martedì 29 gennaio 2019

WICKED MACHINE, Chapter II (2017)


Tornano dopo un’assenza di ben sei anni i Wicked Machine, quartetto formato da Alberto “Drago” Ragozza alla voce (già con i Love Machine), Steve Zambelli alla chitarra, Manuel Gatti al basso e alle tastiere e Simone Oldofredi alla batteria, che avevamo lasciato nel 2011 con un primo lavoro intriso di hard & heavy, caratteristica principale anche del nuovo Chapter II, uscito un paio di anni fa e totalmente autoprodotto. Oltre alla classicità di Iron Maiden, Dio e Judas Priest, i ragazzi infarciscono l’album di frangenti epic alla Armored Saint, pulsioni settantiane che chiamano in causa i Nazareth e un tocco prog vicino ad alcune cose dei Queensryche. La durezza insita nei pezzi è mitigata da una costante ricerca melodica, basti ascoltare l’opener Working class hero, immediata e di grande impatto. Ma la band riesce a guardare anche in altre direzioni, come nell’oscura Volador, dal riff portante al limite del doom o nella suite di 14 minuti The flight of Horus, dove emergono spunti prog ben calibrati e decisamente riusciti, una sintesi delle diverse anime del gruppo e atto principale di questo come back. Mi preme citare anche la riuscita cover di Wild boys dei Duran Duran e la conclusiva Dark hell, tenebroso finale di un lavoro convincente e che conferma la bontà della scena metal italiana, troppo spesso bistrattata e poco considerata. (Luigi Cattaneo)
Volador (Video)



 

 
 

sabato 26 gennaio 2019

SLAP GURU, Diagrams of pagan life (2018)


Secondo album per gli Slap Guru, band italo-spagnola di stanza a Madrid e formata da Valerio Willy Goattin alla chitarra e alla voce (leader anche dell’ottimo progetto Galaverna), Alberto Martin Valmorisco alla chitarra, al sitar e alla baglama, Javi Labeaga Burgos al basso e Jose Medina Portero alla batteria. Diagrams of pagan life ha il pregio di mescolare con sicurezza psichedelia e hard, blues, stoner e progressive, proprio come si faceva più di quarant’anni fa, in un’epoca sospesa nel tempo e carica di fascino, visti i tanti gruppi che ancora guardano con rispetto e omaggio verso quella stagione dorata. Blue Cheer, Cream, Hendrix con la sua Band of Gypsys, tutti insieme vengono citati, assorbiti e messi sul piatto con freschezza e dinamismo, fregandosene del tempo che passa, delle mode, di Dio e di tutti noi, perché qui c’è passione, sudore, amore per qualcosa che permane solo per pochi. Ma va bene lo stesso, perché il misticismo vintage di Goattin e compagni scalda l’anima, riporta a fasti passati ma ancora attuali, anzi, ancora più attuali in un momento storico dove bisogna ripartire, se possibile, proprio dall’underground, da sottoterra, dal basso. Inutile citare brani in questo caso, mettete sul piatto, sul lettore, in cuffia, dove vi pare, Diagrams of pagan life e ascoltatelo immaginando decadi lontane dove gli unici colori disponibili sono il bianco e il nero. (Luigi Cattaneo)
Di seguito il link per ascoltare e acquistare l'album

KATIUSHA, Diverticoli (2018)



I Katiusha sono una band nata a Genova nel 2013 e con Diverticoli si presentano con una miscela di indie e alternative rock, tirato e dalle interessanti liriche in italiano, che si segnalano per temi sociali e una certa comunicabilità, mirata a esprimere il loro vissuto interiore, fatto di gesti quotidiani e malesseri giornalieri. Dopo un demo del 2016, Gyada Bazurro (voce), Giorgio Barroccu (chitarra), Alessandro Biagiotti (batteria) e Antonio De Fusco (basso) danno ora alle stampe questo ep di quattro pezzi, poco più di quindici minuti ad alto voltaggio rock e con qualche alone wave (Penelope), che si snodano all’interno di una forma canzone curata e sicuramente gradevole, con rimandi anche a Skunk Anansie e Guano Apes. In attesa di una prova più corposa il quartetto conferma l’attitudine della OverDub di promuovere band di valore dell’underground nostrano. (Luigi Cattaneo)
Dove finisce lei (Video)
 

venerdì 25 gennaio 2019

TELEGRAPH TEHRAN, Marea (2018)


