domenica 10 dicembre 2023

THOMAS LASSAR, From now on (2023)

 


Conosciuto soprattutto per aver militato nei Crystal Blue e per le collaborazioni con Last Autumn Dream e Charming Grace, Thomas Lassar firma ora il suo debutto solista con questo From now on, uscito per la nostrana Burning Minds, eccellenza quando si parla di A.O.R. L’esperienza di Lassar arriva nitida sin dalle prime tracce, grazie ad una scrittura sicura, composizioni dal forte piglio melodico pregne di suoni curati in ogni dettaglio e rimandi al suo brillante passato. Scorrono così poco più di 40 minuti vivaci e suggestivi, con brani di grande qualità come Losing faith, The beginning of the end e Turn back time, eleganti, delicati e ottimamente composti. Un grande ritorno per lo svedese, autore di un lavoro che farà senz’altro la felicità degli appassionati dell’A.O.R. più tradizionale. (Luigi Cattaneo)

When my ship comes in (Video)



martedì 5 dicembre 2023

KOSMOS, Ajan Peili (2019)

 


Quinto disco per i finlandesi Kosmos, gruppo folk progressivo chiaramente ispirato agli anni ’70 e formato da Päivi Kylmänen (voce), Kimmo Lähteenmäki (batteria, conga, organo, Mellotron), Kari Vainionpää (chitarra, basso), Olli Valtonen (shruti box, taalmala) e Ismo Virta (chitarra, Mellotron, organo, sintetizzatore, batteria). L’utilizzo della lingua madre, per quanto ostico, soprattutto inizialmente, acuisce il fascino della proposta, sempre delicata e suggestiva, pregna di atmosfere bucoliche dal forte impatto emotivo. Ponderato l’utilizzo di una strumentazione che include anche violino, sax e xilofono (suonati dall’ospite Sini Palokangas), integrati all’interno di composizioni che hanno il dono dell’incanto, come la title track, con il suo incedere di mellotron e chitarre acustiche e Eilinen, soave trama intrisa di nostalgia. Meno ombrosa Kohti taivasta, con le percussioni di Valtonen a guidare la traccia, prima di Salainen oppi, tra i momenti più riusciti di Ajan peili, ben costruita sulle note di pianoforte introduttive su cui ergono fiati sempre calibrati. Chiusura affidata alla progressiva Minä olen, minacciosa emerge tra sprazzi strumentali efficaci, tocchi sinfonici e parti leggermente più rock, buon finale di un lavoro molto gradevole uscito nel 2019 per la nostrana Lizard Records. (Luigi Cattaneo)

venerdì 1 dicembre 2023

SACRO ORDINE DEI CAVALIERI DI PARSIFAL, Until the end (2023)

 


Secondo lavoro per Sacro Ordine dei Cavalieri di Parsifal (Carlo Venuti alla chitarra, Claudio “The Reaper” a basso e voce, Luka Komavli alla batteria e Davide Olivieri alla chitarra e alla voce), autori, con questo Until the end, di un disco heavy solido e con buone intuizioni melodiche. L’album si lascia ascoltare in tutta la sua lunghezza, impreziosito dall’ottimo guitar work di Venuti e Olivieri, che danno vita ad intrecci preziosi e ben costruiti. Brani come Doomraiser, Seals of fire o la title track danno la misura della qualità complessiva dei goriziani, sempre compatti e rigorosi nel proporre l’immaginario metal ed epic a tutto tondo, espresso con passione ed orgoglio. (Luigi Cattaneo)

Black lion (Video)



martedì 28 novembre 2023

SKANNERS, Greatest Hits (2021)

 

Arrivano alla raccolta celebrativa i leggendari Skanners, gruppo di Bolzano che esordì nel lontano 1986 con lo storico Dirty Armada. Una carriera iniziata più di 40 anni fa, quando dei giovani appassionati di heavy metal misero in piedi quella che finirà per diventare una delle formazioni più rappresentative per quel tipo di sound in Italia. Music for the Masses estrapola per l’occasione 15 tracce dal vasto repertorio della band, omaggiando tutti i 7 album prodotti sinora (16 con l’aggiunta di un inedito, Under the grave, peraltro ottimo). Scorrono così sul lettore brani storici come Rock Rock City, Wild e Undertaker, pezzi di metà carriera di grande livello, tra cui Time of war e Soul finder, ma anche trame più recenti che rispondono al nome di Hard and pure e The eye, che mostrano come il progetto sia più vivo che mai. Uscita fondamentale per chi vuole scoprire (o riscoprire) l’iconica band di Claudio Pisoni e Fabio Tenca. (Luigi Cattaneo)

Under the grave (Video)



lunedì 27 novembre 2023

PIETRO CIANCAGLINI, Consecutio (2023)

 

Nuovo album per Pietro Ciancaglini (High Five Quintet, LTC), straordinario contrabbassista accompagnato in questo Consecutio (uscito per GleAm Records) da Pietro Lussu (Fender Rhodes, pianoforte), Armando Sciommeri (batteria) e Chiara Orlando (voce), un disco di composizioni proprie figlio della grande esperienza del musicista, che negli anni ha suonato con Enrico Pieranunzi, Enrico Rava e Paolo Fresu (giusto per citarne qualcuno). Indiscutibile la tecnica esecutiva di Ciancaglini (qui impegnato sia al basso che al contrabbasso), così come raffinato risulta il lavoro di arrangiamento dei singoli movimenti, prezioso corollario di brani di puro jazz, impeccabile e realizzato con grande costrutto. Un disco che va ascoltato con cura per comprendere l’eleganza strutturale delle tracce, oltre che cogliere l’enorme bagaglio del romano, autore di una grandissima performance, sia quando il suo strumento si amalgama alla band, sia quando si muove come solista, disegnando tessiture timbriche sempre di grande interesse. Complessità strumentale, ricchezza melodica e spirito improvvisativo si uniscono all’interno di un crescendo fatto di soluzioni elettriche ed acustiche, a braccetto nell’infondere sostanza ad un lavoro di notevole spessore. (Luigi Cattaneo)

Big souls (Video)



sabato 25 novembre 2023

GIANT HEDGEHOG, Im Siel (2022)

 


Primo full lenght per i Giant Hedgehog, quartetto formato da Patrick Aguilar (basso), Moritz Nixdorf (batteria), Niklas Tieke (chitarra) e Thomas Mrosek (sax), autore di un lavoro interamente strumentale (ad esclusione di un piccolo cameo di Stella Polaris). Im siel è un disco ottimo, un crescendo di soluzioni ora più atmosferiche ora più aggressive, spesso sottolineate dagli interventi, belli e precisi, di Mrosek, che si muove splendidamente all’interno di un quadretto a tinte autunnali. I tedeschi costruiscono trame emozionali con sicurezza e profondità, suonano liberi, esplorando situazioni diverse tra loro, citando band come Van Der Graaf Generator, King Crimson e in parte Kayo Dot, come nell’impressionante title track di 23 minuti, compendio del suono sviluppato dal gruppo. Pur con riferimenti certi la personalità non manca, basti ascoltare la meraviglia esposta in Einkehr, le brillanti intuizioni di Gemurmel aus dem Brunnen e l’intrigante Damals am Teiche, splendidi momenti di un esordio davvero ben scritto e arrangiato. I tedeschi, dopo un ep e un maxi single, paiono pronti per essere maggiormente conosciuti nel resto d’Europa, soprattutto se le tante idee presenti saranno confermate nel prossimo album, banco di prova per capire se i Giant Hedgehog hanno davvero tutte le carte in regola per una carriera più luminosa. (Luigi Cattaneo)

mercoledì 22 novembre 2023

TIME MACHINE, Shades of time (1997)

