mercoledì 27 dicembre 2023

ERIC SARDINAS, Midnight Junction (2023)

 

Grande ritorno per Eric Sardinas, chitarrista rock blues, maestro nell’utilizzo della resofonica, che diverse volte ha calcato i palchi italiani negli ultimi anni (a tal proposito vanno ricordate le due date trevisane, una di spalla a Johnny Winter, e quella a Nerviano, in un meraviglioso chiostro che fu di un monastero). Una carriera costante, che ha portato il musicista della Florida all’attuale Midnight Junction, registrato insieme a Chris Frazier (batterista già con Whitesnake e Foreigner), Koko Powell (bassista al lavoro spesso con Lenny Kravitz) e David Schulz (tastierista per Bo Diddley e Goo Goo Dolls). Il tipico attacco rock blues impresso all’iniziale Long shot si stempera nel r’n’r scanzonato della frizzante Tonight, mentre in Miracle mile l’eco del southern rock arricchisce il già ricco piatto, completato dalla devastante carica di Planks of pine e dall’omaggio a Rory Gallagher in Laundromat. Attitudine che ritroviamo anche nelle strumentali Emilia e Swamp cooler (in quest’ultima la leggenda Charlie Musselwhite all’armonica) e nella trascinante Julep. Ennesimo disco promosso a pieni voti, con una carica live insita, istintivo, aggressivo, ma al contempo raffinato ed estremamente melodico. In attesa di un suo ritorno in qualche concerto italiano, gli appassionati di rock blues non possono perdersi il come back del chitarrista di Fort Lauderdale. (Luigi Cattaneo)

Long shot (Video)



martedì 26 dicembre 2023

ZEPHIRO, Baikonur (2022)

 

Uscito nel 2022, Baikonur (si tratta del cosmodromo da cui partirono le missioni spaziali sovietiche, tra cui quella della celebre cagnolina Laika) è il secondo full targato Zephiro (Claudio Todesco chitarra, elettronica, Claudio Desideri voce, basso e Leonardo Sentinelli batteria, elettronica), trio alternative rock con forti influenze wave che richiamano tanto i The Cure e i The Glove quanto U2 e Tears For Fears. Attivi da più di 20 anni, guardano al post punk inglese senza dimenticare di imprimere un marchio del tutto italico al loro prodotto (potremmo citare i Diaframma e i Neon), basti ascoltare pezzi come Cosmorandagio (dove omaggiano proprio Laika), l’oscuro mood di Kublai Khan, l’ottima Amelia, la riflessiva Berlinauta e la conclusiva Di nostalgia, arricchita dalla presenza di Miro Sassolini, storica voce proprio dei decani Diaframma. Potenti e dotati di un songwriting accurato, la band oscilla tra nere pulsioni e aperture melodiche di grande effetto, un equilibrio sonoro solido e di grande impatto emotivo. (Luigi Cattaneo)  

Cosmorandagio (Video)



lunedì 25 dicembre 2023

MASSIMILIANO ROLFF, Adventures on magia (2023)

 


È sempre un piacere ritrovare Massimiliano Rolff, contrabbassista con una oramai rodata carriera alle spalle di cui ci siamo occupati diverse volte dalle pagine del blog, constatando sempre l’enorme qualità delle sue uscite. Non fa eccezione questo nuovo capitolo discografico, Adventures on magia, registrato insieme a Hector Martignon (piano), Mario Principato (percussioni), Ruben Bellavia (batteria), David Pastor (tromba), Gianpiero Lo Bello (tromba), Gianni Virone (sax), Humberto Amèsquita (trombone), Roberto Piga (violino), Laura Sillitti (violino), Daniele Guerci (viola) e Arianna Manesini (violoncello), un ensemble allargato che ha permesso lo sbocciare di idee avvincenti e, perché no, anche lontane, stilisticamente, da quanto fatto negli ultimi anni. Fantasia corale che porta a prospettive mutevoli, quello di un latin jazz raffinatissimo, variopinto ma solido, ricco di colpi da maestro, imbevuti di accenni al Mediterraneo e al continente africano, oltre che, per l’appunto, all’America Latina. La spinta dettata dal tocco di Principato incontra l’accurato intervento degli archi e quello non meno importante dei fiati, tra melodie affascinanti e incastri sonori azzardati, su cui principia il meticoloso lavoro di Rolff, elegante cantore di una musica dai labili confini, soundtrack virtuale di un viaggio folk alla scoperta delle radici di suoni lontani ma ancora attuali. (Luigi Cattaneo)

sabato 23 dicembre 2023

ACTION FIGURES, Mystery Babylon (2023)