Svolta stilistica per i Telegraph Tehran (Marco Faggion alla voce e ai synth, Andrea Buccio alla voce e al basso, Casper Adamov alla batteria e Francesco Cardinali alla chitarra), che abbandonano il rock degli esordi (Spettri da scacciare del 2017) a favore di un ep, Marea, intriso di synth pop con echi funk, formato da tre soli brani e primo passo di un nuovo percorso artistico. Dalla fine del 2017 è cresciuto molto il nostro interesse per la scena synth pop/chillwave. Tutti noi veniamo da situazioni diverse che hanno come elemento comune il funk e i suoni degli anni ’80 e ’90. Iniziare questo percorso a gennaio non è stato semplice all’inizio, ma allo stesso tempo molto stimolante. Sono le parole della band a rendere chiaro il senso di un lavoro gradevole, che si lascia ascoltare con piacere, grazie a sonorità catchy e pezzi piuttosto immediati, che tradiscono il loro amore per MGMT e Washed Out. (Luigi Cattaneo)
Marea (Full ep)
 

giovedì 24 gennaio 2019

OPERA OSCURA, Disincanto (2018)



Esordio per i romani Opera Oscura, band guidata da Alessandro Evangelisti (pianoforte e tastiere già con gli OverWakingLife) e Alfredo Gargaro (chitarrista che abbiamo imparato ad apprezzare per la sua militanza negli Estrema Dura e negli Exiled on Earth, band di cui abbiamo parlato proprio da queste pagine), che con Disincanto hanno dato vita ad un lavoro a base di prog, heavy e dark. Accompagnati dalle voci di Francesca Palamidessi e Serena Stanzani, dalla chitarra classica di Andrea Magliocchetti, dal basso di Francesco Grammatico che si alterna con quello di Leonardo Giuntini e dalla batteria di Umberto Maria Lupo, il duo predilige un approccio compositivo fatto di suggestioni (La metamorfosi dei sogni), di storie narrate (A picco sul mare), di immagini che scorrono davanti agli occhi (Dopo la guerra). Anche le sezioni strumentali sono improntate sulla dicotomia tra spunti classici e fraseggi hard (Pioggia nel deserto), ma quello che permane maggiormente è un lirismo volutamente italico, aiutato da testi interessanti e che sanno descrivere senza risultare invadenti, lasciando l’ascoltatore regista principale delle visioni emerse. Dark prog, sinfonismi, dolci melodie, elementi che contraddistinguono i trenta teatrali minuti di Disincanto, in cui la drammaticità dei piccoli racconti espressi funge da collante per mantenere unitarietà di contenuto e di percorso. L’accoppiata Andromeda Relix/Lizard non fallisce nemmeno questa volta e sforna l’ennesimo lavoro di classe e qualità. (Luigi Cattaneo)
Album Trailer
  

mercoledì 23 gennaio 2019

MARCO PACASSONI GROUP, Frank & Ruth (2018)

