, bravo nel creare passaggi carichi di atmosfera in cui è possibile udire l’amore dei Mogador per il miglior periodo del progressive italiano. Non mancano momenti più spigolosi e ugualmente apprezzabili (Dreamland) a cui fanno da contraltare episodi delicati come la già citata She sat and sang in cui si possono apprezzare le doti vocali di Agnes Milewski (davvero una cantante di grande livello) e il violino di Filippo Pedretti che insieme al flauto di Briccola spostano tutto in direzione folk. In Where were ye all? i controcanti, le armonizzazioni vocali e le ritmiche che si dipanano ricordano gli Shadow Gallery e i Rush, mostrando anche di poter interpretare la materia progressiva attraverso forme stilistiche diverse. Un discorso che vale anche per Hardships, brano sognante e poetico che al classico sound progressivo aggiunge tocchi hard ben amalgamati nel contesto, creando quello che potrebbe essere definito un omaggio vibrante al genere e non una copia spudorata e già sentita. In Alone e Prometheus  alla voce troviamo Gabriele Bernasconi dei Clairvoyants, molto conosciuti per essere una delle più richieste tribute band degli Iron Maiden all’attivo ma anche per due recenti dischi di inediti, che nel primo caso non sposta l’asse verso lidi metal come si potrebbe pensare ma si lascia coinvolgere dalle toccanti note del piano di Briccola, mentre più vicina all’hard prog è la seconda, con parecchi cambi di tempo e un mood generale ancor più adatto alle capacità del vocalist. Heavy prog anche in Song of Saul before his last battle dove la sezione ritmica si dimostra agile e precisa, in special modo colpisce la forza dirompente di Allen che si è contraddistinto per precisione e dinamismo lungo tutto il platter. Inoltre molto curato appare l’aspetto testuale, incentrato su liriche di William Blake, Charles Baudelaire, Edgar Alan Poe (giusto per citarne qualcuno). Absinthe tales of romantic visions è un disco maturo che ha bisogno di diversi ascolti per essere pienamente assaporato viste le tante sfaccettature da cui è composto. I Mogador sono stati molto attenti nell’incanalare tutte le loro influenze all’interno di un percorso discretamente personale di indubbio gusto e valore. (Luigi Cattaneo)

Alone (Video)            

             

sabato 9 marzo 2013

MONO, You Are There (2006)

I giapponesi Mono sono da tempo uno dei nomi di riferimento più importanti della corrente post rock più comune e se vogliamo più tradizionalmente convenzionale. La band, con base a Tokyo, è attiva sin dalla fine degli anni Novanta e inizia ad incidere per Tzadik nel 2001, con l’album d’esordio Under the pipal tree. Nel 2004 i nipponici lasciano l’etichetta di John Zorn per approdare alla Temporary Residence. Dopo l’album Walking cloud and deep red sky, flag fluttered and the sun shined dello stesso anno, nel 2006 l’etichetta statunitense pubblica You are there, considerato il capitolo più celebre e riuscito del gruppo. Se la band è reminiscente della musica di Godspeed you! Black Emperor e Mogwai degli esordi, il riferimento stilistico più vicino – ed efficace – è quello rappresentato dagli Explosions In The Sky, dei quali sostanzialmente i Mono riprendono non solo lo spirito ma anche il modus operandi. Lunghi pezzi atmosferici e puramente strumentali, caratterizzati da crescendo climatici che alternano momenti di eterea stasi a sfuriate dove le chitarre si caricano di lancinanti distorsioni, rendendo il suono saturo e vibrante. Nel caso di You are there, la lunghezza dei pezzi diventa la costante, sfiorando in alcuni casi addirittura il quarto d’ora. Il canovaccio è dei più classici in pezzi come Yearning o Moonlight, dove i delicati arpeggi della chitarra sfociano in impennate chitarristiche, con abuso di feedback, riverberi e delay. La sensazione è di deja-vu e già sentito e nonostante un’indiscutibile perfezione formale raramente riescono a toccare le corde giuste. La produzione di Steve Albini dona un senso di incertezza e di mistero alle partiture dei giapponesi impreziosendo le orchestrazioni della title track, probabilmente il pezzo migliore dell’album. Forse, complessivamente, a livello di atmosfere, i momenti migliori sono rappresentati dall’intermezzo pastorale di The remains of the day, basato su un toccante dialogo tra piano e archi e A heart asked for the pleasure per glockenspiel e chitarra. Sono momenti isolati di un album che non si distoglie eccessivamente dagli stereotipi del filone e che personalmente mi sentirei di consigliare solo agli stretti appassionati del genere. (Paolo Cattaneo)