 


Molto interessante questo progetto targato Action Figures, nato da un’idea di Brian Kohl, ex Black Sun Ensemble, band psichedelica di Tucson attiva sin dagli anni ’80. Mystery Babylon è la colonna sonora dell’omonimo film, una produzione audiovisiva che illustra la storia dell’occultismo a Manhattan. Concepito e filmato dall’ex batterista del gruppo, il lavoro di ricerca musicale è stato affidato a Eric Johnson, anche lui presente nei BSE, bravissimo nell’elaborare una soundtrack suggestiva, atta a sottolineare il mistero di certi movimenti esoterici del diciannovesimo e del ventesimo secolo. Uno dei rimandi più calzanti è quello a Bobby Beausoleil, che con le sue note ha marchiato Lucifer rising di Kenneth Anger, ma è possibile scorgere anche un certo simbolismo riconducibile ad Aleister Crowley. Dark, elettronica e sperimentazione si incontrano lungo un’ora ipnotica, sviluppata con grande consapevolezza da Johnson, musicista esperto (oltre a Black Sun Ensemble possiamo citare Sun Zoom Spark, Bread and Circus e Infinite Beauties) e dotato di una propria sensibilità artistica. Il film può essere visualizzato solo attraverso un URL trovato nelle note di copertina della versione in CD della colonna sonora. (Luigi Cattaneo)


venerdì 22 dicembre 2023

EXPIATORIA, Nuove date in arrivo per la doom band ligure

 ExpiatoriA - Nuovo cantante e date 2024



Gli Expiatoria, storica band doom metal genovese, annunciano un nuovo cantante, Angelex, e il ritorno sul palco con 3 date nel Nord Italia nella prima metà del 2024.

Nuovo cantante
Angelex è il nuovo cantante degli ExpiatoriA, in forza alla band da novembre 2023. Voce potente e versatile, Angelex è l'incarnazione di un angelo che, per espiare i propri peccati, si è ora liberato ed è alla ricerca della luce.

Nuovi concerti 2024
Ecco tutti i dettagli per ciascun evento. Ci vediamo sotto al palco!

Sabato 6 gennaio @ Krach Club (Via Madonna, 3a, Monastier di Treviso, TV)
Nightwitch Night - con Hell Theater, Blackdust, All Of My Shadows (organizzato in collaborazione con Under Metal Flag)
Ore 21.00
Ingresso riservato a soci con tessera ASI (costo tessera: 10€


Sabato 16 marzo @ L'Angelo Azzurro Club (Via Borzoli, 132T, 16153, Genova)
Power of Doom Horror Night - con Heavenfall e Hell Theater
Ore 21.00
Ingresso: 10€ con consumazione inclusa


Domenica 5 maggio @ Chiesa Sconsacrata di Pinerolo (Sala concerti Italo Tajo, Via San Giuseppe, 10064, Pinerolo, TO)
Church of Crow Doom Fest II - con Shape of Despair, Dawn of Winter, Black Revelation, Black Oath and more TBC
Ore 20.30
Prezzo giornata singola: 32€ - Abbonamento due giorni: 50€


"Dal vivo, i pezzi e la band stessa valgono dieci volte tanto! Uno spettacolo blasfemo e ritualistico perfetto al limite del maniacale, dove viene curato ogni dettaglio possibile, dai candelabri ai boia incappucciati, passando per la carismatica teatralità del leader David Krieg, capace non solo di mettere in atto doti vocali pazzesche, ma anche quelle di un vero attore, destreggiandosi tra libri maledetti infuocati, scariche di elettro shock e bambole maledette! Il tutto supportato da musicisti eccelsi quali i fratelli Malachina (GB al basso e Massimo alla chitarra), Flux alla tastiera, Enrico Meloni alla batteria ed Edoardo Napoli (ex Damnation Gallery) alla chitarra."
- Alessandro Masetto, VeroRock.it


