mercoledì 26 giugno 2013

CLAUDIO ROCCHI & EFFERVESCENT ELEPHANTS, Claudio Rocchi & Effervescent Elephants (2011)


Più un disco di Claudio Rocchi o degli Effervescent Elephants quello pubblicato dalla Psych Out di Cosimino Pecere (divulgatore consapevole di tante realtà profondamente underground)? Traccia dopo traccia ci si accorge che le 2 anime musicali si sono incontrate e hanno sviluppato una linea comune che ha portato ad un lavoro sincero e discretamente piacevole. Rocchi è autore di vecchio corso e sa come affascinare a distanza di più di quarant’anni dalle sue prime apparizioni, gli Effervescent sono un gruppo che ha fatto della psichedelia la propria ragione di vita (sono in attività dagli anni ’80). Rocchi e il gruppo hanno dialogato a distanza e le varie tracce sono nate dalla mente e dalla chitarra di Lodovico Ellena per poi essere articolate dal pensiero, dalla voce e dallo stile di Claudio. Anche così però il risultato risulta positivo e c’è una coesione di fondo da non sottovalutare, come se le idee trovassero un loro naturale percorso. Di nuovo in pentola non bolle nulla, sia chiaro, ma brani come Gli Apostoli, in cui spicca anche il flauto di Domenico Salussolia, l’iniziale invettiva di Niente di meno, semplice ma fortemente incisiva (Niente di meno, che ridere forte, a questa politica. Vedrai che sorpresa se ridono tutti, sarà un’altra musica… Esistono porte che portano altrove, apriamole subito) o la conclusiva e strumentale Rigel’s trail mostrano un cantautore ancora desideroso di esprimere il suo fabbisogno di spiritualità e una band che ha le giuste capacità per assecondare urgenze espressive che rimandano agli anni ‘70 di Rocchi, pur non mettendosi musicalmente da parte ma facendo valere esperienza e personalità. Non tutto luccica però e un paio di episodi scontano forse un eccessiva prolissità (Apollo & le Muse, La Mecca) che non fa decollare del tutto i pezzi in questione che avrebbero probabilmente beneficiato di una maggiore sintesi. Claudio Rocchi & Effervescent Elephants, pur con qualche limite, è un album che interesserà sicuramente gli amanti di un certo cantautorato folk di matrice psichedelica ma potrebbe incuriosire anche quelli più affezionati alla stagione d’oro del progressive rock (ma dimenticatevi suite di matrice classica e affini). Da diffondere anche perché una delle ultime prove discografiche di Rocchi prima della sua prematura scomparsa avvenuta giusto qualche giorno fa. (Luigi Cattaneo)
 
 

             




 

venerdì 21 giugno 2013

SURSUMCORDA, Musica D'acqua (2013)


Parlare dei Sursumcorda (nome che arriva da un detto popolare che significa su con la vita, che a sua volta proviene da una parola latina traducibile con in alto i cuori) cercando di tenere a distanza le emozioni che mi suscitano è impresa ardua. Tentando di avere un certo distacco critico continuo a pensare già dal precedente La porta dietro la cascata come questo gruppo, attivo anche e soprattutto nel settore delle colonne sonore, che ha vinto tanti premi in Italia non abbia ancora raggiunto il giusto status, se non tra gli addetti ai lavori. Solito problema italico, dirà qualcuno di voi, dove in classifica si trovano personaggi che di musicale han ben poco. Lungi da me voler proporre i Sursumcorda al prossimo Sanremo (che poi perché non sdoganare musica strumentale anche nella città dei fiori?) ma questa è una band che ha uno stato qualitativo davvero sopra la media. In questo nuovo Musica d’acqua trovano spazio le musiche che hanno caratterizzato Francesco e Bjorn di Fausto Caviglia, un documentario sul rapporto tra un autistico e il suo educatore che ha vinto ben 9 premi nel 2012 (fa rabbia pensare che robetta come Amici abbia tutto il risalto del caso), Amir, un film di Jerry D’Avino e le musiche di un laboratorio creativo (www.raccortisociali.it). Ma sotto quale etichetta si possono piazzare i Sursumcorda? Non è semplice dirlo. Si potrebbe parlare di un folk sui generis con contaminazioni etniche e spinte orchestrali, anche per via dei tanti strumenti utilizzati dai milanesi (salterio, kalimba, sansula, xilofono, dulcimer, benjo, kora, viella, guzheng e una serie di strumenti acustici, a corda e ad arco), ma la loro particolarità è sicuramente l’elemento più curioso e interessante che balza all’orecchio. Un’atmosfera intima e sognante fortemente espressiva che si snoda attraverso 11 brevi tracce strumentali che andrebbero correlate alle immagini per via di quella potenza visionaria intrinseca e che viene fuori comunque con inaudito fervore. Pur se il disco vive di progetti diversi tra loro i Sursumcorda mantengono ispirazione e suggestione, riuscendo a essere raffinati e originali pur senza perdere di vista la comunicabilità della propria arte, in un equilibrio solido e consistente. Folk che vaga tra radici mediterranee ma cerca sviluppi sudamericani e tocchi balcanici, in un susseguirsi di chicche in cui si nota la classe dei musicisti coinvolti, tra cui spiccano i due chitarristi Giampiero Sanzari e Piero Bruni (che suonano diversi strumenti), Simone Rossetti Bazzaro al violino (ma anche alla viola e alla viola d’amore) e gli inserimenti del pianoforte di Giulio Pomponi e della tromba di Raffaele Kohler. Ma tutti i presenti hanno spiccate qualità a conferma di una realtà italiana poco conosciuta ma piena di talento. (Luigi Cattaneo)
 