Yearning (Video)



mercoledì 6 marzo 2013

CLAUDIO ROCCHI, Essenza (1973)

Essenza è il quarto album di Claudio Rocchi, pubblicato nel 1973 dopo un viaggio in India. Dopo i bagliori di Volo magico e il relativo La norma del cielo che lo avevano portato a conquistare una buona fetta di pubblico e la ribalta costante dei festival alternativi della penisola, Rocchi come solito fare non si sedette sugli allori di una scrittura certa che poteva replicare le fortune già acquisite ma preferì contaminare ulteriormente la sua musica. Certamente lo stacco con il passato non fu così incisivo poiché Essenza non ha cambi di rotta drastici con quanto già fatto ed è un lavoro rocchiano in toto ma presenta ulteriori influenze mistiche figlie del viaggio appena concluso inserite perfettamente nel sound tipico del milanese. Anche in questo caso Rocchi dimostra di avere a cuore il dettaglio. E difatti in studio si circondò di ottimi musicisti, tra cui Mino Di Martino dei Giganti alla chitarra, l’immancabile Eugenio Pezza al pianoforte e al Mellotron, Elio D’Anna degli Osanna al sax e al flauto, oltre che utilizzare parecchi strumenti atipici come il bongo, il sitar, la tabla, il vibrafono, le percussioni. C’è tanto di acustico tra le sette tracce di Essenza, con Rocchi vicino in parte a Franco Battiato e Peter Hammil ma capace di mantenere inalterate le sue peculiarità e di spingere ancora più in là il suo essere musicista in cammino, sempre alla ricerca di qualcosa. In questo caso la sua musica esplora con ancora maggiore attenzione ciò che ha raccolto dall’India, sensazioni e spiritualità che hanno sempre interessato la sua arte e che diventano ancora più marcate. Soprattutto gli intrecci strumentali profumano di India (Radici e semi) e convincono pienamente, più di quando appaiono sonorità elettroniche ancora da calibrare adeguatamente (Per sciogliere un fiocco) o esperimenti che potevano essere più incisivi come l’harmonium che accompagna la voce di una bambina nella title track. Ma si sa, la voglia di stupire era prerogativa di quegli anni… Meraviglioso invece l’intervento di D’Anna in Sono un uomo (ma sarà fondamentale in ogni suo apporto), impreziosito da un testo pieno di poetica ed umanità e la percussiva E’ per te, anche qui giocata su liriche cariche di significato. Un disco che funziona meglio di La norma del cielo, appassiona di più e mostra maggiore coraggio. Realmente si avverte l’esigenza di essere comunicativi ma senza tralasciare di cercare una via alternativa per farlo, spaziando tra folk psichedelico, progressive e musica indiana ma tenendo una visione uniforme del lavoro. Sta qui forse la chiave della buona riuscita del disco e le grandezza di tutta la carriera di Rocchi. (Luigi Cattaneo)

Sono un uomo (Video)


domenica 3 marzo 2013

CAVALLI COCCHI, LANZETTI, ROVERSI (2011)