ExpiatoriA: gruppo doom/dark/gothic metal nato a Genova nel 1987. Composta da 6 elementi, la band ha pubblicato il primo album, “Shadows”, per Black Widow Records e Diamonds Prod. in cd e vinile nel 2022. Un album da non perdere per tutti i fan di Mercyful Fate, Candlemass, old-school heavy metal e prog.
Gli ExpiatoriA sono Angelex (voce), Massimo Malachina (chitarra), Roberto Lucanato (chitarra), GB Malachina (basso), Flux (tastiere), ed Enrico Meloni (batteria).

martedì 19 dicembre 2023

OSLO TAPES, Staring at the sun before goin’ blind (2023)

 

Quarto album per Oslo Tapes, progetto di Marco Campitelli in bilico tra post, kraut e psichedelia, un personale viaggio nelle inquietudini, carico di soluzioni emozionali e dal taglio cinematografico (con lui Mauro Spada e Stefano Micolucci al basso, Davide Di Virgilio alla batteria, Federico Sergente alle percussioni e Nicola Amici diviso tra chitarra, synth e percussioni). Una generale sensazione di smarrimento accompagna le trame di Staring at the sun before goin’ blind, scritto insieme a Amaury Cambuzat, membro storico di faUSt e Ulan Bator, che ha messo a disposizione dell’opera nastri magnetici e macchine analogiche, importanti per la riuscita complessiva di questo ottimo disco. La suggestiva Gravity, l’ipnotica Ethereal song, la psichedelica Reject Yr Regret e l’affascinante sviluppo di Somnambulist’s daydream, sono alcune delle perle contenute in un disco dove vanno a braccetto Neu!, Ulan Bator e Porno For Pyros. Nota a margine, ma non meno significativa, la presenza di Sicker Man dei Trialogos al violoncello e di Dahm Majuri Cipolla dei Mono alla batteria. (Luigi Cattaneo)  

Full Album (Video)



lunedì 18 dicembre 2023

ANTONIO GIORGIO, Imajica (2023)

 


Affascinante nuovo album per Antonio Giorgio, compositore che avevamo già conosciuto per il precedente e gradevole Golden Metal. La spinta epica di quel lavoro confluisce in sonorità maggiormente progressive, un viaggio fantasy in cui Antonio oltre a citare nomi come Virgin Steele e Kamelot si avvicina al mood di Conception e Royal Hunt, sostenuto da un nutrito numero di musicisti tra i quali Claudia Beltrame, Steve Vawamas, Diego Banchero, Antonello Giliberto, Gabriels e Beppi Menozzi. Più maturo come songwriting, Imajica appare sin dalle prime battute come un disco meglio sviluppato rispetto a quanto fatto in precedenza, anche vocalmente Antonio pare più consapevole, e l’album sconta solo una lunghezza forse eccessiva, probabilmente qualche passaggio più snello avrebbe giovato alla fluidità dell’opera tutta. Il campano però non ha il dono della sintesi e la passione contagiosa che traspare per la musica e l’arte in generale sfocia all’interno dei suoi album e in brani come Wisdom of imagination, Lucifer’s treasures e In your eyes, tra le cose migliori di questo ritorno ricco di soluzioni e di situazioni intriganti. (Luigi Cattaneo)

venerdì 15 dicembre 2023

INTERVISTE PROGRESSIVE, Luca Crippa racconta il suo esordio da solista

 


Buongiorno Luca, inizia pure a presentare, per chi non lo conoscesse, il tuo progetto Luca & The Tautologists

È il mio disco d’esordio, mi sono nascosto un po' dietro il monicker, ma è da 40 anni che suono. Avevo un tributo ai Lynyrd Skynyrd, con il tempo diventato Mr. Saturday Night Special, con i quali ho pubblicato un doppio live registrato al Blueshouse nel 2006. Con Ruben Minuto la collaborazione è di lunga data, lui ha suonato nel mio disco, io nel suo. Suonavamo insieme nei No Rolling Back, con la sezione ritmica dei Ritmo Tribale, tra l’altro, oramai circa 20 anni fa. Insomma, ci conosciamo da sempre.