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Frank & Ruth è l’omaggio, da poco uscito, di Marco Pacassoni e del suo gruppo (Alberto Lombardi alla chitarra, Lorenzo De Angeli al basso, Enzo Bocciero al piano e alle tastiere e Gregory Hutchinson alla batteria) per Frank Zappa e Ruth Underwood, vibrafonista dei The Mothers of Invention, nonché suonatrice di marimba, mai più apparsa sulla scena musicale dopo la dipartita dalla band del musicista di Baltimora. Pacassoni, impegnato pure lui al vibrafono e alla marimba, ha un curriculum di tutto rispetto, avendo lavorato a fianco di nomi come Gary Burton, Michel Camilo e Horacio Hernandez e il nuovo album è il suo quarto da solista. L’iniziale Blessed relief è perfetta per calarsi nel mood del disco e mette subito in luce le caratteristiche guida dell’intero tributo. For Ruth è la sentita dedica di Pacassoni alla fantasia della Underwood, mentre la sempre bravissima Petra Magoni è l’ospite vocale su Planet of the baritone women. Sleep, Pink and Black (the napkins suite), con i suoi nove minuti di durata, finisce per avere un retrogusto progressivo, prima dell’accoppiata formata da The black page e Echidna’s arf, che si legano egregiamente bene tra loro. Anche The idiot bastard son e Peaches en regalia, classici zappiani, vivono di verve e impatto, mentre il finale è appannaggio di Stolen moments, stupenda bonus di un lavoro che va oltre il concetto di atto d’amore per Zappa e la Ruth e che per la sua trasversalità potrebbe incuriosire non solo i fan del geniale compositore americano. (Luigi Cattaneo)
Blessed relief (Video)
 
 
 
 
 
 

lunedì 21 gennaio 2019

CHARUN, Mundus Cereris (2018)

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Dopo il debut Stige del 2016, tornano gli Charun, quartetto formato da Nicola Olla alla chitarra, Valerio Marras alla chitarra, Simo Lo Nardo al basso e Daniele Moi alla batteria, che con il nuovo Mundus Cereris prosegue nel discorso a base di post rock e metal. L’oscuro incedere strumentale del disco ben si sposa con i richiami al rito propiziatorio che permetteva di mettere in contatto il mondo dei vivi con quello dei defunti (da cui deriva il titolo dell’opera stessa), una tradizione antica che ha le sue radici nel santuario di Cerere, un tempio della Roma antica. L’iniziale Malacoda mette subito in risalto alcune caratteristiche dei sardi, con riff aggressivi e ampie distorsioni chitarristiche, un crescendo tipico del genere ma decisamente riuscito. Mae si districa tra post e psichedelia, mentre Laran conferma il songwriting narrativo e descrittivo che contraddistingue la proposta, tra picchi emotivi, ruvidezze heavy e grande intensità lirica. Il pathos che contorna i brani viene esaltato dalla presenza del pianista Stefano Guzzetti in Nethuns, ma anche le conclusive trame di Menvra e Vanth, che vibrano di un alone tetro e malinconico, confermano la bontà di un progetto brillante e ancora troppo poco conosciuto. (Luigi Cattaneo)
Vanth (Video)
 

venerdì 11 gennaio 2019

URBAN STEAM, Under concrete (2018)


 
Nati nel 2012, gli Urban Steam non hanno mai cambiato formazione (cosa più unica che rara) e hanno sempre avuto l’obiettivo di scrivere brani senza pensare troppo ad un genere specifico, un’esigenza comunicativa improntata alla scrittura e alla voglia di mettersi in gioco suonando e divertendosi. Under concrete è quindi un esordio che incorpora le tante passioni dei membri della band (Paolo Delle Donne alla voce, Federico Raimondi alla chitarra, Fabrizio Sclano al basso e Diego Bertocci alla batteria), muovendosi tra progressive (quello dei Rush, dei Cosmosquad e dei Porcupine Tree) e hard & heavy (Black Sabbath, Whitesnake, Dio), caratteristiche che troviamo già nell’energia dell’iniziale Storm. Anche They live non scherza in quanto a carica e vivacità, mostrando anche il lato alternative rock del quartetto, mentre Soul è una gradevole e malinconica ballata. A metà disco gli Urban Steam piazzano dapprima la buonissima title track in odore di progressive e poi Cross the line, che torna su territori più cadenzati ma brilla per enfasi interpretativa e songwriting. Citylights conferma l’indole del gruppo di scrivere brani sempre molto attenti al vestito melodico, Wake up alterna parti vigorose con studiati rallentamenti, in un saliscendi congeniale alla riuscita del pezzo. Years conclude in maniera coinvolgente un album riuscito e che potrebbe trovare terreno fertile anche nella scena hard & heavy italiana, da sempre foriera di band meritevoli di maggiori attenzioni. (Luigi Cattaneo)
Under concrete (Video)
    

lunedì 7 gennaio 2019

LIFESTREAM, Diary (2018)