 

Nel materiale da recuperare che ogni estimatore dell’hard & heavy nostrano dovrebbe salvaguardare dal trascorrere del tempo non possono mancare i Time Machine, formazione rilevante del progressive metal nazionale. Citati spesso per Act II: Galileo, la band formata dal bassista Lorenzo Dehò e dal chitarrista Ivan Oggioni, nel lontano 1997 pubblica questo buonissimo ep, Shades of time, 30 minuti circa tra heavy e prog, con uno sguardo che oscilla verso gli anni ’80 del genere. Il gruppo, sovente variabile, per l’occasione presenta, oltre ai due membri fondatori, Morby (voce storica dei Sabotage e di lì a poco dei Domine), Joe Taccone (chitarra), Nicola Rossetti (batteria) e Stefano Della Giustina (sax), una delle line up più convincenti nella storia dei Time Machine. Stupenda l’iniziale e ottantiana Silent revolution, notevole la carica interpretativa di 1000 rainy nights, prima di New religion, ancora attuale, complice il raffinato lavoro di scrittura e arrangiamento posto. L’omaggio ai Black Sabbath di Heaven and hell è un buon ponte con la successiva Never – ending love, piuttosto gradevole e ben costruita, mentre la conclusiva Past and future (già presente nell’ep Project: time scanning) è ingentilita dall’intervento di Della Giustina, ottimo finale di un album che se fosse stato arricchito da qualche altro brano avrebbe forse avuto una maggiore e meritata considerazione negli anni a venire. (Luigi Cattaneo)

1000 rainy nights (Video)



lunedì 20 novembre 2023

CLAUDIO FASOLI NEXT 4ET, Ambush (2023)

 

Ci siamo spesso occupati delle uscite discografiche di Claudio Fasoli, leggenda del jazz italiano e personaggio multiforme, autore un passo avanti, capace di guidare con gusto modifiche strutturali alla sua band e di conseguenza al suono globale dei suoi dischi. Non fa eccezione il nuovo Ambush, registrato insieme a Simone Massaron (chitarra, elettronica), Tito Mangialajo Rantzer (contrabbasso) e Stefano Grasso (batteria), ossia il NeXt Quartet, collaudato con il precedente e fortunato lavoro. Dieci brani legati tra loro, da ascoltare come una suite, con momenti di profonda commozione, sussurri emotivi che vibrano all’interno di una partitura brillante, composita ma allo stesso tempo molto narrativa. Fasoli, come sovente capita, unisce classicismo a intuizioni del tutto personali, riconoscibili, dove le pause diventano forma comunicativa e si sposano con la consapevolezza che l’elettronica può essere applicata come componente per far risaltare con maggiore efficacia le intime suggestioni delle trame. Il sax di Fasoli si muove così, in tutta la sua struggente eleganza tra le ritmiche corpose di Grasso e Rantzer, oltre che tra le fantasiose trovate dell’eclettico Massaron, in un turbine di attimi fugaci e raffinate fughe. Ricerca, visione e coraggio segnano il passo dell’ennesimo ottimo album del Maestro veneziano. (Luigi Cattaneo)

Off (Video)



mercoledì 15 novembre 2023

DEADBURGER FACTORY, La chiamata (2020)

 


A distanza di sette anni dal sontuoso cofanetto La fisica delle nuvole, Deadburger Factory propose nel 2020 La chiamata, seconda parte di un dittico iniziato proprio con il precedente disco, l’altro lato dello specchio, secondo l’idea della band formata da Vittorio Nistri (tastiere, elettronica), Simone Tilli (voce e strumenti vari), Alessandro Casini (chitarra), Carlo Sciannameo (basso). Più concreto e meno aleatorio, questo ultimo album del gruppo si stacca dal passato senza allontanarsene del tutto, mantenendo intatto lo spirito sovversivo, un’anarchia contestualizzata dall’abbondante utilizzo di doppie batterie all’interno dello stesso pezzo, un tripudio di tamburi che acuisce la forza d’urto di un prodotto libero e provocatorio. Tantissimi quindi i batteristi presenti nell’opera, ma gli ospiti si sprecano come da consuetudine, una famiglia allargata che finisce per inglobare elementi world, folk, psichedelici e jazz, amalgamati all’interno di brani come Tamburo sei pazzo (fondamentale la presenza di Alfio Antico), Blu quasi trasparente, Tryptich (omaggio a Max Roach) e Manifesto cannibale. La chiamata era la conferma del coraggio dei toscani, sempre particolari e affascinanti, capaci di variare e sorprendere ad ogni uscita discografica. In attesa di un nuovo capitolo (va segnalato il progetto Ossi della coppia Nistri-Tilli del 2022) la riscoperta di certe perle del nostrano underground è d’obbligo. (Luigi Cattaneo)

martedì 14 novembre 2023

LA MACCHINA OSSUTA, Ricochet (2023)

 


Attivi dal lontano 1998, La macchina ossuta è un progetto di Alessio Colosi (voce) e Francesco Bottai (chitarra), tornati in pista qualche mese fa con il nuovo Ricochet, un lavoro registrato insieme ad un cospicuo gruppo di ottimi musicisti (completa il terzetto base la batteria di Cristiano Bottai). Un disco pieno di sarcasmo, ironia tagliente, poetica cantautorale dal taglio rock, crossover di suoni tenuti insieme da una scrittura matura e fuori dagli schemi, dettata dalla tanta esperienza del gruppo, che porta in dote contemporaneità e passato bilanciandolo con cura e metodo. Si sviluppano situazioni brillanti (Fede), malinconiche (eccezionale Chelsea Hotel), psichedeliche (la costruzione articolata di Avamposto balneare), in cui alternative, indie, pop e rock si legano in maniera sorprendente, elaborando arrangiamenti eleganti, finezze strumentali e tante idee al servizio della causa. (Luigi Cattaneo)


lunedì 13 novembre 2023

INGLESE & NANNETTI, Lavorare per distrarsi (2023)

 


Particolare lavoro firmato da Gabriele Inglese (voce, chitarra, flauto, organo, pianoforte, fisarmonica, percussioni) e Paolo Nannetti (voce, synth, fisarmonica, chitarra), che hanno iniziato a suonare insieme nel lontano 1972, giovanissimi e influenzati da quanta bellezza animava la penisola. Un’amicizia che ha sconfitto distanza e tempo, con Nannetti che, formati i Sithonia, chiama a raccolta l’amico e il suo flauto e lo stesso fa Inglese quando fonda i Filo Rosso, che vantano la fisarmonica di Paolo. Ma è solo nel 2023 che i due riescono a pubblicare un disco in coppia, Lavorare per distrarsi, tra echi del cantautorato settantiano di Guccini e De Andrè e tocchi folk prog. Insieme al duo troviamo Giovanni Inglese a violoncello e viola, presente in buona parte dell’opera, Giulio Soldati alla tromba e Oscar Inglese alle percussioni e ai campionamenti, bravi nel supportare le idee che troviamo in questo esordio, a partire da Caporale Milt, una folk song ispirata ad un fatto realmente accaduto lungo la linea gotica nell’inverno del 1944. Si susseguono brani come Negroes, in cui si rievoca la figura di George Jackson, My worthiness is all my doubt, delicatamente ispirata da Emily Dickinson e la lunga La penna di Hu, episodio progressivo e fiabesco che chiude un esordio curioso e gradevole. (Luigi Cattaneo)


venerdì 10 novembre 2023

DEAD POLLYS, Truth of tomorrow (2023)