Il disco è stato composto solo da te o ti ha aiutato la band?

È stato scritto da me, è un album molto libero, non ho seguito mode o trend mentre componevo. Ho lavorato su tutto, booklet incluso, per rendere l’acquisto il più appetibile possibile, dare un senso al comprare il CD. Ci sono tutti i testi, per me molto importanti. Non disdegno il digitale ma preferisco usarlo come vetrina, perché lo trovo molto dispersivo.

Tu però in ambito musicale hai fatto anche il promoter, un ruolo diverso ma presumo molto significativo.

Dal 2008 al 2013 ho gestito un’agenzia, la Curtis Loew, con cui ho portato musicisti americani in Europa per la prima volta. La passione con cui lavoravo in quel periodo aveva fatto sì che riuscivo ad organizzare anche 5 tour al mese. Accettavo richieste di continuo, giravo con i musicisti, suonavo con loro. Sono stati 5 anni indimenticabili, riuscimmo ad organizzare, con Vincenzo Tropepe (da poco è uscito il suo debutto n.d.r.), amico e grandissimo musicista, anche date nel Sud Italia.



Quando e come nascosto i brani del disco?

Intanto il titolo. Vol. II perché nel 1999 scrissi le canzoni per un primo album, che ogni tanto suonavo con i No Rolling Back, iniziando a prendere dimestichezza con la mia voce. L’anno scorso ad agosto presi il Covid e rimasi isolato dal resto della famiglia, mi sono attrezzato e ho registrato più di 30 demo, tra brani molto vecchi e inediti. Mi sono ritrovato in mano con praticamente 3 album, ma ho preferito inserire in questo lavoro alcuni tra i più recenti. Inoltre ho scoperto nell’occasione di riuscire a scrivere testi con una certa semplicità. Partendo dalla musica mi creavo immagini che poi esploravo concettualmente. Può anche succedere che il testo mi sposti la direzione musicale pensata in origine.

In studio quindi sei arrivato con i brani già completi?

Abbiamo fatto sei prove all’Appartamento Sonoro di Arluno, prima avevo dato ai musicisti del disco delle demo, prevalentemente chitarra e voce, ma la struttura era fatta, poi chiaro che sono venute fuori idee lavorando in gruppo. Mi preme presentare i musicisti, con me c’erano Ruben Minuto (basso, mandolino, chitarra), Leandro Diana (chitarra) e Deneb Bucella (batteria). Successivamente siamo andati a registrare con Larsen Premoli. E poi c’è la figura di Ricky Maccabruni, tastierista presente in otto brani, che ha registrato in remoto. Ne è venuto fuori un disco molto vario, composito, non ho guardato ad un genere solo insomma. C’è sicuramente un’atmosfera un po' urbana, newyorkese diciamo.

Un’ultima considerazione riguardo ai testi, a cui hai detto di aver dato un certo peso. Quali sono quelli a cui ti senti più legato in qualche modo?

I testi sono personali ma non del tutto autobiografici, ho cercato di scrivere testi che possano arrivare alle orecchie di chi ascolta. Uno dei brani a cui sono più legato e Paris Airport 77, un ricordo che parte dalla musica e che ha preso forma man mano che scrivevo il testo. Quell’anno andai a Parigi con i miei genitori, ricordo di queste vecchie Polaroid ma da questo fatto parto poi per raccontare come i nostri genitori subivano il fascino della modernità, della tecnologia che poteva risolvere ogni problema, lo subivano probabilmente ancora più di noi che siamo immersi in questo mondo. È un ricordo tenero di questa loro illusione, di mio padre e dalla sua generazione. Things got their name from a spell descrive invece un mio risveglio, alle 5 del mattino, c’era questa luce sospesa e ho avuto la sensazione magnifica che la stanza prendesse vita, che le foglie delle piante venissero verso di me, che i libri sugli scaffali si aprissero, come se ci fossero dei mondi nascosti. The man in the wool overcoat parla di un vecchio edicolante con il suo cappotto di lana, un omaggio sincero a un chiosco di giornali di viale Espinasse a Milano dove compravo fumetti.  