Chi scrive ha atteso con estrema curiosità il debutto di questo vero e proprio  supergruppo del progressive italiano. Tre nomi, uno più importante dell’altro per la nascita prima e la riscoperta poi del prog italiano. Su tutti ovviamente Bernando Lanzetti, voce dei mai dimenticati Acqua Fragile (due dischi all’attivo, il primo omonimo del 1973, il secondo, Mass Media Stars pubblicato l’anno successivo) e della P.F.M (per ben 3 album negli anni ‘70). Ma non meno importanti e degni di nota sono ovviamente Cristiano Roversi (tastierista e membro fondatore dei Moongarden e dei Catafalchi del Cyber) e Gigi Cavalli Cocchi (batterista già nella band di Ligabue, nei Mangala Vallis, nei Moongarden e presente anche in The Sanctuary di Alex Carpani). Insomma un trio con un curriculum da brividi. Se a questi nomi aggiungiamo tutta una serie di ospiti tra cui Aldo Tagliapietra (Le Orme), Flaco Biondini (Francesco Guccini), Steve Hackett (Genesis) giusto per citarne alcuni, si avrà la portata del valore dell’opera, che a parte qualche calo di ispirazione, non può che far la felicità dell’appassionato e perché no, anche dell’ascoltatore meno scafato, vista anche la forte componente melodica di cui è intriso il disco, complice anche la scelta di escludere l’utilizzo della chitarra elettrica a favore di quella acustica, che, a conti fatti, aggiunge ulteriore fascino all’opera. Life on Mars è un inizio ideale, la chitarra arpeggiata e il piano accompagnano un Lanzetti a cui il tempo non ha leso le straordinarie doti vocali ed espressive che lo hanno sempre contraddistinto. Colpisce la cura del particolare, dei cori e dell’aspetto anche emotivo che caratterizza questa opener, che lascia già intravedere le enormi potenzialità del disco. Ben più progressiva è JPG Card che riannoda i fili con il passato, chiamando in causa tanto la Premiata Forneria Marconi periodo Chocolate Kings tanto i Genesis e lo fa in maniera davvero egregia, mostrando capacità di scrittura e ispirazione, con Roversi bravissimo nell’utilizzo del mellotron e Cavalli Cocchi cuore pulsante del brano. Morning Comes è la rielaborazione di un pezzo degli Acqua Fragile, omaggio delicato e piacevole, a cui fa seguito una sentitissima Words got the power, ballata malinconica molto riuscita in cui è ancora protagonista l’accoppiata tastiere-chitarra acustica, ma il risultato non stanca, anzi è brillante e convincente proprio per quel suono raffinato e mai invadente che a dirla tutta è la caratteristica principale dell’intero album. A metà disco viene piazzato un brano più ritmato, Why should I, in cui si apprezza il lavoro di Roversi e la capacità della band di muoversi su registri e stili anche differenti tra loro. Le cose migliori vengono collocate in questa prima parte, mentre la seconda, pur presentando brani di indubbio interesse risulta leggermente più debole. Difatti ciò che segue si lascia ascoltare ma si nota l’assenza di un colpo risolutore che faccia realmente decollare le composizioni, anche se ci sono momenti comunque validi come la melodia sofferta di By this river (cover di un brano di Brian Eno), il sound accattivante in cui si rimane favorevolmente colpiti da un Lanzetti sopra le righe e da Roversi intarsiatore di suoni di Great love does burn fast e l’approccio con il jazz finemente acustico di The late hour. Arriva poi il colpo di coda finale nella bellissima Blue boy under an ethnic sky, guidata dal tocco sapiente di Roversi e da quello puntuale di Cavalli Cocchi, su cui si libra una prestazione da brivido di Lanzetti che si conferma uno dei migliori interpreti italiani non solo del passato ma anche del presente! La valutazione finale di un prodotto come questo non può quindi che essere positiva. Il disco pone al centro la qualità della scrittura piuttosto che schemi già visti e sentiti del progressive e aggiungerei che l’assenza della chitarra elettrica, per quanto atipica, ha giovato indubbiamente al lavoro, equilibrato e ben dosato tra parti prog e quelle più vicino alla forma canzone. Ci sono momenti dove l’intensità dell’album diminuisce ma il merito del gruppo è quello di muoversi tenendo d’occhio il passato glorioso del genere ma senza fossilizzarsi troppo. Viste le premesse ora non ci resta che attendere e capire quali ulteriori sviluppi può avere un progetto di questo tipo… (Luigi Cattaneo)

JPG Card (Video)



