lunedì 29 settembre 2014

SYCAMORE AGE, Sycamore Age (2012)


Un debut capace di sedurre e attrarre attraverso una ricerca protesa a sviluppare un discorso in cui coniugare le lusinghe melodiche del pop colto, le voglie di un rock di matrice cantautorale, i desideri progressive accennati e forse nemmeno troppo voluti, i riferimenti all’indie folk in voga in Italia. Tanta carne al fuoco, persino troppa. E a volte i Sycamore Age sembrano proporre senza concludere del tutto. Un peccato veniale, sia chiaro, che non inficia il risultato ma fa pensare che ancor meglio si farà. Perché i sette toscani sono bravi nel distillare elementi originali attraverso inflessioni diverse tra loro che con maestria ben si collocano dentro il loro suono. Che non è quello dei Genesis o degli Yes ma si avvicina in alcune parti a quello sofisticato dei Caravan (pur senza rendere particolare omaggio agli inglesi) ma anche di gruppi di confine più attuali come i Radiohead e l’immortale Jeff Buckley, ricordato in alcune parti vocali.
Ci si stupisce dinnanzi all’opener Binding Moon, quasi 8 minuti in cui esprimono tutto il loro potenziale e in cui vengono utilizzati strumenti particolari come oboe e trombone . Si colgono le reminiscenze alternative folk di casa Fleet Foxes in At the biggest tree, l’utilizzo accorato del violino in Romance e ci si lascia cullare dalle splendide ed oblique melodie del clarinetto nella suggestiva Astonished Birds. Un altro piccolo gioiello risponde al nome di My Bifid sirens, brano ricco di sfumature e davvero ben congegnato in cui è possibile distinguere l’utilizzo mirato della tromba, mentre decisamente più dura e distorta è Heavy Branches che ha la capacità di mostrare un altro lato della personalità del settetto. Un disco da scoprire, anche nei momenti meno riusciti (Kelly, Dark and pretty) perché frutto di soluzioni curiose ma mai criptiche e astruse, deliziose e non banali.
Un esordio imperfetto ma eclettico e intelligente. E non è cosa da poco.

Binding Moon (Video)

giovedì 25 settembre 2014

PICCHIO DAL POZZO, Live (2013)


Picchio Dal Pozzo Live album cover


È sempre piacevole ritrovare un gruppo come il Picchio dal Pozzo, troppo spesso relegato ad un ruolo secondario all’interno del panorama prog italiano, ancora così in forma e attuale. La band, nata nei primi anni ’70, ha dato alle stampe nel corso del tempo una serie di lavori assolutamente da riscoprire. Innanzitutto il primo e omonimo del 1976, risposta alle varie leggende di Canterbury (Soft Machine, Gong, Henry Cow), ma anche i successivi Abbiamo Tutti i suoi Problemi (1980), Camere Zimmer Rooms (2001) e Pic_nic@Valdapozzo (2004) rappresentano dei piccoli classici che non si possono ignorare. In questa nuova avventura oltre ai membri storici Aldo De Scalzi (voce e tastiere), Paolo Griguolo (flauto e chitarra) e Aldo Di Marco (batteria), troviamo alcuni dei migliori musicisti della scena genovese come Luca Cresta (tastiere), Massimo Trigona (basso), Edmondo Romano (flauto, sax e clarinetto) e Dado Sezzi (percussioni), senza dimenticare i tre guest presenti, ossia Jessica Cochis (alto sax), Giorgio Karaghiosoff (sax tenore) e Roberto Romani (sax tenore). L’occasione per questa rimpatriata opportunamente riproposta in Dvd è il live tenuto al La Claque di Genova il 15 gennaio 2011.