Entropia (Video)
 
 

 

mercoledì 19 giugno 2013

FORZANOVE, Autoanalisi (1981)


Dopo aver ascoltato svariate volte il disco in questione mi fermo a pensare a quanto doveva essere complicato e difficile suscitare interesse nei non appassionati di progressive durante gli anni ’80, un periodo dove certe sonorità apparivano (ahimè) già stantie. Ma come i Forzanove quante altre band si trovavano in questa situazione? Centinaia, probabilmente, che non hanno avuto nemmeno la fortuna di esprimersi attraverso un disco come invece è capitato ai veneti. La band di Eraclea riuscì a trovare un contratto con una piccola etichetta discografica di Milano, la Top Records, per pubblicare l’album d’esordio Autoanalisi. Ma di fronte a che disco ci troviamo? Sicuramente Autoanalisi non è un disco prog alla Yes o alla Genesis, quindi nessuna suite o brani dalla struttura particolarmente complessa. Anzi, i Forzanove prediligono la forma canzone e pongono grande attenzione verso momenti intimi e comunicativi. D’altronde, proprio come mi ha confessato Claudio Causin, chitarrista e massimo compositore del gruppo, il loro era un rock influenzato dal progressive, onesto e di fervido entusiasmo, quello di una band che dopo aver ascoltato per un intera decade il meglio della musica targata ’70 decide di dar vita ad un lavoro figlio diretto di quella passione. La title-track, potente e ben rifinita, apre il disco e subito emerge l’ottimo lavoro d’insieme, che convince appieno anche senza mostrare momenti individuali particolarmente interessanti. Il punto di forza del brano appare proprio il voler creare un suono compatto e scevro di ogni eccesso strumentale. Un mattino si presenta intensa e ben dosata tra momenti soffusi (la prima parte) e maggiormente viscerali (la parte finale) in cui spicca la voce sofferta di Piero Bianco, carismatico e capace di ricordare in alcuni passaggi la rabbia di Alvaro Fella dei Jumbo.Toni da ballata per Hai vinto tu, con la voce di Bianco sostenuta dalle tastiere di Mauro Pascal e dalla chitarra di Causin che nel finale esegue anche un’ interessante solo, primo vero momento solistico del disco. Le successive Lo specchio e Vieni, dai mettono in mostra il lato più rock del gruppo. Lo specchio, pur non convincendo totalmente, mette in evidenza il grande lavoro della sezione ritmica, mentre Vieni, dai sembra un vero e proprio omaggio, sia musicale che testuale, ai Garybaldi di Nuda. Il lato B si apre con Avessi un paio d’ali, delicata ballata di grande semplicità che sembra scritta apposta per esaltare le qualità interpretative di Bianco che, a dire il vero, riesce ad esprimersi su ottimi livelli sia in brani come questo sia in pezzi più tirati e ruvidi. Vicino alla P.F.M. di Suonare Suonare, la successiva Fermatevi un po’, che però non lascia grandi segni. Molto più interessante Deserto, decisamente fresca e vigorosa, giocata nuovamente sulla grande partecipazione collettiva del gruppo, un momento d’insieme che spinge, questa volta, il brano in direzione decisamente progressiva. LP chiuso da Coming with a traveling band, unico brano cantato in inglese ed energico omaggio del gruppo al rock blues, altra grande passione del bravo Causin. Autoanalisi non è sicuramente un capolavoro o un disco memorabile ma è ben fatto perché ricco di pathos e di cuore, dove emerge la grande passione, oltre che la qualità, dei singoli musicisti per suoni di un passato non così lontano. Inoltre i veneti hanno il merito di aver provato ad emergere in un contesto musicale ormai differente da quello di qualche anno prima e le difficoltà risultavano sicuramente ampliate. Peccato non essere riusciti a creare più nulla, ma, come ho già detto, chissà quante band... (Luigi Cattaneo)
 