 

Quarto disco per i punk rockers Dead Pollys, un quartetto formato da Nizze (voce), Juba (basso), Clabbe (chitarra) e Martin (batteria), che arriva con Truth of tomorrow alla seconda uscita per Too Loud Records. Furia e melodia vanno a braccetto in un album sparato fuori a gran velocità, 28 minuti tiratissimi, che profumano di Bad Religion e primissimi Offspring, ideale per ci cerca pochi fronzoli e tanta energia. Il particolare timbro di Nizze caratterizza l’assalto senza sosta di brani come 94, Yes, Sir e So you wanna be a hero, esempi cardine del sound di questo concept distopico che descrive un mondo in preda all’orrore. Piacevolissima scoperta questi svedesi ed ennesimo lavoro interessante pubblicato da Too Loud, sempre attenta nello scandagliare l’underground a caccia di talenti e suggestioni. (Luigi Cattaneo)

My name is worry (Video)



giovedì 9 novembre 2023

ATOM MADE EARTH, Songs for a dreamer (2023)

 


Terzo lavoro per il progetto Atom Made Earth, band formata da Daniele Polverini (voce, piano, chitarra, synth), Lorenzo Giampieri (basso) e Daniele Duranti (batteria), che seguiamo dal primo Morning glory (2016), album che già metteva in luce le tante doti dei marchigiani. La conferma arrivata con Severance (2019) e il nuovissimo Songs for a dreamer (in cui troviamo anche il contributo vocale di Mariachiara Caraceni) completano una trilogia fatta di shoegaze, post, psichedelia e dream pop. Polverini cesella il suo personale laboratorio solista in un disco dalle sonorità rarefatte, molto immaginifico, una colonna sonora che si sviluppa lungo 9 tracce dal taglio cinematografico, in cui è impossibile non apprezzare la sottile malinconia di Asleep, l’aria da soundtrack che si respira in Rain market e l’articolata Natural during. Il vinile in edizione limitata è la classica ciliegina sulla torta di un album suggestivo ed elegante. (Luigi Cattaneo)

martedì 7 novembre 2023

EMILIANO D'AURIA, First rain (2023)

 

Prestigiosa uscita per Emiliano D’Auria, pianista alla guida di un quartetto formato da Luca Aquino (tromba), Giacomo Ancillotto (chitarra), Dario Miranda (contrabbasso) e Ermanno Baron (batteria), un lavoro, questo First rain, realizzato sull’isola norvegese di Giske, luogo lontano e magico che ha influenzato la scrittura del disco uscito per Losen Records. Il marchigiano arriva al suo quinto album davvero in grande forma, perché First rain è un racconto visionario, ricchissimo di immagini e riferimenti ai grandi spazi, un flusso atmosferico che sa essere rarefatto ma anche molto concreto, basti ascoltare brani come The storm around stillness o Birth and rebirth of the birds. Le evocative note dell’iniziale title track, la raffinata verve della poetica Looking for love e l’elegante The man without nose mostrano il grande affiatamento dei cinque musicisti, oltre che doti tecniche rilevanti, il tutto finalizzato alla realizzazione di un percorso comune, un lavoro d’equipe funzionale al risultato complessivo. Le idee sviluppate da D’auria trovano conforto in un sound personale, lirico, suggestivo in ogni suo aspetto, anche crepuscolare in alcuni passaggi, una malinconia che si fa sottile ma non diventa mestizia, perché lo sguardo è rivolto a quella prima pioggia che tutto purifica, una speranza di rinascita che è luce tenue ma viva. (Luigi Cattaneo)

First rain (Video)



sabato 4 novembre 2023

ENDLESS HARMONY, Emerge (2023)

 

Nuovo lavoro per gli Endless Harmony, quartetto formato da Pamela Zamboni Pèrez (voce), Giuseppe Saggin (batteria), Matteo Signorato (basso) e Riccardo Cipriani (chitarra) un disco tanto breve, 28 minuti, quanto convincente e godibile. 7 brani ben suonati e piuttosto aggressivi, oscuri senza essere eccessivamente plumbei e soprattutto ricchi di melodie che entrano in testa sin dai primissimi ascolti. Hard rock, alternative, new metal, il tutto elaborato alla luce di una maggiore compattezza, che ha portato i veronesi ad esaltare la ricerca del groove, con pezzi che vengono arricchiti anche da una produzione cristallina, solo uno degli aspetti significativi di questo ritorno. Energici in ogni momento dell’album, gli Endless Harmony colpiscono in tracce come In the meantime, Suffer o Another place, confermando la bontà del rooster della Vrec Music Label, sempre attenta ad esaltare l’underground nostrano (e non solo). (Luigi Cattaneo)

Demonized (Video)



venerdì 3 novembre 2023

LUCA & THE TAUTOLOGISTS, Paris Airport '77 (Tautology vol.2) (2023)

 


Arriva al suo esordio Luca Andrea Crippa, esperto musicista qui accompagnato dai suoi The Tautologists, ossia Ruben Minuto (basso, mandolino, chitarra, parlammo di lui ai tempi dell’uscita di Think of paradise, disco assolutamente da riscoprire), Leandro Diana (chitarra) e Deneb Bucella (batteria), oltre che Ricky Maccabruni (piano), quasi un quinto elemento visto il notevole apporto fornito al lavoro. Luca pare guardare all’America, quella del roots rock e dell’alternative country, radici che permettono di giocare con i suoni e le definizioni, di essere liberi da steccati che servono solo a frenare la creatività di una band dotata di classe ed energia. Si susseguono così brani come la title track, Dreams become promises o Same old youngster, che mostrano coesione, eleganza negli arrangiamenti e una certa capacità compositiva da parte di Crippa, autore di tutte le 14 tracce di questo Paris Airport ’77 (Tautology vol.2). Strutture elaborate vanno di pari passo con melodie che lasciano traccia sottopelle, si espandono all’interno di un contesto articolato e disinvolto (su tutte Winter heights and my falldowns, con ZOWA a manovrare tutto il carico elettronico della traccia), con testi che vanno approfonditi e compresi (un plauso anche per il ricco booklet che completa il CD, cosa non scontata di questi tempi). Da segnalare anche le tre parti di Things got their name from a spell, con tanto di coda strumentale, e From dawn till late (che vede la partecipazione di Marcello Cosenza alla chitarra), finale di un ottimo debutto, che va ascoltato con cura per assaporare al meglio le varie direzioni della musica di Luca e della sua band, bravissimi nel sintetizzare con gusto le tante anime dell’American music. (Luigi Cattaneo)

domenica 29 ottobre 2023

THE ROME PRO(G)JECT, V - Compendium of a lifetime (2022)

 


