venerdì 27 aprile 2018

YELLOW CIRCLES, Kintsugi (2017)



Kintsugi, ovvero riparare con l’oro un oggetto di ceramica rotto. Qui di rotto non vi è nulla ma di dorato sì, ossia il talento di quattro giovani musicisti di Milano, Stefano Carpentiero (piano e tastiere), Dario Rotolo (basso e contrabbasso), Veronica Volino (voce) e Lorenzo Montalbetti (batteria), che sotto il monicker Yellow Circles offrono un esordio (Kintsugi per l’appunto), brillante esempio di crossover tra soul, contemporay R&B, funk e jazz. Lo sguardo verso il passato rievoca tanto la black music degli anni ’70 quanto alcune interpreti che conobbero l’apice creativo nelle decadi seguenti come i Sade, Rachelle Ferrell e Oleta Adams, pur non dimenticando di proiettare un certo sound nel clima contemporaneo, ricordando la classe esecutiva delle più attuali Macy Gray e Alicia Keys. Il groove insito nel genere incontra fraseggi jazz ad appannaggio del prezioso tocco di Carpentiero e dell’utilizzo intelligente dei fiati (Cosimo Pignataro alla tromba, Nick Rizzi al sax tenore e Matteo Fratocchi al trombone), un mood retrò che colpisce per tecnica e pulizia esecutiva (basti ascoltare le iniziali You know that e Muse). Le ritmiche funkeggianti di un’affiatata coppia ritmica e la voce corposa e suadente della Volino completano un quadro davvero piacevole, in cui l’interplay tra le parti crea un gioco di dinamiche che non conosce sosta e si sviluppa all’interno di un percorso dove le varie influenze accrescono il valore di un opera prima che esalta la capacità di songwriting del quartetto. Mi preme citare infine la presenza di Marco Punzi alla chitarra nello strumentale The way to one, che mi ha ricordato alcune partiture di Eumir Deodato e quella non meno significativa di Silvio Pontiggia alla tromba nello splendido finale di A quarter more, buonissimo epitaffio di un un debut davvero interessante. (Luigi Cattaneo)
 
Di seguito il link per ascoltare e acquistare l'album  https://yellowcircles.bandcamp.com/    

giovedì 26 aprile 2018

VISIONOIR, The waving flame of oblivion (2017)


Visionoir è l’alter ego musicale di Alessandro Sicur, un progetto che parte da lontano, che trova le sue radici nel 1998, quando il polistrumentista friulano incide insieme al chitarrista Mattia Pascolini il demo Through the inner gate. Dopo l’esperienza proprio con Pascolini nei Blind Mirror (è del 2001 Above the stars), Sicur rielabora il materiale raccolto negli ultimi 15 anni per pubblicare l’attuale The waving flame of oblivion. L’autore per questo debut sceglie di utilizzare le voci di alcuni poeti e pensatori del ‘900 (Artaud, Ezra Pound, Dylan Thomas, T.S. Eliot), che risultano molto evocative nel substrato strumentale progressivo dell’album, scritto, suonato e registrato dal solo Alessandro, che si è destreggiato con abilità alla chitarra, alle tastiere, al piano, al basso e alla batteria elettronica. Il background heavy sposa le intuizioni prog del songwriting, che ben si palesano nelle intricate e suggestive The hollow men e The discouraging doctrine of chances, brani sorretti da riff di chitarra calibrati e potenti, un vero marchio di fabbrica del modus operandi targato Visionoir. Soprattutto la prima appare come una delle più significative del disco, esemplificativa di uno stile che ingloba prog, metal, atmosfera goth e fruibilità. Anche quando emergono i synth come in Shadowplay o nell’iniziale Distant karma, il sound rimane ancorato all’hard prog, con riferimenti ai Goblin ma anche alle oscurità di Katatonia e Tiamat. Un certo mood dark accompagna anche Godspeed Radio Galaxy, che definire una bonus track, come indicato nell’album, è molto riduttivo vista la qualità della composizione. La drammatica ma vigorosa Electro-Choc conferma l’attitudine dell’autore a creare in piena libertà, così come molto interessanti risultano 7ven, un prog metal complesso e raffinato, Coldwaves, dominata da un raffinato lavoro sulle tastiere e A few more steps, delicata e introspettiva. The waving flame of oblivion rappresenta la chiusura di un cerchio, un racconto iniziato due decadi fa e che finalmente vede la luce, un percorso lungo e tortuoso che merita di essere portato avanti con ambizione e continuità. (Luigi Cattaneo)
 
The discouraging doctrine of chances (Video)
 

martedì 24 aprile 2018

DIRAXY, The great escape (2017)