Autoanalisi (Video)
 
  

sabato 15 giugno 2013

CAMELIAS GARDEN, You have a Chance (2013)


La Fading Records, pur se etichetta ancora giovane e da poco in pista, dimostra di avere ad ogni uscita le carte in regola per stabilizzarsi con decisione all’interno del sempre più popolato progressive italiano e non solo. D’altronde essere una costola della già affermata Altrock vorrà pur dire qualcosa. Quindi dopo band celebrate per esordi di spessore come Sanhedrin, Ciccada o Ske (giusto per citarne qualcuna) il catalogo si arricchisce con questi Camelias Garden, segno di un sottosuolo sempre più vivo e fervido di immaginazione. La stessa che utilizzano i romani per l’esordio You Have a Chance, in cui si ritrovano le sensazioni già vissute per gruppi storici del prog come gli Acqua Fragile e i Camel o altri più attuali come La Maschera di Cera, gli Hostsonaten e il progetto Cavalli Cocchi-Lanzetti-Roversi. La band, nata da un’idea del polistrumentista Valerio Smordoni, si è ampliata e ha di conseguenza incluso diverse influenze che sono vive, presenti, ma che non diventano preponderanti l’una sull’altra. Folk progressivo pieno di grazia e sensibilità che davvero non fa pensare ad un gruppo di esordienti, vista la maturità con cui è stato inciso. Appaiono pregevoli il lavoro di Manolo D’Antonio, che con la sua chitarra acustica tratteggia buona parte delle tracce e quello di Smordoni, che con le sue tastiere vira in territori vintage, in special modo quando utilizza il Minimoog, come nella parte strumentale di The Remark, un omaggio alla P.F.M. e al suono d’annata di Flavio Premoli. Smordoni, factotum della band, oltre a essere un abile strumentista, si dimostra un cantante dotato di espressività e la sua voce si sposa più che bene con il clima che si respira lungo tutto il platter e inoltre i toni acustici che popolano il disco sembrano pensati apposta per la sua ugola. Basti ascoltare la delicata melodia di Knight’s Vow o la trascinante Mellow Days, bellissimo esempio di come si possa essere vintage pur mantenendo una certa freschezza, merito anche di capacità compositive indubbiamente di buonissimo livello. Tutto l’album è arrangiato in maniera accorta, studiate nei minimi dettagli appaiono le armonizzazioni vocali compiute dal gruppo e si denota una voglia di rimanere aggrappati al progressive senza forzare la mano verso suite e canoni prestabiliti, prediligendo un approccio più semplice ed immediato alla materia. You have a chance è un disco che non presenta novità stilistiche ma risulta comunque ricco di atmosfere sognanti, di brani dal sapore delicato e realmente intensi. Piccolo gioiellino. (Luigi Cattaneo)
 
Knight's Vow (Video)
 
               

mercoledì 12 giugno 2013

FEM, Epsilon (2012)