Quinto disco per Vincenzo Ricca e il suo The Rome Pro(g)ject, ensemble da sempre aperto a collaborazioni e partecipazioni esterne, nomi di spicco della scena progressive che hanno spesso donato prove brillanti al servizio della causa. Non fa eccezione V – Compendium of a lifetime, splendido lavoro uscito nel 2022 che vede Ricca (tastiere, basso) accompagnato in tutti i brani da Daniele Pomo (batteria, conosciuto soprattutto per far parte dei RanestRane), importantissimo nell’economia dell’album. Come sempre l’ispirazione di Ricca deriva dalla sua passione per la storia romana, nel caso specifico la disciplina militare, Giulio Cesare, gli imperatori e l’eruzione del Vesuvio, temi trattati con enfasi e pathos dall’autore, che dopo un maestoso intro presenta subito la traccia maggiormente elaborata del disco, la title track di oltre 13 minuti che vede impegnati Franck Carducci al basso, David Jackson (Van Der Graaf Generator) ai fiati, Steve Hackett (Genesis) alla chitarra e Bernardo Lanzetti (Acqua Fragile, P.F.M.) alla voce, per un risultato finale soave, intenso e magicamente progressivo. La breve e drammatica Vesuvius ci conduce a The last night in the world dove stavolta troviamo Tony Patterson alla voce, Roberto Vitelli (Taproban, Ellesmere) al basso, Nick Magnus al piano e Steve Hackett, e il risultato è di nuovo magnifico, un prog rock sinfonico elegante e raffinato. Le due parti di Have Caesar vedono Tony Levin al basso e Paolo Ricca alla chitarra, ottimi nel muoversi con classe all’interno di un sound orchestrale complesso e ricco di tempi dispari, in cui la sezione ritmica appare veramente compatta. Anche Morituri te salutant non cambia registro, se non per le belle parti di flauto di John Hackett, che ritroviamo anche nella seguente Gladiatores, in cui è presente anche il fratello, per un risultato complessivo intricato e di grande fascino. Splendida anche la bonus track Exegi Monvmentvm 2021, che suggella uno dei lavori meglio riusciti del percorso di Vincenzo Ricca, sin qui sempre interessante e ricchissimo di spunti. (Luigi Cattaneo)

giovedì 26 ottobre 2023

SHIVA BAKTA, Save me (2020)

 

Uscito nel 2020, Save me era il secondo lavoro di Shiva Bakta dopo Third, gradevole opera prima di cui parlammo ai tempi della sua pubblicazione nel 2014. Un disco particolare perché a forma di suite, un unico brano di 40 minuti che tanto rimanda per indole agli anni ’70, quando era più facile imbattersi in dischi di questo tipo. I temi autobiografici proposti da Lidio Chericoni (voce, tastiere, chitarra) vengono musicati attraverso un elegante indie folk che incontra il progressive e la psichedelia, complici anche Carlo Barbagallo (chitarra, basso), Enrico Pasini (tromba, flicorno) e Nicola Benetti (batteria), bravi nel supportare le idee del ligure. Diverse le atmosfere proposte nei 40 minuti dell’opera, sezioni immaginifiche di vita quotidiana, fatta di aspettative, sogni e ansie, uno spartito mutevole tra attimi lievi e soffusi e aperture elettriche più grevi, un castello sonoro ben costruito e deliziosamente volubile. L’album è acquistabile in digitale al seguente indirizzo https://shivabakta.bandcamp.com/album/save-me (Luigi Cattaneo)

Save me (Video)



lunedì 23 ottobre 2023

LOUD AND PROUD FEST, Live Report Legend Club (22/10/2023)

 

Era il lontano 1998 quando gli Elegy calcavano per l’ultima volta un palco italiano (il mitico Babylonia di Biella) e nessuno in quel periodo avrebbe mai pensato ad un lasso di tempo così lungo. Certo la band olandese non ha mai raggiunto i numeri di altre realtà di quegli anni, ma tutto faceva presagire ad una carriera ben più longeva e ricca, vista la qualità complessiva delle sue uscite. Un buco temporale risolto dal Loud and Proud Fest, che sul palco del Legend Club ha ospitato anche Beriedir, Dark Ages e Noveria, un trittico di band nostrane che ha richiamato un discreto numero di appassionati alla corte del locale milanese. A scaldare l’ambiente ci pensano i Beriedir, freschi di pubblicazione di Aqva, disco intriso di power melodico a cavallo tra Drakkar, Derdian e Skylark, qui presentato con voglia e spirito.

Buona la preparazione tecnica del quintetto, godibili i brani, seppure il suono risulti purtroppo un po' impastato, inficiando in parte la prestazione dei bergamaschi, che comunque hanno incuriosito e si sono fatti apprezzare dai presenti in sala. Colpiscono e non poco i Dark Ages, ormai maturi e davvero professionali, complice anche l’ottimo ultimo lavoro Between us (uscito per Andromeda Relix), un album di grande prog metal di cui presentano qui alcuni brani come Pristine eyes e la lunga There is no end, che suggella una prova davvero convincente sotto tutti i punti di vista. 



Si cambia di nuovo registro con i Noveria, che hanno da poco fatto uscire The gates of the underworld, suonato con tecnica e impatto scenico, il loro power prog fila liscio pur essendo tutt’altro che di facile presa viste le tante idee messe sul piatto. 




Dopo tanta grazia è la volta degli headliner Elegy, che in 75 minuti circa di show riportano tutti gli spettatori alle atmosfere degli anni ’90, un salto all’indietro sulle note di album come Labyrinth of dreams, State of mind e Manifestation of fear, suonati con rigore e immensa classe, su tutti quella del chitarrista Henk van de Laars, che ruba gli occhi e il cuore con i suoi soli. Ma è tutta la band a dimostrare di avere ancora qualcosa da dire, da Ian Perry, che una volta scaldata la voce si diverte nell’interpretare anche brani precedentemente cantati da Eduard Hovinga, all’eccellente sezione ritmica formata dal basso di Martin Helmantel e dalla batteria di Dirk Bruinenberg, senza dimenticare l’ottimo Gilbert Pot alla chitarra, preziosissimo nel definire l’attuale sound degli Elegy in sede live. 



Un plauso va quindi alla Truck Me Hard che ha organizzato l’evento e a tutte le band che hanno partecipato alla serata, che sono sicuro rimarrà ricordo indelebile per quanti hanno partecipato al festival. (Luigi Cattaneo)

domenica 22 ottobre 2023

SCREAMING DEMONS, The new era (2023)

 

Nuovo progetto per tre ex Death SS, Andy Barrington (basso), Al Priest (chitarra) e Ross Lukather (batteria), tutti presenti nello storico Heavy Demons, qui accompagnati da Alessio Spini (voce già dei Thunder Rising) e Luca Ballabio (chitarrista dei Mortado). The new era è un lavoro corale, figlio della passione per l’hard & heavy, che trova luce tramite l’attenta Pure Steel Records, etichetta tedesca scelta dal quintetto per questa prima uscita discografica. Metal tradizionale quello degli Screaming Demons, suonato ottimamente e di facile presa, complici le belle melodie che esaltano brani ferrei e corposi come Insomnia, Sacrifice e Lies. Più oscure Dark side e Enlight, composizione quest’ultima in odore proprio di Death SS (quelli degli ultimi anni), ma è tutto il disco ad essere estremamente godibile, scritto in maniera impeccabile da una band formata da musicisti di grande esperienza e sensibilità artistica. (Luigi Cattaneo)

Dark side (Video)



mercoledì 18 ottobre 2023

AETHER, Aether (2023)

 

Visti di recente in una bella data al Sun Strac di Milano, gli Aether arrivano all’omonimo debutto per Overdub dopo aver lavorato nel corso del 2022 per trovare una propria identità artistica. Lo specchio di questa ricerca è una sintesi di progressive, jazz, ambient e post rock, uno sguardo verso l’Europa del nord, quella della ECM di Manfred Eicher ma sovvengono anche spinte avant che ricordano il catalogo della Moonjune Records. Synth ed elettronica si inseriscono con naturalezza tra le trame delle composizioni, che si sviluppano coralmente, attraverso le note jazzate delle tastiere dell’ottimo Andrea Serino, che si muove sicuro tra le ritmiche della coppia formata da Andrea Grumelli al basso e Matteo Ravelli alla batteria, mentre le pennellate di Andrea Ferrari alla chitarra risultano spesso creative ed efficaci per il risultato finale. I rapporti di pieni e vuoti aumentano la tensione tra le parti, e brani come Thin air, Crimson fondant e Radiance sono lì a testimoniare l’incisività delle idee in possesso del quartetto. Per gli amanti di David Torn e Terje Rypdal ma anche dei contemporanei Soul Leakage e Klidas un disco di sicuro interesse. (Luigi Cattaneo)