L’inizio è affidato a Merta, un crescendo di sensazioni e variazioni su un tema ripetuto e ipnotico, quasi un mantra su cui si inserisce la cornamusa di Romano e le ritmiche jazz rock del duo Di Marco-Trigona, sino al solo di chitarra di Griguolo, che in qualche modo suggella un primo affresco potente ed evocativo. Non è da meno Coccomelastico, dominata dai fiati di Romano e della Cochis, sviluppa un discorso affascinante e quasi da piccola orchestra tanta è la varietà proposta, con elementi jazzati di notevole caratura, soprattutto per mano del talentuoso Cresta. Segue Off, frangente molto delicato in cui è un piacere sentire l’interplay che si viene a creare tra Romano e Cresta, ma è tutta la band a disegnare un immaginario scenario da soundtrack con una forza comunicativa d’altri tempi.
Il Presidente è il primo episodio realmente cantato da De Scalzi e mostra il lato più politico e amaro del gruppo, un discorso che si sviluppa attraverso un leggiadro jazz rock canterburiano, coinvolgente e pieno di idee davvero notevoli e originali! Semplicemente magnifica la resa di Adriatico, traccia realizzata su registrazioni della voce di Demetrio Stratos, in cui emerge la notevole coesione tra le varie componenti che forgiano in sound del Picchio, in un connubio vibrante tra echi Canterbury style e solido jazz rock. Si prosegue con La Bolla, traccia dall’inizio soffuso, notturno e suggestivo che poi deflaga in un momento quasi free, inquieto e carico di angosce, rese ancor più estreme dall’utilizzo di immagini tratte da Radiophobia, un documentario diretto da Julio Soto Gurpide sul disastro nucleare di Cernobyl. I flauti aprono invece Napier, brano particolare dove emerge la vena istrionica dei liguri, un caos controllato in cui il canto di De Scalzi dà il via ad una sequenza più calda e fluida, complice anche l’ottimo Romano e un deciso intervento di Griguolo, anche se è davvero tutto il complesso a mostrare grande affiatamento. Dopo la parte cantata, l’inedito Lindbergh decolla in direzione di un jazz rock fine e di grande classe, con tutta la padronanza e la personalità che ha sempre contraddistinto la proposta dell’ensemble, che quando si esprime su certi livelli è un turbinio di suoni ed emozioni. Chiusura affidata alla hit Uccellin del Bosco, sempre spumeggiante e piena di sense of humor.

Completa il Dvd la sezione PdPedia, un filmato sulla genesi e l’evoluzione della band con tanto di interviste ai membri originari risalenti all’estate 2006.

www.picchiodalpozzo.com  

sabato 20 settembre 2014

ACCORDO DEI CONTRARI, Accordo dei Contrari (2014)


Terzo album per i bolognesi Accordo dei Contrari e ritorno all’AltrOck che aveva già distribuito l’esordio Kinesis del 2006. Dopo l’ottimo Kublai non era poca l’attenzione per questa nuova fatica del gruppo e l’omonimo lavoro da poco pubblicato conferma le buone impressioni che hanno destato in questi anni di attività. Accordo dei Contrari è un disco solido, ricco di rock fusion ad alto tasso di adrenalina e con la sua parte di jazz che completa un quadro pieno di sfumature. L’accordo suona e si diverte, dà poco peso a quale direzione intraprendere, forti anche di una scrittura sicura ma non impostata su canoni predefiniti. Una sorta di libertà anarchica che li conduce in territori ora più fusion, ora più classici, ora venati di R.I.O., il tutto insaporito da percezioni settantiane e momenti riconducibili al progressive tout court di Gentle Giant e King Crimson. Una bella mescolanza di suoni che vivono nel comun denominatore della potenza e della precisione di un ensemble oramai collaudato e pieno di groove. L’album è un’esplosione di colori, una marcia in cui incontrare spore del passato con uno sguardo ben radicato nell’attualità (e in questo l’altrOck è una garanzia). Quindi è lecito attendersi rimandi al jazz rock italico di Area e Arti & Mestieri e alla scuola canterburiana (Soft Machine in particolare) ma ciò che emerge è l’aver definito un proprio suono e uno stile facilmente riconoscibile dagli appassionati. Già l’iniziale Nadir dà l’idea di cosa aspettarsi. Ritmiche pulsanti (l’efficace coppia formata da Daniele Piccinini al basso e Cristian Franchi alla batteria), soli e riff di chitarra incisivi come non mai (del sempre bravo Marco Marzo Maracas), incursioni tastieristiche di presa ed effetto (ad opera di Giovanni Parmeggiani che si divide tra fender, hammond, minimoog e piano) e un equilibrio formale tra le componenti davvero inattaccabile. Nadir è una traccia che sviluppa un discorso pieno di concetti, intrappolando pulsioni fusion con un mood quasi hard rock, lasciando trasparire amalgama e fluidità. Non è meno potente Dandelion, un altro esempio della caratura raggiunta dai musicisti, così come di ottimo livello è Seth Zeugma, in cui fanno la loro parte Vladimiro Cantaluppi al violino e Enrico Guerzoni al violoncello, per quello che è forse l’episodio più sperimentale e anche interessante tra i presenti, un vero viaggio tra suggestioni avant ed elementi che profumano di vintage prog. Parmeggiani con il suo hammond colora la successiva Dua, su cui si inseriscono le chitarre taglienti di Maracas e una spinta ritmica ad alto voltaggio, mentre Tighlath, dopo un inizio soffuso vira in direzione di un jazz rock d’avanguardia e spumeggiante che pare quasi un omaggio agli Area. La chiusura di Più Limpida e Chiara di ogni Impressione Vissuta part II (con Cantaluppi questa volta alla viola e Marina Scaramagli al violoncello) si discosta dal resto del disco e rende l’atmosfera quieta, proprio come dopo una tempesta, degno epitaffio di un ritorno discografico caldamente consigliato. (Luigi Cattaneo)