mercoledì 13 dicembre 2023

PAOLO DINUZZI, Invisible (2023)

 


Secondo album da leader per Paolo Dinuzzi (bassista che ha lavorato con Paolo Fresu e Adam Pieronczyk), accompagnato in questo Invisible da Sabino Fino (sax), Giancarlo Pirro (chitarra) e Riccardo Gambatesa (batteria). L’ottimo bassista e compositore pugliese guarda con pathos al mediterraneo, scrivendo trame fluide e coinvolgenti, un disco dove l’interplay è sempre improntato ad un jazz strutturato ma che non esaspera in tecnicismi, risultando comunicativo sin dalle prime note della title track e della seguente Talking with Nina. Lodevole lo sviluppo fiatistico di Fino, così come si fa notare l’apporto creativo di Pirro, spigoloso ed efficace nei suoi interventi, così come importantissimo è il lavoro svolto da Gambatesa, che forma una sezione ritmica, insieme a Dinuzzi, di classe ed esperienza, anche quando si cimentano in tempi irregolari sanno regalare partiture delicate ed eleganti. Un lavoro d’insieme, dove tutti trovano i giusti spazi in cui inserirsi, rendendo brani come Skin e South al contempo coesi e tenui, raffinati e vibranti, uno spleen immaginifico altamente narrativo che si propaga anche in Quattro e I’m back, splendide costruzioni di un viaggio che termina con Emergency, chiusura in cui il quartetto sublima una prova d’autore intima e suggestiva. (Luigi Cattaneo)

lunedì 11 dicembre 2023

S.C.I.O., Discorsi distorti (2023)

 


One man band sotto cui si cela Stefano Scioni, autore di questo interessante Discorsi distorti, un lavoro oscuro figlio del post, dell’alternative e dell’ambient, uscito per Overdub Recordings. La predominanza netta del basso, con cui l’autore ha concepito e suonato le tracce, acuisce il senso di minaccia che sovrasta il debutto di S.C.I.O., che va a toccare vari generi risultando però credibile e fluido. Trattandosi di un album prevalentemente strumentale c’è comunque da tenere le antenne dritte per cogliere il grosso lavoro fatto da Stefano, bravo nell’utilizzare anche parti elettroniche all’interno delle visionarie trame concepite, che profumano di distopico e filmico. Ne sono esempio fulgido Le prigioni di Jaco, dedicata all’immenso Pastorius e Pseudoumani, guizzo creativo di un disco scritto senza paura. Una musica immaginifica, colonna sonora inquieta, libera da condizionamenti, fragorosa nel suo incedere pesante e sperimentale. (Luigi Cattaneo)

domenica 10 dicembre 2023

THOMAS LASSAR, From now on (2023)

 


Conosciuto soprattutto per aver militato nei Crystal Blue e per le collaborazioni con Last Autumn Dream e Charming Grace, Thomas Lassar firma ora il suo debutto solista con questo From now on, uscito per la nostrana Burning Minds, eccellenza quando si parla di A.O.R. L’esperienza di Lassar arriva nitida sin dalle prime tracce, grazie ad una scrittura sicura, composizioni dal forte piglio melodico pregne di suoni curati in ogni dettaglio e rimandi al suo brillante passato. Scorrono così poco più di 40 minuti vivaci e suggestivi, con brani di grande qualità come Losing faith, The beginning of the end e Turn back time, eleganti, delicati e ottimamente composti. Un grande ritorno per lo svedese, autore di un lavoro che farà senz’altro la felicità degli appassionati dell’A.O.R. più tradizionale. (Luigi Cattaneo)

When my ship comes in (Video)



martedì 5 dicembre 2023

KOSMOS, Ajan Peili (2019)

 


