Dalle pagine di
ProgressivaMente poche volte ci siamo occupati di gruppi metal. Quelle poche
eccezioni erano dovute anche alla qualità altissima degli album recensiti. E i
Wake Arkane confermano questa nostra personale attitudine. La band nasce nel
2005 con il nome The Wake e registrano l’anno seguente l’ep Cumbersome, un piccolo assaggio del loro
potenziale che ricevette buoni riscontri dalla stampa specializzata. Con il
nuovo e attuale monicker e l’arrivo di Luca Difato alla chitarra l’ensemble
inizia a cercare il suono adatto per il primo full lenght. Oltre all’ottimo
Difato (che collabora con l’orchestra sinfonica di Milano G. Verdi e
l’orchestra dell’Università degli Studi di Milano), i Wake Arkane sono composti
da Helios Ingrassano alla voce (bravo nel dividersi tra parti in growl e altre
pulite), Riccardo Rebughini alla chitarra, bravissimo ma mai invadente o sopra
le righe e la coppia ritmica formata da Matteo Belloni al basso e Federico De
Zani alla batteria, abilissimi nel muoversi tra tempi dispari e soluzioni
intricate. In questo The Black Season risulta
però non di secondo piano la presenza dell’Archimisti String Quartet (doppio
violino, viola e violoncello) che ammorbidisce il furioso death metal del
quintetto. Questo debutto ha tutti i connotati del piccolo capolavoro, sempre
che si amino band come Death, Atheist e Sadist, gruppi che hanno sempre cercato
di infarcire di progressive la loro proposta. L’album è stato masterizzato da
Dan Swano che vanta collaborazioni con pezzi da novanta della scena heavy come Edge
of Sanity e Katatonia e ha prestato la sua voce per The Numb Experience, uno dei pezzi più epici tra i presenti. La
forza del death si incontra con il pathos del prog in questo The Black Season, lavoro dove ci sono le atmosfere gotiche dei
Moonspell, il progressive degli Opeth e le ritmiche spiazzanti dei Tool, il
tutto condito da una sana dose di malinconia. I Wake Arkane lungo tutto il
cammino mostrano professionalità e un invidiabile preparazione tecnica che
permette loro di creare brani di elevata difficoltà senza dimenticare di porre
l’accento verso lidi melodici di indubbio gusto (Human Dust Debris). La tecnica viene utilizzata per composizioni
impeccabili da tutti i punti di vista e i musicisti non si lasciano andare a
meri esercizi di bravura come talvolta accade nel progressive metal. Nulla è
lasciato al caso, dalla scelta dei suoni all’artwork e anche gli ospiti sono al
posto giusto nel momento giusto. Oltre ai già citati Swano e al quartetto
d’archi, figura Barbara Schera Vanoli dei Dama nella splendida Berenice, un episodio riconducibile al
gothic dei Paradise Lost. Molto interessanti gli sprazzi arabeggianti di Swallowed by the afterglow, la
potentissima Apophis’ monolithes, la
melodia delicata di Outshined e la
lunga chiusura di Diluvio, il brano
dove convergono al meglio tutte le caratteristiche del suono Wake Arkane. Disco
raffinato e imperdibile per tutti gli amanti del genere. (Luigi Cattaneo)
Apophis' Monolithes (Video)