The great escape è il nuovo album dei Diraxy, band di cui ci occupiamo sin dal primo ep di qualche anno fa, un ritorno caratterizzato dalla scelta di comporre un ambizioso concept sulla figura di Jinan Badel (vittima di soprusi da parte dell’Isis in Iraq) dopo il bel debut del 2016. Federica Manenti (voce), Dario Freddi (voce e tastiere), Daniele Romanato (chitarra), Marco Le Grazie (chitarra), Andrea Arrotta (basso) e Paolo Ossoli (batteria) si muovono lungo le coordinate di un metal pesante e aggressivo che ingloba il djent e il math rock ma non dimentica la lezione melodica del progressive rock. Questo come back esce per la Fil 1933 e mostra un ensemble dotato tecnicamente e anche più raffinato rispetto al recente passato, con la classica alternanza tra cantato pulito e parti in growl (mai troppo eccessive a dire il vero) che ha il pregio di sviluppare atmosfere inquiete e misteriose. Bordate heavy e cadenzati passaggi si sviluppano senza sosta all’interno di un quadro complesso ma che potrebbe incuriosire anche chi è meno avvezzo a certe potenti sonorità, basti pensare a brani come Hideout, oscura e progressiva al punto giusto, l’ottima Shelter, episodio tra i più interessanti del racconto o la gradevole Lie to me. Colpisce l’elaborazione di Melek Taus, contornato da un arrangiamento dai tratti mediorientali plasmato con disinvoltura dai milanesi, mentre la solidità strutturale della narrazione emerge nelle buonissime Fooling gravity e The way out, tracce notevoli per scrittura, feeling e veemenza. The great escape è quindi il graditissimo ritorno di una band in crescita, che si abbevera dalla fonte di gruppi oramai storici come Opeth e Porcupine Tree ma non disdegna affatto certe nuove leve che rispondono al nome di Haken e Tesseract, un connubio forse abusato ultimamente ma assolutamente credibile quando le idee messe sul piatto sono di tale fattura. (Luigi Cattaneo)
 
The way out (Official Video)
 


 
 
 

giovedì 19 aprile 2018

MONOLITHIC ELEPHANT, Monolithic Elephant (2017)


Arrivano all’esordio i Monolithic Elephant, trio milanese attivo dal 2014 e formato da Andrea Ravasi (chitarra e voce), Alessandro Riva (basso, synth e voce) e Santo Carone (batteria). Il suono del gruppo è decisamente viscerale, a tratti luciferino, si carica spesso di una cupezza che sa essere affascinante, una grazia sinistra che si manifesta lungo quasi 70 minuti grevi, forieri di una tensione elettrica che non lascia scampo. Il trio si muove come in una malsana jam, producendo trip acidi che profumano di mantra psichedelici sepolcrali, mentre fumose e fosche pulsioni stoner incontrano i lugubri dettami del doom, un vortice che rievoca plumbei fasti settantiani. Caratteristiche presenti sin dall’iniziale Moloch, un sabba oscuro in cui imperversano heavy e doom, una partenza satura che lascia poi spazio a The unbaptized and the virtuous pagans, una suite divisa in due parti a formare mezz’ora di grandissima musica, apice creativo intriso di psichedelia e capace di toccare tutti i lidi in cui si muove con sicurezza il gruppo. Potente e aggressiva Drawing minds, che in 9 minuti alterna stoner e fraseggi psych, per un risultato globale ancora convincente. Carnival of souls è un episodio più immediato, le trame hard induriscono la proposta, che si fa compatta e robusta, prima dell’epico e lungo finale di Spleen mountain’s giants, vintage, psichedelica e di grande impatto, perfetta conclusione di un disco di non facile assimilazione ma davvero di grande livello. (Luigi Cattaneo)
 
 
 

mercoledì 18 aprile 2018

GIANLUCA MAGRI, Reborn (2018)


Reborn è il primo lavoro di Gianluca Magri, chitarrista già in forza nella metal band Phaith, con la quale aveva pubblicato Redrumorder nel 2011. Finita l’esperienza di gruppo, Gianluca nell’autunno dell’anno passato decide di registrare questo ep a suo nome interamente strumentale, facendosi accompagnare da Diego Maioni al basso e Raffaele Fiori alla batteria. La musica di Magri è un omaggio agli ascolti di una vita, si colora delle trame care a Joe Satriani, lambisce il rock blues di Gary Moore e non dimentica la lezione storica dei Whitesnake. Snowballed apre l’ep, un hard rock di grande impatto, potente e maestoso, un mood che concede il bis nella successiva Cloudbreaker, pezzo che riporta al periodo della band madre e si contraddistingue per un incedere epico ed heavy davvero notevole. La title track si lascia alle spalle una gradevole tinta bluesy, seppure siamo comunque in territori rock pulsanti e molto trascinanti. La frizzante A.D.R. mostra un trio affiatato e capace di divertirsi, mentre il finale di Atlas bound è un tributo acustico a Jimmy Page e ai Led Zeppelin, una ballata delicata perfetta per chiudere una prima prova breve ma interessante. (Luigi Cattaneo)