This bubble I'm floating in (Video)



martedì 17 ottobre 2023

DAVIDE INTINI, Ego taming (2023)

 


È sempre un piacere ascoltare giovani musicisti suonare con passione e anima, spinti dalla voglia di realizzare qualcosa di proprio dopo anni di studi e ascolti. È il caso del quartetto di Davide Intini, interessantissimo sassofonista accompagnato nel debutto Ego taming da Diego Albini (pianoforte), Enrico Palmieri (contrabbasso) e Alfonso Donadio (batteria), un album d’esordio ispirato e già piuttosto maturo. Brani originali classici (ad eccezione della valida In your own sweet way, omaggio al genio di Dave Brubeck), ben scritti e ottimamente eseguiti, ricchi di intuizioni e frutto del background di Intini, che è riuscito a creare un disco organico e coeso, complice anche il lavoro d’insieme della band. Ego taming è la presentazione del mio percorso musicale, spiega Davide, un viaggio iniziato quando da giovane mi innamorai del timbro del sassofono, che ha portato a formarmi come artista e come persona grazie ad esperienze uniche. Il desiderio, direi l’esigenza, di musica mi ha accompagnato dall’Italia alla Spagna fino a New York, portandomi ad essere da appassionato studente a consapevole professionista, facendo la compiuta scelta di dedicare la mia vita alla musica jazz. Scorrono così brani cardine come la title track, Picture in random colors o Safe space, splendidi esempi dell’arte di Intini, che si muove sulla scia di emergenti sassofonisti italiani come Daniele Nasi e i suoi BSDE 4TET. (Luigi Cattaneo)

venerdì 13 ottobre 2023

JAUME DE VIALA, Sonoritat de mil miralls (2019)

 


Membro dei Celobert Magic dal 1979 al 1983, Jaume De Viala è un chitarrista dotato di talento e gusto, impegnato attualmente in un progetto ambizioso insieme ad una serie di musicisti davvero notevoli (tra cui Dusan Jevtovic alla chitarra, Xavi Reija alla batteria, Vasil Hadzimanov al piano e alle tastiere e Judit Cucala alla voce). Sonoritat de mil miralls è un lavoro del 2019 dove Jaume ha dato nuova luce a vecchie tracce, preservandone l’essenza attraverso l’interplay raffinato tra strumenti elettrici ed acustici. Progressive, world e fusion si amalgamano in un eccitante ibrido giocato sulle molteplici percussioni presenti, nonché sugli ottimi fiati di Pablo Selnik (flauto) e Roger Conesa (sax e clarinetto), per un risultato complessivo che unisce King Crimson e Weather Report con Tarannà, Maria Del Mar Bonet e Jaume Sisa in modo fresco e brillante. Si nota una certa coesione pur prendendo ispirazione da generi differenti, basti ascoltare momenti come Regal, Carretera al Brasil o Ombres de lluna creixent, tra le cose migliori di un lavoro dal grande fascino. (Luigi Cattaneo)

lunedì 9 ottobre 2023

NINE SKIES, 5.20 (2021)

 


Uscito nel 2021, 5.20 è il terzo lavoro dei francesi Nine Skies (Eric Bouillette chitarra, mandolino, violino, piano, Alexandre Lamia chitarra, piano, Anne-Claire Rallo piano, David Darnaud chitarra, Achraf El Asraoui voce, chitarra, Aliènor Favier voce, Bernard Hery basso, Fabien Galia percussioni e Laurent Benhamou sax), un disco bellissimo, poetico, che guarda con ricchezza e dettaglio al prog dei ’70, quello venato di folk e splendide melodie. Non mancano guest di spessore, Cath Lubatti a violino e viola e Lilian Jaumotte al violoncello, che impreziosiscono con soluzioni classicheggianti alcuni momenti dell’album, mentre nella splendida Wilderness troviamo Steve Hackett alla chitarra, regale nel suo solo, gestito perfettamente all’interno di un brano a dir poco soave. Anche John Hackett con il suo flauto si cala molto bene nella malinconica The old man in the snow, tra sprazzi acustici e folk progressivo piuttosto intimo. Non da meno Damien Wilson (voce già con Threshold, Headspace e Arena) nell’ottima Porcelain hill, in cui l’interplay tra archi e pianoforte è struggente e mostra la grande sensibilità dei francesi, che hanno saputo creare all’interno del plot suggestioni di grande impatto emotivo. Un lavoro intenso e immaginifico, come nella migliore tradizione del prog rock, un’opera delicata, ricca di gusto e fascino, imperdibile per chi ama certe lontane sonorità. (Luigi Cattaneo)

venerdì 6 ottobre 2023

IL SEGNO DEL COMANDO, Il domenicano bianco (2023)

 


Presentato durante l’ultima edizione del 2Days Prog + 1 di Veruno, Il domenicano bianco è il nuovo lavoro dei liguri Il segno del comando, improntato su un’opera letteraria di Gustav Meyrink (dopo Der Golem e Il volto verde). Rodatissimi ormai, Diego Banchero (basso), Davide Bruzzi (tastiere), Roberto Lucanato (chitarra), Riccardo Morello (voce), Beppi Menozzi (tastiere) e Fernando Cherchi (batteria), arrivano a questa prova con la consapevolezza dei grandi, sostenuti anche da Nadir Music e Black Widow Records. Dopo l’introduttiva Il libro color cinabro, il gruppo piazza un tris da brividi, dall’infinita classe espressa in La bianca strada alla suggestiva Ofelia, passando per l’enorme title track. La testa di Medusa funge da ponte con Il dissolvimento del corpo con la spada, strumentale ottimamente scritto da Banchero e Bruzzi. Missa Nigra 2023 ci riporta alle atmosfere dello storico esordio del 1997, Solitudine è l’outro conclusiva dell’ennesimo disco di valore assoluto di una delle migliori band progressive del panorama nostrano. (Luigi Cattaneo)

Il domenicano bianco (Video)



martedì 3 ottobre 2023

RAINBOW BRIDGE, Drive (2023)

 

È sempre un piacere ritrovare i Rainbow Bridge (Giuseppe Piazzolla voce e chitarre, Fabio Chiarazzo al basso e Paolo Ormas alla batteria), band che seguiamo sin dal primo disco e che è diventata una presenza fissa sul blog, oltre che una consolidata realtà del nostrano underground. Un gruppo che probabilmente meriterebbe ben altra considerazione, ma visti il periodo di magra culturale in cui viviamo, tra talent e reality, forse è chiedere troppo. Il trio d’altronde non pare per nulla condizionato da questi attuali tempi e sforna l’ennesimo lavoro di rock blues possente e compatto, in cui la psichedelia elettrica trova uno sbocco costante e lo stoner rimane perenne sullo sfondo di un paesaggio desertico e inquieto. Estasi hendrixiana e spinte care al Vaughan dell’enorme Texas flood contornano episodi da jam band, soprattutto nei solenni brani strumentali di questo Drive (tra tutti Make peace e Coming out), che si connota anche di episodi legati maggiormente alla forma canzone (I saw my dad play air guitar) e di una suite (i 14 minuti di Tears never here) pregna di blues psichedelico, vera chicca di un disco ambizioso e creativo, riuscito dall’inizio alla fine e grande conferma per il power trio pugliese. (Luigi Cattaneo)