Nati a Prato nel 2006, i Lifestream sono un quartetto formato da Alberto Vuolato (chitarra), Andrea Cornuti (basso), Andrea Franceschini (piano e tastiere) e Paolo Tempesti (voce e batteria), che prende spunto dal progressive classico e dall’AOR, senza dimenticare di avere uno sguardo anche su quanto accaduto nell’ultima decade. Diary è il loro esordio, segnato da influenze piuttosto certe che rispondono al nome di Genesis, Yes, Marillion ma anche Kansas e Porcupine Tree, ma è possibile citare, sia per vicinanza stilistica, sia per la stessa provenienza regionale anche band come Eveline’s Dust e The Forty Days.  Dreamer è il biglietto da visita iniziale, con tanto di Hammond e chitarra floydiana a farci capire in che direzione si muovono i toscani, un’apertura convincente che fa il paio con la seguente Built from the inside, anch’essa molto tipica e decisamente riuscita, conferma le iniziali impressioni di trovarsi dinnanzi ad una band che abbina buone capacità tecniche a quelle di songwriting. The shy tree è una ballata elettrica che si contraddistingue per un bel crescendo nella seconda parte, in cui le tastiere esaltano la passionalità, lo slancio, anche emotivo, della narrazione. Gradevole Sound of the earth, anche se l’ho trovata meno coinvolgente delle altre, mentre Discoveries è una buonissima suite in quattro parti sintesi del pensiero dei Lifestream, tra aperture classicheggianti, dolci melodie e fughe hard prog. Whispers è un’altra delicata ballata, molto settantiana e davvero godibile, prima della mastodontica suite in cinque sezioni Over the rippling waters, che esplica tutte le caratteristiche del sound del quartetto lungo sedici minuti tutti da ascoltare. La conclusiva title track chiude molto bene un lavoro di grande pregio e raffinatezza. (Luigi Cattaneo)
Over the rippling waters (Video)
     

martedì 1 gennaio 2019

CONCERTI DEL MESE, Gennaio 2019

Giovedì 3
·The Watch a Lugagnano (VR)

Domenica 6
·Frank Sinutre a S. Gervasio Br. (BS)

Mercoledì 9
·Frank Sinutre a Venezia

Venerdì 11
·Napoli Centrale a Ranica (BG)

Sabato 12
·Vittorio De Scalzi a Lugagnano (VR)

Martedì 15
·Get'em Out a Milano


 Venerdì 18
·Mr Punch a Roma
·Roberto Cacciapaglia a Carpi (MO)
·Balletto di Bronzo a Catanzaro
·Parafulmini a Zero Branco (TV)

Sabato 19
·C. Simonetti's Goblin a Lugagnano (VR)
·Ancient Veil a Milano
·Balletto di Bronzo a Gioia Tauro (RC)
·D-Yes-is a Roma

Domenica 20
·Runaway Totem a Cento (FE)

Venerdì 25
·Roberto Cacciapaglia a Varese
·Riccardo Romano Land a Genova
·Revelation a Roma
·Seldon a Firenze

Sabato 26
·Mad Fellaz a Milano
·Lingalad a Zero Branco (TV)
·Mr Punch a Trofarello (TO)
·Rinunci a Satana? a Legnano (MI)
·Cantina Sociale a Cassinasco (AT)

Domenica 27
·Rinunci a Satana? a Pavia

Giovedì 31
·Uriah Heep a Roncade (TV)