Reborn (Video)

https://www.youtube.com/watch?v=j9OwHr42PFA

 

martedì 17 aprile 2018

MINDFEELS, Xxenty (2017)

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Xxenty è il debut album dei Mindfeels, un concentrato di Aor che come vuole la tradizione del genere vive di grandiosi spunti melodici e una tecnica di base non indifferente, caratteristiche che ritroviamo anche in seno a questo piacevolissimo esordio. Nati nel lontano 1994 con il nome Dejanira, si proponevano come cover band dei Toto, nome tutelare della scena mondiale e linea guida anche della produzione inedita e attuale dei piemontesi formati da Davide Gilardino (voce), Luca Carlomagno (chitarra e synth), Roberto Barazzotto (basso) e Italo Graziana (batteria). L’assenza di novità di sorta personalmente non inficia il mio giudizio sulla grandezza dell’ensemble, che tra l’altro non fa proprio nulla per nascondere l’amore per il gruppo americano sin dalle prime battute. Oltre ai Toto qua e là si percepiscono echi di Survivor, tocchi hard rock, fraseggi che rimandano agli Yes di 90125 e ai Saga, il tutto amalgamato con grande attenzione per il dettaglio, anche minimo. L’album scorre via senza intoppi, è decisamente godibile e mostra una band all’altezza della situazione, conscia dei propri mezzi e di cosa vuole comunicare, complice la capacità di saper scrivere brani immediati ma non di semplice costruzione. Parlare di piccola rivelazione all’interno del panorama è forse eccessivo ma la qualità dei piemontesi è davvero innegabile e tocca un po’ tutti gli ambiti, dalla cura per gli arrangiamenti al songwriting, passando per prove singole decisamente efficaci. I brani mostrano tutta l’esperienza e l’eleganza dei musicisti, che meriterebbero, come tanti artisti di cui abbiamo raccontato in questi anni, di ben altri palcoscenici e sicuramente di una maggiore visibilità. (Luigi Cattaneo)
 
Official Album Teaser
 

lunedì 16 aprile 2018

VENEGONI & CO. Canvas (2017)


Torna uno dei decani del jazz rock progressivo italiano, quel Gigi Venegoni che ricordiamo per la sua militanza storica negli Arti & Mestieri e per pagine solistiche di assoluto valore come Sarabanda o Rumore Rosso. Il nuovo doppio album, Canvas, è la summa del Venegoni pensiero del 2018, un mirabile concentrato di acoustic folk, jazz, world e progressive in cui Gigi si è avvalso di una squadra di musicisti davvero di altissimo livello e si è destreggiato come sempre magnificamente alla chitarra (spesso una Lowden Nylon), alle tastiere e alle percussioni. La partenza è affidata a Il sarto di Rio, una bossa in cui spicca la presenza di Jason Rebello al piano (uno Stenway acustico), musicista che ha lavorato anche con Jeff Beck e Sting. La seguente Le lune e il falò incanta con le note dolci del piano di Piero Mortara, una composizione delicata in cui emerge anche il tocco sensibile della coppia ritmica formata da Roberto Puggioni al basso e Federico Ariano alla batteria. Piacevolissima anche 7 Anèis, decisamente folkeggiante grazie alla fisarmonica di Mortara, prima della breve Canvas 01: Train de vie e soprattutto di May be, tra i brani migliori dell’album e con uno spiccato accento jazz. Ci si sposta in Sud America con la buona Inzolia Bajòn, molto tenue è Finisterre, mentre si torna a parlare il linguaggio del jazz con l’ottima Santa Fe. L’attimo di Canvas 02: Lullaby e la lunga Cafè, con i suoi quasi 9 minuti vorticosi e pieni di intuizioni, chiudono la prima parte dell’opera in maniera impeccabile. Mortara si divide al piano e alla fisarmonica in Kaleidomar, bel pezzo che apre la seconda parte, un mood che accompagna anche la buonissima Balòn, traccia in cui Venegoni mostra tutte le sue doti compositive ma non è da meno Tiritera con le sue fitte trame. Pregevoli anche Sweet song e France’s theme, morbide visioni in cui emerge la grande classe di Venegoni e dei vari strumentisti coinvolti, bravissimi anche come autori tra l’altro. In Palhaco fa la sua apparizione il sax soprano di Diego Borotti, strumento che poteva essere utilizzato maggiormente nel corso del lavoro, mentre la musica popolare brasiliana ci accoglie con le note calde di Toninho. Oltre a tanta grazia Venegoni omaggia i Beatles con la riuscita Norvegian wood, prima del finale di La scintildanza, splendido e ricco epitaffio di un disco altamente consigliato. (Luigi Cattaneo)
 