Quinto disco per i finlandesi Kosmos, gruppo folk progressivo chiaramente ispirato agli anni ’70 e formato da Päivi Kylmänen (voce), Kimmo Lähteenmäki (batteria, conga, organo, Mellotron), Kari Vainionpää (chitarra, basso), Olli Valtonen (shruti box, taalmala) e Ismo Virta (chitarra, Mellotron, organo, sintetizzatore, batteria). L’utilizzo della lingua madre, per quanto ostico, soprattutto inizialmente, acuisce il fascino della proposta, sempre delicata e suggestiva, pregna di atmosfere bucoliche dal forte impatto emotivo. Ponderato l’utilizzo di una strumentazione che include anche violino, sax e xilofono (suonati dall’ospite Sini Palokangas), integrati all’interno di composizioni che hanno il dono dell’incanto, come la title track, con il suo incedere di mellotron e chitarre acustiche e Eilinen, soave trama intrisa di nostalgia. Meno ombrosa Kohti taivasta, con le percussioni di Valtonen a guidare la traccia, prima di Salainen oppi, tra i momenti più riusciti di Ajan peili, ben costruita sulle note di pianoforte introduttive su cui ergono fiati sempre calibrati. Chiusura affidata alla progressiva Minä olen, minacciosa emerge tra sprazzi strumentali efficaci, tocchi sinfonici e parti leggermente più rock, buon finale di un lavoro molto gradevole uscito nel 2019 per la nostrana Lizard Records. (Luigi Cattaneo)

venerdì 1 dicembre 2023

SACRO ORDINE DEI CAVALIERI DI PARSIFAL, Until the end (2023)

 


Secondo lavoro per Sacro Ordine dei Cavalieri di Parsifal (Carlo Venuti alla chitarra, Claudio “The Reaper” a basso e voce, Luka Komavli alla batteria e Davide Olivieri alla chitarra e alla voce), autori, con questo Until the end, di un disco heavy solido e con buone intuizioni melodiche. L’album si lascia ascoltare in tutta la sua lunghezza, impreziosito dall’ottimo guitar work di Venuti e Olivieri, che danno vita ad intrecci preziosi e ben costruiti. Brani come Doomraiser, Seals of fire o la title track danno la misura della qualità complessiva dei goriziani, sempre compatti e rigorosi nel proporre l’immaginario metal ed epic a tutto tondo, espresso con passione ed orgoglio. (Luigi Cattaneo)

Black lion (Video)



martedì 28 novembre 2023

SKANNERS, Greatest Hits (2021)

 

Arrivano alla raccolta celebrativa i leggendari Skanners, gruppo di Bolzano che esordì nel lontano 1986 con lo storico Dirty Armada. Una carriera iniziata più di 40 anni fa, quando dei giovani appassionati di heavy metal misero in piedi quella che finirà per diventare una delle formazioni più rappresentative per quel tipo di sound in Italia. Music for the Masses estrapola per l’occasione 15 tracce dal vasto repertorio della band, omaggiando tutti i 7 album prodotti sinora (16 con l’aggiunta di un inedito, Under the grave, peraltro ottimo). Scorrono così sul lettore brani storici come Rock Rock City, Wild e Undertaker, pezzi di metà carriera di grande livello, tra cui Time of war e Soul finder, ma anche trame più recenti che rispondono al nome di Hard and pure e The eye, che mostrano come il progetto sia più vivo che mai. Uscita fondamentale per chi vuole scoprire (o riscoprire) l’iconica band di Claudio Pisoni e Fabio Tenca. (Luigi Cattaneo)

Under the grave (Video)



lunedì 27 novembre 2023

PIETRO CIANCAGLINI, Consecutio (2023)

 

Nuovo album per Pietro Ciancaglini (High Five Quintet, LTC), straordinario contrabbassista accompagnato in questo Consecutio (uscito per GleAm Records) da Pietro Lussu (Fender Rhodes, pianoforte), Armando Sciommeri (batteria) e Chiara Orlando (voce), un disco di composizioni proprie figlio della grande esperienza del musicista, che negli anni ha suonato con Enrico Pieranunzi, Enrico Rava e Paolo Fresu (giusto per citarne qualcuno). Indiscutibile la tecnica esecutiva di Ciancaglini (qui impegnato sia al basso che al contrabbasso), così come raffinato risulta il lavoro di arrangiamento dei singoli movimenti, prezioso corollario di brani di puro jazz, impeccabile e realizzato con grande costrutto. Un disco che va ascoltato con cura per comprendere l’eleganza strutturale delle tracce, oltre che cogliere l’enorme bagaglio del romano, autore di una grandissima performance, sia quando il suo strumento si amalgama alla band, sia quando si muove come solista, disegnando tessiture timbriche sempre di grande interesse. Complessità strumentale, ricchezza melodica e spirito improvvisativo si uniscono all’interno di un crescendo fatto di soluzioni elettriche ed acustiche, a braccetto nell’infondere sostanza ad un lavoro di notevole spessore. (Luigi Cattaneo)