Full album 



lunedì 2 ottobre 2023

NOISE IN MYSELF, Answers ... (2023)

 


Uscito a giugno di quest’anno, Answers … è il nuovo lavoro dei Noise in myself, un concept ep che funge anche da importante passaggio di consegne tra Martina Pedrotti (voce e flauto nel debutto dell’anno passato e di alcuni brani della recente produzione) e Diane Lee (che troviamo nella riproposizione di Interstellar, pezzo già presente nell’esordio omonimo). Insomma, tanta carne al fuoco per questi giovanissimi svizzeri (la formazione è completata da Enea Maina e Leon Sürder alle chitarre, Federico Morello al basso e Damiano Palmeri alla batteria), che confermano di avere già le idee chiare su come sviluppare il proprio progetto artistico. Ne sono un fulgido esempio brani come Necessity of exploration, Building the destroyed e The cosmonaut, malinconici, atmosferici, progressivi e decisamente potenti. Ep ponte molto interessante per i Noise in myself, in attesa di ulteriori sviluppi, che magari possono arrivare anche dall’arrivo della nuova e brava vocalist (ex Lost Journey). (Luigi Cattaneo)

domenica 1 ottobre 2023

AUDIO'M, Gaïa-1.Godzilla (2022)

 


A sei anni dall’omonimo debut tornano i francesi Audio’m (Michel Cayuela e Mathieu Havart alle tastiere, Marco Fabbri alla batteria, Simon Segura al basso e alla chitarra, Gary Haguenauer e Dominique Olmo alle chitarre, Emmanuelle Olmo Cayuela alla voce) con la prima parte di un progetto che prevede tre uscite distinte. Gaïa-1.Godzilla è una clamorosa suite di 43 minuti ricchissima di atmosfere diverse, cambi di tempo, sezioni complesse e strutturate, un omaggio ai ’70 di King Crimson e Van Der Graaf Generatore ma in parte anche al mood teatrale di Pulsar e Ange che definisce un lavoro tanto ambizioso quanto riuscito. Creatività e fantasia dipingono un quadro d’insieme a tratti splendido, versatile e multiforme, narrativo e immaginifico, legato alla tradizione e scritto in maniera curata dall’inizio alla fine, con ogni passaggio legato perfettamente al successivo. Per gli amanti di certe sonorità difficile non rimanere piacevolmente colpiti da tanto lirismo, quintessenza del prog più puro, quello di Genesis, Yes e IQ, così come dalle doti tecniche dei musicisti, davvero a loro agio nello sviluppare con maestria sonorità tanto lontane quanto ancora immensamente affascinanti. Di seguito il link per acquistare e ascoltare l'album https://audiom.bandcamp.com/album/godzilla (Luigi Cattaneo)


SACROMUD, Sacromud (2022)

 

Una bellissima scoperta questi Sacromud, band formata da Raffo Barbi (voce), Maurizio Pugno (chitarre, dobro, flauto, tastiere), Franz Piombino (basso), Alex Fiorucci (piano, tastiere, organo, synth) e Riccardo Fiorucci (batteria, percussioni), che ha pubblicato nel 2022 un omonimo lavoro davvero molto interessante. Suggestioni blues, anima soul, digressioni folk, traiettorie vintage ammantate di contemporaneo, passato e presente che sobbalzano tra Sly & The Family Stone, Ben Harper, Marvin Gaye e Corey Harris. Roots music tout court, elegante e raffinata, ma anche viscerale, come nella migliore tradizione di un sound che affonda le proprie radici in un’epoca lontana ma probabilmente sempre attuale e necessaria, soprattutto per chi dalla musica cerca passione e messaggi. Un viaggio profondo nell’America di Dr. John, altro nome che emerge in sottofondo durante gli ascolti, ma è la cultura di Pugno e del gruppo tutto a fare la differenza, sinonimo di sensibilità verso la materia, che si contamina e si evolve, guarda indietro ma con la consapevolezza di essere nel 2023, spia i nomi tutelari per creare un quadro ampio e variegato. (Luigi Cattaneo)

Carousel (Video)



venerdì 29 settembre 2023

EXPIATORIA, Shadows (2022)

 


Opera prima per gli Expiatoria (David Krieg voce, Massimo Malachina chitarra, Edoardo Napoli chitarra e tastiere, G.B. Malachina basso, Massimo Messina batteria e Fulvio Parisi tastiere), che arrivano finalmente al debutto con Shadows, uscito sul finire del 2022 per Black Widow Records e Diamond Prod. Heavy, doom e progressive sulla scia di Candlemass e Trouble, mentre restando in Italia, la materia oscura che prende forma nei sei brani del lavoro è accostabile a quanto fatto da Il Segno del Comando, Leta, L’impero delle Ombre e La Janara. Ovviamente l’esperienza del sestetto è tale che emerge netta una certa personalità, anche perché stiamo parlando di una band nata nel 1987, che dopo due demo ad inizio anni ’90 e la ricomparsa con due ep, Return to Golgotha (2010) e Crimson Evil Eyes (2016), arriva finalmente a pubblicare un full scritto ottimamente, che convince in lungo e in largo. Subito l’iniziale When darkness falls ci porta nel mondo dei liguri, classico heavy doom cupo, con le linee vocali di Krieg che incontrano quelle di Lisa Peretto, mentre è Raffaella Cangero, voce proprio del progetto La Janara l’anima inquieta di Ombra (Tenebra pt.2), oscura composizione che non disdegna trame progressive. The wrong side of love è puro heavy doom dai tratti gotici, le tastiere di Freddy Delirio (Death SS) introducono la maestosa e decadente Seven Chairs and a portrait, prima dello splendido strumentale The asylum of the damned (perfetti gli interventi di Diego Banchero al basso e Edmondo Romano a flauto e sax). La conclusiva Krieg (dove ritroviamo la Peretto) è il finale di un debutto maturo e ricco di grandi intuizioni, che la band sta portando in giro nel Nord Italia in una serie di date live che li vedranno protagonisti tra ottobre e novembre. (Luigi Cattaneo)






mercoledì 20 settembre 2023

DR. SCHAFAUSEN, How can you die? (2023)

 

Nuovo lavoro per Dr. Schafausen, al secolo Sergio Pagnacco, bassista fondatore degli storici Vanexa e impegnato poi con i Labyrinth (presente nel secondo capitolo di Return to heaven denied). How can you die?, uscito per Minotauro Records, è un concept sui disturbi mentali legati all’abuso della tecnologia, un tema che viene trattato con cura dal quartetto (completano la formazione i russi Slava Antonenko alla voce, Michael Pahalen alla chitarra e Anatole Lyssenko alla batteria), che ha creato un racconto credibile e molto coinvolgente. Le atmosfere dark e malinconiche che ammantano l’album seguono i pensieri e le visioni di chi soffre di determinate patologie, e non mancano episodi a tratti disperati. Heavy, djent, metalcore, new metal, il tutto amalgamato in maniera coerente, tra spunti molto melodici che rimandano a 36 Crazyfists, E. Town Concrete e Hed P.E. e altri più cupi in stile Ghostemane, senza tralasciare il cantato in growl che si alterna con le parti rappate. Determinante per rendere le varie trame maggiormente oscure è l’intelligente uso dei synth, ottimamente calati in un contesto pregno di riff aggressivi e frangenti deathcore. L’immagine che ci rimanda Pagnacco è quella di un mondo distopico (da qui l’epiteto Dystopian Metal), rabbioso (Anger), virtuale (Gaming disorder), alienante (Hikikomori). Citazione d’obbligo per la sorprendente rivisitazione di 21st Century Schizoid Man dei King Crimson, veramente ben fatta. Nota a margine, ma importante per comprendere meglio il progetto, è l’attenzione con cui Sergio e la Minotauro hanno lavorato all’edizione limitata del prodotto, che contiene uno splendido fumetto illustrato da Paolo Massagli (che ha realizzato anche l’artwork dell’opera). (Luigi Cattaneo)