Le lune e il falò (Video)
 

venerdì 13 aprile 2018

SLOW NERVE, Slow Nerve (2017)


La Karma Conspiracy propone questa nuova band di Benevento, gli Slow Nerve, un quartetto nato nel 2016 che oscilla tra psichedelia, post rock e dream pop, eseguito già con una certa maturità visto che ci troviamo dinnanzi ad un debut. Difatti Flaminia Samperi (synth, piano e voce), Antonio Ciaramella (chitarra), Giulio Izzo (basso e voce) e Rocco Pedicini (batteria) idee ne hanno parecchie, forti di un songwriting debitore di Radiohead, Bjork e Blonde Redhead, filtrati con la voglia di osare di chi si sente libero di esprimere la propria arte. L’iniziale Liquid glass è il biglietto da visita, breve e scattante, introduce nel mondo dei campani e nel loro essere trasversali, una caratteristica che ritroveremo lungo i dieci brani del platter. Asia invece è un crossover di dark, rock e psichedelia davvero di grande livello ma non è affatto inferiore The mind is afraid, notturna e misteriosa, manifesta il suo incedere greve e quasi solenne. Libellula conferma la sottile mesta inquietudine generale attraverso l’uso accurato di alienanti synth e la vocalità della Samperi, che si insinua tra le spirali di un dolente episodio post. L’alternative rock fa capolino in Skat ma sempre avvolto da una certa atmosfera dark, così come Virgin, ancora più aggressiva e tirata, si contraddistingue per l’interplay vocale tra Flaminia e Izzo, che finisce per accentuare la verve malinconica dell’ensemble. La breve Waiting è un lieve intermezzo di synth che introduce Amber chain, brano dove ritroviamo Izzo al canto. Il finale ci riserva la piacevole title track e soprattutto l’ottimo strumentale Dive, buonissima chiusura di un disco di qualità e grande impatto emotivo. (Luigi Cattaneo)
 
Album Teaser
 

lunedì 9 aprile 2018

MALMӦ, Manifesto della chimica romantica (2017)


Manifesto della chimica romantica è l’esordio dei Malmö, un album in cui i ragazzi di Caserta hanno puntato molto sulle atmosfere tipiche del post rock, descrivendo con enfasi la loro visione della vita, un concetto alla base di diversi temi presenti in questo bel debut, che si contraddistingue per suoni, crescendo strumentali e parti intrise di lieve malinconia che rispecchiano in toto il mood richiesto dal genere. L’elemento in più che avvicina la musica della band alla forma canzone cantautorale è l’utilizzo costante della voce, in prima linea quasi sempre, un’ottica che li differenzia dalla classica visione del post rock strumentale. Certo la collaborazione per il mastering da parte di Birgir Jòn Birgisson, tra gli artefici del successo dei Sigur Ròs, indica uno dei punti di riferimento focali del quartetto composto da Daniele Ruotolo (voce e chitarra), Vincenzo De Lucia (pianoforte e chitarra), Marco Normando (basso) e Vincenzo Del Vecchio (batteria e glockenspiel) e non meno significativa appare la produzione artistica di Massimo De Vita dei Blindur. Certe influenze si evincono soprattutto quando i casertani si lanciano in brillanti code strumentali atmosferiche, a cui abbinano distorti fraseggi rock e testi molto sentiti, un mood che sicuramente troviamo in centinaia di dischi ma che ancora oggi fa il suo effetto. L’iniziale L’alba di un giorno di festa è perfetta per introdurci nel mondo sonoro dei Malmö, mentre La deriva è il classico brano molto delicato che poi esplode in una bella deflagrazione post. Istintività ruspante e toni gentili colorano anche Il principio di Archimede, così come Polaroid presenta un’amara tenerezza, che poi è il trademark di buona parte del platter. Il pianoforte fa spesso la differenza nelle dinamiche di gruppo e lo confermano piccole chicche come la commovente A chi è lontano, la successiva Jules Verne, che non si discosta dalla dicotomia creatasi tra tocchi tenui e passaggi più tirati e Le regole della resa incondizionata, un vero mantra post rock, con un finale davvero egregio. La buona title track è l’unico episodio strumentale presente, Senza macchie (L’alba di un giorno di festa parte II) e I treni e le scie chiudono in maniera gradevole un primo album apprezzabile nella forma e nei contenuti e che lascia intravedere anche ulteriori margini di miglioramento per un gruppo già ora piuttosto interessante. (Luigi Cattaneo)
 