  

venerdì 1 marzo 2013

CONCERTI DEL MESE, MARZO 2013

venerdì 01 marzo
CARL PALMER BAND
PAPOZZE (RO) - Teatro Caruso
L'ossatura dello show è la riproposizione integrale di "Pictures at an exhibition" in versione power trio : chitarra, basso e batteria... nulla più !
http://www.carlpalmer.com/tourdates.php

venerdì 01 marzo
CAMELIAS GARDEN
ROMA - Club Gli Argonauti
http://www.facebook.com/events/610297592316923/?ref=22

venerdì 01 marzo
ROCCAFORTE
ALESSANDRIA - Fatto bene una volta http://www.roccaforte.it/italiano/tour.htm

sabato 02 marzo
ELISA MONTALDO
GENOVA - Sestri Ponente - Casper Drink-Pub

La tastierista del Tempio delle Clessidre presenta "disORDINE CROmO ilLOGICO", il suo solo concert !
Elisa -dice il volantino- "cercherà di trasportare i presenti attraverso paesaggi sonori senza tempo e spazio: l'atmosfera e le emozioni del momento verranno tradotte in musica in esclusive improvvisazioni sonore alla tastiera e sintetizzatore, piacevoli all'ascolto e, per chi vuole lasciarsi trasportare, imprevedibili e inedite. I colori avranno una parte importante nella serata e il pubblico sarà coinvolto in questo curioso esperimento. Le improvvisazioni melodiche saranno inframezzate da brani famosi presentati in personali interpretazioni in un mondo fatto di ricordi d'infanzia ed emozioni da ritrovare in un ipotetico incontro tra passato, presente e (perchè no) futuro . Un viaggio senza spazio e senza tempo, appunto, in disORDINE CROmO ilLOGICO".
Per prenotare, mandare un messaggio privato su FB all'organizzatore dell'evento Davide Barletta.
https://www.facebook.com/events/137275526441838/?ref=22

sabato 02 marzo
SYNDONE
TORINO - Al Piccolo Regio
http://www.syndone.it/syndone/index.php/it/tour

sabato 02 marzo
PLATONICK DIVE
FIRENZE - Tender Club
http://www.platonickdive.com/?page_id=133

sabato 02 marzo
SYCAMORE AGE
GROTTAZZOLINA (FM) - Tam Club
http://www.sycamoreage.com/?page_id=7

sabato 02 marzo
NAPOLI CENTRALE
POMIGLIANO D'ARCO (NA) - Teatro Gloria
http://www.facebook.com/events/508869589156124/?ref=22

sabato 02 marzo
ARTURO STÀLTERI
CASARANO (LE) - Cinema-teatro Manzoni
http://www.facebook.com/pages/Arturo...73169986074114

domenica 03 marzo
IL BABAU E I MALEDETTI CRETINI
SEGRATE (MI) - CSA Baraonda

Presentazione ufficiale de "La Maschera della Morte Rossa", da Edgar Allan Poe.
Sono graditi maschere e travestimenti a tema !
http://www.facebook.com/events/453468058052922/?ref=22

domenica 03 marzo
MASSIMO GIUNTOLI
MILANO - Teatro del Vigentino

In duo con Clara Zucchetti, Giuntoli ripropone "Pie Glue! - Singing the beat generation", ovvero lo spettacolo proposto pochi giorni fa a La Casa di Alex. Qualora ve lo foste perso, milanesi, stavolta non esitate : vi assicuro che il tasso di progressività della musica è molto più alto di quanto crediate.
http://www.teatrodelvigentino.it/ind...=147&Itemid=64

mercoledì 06 marzo
SYCAMORE AGE
MILANO - TNT Club
giovedì 07 marzo
TAIPUVA LUOTISUORA
GROSSETO - Spazio 72
http://www.luotisuora.net/


venerdì 08 marzo
STEREOKIMONO
BOLOGNA - Freakout Club
Son TROPPO forti : guardatevi 'sto video...
http://www.youtube.com/watch?v=oLBR4uHqmjo
https://www.facebook.com/events/576589079019308/?ref=22