Forza Elettro Motrice. O più semplicemente FEM. In omaggio ad un periodo di nomi altisonanti, bizzarri e di suoni che ad oggi vengono etichettati come vintage. Delineata la cornice, il gruppo originario di Meda compone il quadro con un ep d’esordio, Epsilon, prodotto e distribuito in piena autonomia. E il risultato è un disco che nella sua breve durata mette in luce le passioni, le fonti da cui la band ha attinto, le sonorità e le strutture guida dell’iniziale percorso svolto dai FEM. E allora si sente l’eco di gruppi come PFM, New Trolls, Banco, Castello di Atlante, rivisitati con la loro sensibilità e il loro stile, proprio come hanno fatto complessi contemporanei (Torre dell’alchimista, Pandora, La Coscienza di Zeno). Se è vero che nulla di nuovo o particolarmente originale viene proposto è anche vero che i 3 brani presenti (più un introduzione) sono godibilissimi e non stancano anche dopo ripetuti ascolti. Le trame strumentali appaiono l’aspetto più curato del lavoro, soprattutto quelle del chitarrista Paolo Colombo e quelle tastieristiche di Alberto Citterio alle prese con pianoforte, Minimoog, Hammond e Mellotron. Buona l’esecuzione vocale di Giacomo Balzarotti, elemento che potrebbe fare la differenza in futuro, viste le troppe band che danno ancora poca importanza a quest’aspetto. Dei pezzi che compongono Epsilon il meglio riuscito è Noi, granelli di sabbia, ottimo esempio di prog sinfonico in cui ritroviamo tutti gli elementi tipici del genere. Le premesse fan ben sperare per un disco più corposo che i FEM a quanto pare hanno già in cantiere, un concept su un racconto del tedesco Kurd Lasswitz. In attesa magari di una distribuzione che possa dare maggiore visibilità al progetto. (Luigi Cattaneo)
 
Nel mezzo del cielo (Video)
 

domenica 9 giugno 2013

OXHUITZA, Oxhuitza (2013)


Oxhuitza (nome del sito archeologico di El Caracol, Belize) è il primo lavoro uscito per la nuova Mirror Records, etichetta costola della AMS/BTF che vede la direzione artistica di Fabio Zuffanti, che qui svolge con cura e attenzione il ruolo del produttore. Su queste pagine abbiamo già avuto modo di parlare di questo progetto strumentale di Luca Bassignani, bravissimo chitarrista di Massa Carrara, che arriva a questo piacevolissimo esordio facendosi coadiuvare da Rossano Villa, che sposta il sound verso lidi maggiormente tastieristici, colorando anche i tre brani già presenti sul demo di nuove e affascinanti sfumature. Non da meno la significativa presenza di Carlo Barreca (dai Fungus) al basso e al flauto, che aggiunge ulteriore colore alle già buone basi create dalla penna di Bassignani e la forza dinamica di Cristian Giannarelli alla batteria. L’album trasuda idee rifinite con un certo gusto e fuoriescono le diverse influenze che hanno portato alla realizzazione del disco. Sicuramente la presenza di Zuffanti e Villa assume un certo peso nella gestione e nella successiva creazione di un platter dove convivono la passione per l’hard prog nel tocco di Bassignani ma anche un incisivo carattere da jam band che può far pensare agli Ozric Tentacles, in special modo nelle parti più psichedeliche e visonarie. Gli Oxhiutza risultano però più immediati e meno cervellotici degli inglesi, grazie ad una scrittura fluida, fresca, in cui gli intarsi tra la chitarra di Bassignani e le tastiere di Gabriele Guidi (tratte dal demo e riutilizzate per l’occasione) e quelle di Villa (validissimo costruttore di melodie all’Hammond, al Mellotron, al Moog, al piano e al Fender Rhodes) sono sempre piuttosto evocativi. La capacità di mutare pelle è avvertibile nei passaggi jazzati o funky che sono presenti qua e là nei sei brani, sempre pensati ed eseguiti in maniera precisa e discretamente raffinata. Non mancano inoltre momenti più tipici del prog sinfonico e altri ascrivibili alla fusion, per un risultato finale suggestivo e indubbiamente interessante. Buona la prima per questo nuovo nome del prog tricolore, ora è lecito aspettarsi, partendo da qui, ulteriori sviluppi creativi. (Luigi Cattaneo)
 
Mano di Luna (Video)
 