L'alba di un giorno di festa (Official Video)
 

sabato 7 aprile 2018

HEAVY NIGHT AT THE THEATRE


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La Black Widow Records e la Cornucopia Agency sono liete di annunciare un evento speciale portando tre bands Heavy Metal  sul palco del prestigioso Teatro Govi di Bolzaneto.
L’Heavy Metal a teatro può forse sembrare una forzatura ma siamo certi che l’esperimento riuscirà perché il materiale che presenteremo è di altisismo livello infatti si esibiranno nell’ordine:
I BLUE DAWN, band genovese giunta al terzo album, promosso e distribuito, come per i precedenti, dalla Black Widow Records.
Il disco s’intitola “Edge of Chaos” e segna una netta crescita dal punto di vista tecnico e della personalità infatti la band appare più sicura e padrona del proprio souind pur senza rinunciare alle loro influenza riscontrabili nei Celtic Frost, Type’O’Negative e Black Sabbath.
Seguiranno i savonesi VANEXA,  maestri indiscussi dell’ Heavy Metal ligure ed una delle prima band italiane a portare il metallo pesante nelle nostra penisola.
L’ultimo album “ Too Heavy to Fly” ha riscosso notevolissimi consensi in tutto il mondo  dimostrando che la classe e la coerenza contano ancora molto.
La band eseguirà i loro pezzi classici, brani tratti dall’ultimo album e magari ci farà la sorpresa di presentare in anteprima qualche nuova composizione che finirà nel prossimo lavoro al quale questi ragazzi stanno già lavorando.
In chiusura arrivano a Genova i piemontesi SECRET SPHERES, reduci da una serie di entusiasmanti concerti in Giappone  dove hanno un seguito di fans scatenati e fedelissimi. 
Il loro sound è un power-metal molto sinfonico dalle influenze progressive.
L’ultimo album “The Nature of Time” è un concept album molto particolare che narra una storia realmente accaduta ad una ragazzina che dopo un tragico incidente ha la possibilità di fare un vero viaggio spirituale.
Musicalmente il lavoro ricalca i classici schemi tipici del gruppo ma se possibile si avvicina ulteriormente al progressive rock e questo non potrà che fare piacere ai cultori del genere.
Grande prestazione vocale dell’ormai affermatissimo Michele Luppi che da qualche anno fà parte dei Whitesnake in veste di tastierista e corista. Tutti i componneti della band si esprimono ad alti livelli ma una nota di rilievo và sicuramente al chitarrista Aldo Lonobile
(anche nei DEATH SS) autore di quasi tutte le musiche.
Quindi avrete capito che l’appuntamento è di quelli da non perdere assolutamente.
Vi aspettiamo al Teatro Govi.
ROCK ON.
 
Inizio concerto ore 20,30.
Prezzo biglietti-15 €
 
Per informazioni ed acquisto biglietti:
TEATRO GOVI
Via Pasquale Pastorino, 23r
Genova
010 740 4707
Oppure
Black Widow Records
Via del Campo, 6 r
16124 Genova
 
 

giovedì 5 aprile 2018

NOHAYBANDA!, NoHayBanda! (2017)


Attendevo da tempo il ritorno dei NoHayBanda! dopo l’ottimo ultimo album del 2012 e le prime perplessità, scaturite in me dall’assenza di Marcello Allulli al sax, sono subito evaporate al primo ascolto. Fabio Recchia (chitarra, basso e synth) e Lele Tomasi (batteria e trigger) anche in duo non pongono limiti alla loro verve sperimentale, sempre accompagnata dalla capacità di essere incredibilmente concreti, un crossover di intuizioni in cui la componente jazz viene meno a favore di matasse elettroniche, sfuriate math e dilatazioni post. L’afflato core è il collante di certe sfrontate scelte, in bilico tra ardite costruzioni e puro impatto, il tutto sospinto dalla ferrea dote di risultare curiosi e trasversali. La ferocia di alcuni passaggi ricorda gli Zu di Carboniferous, mentre l’inquietudine greve di altri genera un diabolico elettrodark potente e pulsante, puntellati da un songwriting multiforme e che cerca di evadere da punti di riferimento stabili. La resa live data dalla registrazione dal vivo in studio amplifica certi concetti e rende il suono ancora più saturo e devastante, una vera chicca per chi ama perdersi in certi meandri strumentali accostabili non solo ai già citati Zu ma anche a piccole perle dell’italico underground come Malclango, Caterina Palazzi Sudoku Killer o LVTVM. (Luigi Cattaneo)
 
Di seguito il link per ascoltare e acquistare il disco

martedì 3 aprile 2018

WINGFIELD REUTER SIRKIS, Lighthouse (2017)