Nadir (Video)

mercoledì 17 settembre 2014

VEIVECURA, Goodmorning Utopia (2014)


Goodmorning Utopia è il terzo disco dei VeiveCura, gruppo guidato dal siciliano Davide Iacono (piano, voce, batteria e percussioni) e chiusura della trilogia esistenziale iniziata nel 2010 con Sic Volvere Parcas e proseguita con Tutto è Vanità del 2012. Se il primo era totalmente strumentale e oscillava tra classicità, musica da camera e riferimenti ai Sigur Ros in un’atmosfera cupa e rarefatta, il secondo introduceva parti cantate in italiano e un mood a tratti cantautorale e pop, senza dimenticare le linee tracciate in precedenza. E questo terzo lavoro? Iacono sceglie di alternare suggestioni strumentali con brani cantati, seppur in maniera minimale, concentrandosi sulla ricchezza degli elementi inseriti e su arrangiamenti aggraziati e che donano una certa profondità all’insieme. L’album è un percorso sull’utopia, che parte dalle rovine e dalla caduta e arriva all’ennesimo tentativo di sconfiggere paure e fallimenti, in un viaggio tra sogni e speranze. Per raggiungere tale scopo Iacono decide di affidarsi a strumentisti sapienti come Pietro Giunta alla tromba e al flicorno, Claudio Giunta al trombone, Graziano Giunta al corno, la coppia di sassofonisti formata da Armando Barni e Sergio Battaglia, Chiara Scucces al flauto e Jascha Parisi al violoncello, giusto per citarne alcuni in un ensemble ancor più ricco e variegato. Non mancano i Sigur Ros e un alone post a contornare il tutto ma è presente anche una certa aurea classica che ammorbidisce e rende decisamente sognante e anche drammatico tutto l’album. Risultati che si palesano nell’emozionante sviluppo di Nei Tuoi Occhi Legno o nella title track ricamata da sprazzi elettronici che non guastano affatto. Le sette parti di Utopia formano una sorta di minisuite in cui Iacono propone le varie anime della sua creatura. Appunti per pianoforte, eleganti partiture per fiati, spirito visionario memore di lezioni nordiche. Sarebbe bello sentire la band proporre dal vivo il materiale dell’intera trilogia (magari a teatro!), in attesa di capire che tipo di direzione può effettivamente prendere il progetto. (Luigi Cattaneo)

Qui di seguito il link per ascoltare l'intero album

sabato 13 settembre 2014

ENTITY, Il Falso Centro (2013)