venerdì 08 marzo
AREA
MASSA - Teatro dei Servi
http://www.area-internationalpopulargroup.com/

venerdì 08 marzo
TAIPUVA LUOTISUORA
ORTONOVO (SP) - Made
venerdì 08 marzo / sabato 09 marzo

venerdì 08 marzo / sabato 09 marzo CHICK COREA & THE VIGIL
MILANO - Blue Note

Qui non si parla esattamente di "prog" ma... càpperi... QUESTI son concerti !
http://www.bluenotemilano.com/evento...and-the-vigil/

venerdì 08 marzo
OREGON
TORINO - Folk Club
http://www.folkclub.it/concert/card/88/

venerdì 08 marzo
EMBRACE OF DISHARMONY
ALATRI (FR) - La Perla Nera
https://www.facebook.com/EmbraceOfDisharmony

sabato 09 marzo
FEM PROG BAND
UBOLDO (VA) - Garage Club
http://www.facebook.com/events/353009584804057/

sabato 09 marzo
TAIPUVA LUOTISUORA
CALENZANO (FI) - Cycle
sabato 09 marzo
AREA
MORBEGNO (SO) - Auditorium Sant'Antonio
sabato 09 marzo
QUANAH PARKER
LUGAGNANO DI SONA (VR) - Club Il Giardino
http://www.clubilgiardino.org/eventi...-quanah-parker

sabato 09 marzo
GAVIN HARRISON
ROMA - Morena - Stazione Birra
http://www.stazionebirra.biz/GAVIN-H...e-,E1,986.html

domenica 10 marzo
THRESHOLD
TRAVAGLIATO (BS) - Circolo Colony

E' decisamente il caso di spendere qualche parola su questo concerto, unprogsters.
I Threshold (che -a mia memoria- non si vedevano in Italia da secoli, se mai si son visti) sono la band di Karl Groom (Pendragon, Landmarq, Shadowland) e Damian Wilson (Landmarq, Ayreon, Rick Wakeman Band, etc) : la loro carriera inizia nel lontano 1988. Che dire del loro sound ? Secondo me, è il prog-metal che può piacere anche a chi ama il classico new-prog britannico... e al tempo stesso il new-prog britannico che può incontrare il gusto di chi ama il prog-metal. Ad aprire per i Threshold, due band - almeno una delle quali DECISAMENTE interessante... gli Enochian Theory. Se aggiungo che quella di Travagliato è (manco a dirlo) l'unica data italiana, posso pensare d'avervi convinto ad andare, vero ?
http://www.thresh.net/touring.htm
http://www.progarchives.com/artist.asp?id=333
http://www.enochiantheory.co.uk/

domenica 10 marzo
GAVIN HARRISON
PRATO - Keller Platz
http://www.kellerplatz.com/site2012/...z.php?idsc=341

domenica 10 marzo
KINGCROW
ROMA - Osteria Nuova - Crossroads

I Kingcrow scaldano i motori in attesa di lanciarsi verso l'America...
http://www.crossroadsliveclub.com/#

lunedì 11 marzo
THRESHOLD
LUBIANA (Slovenia) - Orto Club

Le tante date interessanti a Lubiana le segnalo a favore di triestini e friulani in generale. Per loro, davvero comodissime !

mercoledì 13 marzo
AREA
CREMA (CR) - Teatro San Domenico

giovedì 14 marzo
SYCAMORE AGE
ROMA - Angelo Mai

venerdì 15 marzo
SANDCASTLE
BERGAMO - Agorà del Polaresco

Presentazione ufficiale del loro primo full-length, "And then we collide" (con quartetto d'archi).
http://www.sandcastleband.com/


venerdì 15 marzo
PLATONICK DIVE
VITTORIO VENETO (TV) - Spazio MAVV

venerdì 15 marzo
PROFUSION
PRATO - Exenzia

Prima dei Profusion, il prog-metal dei Blinding Tears. Si inizia sul tardino : ore 23:00 !
venerdì 15 marzo
AREA
NAPOLI - Teatro Trianon