Dalle stesse session di The Stone House, registrato dal quartetto formato da Mark Wingfield (chitarra), Markus Reuter (touch guitar), Asaf Sirkis (batteria) e Yaron Stavi (basso), arriva il nuovo The Lighthouse, disco in trio in cui l’assenza del bassista priva il lavoro di alcune dinamiche ritmiche a cui ha dovuto sopperire la classe di Reuter. Il substrato rimane quello del platter precedente (ma registrato il giorno prima), un crossover improvvisato e sperimentale che evade i generi, tumultuoso nei suoi sviluppi e probabilmente più audace di The Stone House, anche se meno fluido. La libertà artistica dei protagonisti coinvolti è conosciuta e appoggiata dalla fervida Moonjune Records, un percorso che affronta con coraggio jazz, prog, improvvisazione e rock, il tutto all’insegna della pura spontaneità, che riesce a portare alla costruzione di brani complessi ma suggestivi (soprattutto le iniziali Zinc e Derecho). Di certo alla base vi è un’idea ambiziosa, ritrovarsi in uno studio, suonare, registrare e allontanarsi da ogni convenzione, una metodologia affascinante in cui la fantasia va al potere, anche se si corre il rischio di lasciarsi prendere troppo la mano (è il caso di Ghost light e Magnetic, long track che avrebbero giovato di una minore prolissità). Un prodotto che nel suo essere free diviene estremamente articolato e portatore di un verbo che è un melting pot dei King Crimson più audaci, delle visioni sfumate dei Simak Dialog e dell’avanguardia ostica accostabile a tanti ensemble della tedesca ECM, un album in cui il trio abbandona ogni remora a favore di costruzioni che senza timore guardano oltre. L’inclusione di così tanti elementi ha generato un’istantanea che viaggia a corrente alternata ma che premia l’immaginazione e l’istinto di tre grandi sperimentatori dello strumento. (Luigi Cattaneo)
 
A hand in the dark (Video)
 

lunedì 2 aprile 2018

POWER TO THE MUSIC, Il Contest


A maggio 2017, su iniziativa di Warren Durden (all’anagrafe Andrea Stevanato) nasce il Taste The Music, un piccolo contest musicale supportato dai titolari dei locali La Bodeguita (Dolo-Ve) e Opificio67 (Oriago-Ve).

Una piccola scommessa fatta per pura passione, ovvero far suonare gruppi che propongono brani propri, in contrapposizione al mercato delle cover band, artisticamente improduttive e spesso inascoltabili.

Partecipano al TTM: Fayma (alla loro prima esibizione live), Elisir d’Ambrosia, NilNil (anche loro alla  prima esibizione live), Virginian, Reback e Redwood.

Alle serate vengono invitati due fotografi per passione: Alessandro Fattore e Luca Zausa che con i loro scatti hanno immortalato le band e tutti i partecipanti.

A TTM concluso si tirano le somme: tanta fatica ma molto divertimento ed enorme soddisfazione con locali normalmente chiusi di sera che fanno il pienone (ovviamente merito delle band e degli amici che hanno collaborato, fornendo aiuto fisico, ma anche strumentazione).

Con la pagina Taste The Music si continua a pubblicizzare ogni evento locale che proponga musica originale di cui arrivano notizie, cercando di dare visibilità ai musicisti e di favorire una scena musicale ma si tenta anche di far incontrare gli artisti tra di loro invitandoli a collaborare: musicisti, pittori, videomaker, fotografi, fonici, produttori ecc.

Il 20 aprile 2018 ci sarà il Power To The Music alla Bodeguita di Dolo: 7 band una dietro l’altra, una piccola maratona con valutazione del pubblico e dei “giurati”; inoltre ci sarà un’esposizione dei lavori del fumettista Fagio e forse (questa è ancora da confermare) presenzieranno anche i ragazzi di Skate&Cultura di Mirano che appoggiano queste iniziative e porteranno alcuni lavori di grafica su tavola da skate.

La serata sarà oggetto degli scatti di Alessandro Fattore e cercheremo di fare anche una diretta streaming su Fb.

Di seguito le brevi bio dei partecipanti al Power to the music 2018.
 