Il progetto Entity ha radici lontane, tanta è la strada che i membri del gruppo hanno fatto per arrivare alla pubblicazione di Il Falso Centro, partendo dagli anni ’90 (era il 1994 per la precisione) e dalla riscoperta per certi suoni e certe sensazioni che affioravano in maniera sempre crescente anche in Italia. E poi c’è la Sardegna, la terra d’origine, non propriamente un luogo fertile per il genere, neanche negli anni ’70, quelli dove il prog si suonava un po’ ovunque (ma Salis e Cadmo andrebbero recuperati…). Dopo un periodo di pausa (in precedenza erano stati pubblicati Il Naufragio della Speranza nel 1999 ed Entità Doppia nel 2002), gli ultimi anni sono serviti per raccogliere le giuste idee condensate in questo disco a tratti sorprendente. Nulla di particolarmente nuovo ma la solidità dell’impianto, il gusto per gli arrangiamenti e la giusta interazione musica/testi fa di questo ritorno qualcosa su cui è giusto soffermarsi con la dovuta calma. Il concept si sviluppa attorno ad un sound ricco e stratificato, impegnativo ma mai criptico o auto indulgente e le liriche raccontano di una ricerca umana e di quanto sia impegnativo arrivare alla centralità della vita e del percorso complicato per trovare un punto solido e certo. Una sostanziale spettralità e disillusione che si percepisce chiaramente anche tra le trame sonore che costellano buona parte di Il Falso Centro. Un alone dark che sospinge l’opera, racconto noir di un uomo che si perde per poi ritrovare la speranza e forse un proprio equilibrio. Gli Entity descrivono tutte queste emozioni e gli svariati stati d’animo del protagonista attraverso un prog rock settantiano, vintage ma non nostalgico, sinfonico e caratterizzato dalle tastiere emersoniane ma anche figlie della grande lezione di Vittorio Nocenzi di Mauro Mulas, membro storico e bravissimo leader dei sardi. Ma è tutta la band a proporsi con ottimi spunti, a partire dal duo ritmico formato da Gigi Longo (basso) e Marco Panzino (batteria), così come convincono le prove di Marcello Mulas (chitarra) e Sergio Calafiura (voce). Il gruppo chiama in causa nomi celebri come King Crimson, Van Der Graaf Generator e Banco del Mutuo Soccorso ma ha un’ascendenza jazz rock in alcuni passaggi che può permettere loro di allargare i confini della proposta in futuro. Per ora godiamoci questo nuovo e pregevole Il Falso Centro. (Luigi Cattaneo)

L'armatura (Video)

  

giovedì 11 settembre 2014

DISTILLERIE DI MALTO, Suono (2013)


Prog Rock settantiano puro e senza aggiunta di elementi estranei. Questo il sunto del piacevole ascolto dato da Suono, il ritorno della band abruzzese dopo Il Manuale dei Piccoli Discorsi, piccolo cult datato 2001 (recuperatelo!). Il gruppo prosegue il discorso avviato oltre 40 anni fa dai maestri del genere e non si discosta da quanto proponevano nomi storici del genere come Banco del Mutuo Soccorso e Le Orme o da ensemble attuali ma orgogliosamente vintage come Coscienza di Zeno e Tempio delle Clessidre. Suono è un disco che fa della passione per un’era lontana il proprio marchio distintivo, proprio come era accaduto per il già riuscito debut. Mancano Maurizio Di Tollo alla batteria e Luca Latini al flauto in questa nuova reincarnazione del progetto, anche se ben tre pezzi risalgono alle session del primo album e quella leggera brezza nostalgica rimane forte e ben impressa nel cuore di chi ascolta. Tutto rimanda difatti al prog italiano più retrò, senza dimenticare gli insegnamenti inglesi di Gentle Giant e Genesis, in un quadro per nulla nuovo ma estremamente gradevole. D’altronde non mancano doti compositive e qualità tecniche che regalano buoni spunti per chi ama il progressive maggiormente nostalgico (e direi che non sono pochi). Colpisce la compattezza della proposta, il lavoro d’equipe della Distilleria di Malto, soprattutto dopo un’assenza così prolungata dalle scene che poteva minare la solidità di certi meccanismi. L’album invece scorre in modo fluente, ci sono tanti momenti apprezzabili, tra cui spiccano Lorca e Dalì e Nemesi, brani simbolo delle caratteristiche guida del percorso svolto sinora dagli abruzzesi. L’assenza di novità non è dunque in questo caso un elemento penalizzante, soprattutto per chi è particolarmente assuefatto da certe classiche melodie e la speranza più grande a questo punto è di sentir parlare nuovamente di loro senza dovere attendere un altro stop di dodici lunghi anni. (Luigi Cattaneo)

Il Suono Seducente del Sogno Part I (Video)

martedì 9 settembre 2014

KARMAMOI, Odd Trip (2013)