Brain fog (Video)



lunedì 18 settembre 2023

PALMER GENERATOR, Ventre (2023)



Arrivano alla quinta uscita discografica i Palmer Generator, che avevamo lasciato in compagnia di The Great Saunites in uno split album uscito nel 2020 (trovate la recensione su queste pagine). Michele, Mattia e Tommaso Palmieri sono basso, batteria e chitarra di un trio composto da padre, figlio e zio, un unicum che guarda a Don Caballero, Neu e Shellac, che per l’occasione ha dato vita ad un lavoro formato da una suite, Ventre, divisa in quattro parti, un concentrato di psichedelia acida, kraut e post rock. Un disco a tratti crudo, viscerale, ma che sa aprirsi con fantasia per predisporsi a immaginifiche fughe cosmiche, tratto caratteristico di un album maturo e profondo. (Luigi Cattaneo)

giovedì 14 settembre 2023

KODACLIPS, Glances (2022)

 

Nati nel 2021, i Kodaclips (Alessandro Mazzoni voce e chitarra, Lorenzo Ricci chitarra, Sonny Sbrighi basso, Francesco Casadei Lelli batteria) arrivano al debutto l’anno successivo con Glances, concentrato di shoegaze, post e alternative rock, che non disdegna eleganti aperture psych. Ben presenti gli anni ’90 di Slint, Codeine e Lush, influenze di un esordio che fa dell’emotività l’elemento primario, accentuato da una certa ricerca di melodie tutt’altro che scontate e dalla volontà di scrivere in piena libertà. Tra atmosfere dream pop, sospensioni psichedeliche, pesanti distorsioni e passaggi più lievi, si sviluppa un’opera corale che parla di depressione, apatia e inquietudine, temi resi efficaci anche da un certo substrato post punk. Primo passo decisamente interessante per il quartetto, una delle tante band da tenere d’occhio del rooster Overdub Recordings. (Luigi Cattaneo)

Drowning tree (Video)



lunedì 11 settembre 2023

IL TESTAMENTO DEGLI ARCADI, Il testamento degli Arcadi (2021)

 

Nato nel 2019, il collettivo Il testamento degli Arcadi si sviluppa attorno alla volontà di tributare Spazio 1999, enorme serie sci-fi inglese la cui prima stagione risale al 1975. Un concept nato da un’idea di Pierpaolo Lamanna, che ha trovato nel leader della Lizard Records, Loris Furlan, il principale sostenitore, tanto da mettere in contatto proprio Lamanna con Alessandro Seravalle (Garden Wall, Officina F.lli Seravalle), che ha architettato un lavoro di grande pregio diviso tra chitarra, tastiere, pianoforte, synth ed elettronica. Con lui Milo Furlan (Scarled) alla batteria, Gianluca Tassi (Black Jester, Moonlight Circus, Faveravola) al basso e Mirko Baruzzo (Spirosfera, Anam), impegnato a chitarra, basso, flauti, sitar, violino e diversi strumenti etnici. Un album dove il prog viene imbevuto di world, psichedelia e kraut, incontra l’avanguardia e si modella passo dopo passo, all’interno di brani che si legano agli episodi della serie in maniera encomiabile. Un disco sorprendente per unicità e interpretazione, raffinato ma anche oscuro, un vero viaggio nella fantascienza, credibile pur imbevendosi di generi differenti tra loro, bilanciati ottimamente da un manipolo di musicisti straordinari. Impossibile non rimanere affascinati dalle tre parti di Exodus, che formano un mantra psichedelico a cui partecipa anche Lorenzo Giovagnoli (Odessa) con mirabili orchestrazioni, da Gli occhi di Tritone, dove abbiamo Simone D’eusanio al violino, e dalle due sezioni di Mare imbrium, tra riff saturi al limite dello stoner, inquietanti suoni distorti e un alone vintage a cui contribuisce anche Mariano Bulligan con il suo violoncello schizzato. Nota a parte per la lunga Phantasma, l’apice di questo esordio, un trip costruito con meticolosità dove affiorano tantissime idee, una colonna sonora dell’ignoto da gustare con estrema calma. Da sottolineare anche l’aspetto grafico del prodotto, vista la notevole attenzione posta al booklet, essenziale per comprendere al meglio il progetto Il testamento degli Arcadi. (Luigi Cattaneo)

La missione dei Dariani (Video)



sabato 9 settembre 2023

JUMBO, Alvaro Fella racconta 50 anni di musica

 


Appena ho scoperto di abitare a pochi km di distanza da Alvaro Fella, leggenda degli iconici Jumbo, ho pensato di sviluppare un’intervista su questi 50 anni di musica. Mi sono trovato dinnanzi un personaggio amichevole e al contempo riservato, una persona che mette a proprio agio chi ha di fronte, tanto che le domande che avevo preparato sono state presto dimenticate a favore di una chiacchierata di due ore tra vecchi amici …

Alvaro, sono passati più di 50 anni dall’uscita dei vostri lavori, riscoperti nel corso del tempo dagli appassionati di progressive. Se ti guardi indietro che emozioni provi?

Da quando abbiamo ripreso a fare concerti la cosa che più mi ha fatto piacere è vedere i tanti giovani presenti, che ci conoscono grazie magari ai padri o leggendo di noi su riviste, libri e internet. È qualcosa che mi fa sempre emozionare, come l’ultimo concerto fatto a Cascina Caremma. Nel periodo che va da fine ’60 a poco oltre la metà dei ’70 se guardi le classifiche c’era questo tipo di musica, c’erano i cantautori, era un periodo magico. Il prog italiano era mediterraneo, diverso da quello inglese, eravamo dentro una novità senza saperlo. Come italiani avevamo una cultura melodica accentuata che si rifletteva sul progressive. Tutti noi venivamo dal beat, dalle balere, si suonava il giovedì, il sabato e la domenica. Ci si muoveva per passione più che per didattica.

Si può dire che la vostra è stata una generazione che aveva voglia di emergere, di esprimersi, perché per creare qualcosa che rimane a distanza di così tanto tempo ci deve essere una sorta di invisibile magia.

Sì, erano decine e decine le band che suonavano e se trovavi l’etichetta discografica giusta andavi direttamente in studio per registrare. Era completamente diverso da oggi. Noi tramite Maurizio Salvadori della Trident giravamo con Biglietto per l’inferno e Battiato, andammo a Napoli ad esempio, fu un periodo speciale. Con Battiato suonammo anche al Lirico di Milano, dove Franco fece uno spettacolo molto sperimentale e mistico.