 

sabato 8 giugno 2013

JACOPO PIERAZZUOLI & THE KING OF FIRE, Live at Spazio Sunomi (7/6/2013)


Il piccolo ma confortevole Spazio Sunomi di Via Popoli Uniti, attento circolo culturale nel cuore di Milano, sta dando sempre più spazio al jazz e questa volta a calcare il palco del locale è Jacopo Pierazzuoli con i suoi King of Fire, freschi di pubblicazione con Almost Jazz per la Dodicilune. L’occasione di poter presentare il disco dinnanzi ad un pubblico attento viene colta e sfruttata alla perfezione dai musicisti. Il loro è un jazz che si contamina, che parte da quella forma musicale ma si sporca strada facendo per via di un approccio fisico, profondamente energico, soprattutto nelle ritmiche rock della batteria di Pierazzuoli e del contrabbasso spesso martoriato dalla bravissima Silvia Bolognesi. Un’anima jazz rock, quasi hard in alcuni passaggi, che si stempera negli interventi lievi, efficaci e lirici di uno straordinario Achille Succi al sax alto e al clarinetto basso e nei vocalizzi ispirati di Carlotta Limonta che si innestano su un impianto figlio di improvvisazione, contemporaneità e libertà compositiva. Nel live si esaltano ancor di più la verve e la forza dell’impianto che si inerpica su ritmiche dispari, dissonanze e momenti free, pur non perdendo mai di vista la via della comunicabilità, elemento comunque piuttosto marcato e che permette di raggiungere anche il pubblico meno conoscitore di certi suoni. Un’ora di musica potente, suggestiva e intrigante (nonché intricata). Da tenere d’occhio per il futuro sia lo sviluppo del progetto King of Fire sia lo spazio Sunomi, che ha le carte in regola per poter diventare uno dei poli culturali di una Milano che non si arrende al degrado della cultura e dell’arte. (Luigi Cattaneo, Chiara Paglialunga)
 
Almost Jazz (Video)
 
 
 
 

giovedì 6 giugno 2013

EXPLORER, Sunrise (1993)


A nome Explorer uscì nel 1993 questo disco che in realtà celava un nuovo progetto da parte di Gianluigi Cavaliere, già mente dei mai troppo conosciuti Eneide, gruppo attivo nella prima metà degli anni ’70 a Padova e dintorni. Dopo quella breve avventura Cavaliere ha per anni fatto il fonico e si era costruito un proprio studio di registrazione in un casolare dove potrebbero essere nati i brani di questo Sunrise. Le composizioni qui presenti sono state scritte, arrangiate e prodotte dal duo Gianluigi Cavaliere - Andrea Conenna, con il primo a districarsi tra tastiere, chitarra midi e bandoneon elettronico e il secondo ad occuparsi della chitarra elettrica e midi. Che non si tratta di un disco di rock progressivo lo si capisce già dall’iniziale Barna, che avvolge l’ascoltatore per tutta la sua durata grazie al suono delle tastiere e del bandoneon con cui Cavaliere crea melodie semplici ma ricche di pathos che vengono sostenute dal tocco leggero della chitarra di Conenna. La successiva Sombra de luna è un brano lineare e piuttosto monotono, Cavaliere sforna una melodia gradevole ma senza mordente a cui fa eco la chitarra di Conenna che risulta decisamente più interessante ma martoriata dall’accompagnamento fastidioso di una batteria elettronica. Rain è sporcata da un suono figlio diretto degli anni ’80 (vedi effetti creati dalle tastiere elettroniche) su cui Conenna esegue un lungo solo che, però, non brilla particolarmente per originalità. In Femmes i due creano una sorta di dialogo tra la chitarra e la tastiera: al solo delicato di Conenna risponde la suggestiva melodia del bandoneon di Cavaliere e se non fosse per quel suono di batteria sempre così freddo e calcolato il brano sarebbe davvero ottimo. Chiude un ipotetico lato A Paris Blue minor, che però non aggiunge molto a quanto proposto finora dal duo, sempre molto attento a sviluppare melodie piacevoli e di facile ascolto ma anche poco coinvolgenti, soprattutto se, come in questo caso, si decide di utilizzare pochissimo le doti sin qui convincenti di Conenna. Il lato B si apre con Rosa Fantasea ma la musica, è proprio il caso di dirlo, non cambia. Cavaliere con le sue tastiere domina lungo tutto il brano creando però linee melodiche piatte e senza spunti degni di nota. Si tenta anche la carta del ritornello suonato ma il risultato è scialbo. Leggermente meglio Softly as in a morning star scritta da S. Romberg e O. Hammerstein (si tratta di un pezzo suonato anche da nomi noti del jazz come Sonny Clark o Eric Dolphy), anche se la traccia pur se ben suonata risulta priva di fantasia e risente ancora di certi suoni tipici degli anni ’80, che affossano un intero disco già non trascendentale di suo. Colpo d’ali con Tank you Astor che convince con il suo sapore malinconico e le orchestrazioni gestite in maniera accurata e mai invadente, anche se purtroppo Conenna viene ancora utilizzato pochissimo e solo per sottolineare ulteriormente la drammaticità del pezzo. Peccato perché si ha l’impressione che almeno certe composizioni con un pizzico di coraggio in più e un attenzione maggiore alla costruzione finale e all’arrangiamento potevano risultare decisamente interessanti. Nulla aggiunge la breve Pinù, mentre l’ultimo brano, Navi, è la composizione più legata alla New Age di facile consumo, con tanto di onde e gabbiani in sottofondo! Appare evidente ascoltando con attenzione l’album che non si discutono le capacità tecniche dei due musicisti (pur non trovandoci di fronte a nulla di incredibile) quanto più quelle compositive. La sensazione è di una musica da sottofondo tanta è la sua semplicità e questo non può che suscitare rammarico in me viste le aspettative che riponevo in questo progetto “nascosto” di Cavaliere che, pur non avendo mai scritto pagine memorabili si era distinto con gli Eneide in un album perlomeno interessante, quel Uomini umili popoli liberi  del 1972 in linea con quanto avveniva in Italia e oggi disco potenzialmente da riscoprire. (Luigi Cattaneo)