Spesso da queste pagine ci siamo occupati di gruppi che partendo da basi progressive tentano di sviluppare un percorso più ampio in cui far ricadere svariate passioni musicali. Non fa eccezione il nuovo Odd Trip dei romani Karmamoi, album che veleggia tra prog, psichedelia, hard rock e una bella e sana dose di melodia, anche di facile presa. Dopo il debut omonimo del 2011 e l’ep Entre Chien et Loup dell’anno seguente, la band ha optato per modificare il proprio sound, che qui ne guadagna in vigore e imprevedibilità, complice probabilmente anche la scelta del cantato in inglese. Parecchi gli spunti interessanti e a colpire è in special modo l’impatto generale dei brani che è probabilmente la caratteristica che maggiormente spicca di questo come back. La voce di Serena Ciacci è una bella costante all’interno del percorso Karmamoi e la fusione tra sprazzi hard e psichedelici avvicina il platter a quanto fatto negli ultimi anni dai Porcupine Tree ma anche da act meno conosciuti come i nostrani Heretic’s Dream e i francesi Elora. Oltre alla Ciacci risultano essenziali per la buona riuscita del lavoro il connubio ritmico tra Daniele Giovannoni (batteria) e Alessandro Cefalì (basso) e l’interplay tra i due chitarristi Fabio Tempesta e Alex Massari. Tra i momenti migliori spiccano la darkeggiante Labyrinth, la title track e la floydiana 5+, brani in cui la band condensa tutte le caratteristiche principali che contraddistinguono la proposta, in un’alternanza tra parti strumentali, elementi tipici della ballad, frangenti psichedelici e soluzioni heavy. Buoni gli stacchi Tool style di If, la calda malinconia di If I Think of the Sea e la psichedelia della strumentale e appassionante Samvega. La crescita è evidente, così come le doti dell’ensemble appaiono innegabili ed è logico pensare che questo album possa fare la felicità di chi predilige un approccio di questo tipo alla materia progressiva. Odd Trip è quindi un ulteriore e piacevolissimo passo avanti nel percorso di maturazione del gruppo capitolino. (Luigi Cattaneo)

Odd Trip (Official Video)

giovedì 4 settembre 2014

QIRSH, Sola Andata (2013)

Secondo disco per i savonesi Qirsh (il primo risale al 1997), realtà poco conosciuta ma attiva ormai da circa un ventennio, pur se con le dovute interruzioni e pause forzate. Sola Andata è figlio di un lavoro meticoloso, attento ai particolari e ricco di soluzioni anche differenti tra loro che non cadono però in contrasto e risultano ben amalgamate all’interno delle tracce proposte. Daniele Olia (voce, chitarra e tastiere), Michele Torello (chitarra), Leonardo Digiglio (tastiere), Pasquale Aricò (tastiere), Andrea Torello (basso) e Marco Fazio (batteria) firmano un album affascinante che sa catturarti con lentezza, farsi scoprire a poco a poco e con grazia, portandoti in viaggio verso luoghi lontani. Buone doti tecniche abbinate a una scrittura fine e suggestiva fan di questo disco un ritorno interessante e con diversi spunti degni di nota e tutti da seguire. Innanzitutto il melting pot di suoni che oscillano tra fraseggi puramente progressive ad altri più vicini al cantautorato di matrice rock e con devianze wave, con testi calibrati e ben inseriti all’interno del variegato contesto proposto. Sprazzi contaminati di etnico (Mercato Ghardaia che narra delle vecchie città vicine al deserto dell’Algeria) fanno posto a frangenti puramente prog (Mayflower, Vento delle Isole), per poi ripiegare verso sfumature in odore di new wave (Artico, La Nebbia). In tutto questo non poteva mancare la distribuzione della Lizard, etichetta da sempre in prima linea quando c’è da sostenere progetti affini ma non totalmente prog. La musica dei Qirsh pur non presentando novità di sorta sa colpire, risulta fresca e non rivolta solo al passato storico del genere e il tema del viaggio che viene esplorato come se ci si trovasse dinnanzi ad un concept è reso in maniera profonda e intensa grazie ad atmosfere delicate e trasognanti. Sola Andata può essere il biglietto da visita ideale per ulteriori sviluppi e per trovare quella decisiva continuità che sinora è sempre mancata. (Luigi Cattaneo)

Mayflower (Video)

 
 

lunedì 1 settembre 2014

FREEWAY JAM, Piccoli Mondi (2014)