Alessandro Fattore: da anni si dedica con passione alla fotografia, in particolare agli streetshots, ai luoghi abbandonati e a tutto ciò che può risultare inaspettato!
Fagio: 20 anni appena e il grande sogno di fare il fumettista di professione. Utilizza per i suoi lavori anche evidenziatori e penne a sfera, perché la necessità di fare va oltre i materiali!
LE BAND
 

French Toast: duo acustico costituito dalla voce di Elena Nancy Fraccaroli e da Luca Corvino alla chitarra. Dopo il classico periodo di concerti, avvenuti soprattutto nel padovano, fatto di cover, i due hanno iniziato a dedicarsi alla scrittura di composizioni originali per il primo full lenght, pezzi che proporranno per la prima volta dal vivo proprio in occasione del Power to the Music.
Big Cigar: rock band di Padova nata nel 2012 per volontà dei due chitarristi Alberto e Giorgio, a cui si sono presto aggiunti Florian al basso, Rudy alla voce e Maurizio alla batteria. Suonano un rock divertente e veloce con influenze bluesy.
 
Virginian: dopo il primo ep Lo show sta per cominciare si esibiscono in diversi locali delle province venete e partecipano a Sanremo Giovani. Nel 2015 Mattia Mariuzzo rimane l'unico membro originale presente in line up e insieme a Davide Mattiuzzo nel 2017 incide Romanzo d'entusiasmo. Attualmente i Virginian sono un duo formato da Mariuzzo e da Alessio Uliana al pianoforte e alle tastiere (entrambi membri anche degli Elisir D'Ambrosia).
 
Nil Nil: nati nel 2016 propongono un dark post punk vintage e oscuro, influenzato dai mostri sacri del genere. Imperdibili per gli amanti di band seminali come Siouxsie And The Banshees e The Sisters of Mercy, hanno autoprodotto nel 2017 il loro primo ep registrato in take live. I Nil Nil sono Ennio (voce e synth), Gabriele (chitarra), Paolo (basso) ed Emanuele (batteria).
Elisir D'Ambrosia: attivi dal 2013 sotto il segno del rock progressivo, i veneti nascono per volontà del chitarrista Marco Causin (già con i Soul Mirror) e del batterista Simone Sossai (ex Lamanaif), insegnante di grande esperienza. Il gruppo propone composizioni proprie in cui la tradizione del progressive italiano si sposa con suoni più attuali. La formazione è completata da Alessio Uliana alle tastiere, Alessandro Simeoni al basso (membro anche dei Quanah Parker) e Mattia Mariuzzo alla voce.
Popslave: nascono nel gennaio del 2017 a Padova con l'idea di creare materiale originale. Valentina Meneghetti (voce), Gianantonio Toldo (chitarra), Iginio Frigo (chitarra acustica), Roberto Zorzi (batteria) e Pietro De Checchi (basso) propongono del soft rock radiofonico che non disdegna incursioni nel rock. Annoverano partecipazioni significative al Festival Show, al Mirano Summer Festival, a Sanremo Rock, al Rock Targato Italia e al Padova Rock Contest. Attualmente stanno preparando l'uscita del primo disco.

Extrabeds: british pop, questo l'ambito in cui si muovono i veneti, attivi dal 2012 e che attualmente stanno lavorando alla loro prima fatica discografica ufficiale. La band è formata da Antonio Familiari (voce e chitarra ritmica), Alessandro Francescangeli (chitarra solista), Angelo Biasiolo (basso) e Alessandro Ditadi (batteria).  
 

domenica 1 aprile 2018

SILENZIO PROFONDO, Silenzio Profondo (2017)


Nati a Quistello (Mantova), i Silenzio Profondo partono come cover band di Iron Maiden, Metallica e Deep Purple (influenze ancora oggi presenti) ma ben presto iniziano a comporre materiale inedito che verrà inciso nel demo Iniziando a sperare (rigorosamente in italiano). Dopo Alias del 2009 il gruppo tenta la carta della lingua inglese con Earthquake (2011), prima di un periodo poco positivo che ha visto addirittura la tragica scomparsa del chitarrista Matteo Fiaccadori. Questo disco omonimo, ambizioso e maturo, vede la line up composta da Maurizio Serafini alla voce, Gianluca Molinari alla chitarra, il già citato Matteo Fiaccadori alla chitarra (sostituito da Manuel Rizzolo), Tommaso Bianconi al basso e Alessandro Davolio alla batteria, nella speranza che questa possa essere finalmente quella definitiva. L’ottima Andromeda Relix di Gianni Della Cioppa è sempre in prima linea nel dare spazio a gruppi italiani di valore e anche i Silenzio Profondo non fanno eccezione, andando a rinforzare quella carrellata di gruppi storici dell’heavy nostrano come Sabotage, Strana Officina e Vanadium, scontrandosi inoltre con le difficoltà di essere credibili utilizzando la lingua italiana, un aspetto da non sottovalutare visto il poco utilizzo della madrelingua all’interno della comunità metal. Il solco è tracciato da subito, dall’iniziale Senzanima, grintosa ma parecchio melodica e fluente, così come A stretto contatto profuma di heavy ottantiano, colmo di strofe aggressive e un chorus ficcante sin da subito. Irruenta e aggressiva la successiva Terzo millennio, mentre Fragile mostra il lato più intimo dei mantovani e un crescendo da applausi, l’esatto contrario della festosa Jack Daniel’s, lode e omaggio al celebre whiskey americano e cavallo di battaglia in sede live. Torna su territori smaccatamente metal Fuga dalla morte e non è da meno Donna senza testa, che mostra reminiscenze thrash. Il lungo finale epicheggiante di Silenzio Profondo è la grandiosa conclusione di un disco con tante idee, che si manifestano grazie ad un songwriting che punta dritto a rispolverare la tradizione dell’heavy ottantiano e il sogno di portare avanti il metal tricolore. (Luigi Cattaneo)
 