In apertura, gli Slivovitz.
venerdì 15 marzo
THE ELECTRIC EPIC
TOLONE (Francia) - Tandem
http://calyx.perso.neuf.fr/


sabato 16 marzo
GRAN TURISMO VELOCE
MILANO - La Casa di Alex

Wow ! In apertura di serata, i Camelias Garden con la presentazione in anteprima assoluta dell'album di debutto, "You have a chance" : le prime copie saranno messe in vendita proprio a La Casa. A seguire, le Tute Rosse in formazione completa : batterista in carne ed ossa quindi...
http://it-it.facebook.com/events/329...878516/?ref=22

sabato 16 marzo
CARL PALMER BAND
LUGAGNANO DI SONA - Club Il Giardino
sabato 16 marzo
PLATONICK DIVE
PERUGIA - Loop
sabato

EMBRACE OF DISHARMONY
TIVOLI (RM) - Dissesto Musicale

Sono in cartellone anche i Too Left 2 Be Right e i Rainfall


FIABA
MESSINA
- t.b.a.
Tenete d'occhio la loro pagina FB e/o il loro sito, a presto dettagli precisi sulla venue.
http://www.fiabaweb.com/
http://www.facebook.com/pages/Fiaba/107791452595142

IL FAUNO DI MARMO
MONFALCONE (GO) - Il Bar dello Sport
http://www.facebook.com/events/348220448629447/?ref=22

SLIVOVITZ
ANGRI (SA) - Onda Sonora
http://www.facebook.com/events/320330018070675/

domenica 17 marzo
THE PINEAPPLE THIEF
PRATTELN (cantone Basilea, Svizzera) - Galery Music Bar
http://www.pineapplethief.com/gigs/

SILVER KEY
MANTOVA - ARCI Virgilio
http://www.facebook.com/pages/Silver...99566720070000

lunedì 18 marzo
THE PINEAPPLE THIEF
LUBIANA (Slovenia) - Gala Hala
giovedì 21 marzo

giovedì 21 marzoDAMO SUZUKI NETWORK
BOLOGNA - Freakout CLUB

Damo... vecchio freakkettone... sempre un piacere rivedere in giro una delle colonne dei mitici Can !
http://www.damosuzuki.com/live/

SANDCASTLE
CASTEL ROZZONE (BG) - Officina 43


BRESSO (MI) - Blue Rose SaloonMuscolare serata a tre band, tutta all'insegna di prog-metal e power metal. Gli headliner sono gli Odd Dimension (che presentano il nuovo album) ma -diciamolo- molti (se non i più) saranno curiosi di scoprire qualcosa sui Mirrormaze, gli outsiders della prossima "2 Days Prog + 1 2013" a Veruno...

CAMELIAS GARDEN
ROMA - Le Mura Music Bar
Nell'ambito della rassegna "All together now".
https://www.facebook.com/lemuralivemusicbar

venerdì 22 marzo
JUNKFOOD
VICENZA - Teatro Kitchen
http://www.junkfood4et.com/index/?lang=it

venerdì 22 marzo
THE TRIP
ROMA - Osteria Nuova - Crossroads
http://www.crossroadsliveclub.com/bi...e/thetrip.html


venerdì 22 marzo
ALAN SORRENTI
ASCOLI PICENO - Break Live

In campana, unprogsters... perchè il buon Alan, dopo aver rimesso (abbastanza timidamente, direi) il naso fuori alla Prog Exhibition romana di due anni fa, ora pare determinato a fare le cose sul serio con una band nuova di zecca (comprendente, si dice, alcuni membri dei Planet Funk). Fonti autorevoli mi riferiscono della sua intenzione di riproporre il suo periodo prog : "Aria", "Vecchio incensiere", etc etc...
http://www.musicclub.eu/band/1216022.../alan-sorrenti

venerdì 22 marzo
CAMELIAS GARDEN
ROMA - Revolver Live Club

sabato 23 marzo
DAMO SUZUKI NETWORK
AREZZO - Karemaski
sabato 23 marzo
GODFLESH
MEZZAGO (MB) - Bloom
http://www.bloomnet.org/musica/event...-violenta.html