Eravate dentro la Storia senza accorgervene … 

Si e non solo noi, nessuno si accorgeva di cosa stavamo vivendo. Ancora adesso ricevo messaggi da Brasile, Messico, Corea del Sud, Francia. C’è una passione per il prog italiano incredibile, in Giappone poi non ne parliamo. Probabilmente in quegli anni abbiamo creato una musica nostra, non solo perché abbiamo ascoltato gli inglesi. Certo io avevo i Beatles come riferimento, avevo Hendrix. La rivoluzione culturale diede l’opportunità di non avere più solo la classica canzoncina, era un modo nuovo di interpretare e di creare. I Beatles furono uno spartiacque. L’Italia aveva la sua Storia, con l’opera, le melodie. È la nostra tradizione. Ed era comunque insita in noi. Devo dire che forse c’era più curiosità. Quando arrivavamo in qualche locale a suonare e c’era il pubblico che ballava era lo stesso che poi si fermava ad ascoltarci con attenzione. E proponevamo cose nostre, non cover!

Già nel ’70 tu incidi due 45 a nome Jumbo con la Numero Uno, che ricordi hai di quel periodo? 

Negli anni ’60 suonai in diversi gruppi beat, tra cui i Juniors, con cui feci tantissime serate e in una di queste, a Limbiate, venne ad ascoltarci Silvio Crippa, che poi divenne il mio produttore. Crippa mi trovò il contratto con la Numero Uno per un 45 giri. In quel periodo scoppiò il boom di In the summertime di Mungo Jerry e decidemmo di fare una versione in italiano come si usava in quegli anni, con il testo di Bruno Lauzi. Sandro Colombini, che era il direttore dell’etichetta, insieme a Crippa, pensarono ad un nuovo nome per lanciarmi e siccome in quei giorni c’era stato un dirottamento aereo, un Jumbo per l’appunto, da parte di alcuni terroristi, si decise che poteva essere quello adatto. In studio per registrare il pezzo c’erano Di Cioccio, Lavezzi, Premoli, Longhi, che allora era il chitarrista di Flora Flauna e Cemento, che tra l’altro scrisse il lato B di questo 45. Dopo 10 giorni che era uscito da Londra arrivò l’ordine di ritirare le copie perché vi era un divieto di fare una versione italiana del brano, quindi tornammo in studio e incidemmo Montego bay di Bobby Bloom. Successivamente passai in Phonogram e lì poi nacque la vera storia della band.

Difatti tu incidi il primo disco nel 1972

Lo registrai a fine ’71, con Sergio Conte, Vito Balzano, Daniele Bianchini e Aldo Gargano, questi ultimi due conosciuti al Carta Vetrata di Bollate. In studio sentimmo l’esigenza di trovare un altro sound e Crippa ci portò Dario Guidotti con il suo flauto. In studio nacque questa unione tra di noi e decisi che i Jumbo sarebbero diventati una band e non un percorso solista.


DNA
esce a distanza di pochissimo dal primo disco.

Si, stavamo preparando dei brani nuovi con l’apporto di tutti, come Suite per il signor K ma nel mentre andammo a Roma per suonare al Festival Avanguardie e Nuove Tendenze al Foro Italico. Ricordo che durante il soundcheck facemmo tutta la suite, la suonammo interamente e chi ci ascoltò rimase molto colpito, era inusuale perché solitamente i soundcheck si concludevano in pochi minuti! Andammo subito in studio di ritorno da Roma, per sfruttare l’onda lunga dei Festival e dei concerti che si facevano. L’impresario era appunto Salvadori, che portò in Italia per la prima volta i Genesis. Noi e gli Osanna aprimmo proprio ai Genesis al teatro Alcione di Genova per la loro seconda tournè in Italia. Pensa che il pubblico era lì più per noi e gli Osanna che per i Genesis. Aprimmo anche per Amon Düül e Amazing Blonde in quel periodo.

Invece come fu accolto Vietato ai minori di 18 anni, un disco che affrontava anche temi spinosi. 


Il cambio di batterista, Tullio Granatello per Balzano, ci portò ad un ulteriore evoluzione del sound. Io avevo scritto dei testi abbastanza crudi, fu vietato dalla Rai e solo Come vorrei essere uguale a te non fu censurato. Anche gli arrangiamenti erano molto legati ai testi. La casa discografica ci aveva dato la possibilità di usufruire di una sala prova vicino Lambrate e lì lavorammo per un mesetto, dove imparammo anche a conoscere meglio Tullio. In quel periodo vivevamo come musicisti, seppure si guadagnava pochissimo. Purtroppo ad un certo punto dei ’70 fare concerti divenne complesso, non si potevano fare i festival all’aperto, era difficile ottenere i permessi, ai live c’era molta politica, volevano musica gratis, libera. Basti pensare a quello che successe ai Led Zeppelin al Vigorelli ma anche ai Chicago all’Arena. Anche l’avvento delle discoteche fece il resto, un cambiamento dei tempi evidente.

Come ci si sente ad essere uno dei punti di riferimento del progressive italiano?

Credo che tanto sia dovuto al fatto che eravamo molto personali, anche per il mio modo di cantare e per le tematiche. Qualcuno ha anche storto il naso negli anni per come canto ma certi temi credo che non potessero essere espressi in modo differente, mi ha sempre interessato esprimermi per come sentivo le cose. 


Nel 1983 pubblicate Violini d’autunno, come nacque quella pubblicazione per Mellow Records?

Daniele ci teneva a fare un altro disco, io avevo qualche brano nel cassetto e lo registrammo con Granatello alla batteria e Paolo Guglielmetti al basso, in casa, in maniera del tutto autonoma. Riuscimmo a fare anche qualche concerto in quel periodo.






Nel 90 esce Live, sempre per Mellow 

Sì, una serata di inizio anni ’90 a La Cigale di Parigi con IQ e Magma, organizzata da alcuni ragazzi appassionati di prog italiano, degli universitari. Partirono da Parigi in treno, arrivarono alla stazione centrale di Milano, si procurarono una guida telefonica di Milano e chiamarono i membri della band presenti sull’elenco! Io abitavo a Baranzate e quindi non mi trovarono! Andammo a Parigi in formazione originale, eccetto Paolo Dolfini alle tastiere che sostituì Sergio Conte in quell’avventura. Tra l’altro non si poteva registrare la serata ma con noi c’era Lino Gallo, ex chitarrista della Treves Blues Band, aveva un registratore nascosto e da lì abbiamo creato l’album, un bootleg in sostanza. Fu comunque una grande soddisfazione essere scelti tra i tanti gruppi italiani di progressive.



Passing by invece è un disco del 2001?

È uscito come Jumbo ma è un lavoro di Bianchini in toto.

Un’ultima domanda di rito, che programmi avete per il futuro?

Adesso come Jumbo originali siamo rimasti in tre, io, Sergio e Dario. Con noi c’è il batterista dei C.A.P., con cui ho inciso Coraggio e mistero e Marco Croci, ex Maxophone, al basso. Abbiamo registrato l’ultimo live a Cascina Caremma e l’idea sarebbe di pubblicare Cd, vinile e DVD dello spettacolo. Lì abbiamo suonato con La Maschera di Cera, che ho trovato molto bravi davvero. Abbiamo un po' di materiale nuovo comunque e l’intenzione è di fare un album possibilmente. Personalmente invece mi piacerebbe pubblicare qualcosa a mio nome, ho brani di vario stile. Sai ho attraversato diverse epoche ma l’amore per James Brown e Wilson Pickett è rimasto e ho una ventina di pezzi pronti e li vorrei pubblicare. Per quanto riguarda suonare live con i Jumbo non è semplice. Abbiamo fatto qualche data a Roma, a Genova, poi la pandemia ci ha bloccato del tutto.