A stretto contatto (Official Video)
 

CONCERTI DEL MESE, Aprile 2018


Giovedì 5
·Soul Secret + Diraxy al The One di Cassano D'Adda (MI)
·Delirium a Roma

Venerdì 6
·Glincolti a Lugo di Vicenza (VI)
·The Watch a Roma
·De Rossi & Bordini + Möbius Strip a Roma
·Disequazione a Trieste
·Quarto Vuoto a S. Angelo di Piove di Sacco (PD)

Sabato 7
·The Watch + Quanah Parker a S. Donà di Piave (VE)
·Supper's Ready a Merano (BZ)
·Lingalad a Milano ore 17
·Invisible Knife a Genova
·Lachesis a Brivio (LC)
·Dusk e-B@nd a Rimini
·Napoli Centrale a Stornara (FG)
·Beggar's Farm & Ian Paice a Novi L. (AL)

Domenica 8
·Campo Magnetico a Feltre (BL)
·Massimo Giuntoli a Rho (MI)

Martedì 10
·Napoli Centrale a Pagani (SA)

Giovedì 12
·Arti & Mestieri a Collegno (TO)
·Osanna a Roma
·Mezz Gacano a Marina di Gioiosa Ionica (RC)

Venerdì 13
·Magnum a Milano
·Roberto Cacciapaglia a Fasano (BR)
·Basta! + Segno del Comando a Genova
·Le Orme + Aliante a Roma
·Isproject ad Andria (BT)
·Massimo Giuntoli a Brescia
·Mezz Gacano a Reggio Calabria

Sabato 14
·Homunculus Res + Mamma Non Piangere alla casa di Alex di Milano
·The Watch a S. Giovanni Persiceto (BO)
·Napoli Centrale a Roma
·Le Orme a Padova
·The Far Side a Roma
·Mr. Punch a Trofarello (TO)
·Mezz Gacano a Catanzaro

Domenica 15
·Le Orme a Ponte S. Giovanni (PG)
·Mezz Gacano a Ragusa


 Martedì 17
·Roger Waters ad Assago (MI)
·Le Orme a Bologna

Mercoledì 18
·Roger Waters ad Assago (MI)
·Napoli Centrale a Poggibonsi (SI)

Giovedì 19
·Napoli Centrale a Pisa
·Le Orme a San Vendemiano (TV)
·Isproject a Andria

Venerdì 20
·Le Orme a Brescia
·The Trip+Agusa a Roma
·Delirium a Genova
·JTBTB a Milano
·Dropshard a Lecco
·Oberon a Palermo

·Elisir D'ambrosia a Dolo (Venezia)

Sabato 21
·Roger Waters a Casalecchio di Reno (BO)
·Agusa + Logos a Lugagnano (VR)
·Napoli Centrale a Potenza
·Basta! + Il Labirinto di Alice a Zero Branco (TV)
·Charisma a Ragusa

Domenica 22
·Roger Waters a Casalecchio di Reno (BO)
·Serata Prog a Scandiano (RE)
·Moonchild Quartet a Cantù (CO)
·Napoli Centrale a Stornara (FG)

Lunedì 23
·Roger Waters a Casalecchio di Reno (BO)

Martedì 24
·Roger Waters a Casalecchio di Reno (BO)
·Napoli Centrale a Gravina in Puglia (BA)

Mercoledì 25
·Roger Waters a Casalecchio di Reno (BO)
·Ainur a Soncino (CR)

Giovedì 26
·GY!BE a Bologna

Venerdì 27
·Area a Bari
·The Watch a Trofarello (TO)
·Goblin Rebirth a Roma

Sabato 28
·Ingranaggi della Valle + Perfect Pair a Lugagnano (VR)
·Phoenix Again a Greve in Chianti (FI)
·Mezz Gacano a Palermo
·Of New Trolls a Sondrio
·Lino Vairetti a Calcio (BG)

Domenica 29
·Uneven Mood a San Donà di Piave (VE)