sabato 23 marzo
AREA
PORDENONE - Deposito Giordani
sabato 23 marzo
DÉMODÉ
BUDOIA (PN) - Cà del Bosco
http://www.wearedemode.com/

sabato 23 marzoLINGALAD
MELZO (MI) - piazza Vittorio Emanuele
Il primo open air della stagione prog ! Ocio, si suona alle ore 16:00.
https://apps.facebook.com/concertsby...&came_from=123

sabato 23 marzo
DELIRIUM
GENOVA - Il Cancello del Cinabro
http://www.oicl.it/cancello%20del%20...irium23313.htm

sabato 23 marzo
EGOBAND
LIVORNO - Cavern
http://www.myspace.com/wwwmyspacecomego

domenica 24 marzo
DAMO SUZUKI NETWORK
ROMA - Angelo Mai

Unprogsters, ammetto la mia perplessità : se stiamo al sito di Damo, la data romana sarebbe domenica 24... ma più di un sito, in Rete, indica invece il 22. Spero che la cosa venga chiarita al più presto.


lunedì 25 marzo
JUNKFOOD
BOLOGNA - Kinodromo
http://www.junkfood4et.com/index/?lang=it

mercoledì 27 marzo
AREA
MILANO - Teatro dell'Elfo
mercoledì 27 marzo
CAMELIAS GARDEN
ROMA - Traffic

I Camelias faranno da opener per gli Antimatter.
http://trafficlive.org/evento.php?id=407

giovedì 28 marzo
STEVEN WILSON
ASSAGO (MI) - Teatro della Luna
http://www.ticketone.it/tickets.html...FYdd3godk2cANA
Wow, che band da paura s'è tirato dietro il buon Steven ! UNICA DATA ITALIANA.giovedì 28 marzo
ODESSA
MAROTTA (PU) - Sun City
http://www.odessazone.com/concerti.html

venerdì 29 marzo
DINO FIORE
SAN SEBASTIANO DA PO (TO) - Ludwig Stube

Presentazione ufficiale di "Fleur Folia", solo album del bassista de Il Castello di Atlante, da poco pubblicato su etichetta Electromantic Records. Dino suonerà con una estemporanea band composta da membri del Castello e degli Arti & Mestieri.
Ore 21:30, se arrivate un po' prima c'è anche un mini-buffet...
venerdì 29 marzo
ROBERTO GATTO ELECTRIO
MARGHERA (VE) - Al Vapore

L'Electrio (Gatto alla batteria, Alfonso Santimone alle tastiere e Pierpaolo Ranieri al basso) ha in programma un impegnativo, capillare tour italiano. Tutte le date al seguente link...
http://www.musicclub.eu/band/1134490.../roberto-gatto

venerdì 29 marzo
LA MASCHERA DI CERA
CALVARI (GE) - Muddy Waters
http://www.muddywaters.it/marzo-2013.html

venerdì 29 marzo
PLATONICK DIVE
PISA - Greentech Festival
http://www.platonickdive.com/?page_id=133

sabato 30 marzo
LEMURA
CHERASCO (CN) - fraz. Roreto - Magazzino Musicale Merula

Ocio : si suona alle 16:00 ! Detto ciò, mai sentito nulla dei biellesi Lemura (o Le Mura ?), ma da come si presentano direi che vale quanto meno la pena di tenerli d'occhio, no ?
http://www.merula.com/eventi/scheda/?id=724

 
sabato 30
MARCO CAUSIN (chitarrista di Elisir D'Ambrosia)
ERACLEA MARE-Barlume
La serata è un pò particolare, perchè Marco accompagnerà un dj e improvviserà su basi dance!!!
 

sabato 30 marzo
A RAINY DAY IN BERGEN
SALERNO - Mumble Rumble
http://www.arainydayinbergen.com/wordpress/?page_id=92

domenica 31 marzo
SYCAMORE AGE
CASTIGLION FIORENTINO (AR) - Velvet Underground
http://www.sycamoreage.com/?page_id=7

Tenete sempre d'occhio il thread, mi raccomando...

Keep the Flame burning !