lunedì 29 agosto 2022

DRIFTIN' LINE, Born as slaves We die free (2021)

 



È sempre un piacere scoprire nuove realtà del panorama underground nostrano, talmente ricco e fitto di band che diventa davvero complesso rimanere aggiornato sulle novità del sottobosco, come il debutto dei Driftin' Line, progetto nato nel lontano nel 2006 dalla mente del tastierista Valerio Città ma che ha trovato la definitiva quadratura nel 2015, quando la band ha iniziato ha lavorare al materiale di questo Born as slaves We die free, un concept sulla guerra pubblicato nel 2021 dall’Underground Symphony. Quando si parla di prog metal viene naturale pensare ai Dream Theater, e in effetti le prime note dell’intro In solitude e della successiva strumentale A glimmer of freedom sembrano guardare in quella direzione, con la tecnica dei sette musicisti che sorregge strutture melodiche e suggestive. Delicatezza e propensione hard ammantano One more soul, mentre The old river sembra guardare ai Pain of Salvation di inizio carriera, prima di The son of Juambali e Blind madness, brani ricchi di pathos e sentimento. La seconda parte del lavoro si apre con A prayer, che parte in maniera molto tenue e lieve, per poi avere un crescendo emotivo notevole, che confluisce in Never again e in A promise, altre sezioni del racconto davvero ottime, sia come impatto che come scrittura. La chiusura è affidata alla suite Getaway, che non fa altro che confermare la qualità complessiva di questo esordio, opera prima di un gruppo che ha tutte le carte in regola per imporsi nell’affollato panorama prog metal italiano. (Luigi Cattaneo)


mercoledì 24 agosto 2022

SIMPLE LIES, Millennial Zombies (2022)

 


Terzo album per i Simple Lies, hard rock band bolognese nata nel 2006, che torna con questo Millennial Zombies dopo aver accumulato esperienza live insieme ad act come Skid Row, Wednesday 13, Nashville Pussy e Girlschool, tutte formazioni con cui il quintetto ha in comune attitudine e spirito. Difatti il disco è una miscela esplosiva di riff heavy e melodie classiche, a partire dalle iniziali The end e 567 hate!, una doppietta battagliera e potente, che incanala da subito questo ritorno fatto di ritmiche spesse e chitarre aggressive. Altro esempio è Mr. Leg day, che si apre su un chorus di facile presa, ma non sono da meno Weird uncle e Prince of darkness, che ricorda anche alcuni episodi dell’Ozzy solista. Posta a metà lavoro troviamo la robusta e tagliente title track, un treno in corsa che si ferma nelle melodie decisamente più eteree di On a stage together, per poi ripartire a folle velocità con The cage e Flat brain society, entrambe song cariche di positiva elettricità. Il finale è ad appannaggio prima di Ravencock, e poi di Here lies her ghost, che chiudono ottimamente un album dove emergono passione e grande intesa tra le parti, punto di forza di uno dei dischi più convincenti tra quelli usciti per Sneakout Records in questo 2022. (Luigi Cattaneo)


sabato 20 agosto 2022

QVINTESSENCE, Qvintessence (2022)

 


Nati nel 2018 a Bologna, i Qvintessence sono un quartetto formato da Giacomo Calabria (batteria), Luca Nicolasi (basso), Omar Macchione (chitarra) e Francesco Grandi (voce), che arriva con l’omonimo disco al debutto ufficiale (anticipato da un paio di singoli). Grunge novantiano e alternative, proposto con gusto e passione, sono la base di un lavoro corposo e adrenalinico, con una vena melodica sempre ben presente e fortemente caratterizzante, sia quando ammicca ai Soundgarden, sia quando guarda ai maggiormente mainstream Audioslave. Ne vengono fuori brani come Ghosts, Focus on the crash o Bandog, sinceri, spontanei e diretti come dovrebbe essere il rock, con uno sguardo che si posa sul passato storico del genere per riproporlo nel presente, perché quando la musica ha un’anima, come nel caso degli emiliani, risulta immortale e senza tempo. (Luigi Cattaneo)

Ghosts (Official Video)



giovedì 18 agosto 2022

IBRIDOMA, Norimberga 2.0 (2022)

 

Sesto disco per gli Ibridoma, ormai una realtà ventennale del panorama metal nostrano, che con il nuovo Norimberga 2.0 (edito da Punishment 18 Records) mostra di aver raggiunto la piena maturità compositiva e di meritare probabilmente una maggiore attenzione da parte degli appassionati del genere. Hard & heavy melodico e potente, suonato con spirito, passione e tecnica, ma soprattutto pathos, aspetto che emerge prepotente in brani come Ti ho visto andare via, Where are you tonight e Coming home. Non mancano i classici episodi targati Ibridoma, con i riff dei chitarristi Marco Vitali e Lorenzo Castignani che suggellano Raise your head e l’aggressiva title track, dove il lavoro ritmico della coppia formata da Alessandro Morroni (batteria) e Leonardo Ciccarelli (basso), insieme alla voce di Christian Bartolacci, completano un quadro complessivo in cui il lavoro d’insieme diviene punto focale di un disco che non fa altro che confermare la bravura di un quintetto sempre più consapevole delle proprie capacità. (Luigi Cattaneo)

Ti ho visto andare via (Official Video)



martedì 16 agosto 2022

ARTHUAN REBIS, Sacred woods (2021)

 