Ritorno di spessore per i Freeway Jam, gruppo che mancava da parecchi anni dalle scene (per l’esattezza da Pensieri Imperfetti del lontano 2002) e che con questo Piccoli Mondi si ripropone come uno dei gruppi di punta della corrente jazz rock fusion italiana. L’album è un bel viaggio in musica che conquista ascolto dopo ascolto e che mostra il consolidamento artistico raggiunto dall’ensemble. Il jazz e la fusion confluiscono in modo fluido in frangenti ora più rock ora più psichedelici, con trame strumentali che appaiono come l’elemento clou di tutto il discorso intrapreso, merito anche di doti tecniche non indifferenti. Difatti sono solo due gli episodi cantati (Sur e Istanbul City) dalla brava Silvia Dalla Noce, brani pieni di groove e dinamismo. Luca Gramignoli (chitarra), Davide Pavesi (tastiere), Danilo Somenzi (basso) e Renzo Marchetti (batteria), firmano un lavoro magari non innovativo ma assolutamente ispirato e coinvolgente, ricco di quella atmosfera che dominava i dischi dei settanta, pur non avendone la patina e l’alone nostalgico che a volte caratterizza prodotti del genere. Il gruppo segue la scia intrapresa 12 anni orsono, lasciandosi catturare dall’energia e dalla vitalità libera di jam session senza particolari vincoli. Idee e lampi che costellano Piccoli Mondi in più parti, imbevendo il tessuto di fraseggi jazz rock, progressive e funky che culminano nella lunga title track, un po’ il sunto del pensiero dei Freeway Jam. Ma non sono da meno brani esaltanti come l’iniziale e tirata Testa di Pazzo, la spumeggiante El Bailarino Bebado do Rio, la rockeggiante Danny’s Land e l’eclettica Son do Mar. Disco davvero molto interessante che fa ben presagire per il futuro prossimo dei cremonesi, sempre che non ci vogliano far attendere un’altra dozzina di anni per ascoltare certe prelibatezze! (Luigi Cattaneo)

Danny's Land (Video)

CONCERTI DEL MESE, Settembre 2014

Lunedì 1
·Napoli Centrale Verona

Giovedì 4
·Camelias Garden Roma
·Junkfood Milano

Venerdì 5
·2 Days Prog + 1 Veruno (NO)
·Dark Ages Peschiera sul Garda (VR)
·Roccaforte Masio (AL)
·Heretic's Dream Roma
·Formula Tre Padova

Venerdì 6
·2 Days Prog + 1 Veruno (NO)
·Junkfood Cesena
·Claudio Simonetti's Goblin Milano

Sabato 7
·2 Days Prog + 1 Veruno (NO)
·Posto Blocco 19 Noceto (PR)

Lunedì 9
·Profusion Siena

Mercoledì 11
·Arturo Stàlteri Ravenna

Giovedì 12
·The Watch Positano (SA)
·The Magical Box Parma
·Junkfood Marina di Massa (MS)
·God Is An Astronaut Milano
·Roccaforte Serravalle Scrivia (AL)

Venerdì 13
·Red Rex Casa di Alex Milano
·Lingalad Treviolo (BG)
·Camelias Garden Roma
·Junkfood Bagno a Ripoli (FI)
·God Is An Astronaut Roma
·Démodé Fagagna (UD)
·Sintonia Distorta S.Martino Strada (LO)
·Slivovitz Postignano (PG)

Sabato 14
·Napoli Centrale Nemoli (PZ)



 Giovedì 18
·Alex Carpani (+ guests) Collecchio(PR)

·Delirium Milano

Venerdì 19
·Nodo Gordiano+Taproban+Squartet Roma
·Démodé Bologna

Sabato 20
·Napoli Centrale Napoli
·Area Zingonia (BG)
·Area Protetta Casale Monferrato (AL)
·Locanda delle Fate Castello di Sanfré (CN)
·Roccaforte Valenza (AL)
·Le Orme Luzzi (CS)

Domenica 21
·Alan Sorrenti Cervia (RA)
·Roccaforte Sestri Ponente (GE)
·Junkfood Bologna
·FixForb Blues Canal ore 20 (Milano)
·Area Matera

Lunedì 22
·Alan Sorrenti Roma

Martedì 23
·Doctor Nerve Forlì

Mercoledì 24
·Progressivamente Free Festival Roma
·Doctor Nerve S. Vito Leguzzano (VI)

Giovedì 25
·Progressivamente Free Festival Roma
·Le Silo + Syndone Spazio Teatro 89 (Milano)

Venerdì 26
·Progressivamente Free Festival Roma
·Amaze Knight Brescia
·Osanna Candia Canavese (TO)

Sabato 27
·Progressivamente Free Festival Roma
·Il Mito New Trolls Gallipoli (LE)
·Malibran Belpasso (CT)
·Mater Dea Mores (SS)
·Clepsydra Losone (Svizzera)
·Arturo Stàlteri Faenza (RA)
·Ossi Duri Faenza (RA)
·"Harleking, Re dei Colori" Bovolone (VR)
·Alan Sorrenti Porto S. Elpidio (FM)

Domenica 28
·Progressivamente Free Festival Roma
·Formula 3 Lariano (Roma)
·Alan Sorrenti Valmontone (Roma)