 
 

lunedì 3 giugno 2013

FUSCH!, Mont Cc 9.0 First Act (2013)


Seconda uscita per i bergamaschi Fusch! (dopo il già interessante Corinto del 2011) che tornano con un disco molto breve (25 minuti circa) che però va inquadrato all’interno di una trilogia che si concluderà nel 2014. Mont Cc 9.0 First Act raccoglie quanto già espresso in precedenza ma si spinge oltre, in direzione di una psichedelia acida e fieramente violenta. La Jestrai Records, etichetta divulgatrice di materiale spesso poco convenzionale, questa volta ha dato l’opportunità ai Fusch! di intraprendere un discorso in cui trapelano influenze settantiane e non solo. I brani di questo primo atto risultano oscuri, visionari, vicini in alcune cose alla dark wave dei primi Siouxie and The Banshes, permeati dai synth di Maria Teresa Regazzoni (anche voce del gruppo) e dal muro di suono offerto dalla chitarra di Mario Moleri. Un trip che vive i suoi momenti migliori quando l’assalto si confonde e si stempera nei suoni vintage dell’hammond o in quelli della tromba di Pier Mecca (Sbando alle mancerie o la lunga Catherine Deneuve) che creano un eccitante flusso sonoro psichedelico e magmatico. I Fusch! condiscono il tutto con un attitudine stoner che può richiamare alla mente i grandi Kyuss o i più recenti Queens of the Stone Age, soprattutto nelle dinamiche che si instaurano tra il basso di Alessandro Dentico e la batteria di Pier Mecca. Funzionano anche Broken T-Shirt, strutturata su ritmiche sostenute e la chitarra penetrante di Moleri e Cosmogenesi 9.0, notturna e inquietante traccia caratterizzata da un crescendo psicotico ossessivo e pieno di riverberi dark wave. Tante le idee che emergono da Mont Cc 9.0 First Act, un album immediato, roboante e ipnotico, pensato probabilmente anche per essere eseguito in sede live, vista la tanta energia che riesce a sprigionare. Un buon apripista per il capitolo successivo di questo trittico che dovrebbe vedere la luce ad ottobre 2013. (Luigi Cattaneo)
 