Terzo disco per Arthuan Rebis, pseudonimo dietro cui si cela Alessandro Arturo Cucurnia, già all’attivo con gli In Vino Veritas e i The Magic Door. Sacred woods è un viaggio alla ricerca di suoni e connessioni con la natura, tra folk, cantautorato e studio di tradizioni popolari, partendo da quella celtica per arrivare a quella iberica, passando per India e Cina. Ovviamente per avventurarsi in un percorso del genere serve una cultura smodata di quello che si sta trattando e Alessandro, mentore e studioso di questo affascinante progetto, ha deciso di farsi accompagnare da una serie di ospiti che con la loro personalità hanno donato ancora maggiore spessore al prodotto finale. Troviamo così la voce narrante di Paolo Tofani (Area) e i synth di Gabriele Gasparotti (di cui abbiamo più volte parlato da queste pagine) nella misteriosa Albero sacro, il bodhràn di Nicola Caleo gioca con il santoor (uno strumento iraniano a corde percosse) di Vincenzo Zitello (Alice, Ivano Fossati, Teresa De Sio, giusto per citare qualche sua collaborazione) e la voce di Mia Guldhammer in Kernunnos, una ballata tradizionale danese, prima dell’ipnotica Runar, dove oltre a Caleo e Gasparotti abbiamo Zitello impegnato stavolta alla fujara, un particolare strumento slovacco. La coppia formata da Tofani e Gasparotti esegue Elbereth, che posa uno sguardo sul magico mondo di Tolkien, mentre Come foglie sospese si distingue per la delicata arpa (sempre di Zitello) che accompagna il canto di Cucurnia. Ancora il bodràn (ma stavolta di Glen Velez) nella splendida Danzatrice del cielo, la rilettura di Diana dei seminali Comus, impreziosita dalle tablas di Federico Senesi, è il perfetto epitaffio di un disco prezioso, un lavoro enorme che ha il merito di incuriosire e dettare suggestioni dalla prima all’ultima nota. (Luigi Cattaneo)

Elbereth (Official Video)



mercoledì 10 agosto 2022

THE MILLS, Useless (2022)

 

Secondo disco per i The Mills (Morris voce e chitarra, Lorenzo Valè alla chitarra, Augusto Dalle Aste al basso e Piero Pederzolli alla batteria), indie rock band che avevamo già avuto modo di apprezzare con il gradevole Cerise. Il nuovo Useless continua quel discorso, un rock verace che guarda tanto all’Inghilterra quanto agli Stati Uniti, per un risultato complessivo più maturo rispetto all’esordio del 2020. Un lavoro immediato e compatto, fluido nella resa di pezzi come A liar in the sun, Celine o la title track, momenti di un album uscito per l’etichetta Dischi Soviet Studio. La forma del live sembra essere quella più consona alla musica del quartetto, e lo si comprende perfettamente dall’accoppiata iniziale formata da Berlin e I feel fine, intrise di rock anni ’90 e più in generale di un alone post punk elettrizzante, spirito perfetto per raccontare i malandati tempi che stiamo vivendo. (Luigi Cattaneo)

Berlin (Video)



VASKO ATANASOVSKI ADRABESA QUARTET, Phoenix (2020)

 


L’Adrabesa Quartet guidato da Vasko Atanasovski (sax e flauto) è un collettivo dal forte sapore etnico e folk, anche per la disparata provenienza dei musicisti coinvolti, eccezionali nell’ammantare di spirito world le intricate trame jazz di questo Phoenix, disco uscito nel 2020 per la meritoria Moonjune Records. Difatti, oltre al leader e al figlio Ariel (special guest al violoncello), di nazionalità slovena, troviamo l’italiano Simone Zanchini alla fisarmonica, il francese Michel Godard alla tuba e Bodek Janke alla batteria, nato in Polonia ma cresciuto in Germania. Insomma un melting pot di culture che ci consegna un lavoro pieno di anima, seppure i virtuosismi e i tempi dispari imperlano brani come Green Nymph o Liberation, tra i migliori esempi di un disco davvero notevole. Registrato in Slovenia sul finire del 2019, l’album è un viaggio che parte dai Balcani e arriva in Europa, un trip multietnico che diviene tangibile nel grandeur di Concerto epico e nelle intuizioni di Thornica, splendidi momenti di un lavoro affascinante e profondo. (Luigi Cattaneo)


martedì 2 agosto 2022

BELEDO, Seriously deep (2021)

 


Nativo dell’Uruguay, ma con sede a New York, Beledo è un musicista attivo dagli anni ’80 di cui avevamo già parlato in occasione del precedente Dreamland mechanism (recuperatelo!), opera ambiziosa che fa il paio con il nuovo Seriously deep, uscito sul finire del 2021 sempre per Moonjune Records. Beledo, impegnato alla chitarra, al piano acustico e ai synth, è qui accompagnato da Tony Levin al basso e Kenny Grohowski alla batteria, una sezione ritmica che non ha bisogno di presentazioni e che è perfetta per la fusion progressiva del sudamericano, che si apre con la lunga title track, un omaggio a Eberhard Weber e al suo Silent feet, disco del 1978 pubblicato dalla ECM, che vede la presenza di Jorge Camiruaga al vibrafono. Differente l’anima di Mama D, tributo alla cantante sudafricana Dorothy Masuka, con Kearoma Rantao alla voce, abile nel narrare l’oppressione dell’apartheid, mentre l’ugola di Boris Savoldelli impreziosisce la fitta trama strumentale di A temple in the walley, muovendosi con destrezza in territori canterburyani. Spirito free e scrittura emergono nell’approccio di Beledo, che ha maturato la capacità di allargare la gamma espressiva in sede di songwriting, costruendo un personale ponte tra fasi, che risulta essenziale per la riuscita dei suoi lavori. Ritroviamo Camiruaga in Maggie’s sunrise, brano suggestivo e affascinante, prima di Knocking waves e Into the spirals, due composizioni nate dall’improvvisazione in studio, che mostrano la duttilità del trio e quanta empatia si è venuta a creare durante le registrazioni di Seriously deep. (Luigi Cattaneo)