Qui di seguito è possibile ascoltare l'intero Mont Cc 9.0 First Act
 
 
          



sabato 1 giugno 2013

CONCERTI DEL MESE, Giugno 2013

Sabato 1
·AltrOck/Fading Festival Milano (Casa di Alex)
·OAK Roma
·Roccaforte Prato Sesia (NO)
·Tugs Livorno (Cavern)
·Methodica Padova (Teatro Geox Opening di Joe Satriani)

Domenica 2
·AltrOck/Fading Festival Milano (Casa di Alex)
·Lagartija a Fiorenzuola d'Arda (PC) Parco Lucca ore 16.00

Mercoledì 5
·The Pretty Things Bologna (FreakOut Club)

Giovedì 6
·Greenwall Roma
·The Pretty Things Trebaseleghe (PD)
·Roberto Cacciapaglia Merate (LC)
·Sandcastle Bergamo (Druso Circus)
·Taproban Roma

Venerdì 7
·Anyway Torino
·Ubi Maior Cesano Maderno (MI)
·The Pretty Things Brescia (Parco Castelli)
·Inter Nos S. Michele al T. (VE)

Sabato 8
·Roccaforte Alessandria (Notte Bianca)
·Massimo Giuntoli Lainate Ariston Urban Center (MI)
·Ossi Duri Collegno (TO)

Domenica 9
·Sycamore Age Milano (Mi Ami Festival)
·The Former Life Vittorio Veneto (TV)
·Giardini di Mirò Milano (Mi Ami Festival)

·Platonik Drive Milano (Mi Ami Festival)

Lunedì 10
·Patrizio Fariselli Milano

Martedì 11
·Former Life + Alex Carpani Fasano (BR)

Mercoledì 12
·Aldo Tagliapietra Fasano (BR)

Venerdì 14
·Roccaforte Oviglio (AL)
·Ainur Grugliasco Teatro Le Serre (TO)

Sabato 15
·Flower Flesh Garlenda (SV)


Lunedì 17
·Alex Carpani Bologna
·Ian Anderson Grugliasco (TO)

Martedì 18
·Ian Anderson Villafranca (VR)

Giovedì 20
·Ian Anderson Roma
·Camelias Garden Forum Sporting Center Roma
·Slivovitz Giardino dell'Institute Francais Napoli


Venerdì 21
·Lingalad Tavernola Bergamasca (Chiesa S. Rocco)
·Greg Lake Palazzo Ducale Genova
·Plurima Mundi Martina Franca (Taranto)

Sabato 22
·Le Maschere di Clara S.Giorgio (VR)
·The Watch Bassano del Grappa (VI)
·Lingalad Zelo Buon Persico (Parco Villa Pompeiana)
·Roccaforte Alessandria
·Aelian Genova
·Prophexy Schio (VI)
·Omaggio Demetrio Stratos Castel di Tusa (ME)
·Arturo Stalteri Centro Sociale Catomes Tot Reggio Emilia

Domenica 23
·Camelias Garden, Ingranaggi della Valle, Mauro Ciccozzi Trio Formello (RM)

Lunedì 24
·Osanna & Banco del Mutuo Soccorso Roma

Martedì 25
·PFM & Museo Rosenbach Roma
·Dèmodè Ristorante Gnagne Sese Udine

Giovedì 27
·Psycho Praxis Palazzo del Broletto Brescia
·Sycamore Age Padova
·Heretic's Dream Jailbreak Roma

Venerdì 28
·Area Foresto Sparso (Bergamo)
·Le Maschere di Clara Villafranca (VR)
·Sycamore Age San Giovanni Lupatolo (VR)
·Camelias Garden Circolo Ricreativo Caracciolo Roma

Sabato 29
·Atoll Veruno Auditorium (Novara)
·Le Maschere di Clara Peschiera (VR)
·Roccaforte Wild Horse Masio (AL)
·Mike Stern Piazza della Riforma Lugano
·Il Giardino del Mago Piazza Pretorio Buggiano (PT)

Domenica 30
·NewVintageProgFest Morlupo Roma
·Sycamore Age Levane (AR)
·Roberto Cacciapaglia Sala Buzzati Milano
·Riccardo Zappa Villa Brandolini Pieve di Soligo (TV)
·Camelias Garden Villaggio Cultura Roma
·James Senese & Napoli Centrale Pomigliano D'arco (NA)