Big souls (Video)



sabato 25 novembre 2023

GIANT HEDGEHOG, Im Siel (2022)

 


Primo full lenght per i Giant Hedgehog, quartetto formato da Patrick Aguilar (basso), Moritz Nixdorf (batteria), Niklas Tieke (chitarra) e Thomas Mrosek (sax), autore di un lavoro interamente strumentale (ad esclusione di un piccolo cameo di Stella Polaris). Im siel è un disco ottimo, un crescendo di soluzioni ora più atmosferiche ora più aggressive, spesso sottolineate dagli interventi, belli e precisi, di Mrosek, che si muove splendidamente all’interno di un quadretto a tinte autunnali. I tedeschi costruiscono trame emozionali con sicurezza e profondità, suonano liberi, esplorando situazioni diverse tra loro, citando band come Van Der Graaf Generator, King Crimson e in parte Kayo Dot, come nell’impressionante title track di 23 minuti, compendio del suono sviluppato dal gruppo. Pur con riferimenti certi la personalità non manca, basti ascoltare la meraviglia esposta in Einkehr, le brillanti intuizioni di Gemurmel aus dem Brunnen e l’intrigante Damals am Teiche, splendidi momenti di un esordio davvero ben scritto e arrangiato. I tedeschi, dopo un ep e un maxi single, paiono pronti per essere maggiormente conosciuti nel resto d’Europa, soprattutto se le tante idee presenti saranno confermate nel prossimo album, banco di prova per capire se i Giant Hedgehog hanno davvero tutte le carte in regola per una carriera più luminosa. (Luigi Cattaneo)

mercoledì 22 novembre 2023

TIME MACHINE, Shades of time (1997)

 

Nel materiale da recuperare che ogni estimatore dell’hard & heavy nostrano dovrebbe salvaguardare dal trascorrere del tempo non possono mancare i Time Machine, formazione rilevante del progressive metal nazionale. Citati spesso per Act II: Galileo, la band formata dal bassista Lorenzo Dehò e dal chitarrista Ivan Oggioni, nel lontano 1997 pubblica questo buonissimo ep, Shades of time, 30 minuti circa tra heavy e prog, con uno sguardo che oscilla verso gli anni ’80 del genere. Il gruppo, sovente variabile, per l’occasione presenta, oltre ai due membri fondatori, Morby (voce storica dei Sabotage e di lì a poco dei Domine), Joe Taccone (chitarra), Nicola Rossetti (batteria) e Stefano Della Giustina (sax), una delle line up più convincenti nella storia dei Time Machine. Stupenda l’iniziale e ottantiana Silent revolution, notevole la carica interpretativa di 1000 rainy nights, prima di New religion, ancora attuale, complice il raffinato lavoro di scrittura e arrangiamento posto. L’omaggio ai Black Sabbath di Heaven and hell è un buon ponte con la successiva Never – ending love, piuttosto gradevole e ben costruita, mentre la conclusiva Past and future (già presente nell’ep Project: time scanning) è ingentilita dall’intervento di Della Giustina, ottimo finale di un album che se fosse stato arricchito da qualche altro brano avrebbe forse avuto una maggiore e meritata considerazione negli anni a venire. (Luigi Cattaneo)

1000 rainy nights (Video)



lunedì 20 novembre 2023

CLAUDIO FASOLI NEXT 4ET, Ambush (2023)

 

Ci siamo spesso occupati delle uscite discografiche di Claudio Fasoli, leggenda del jazz italiano e personaggio multiforme, autore un passo avanti, capace di guidare con gusto modifiche strutturali alla sua band e di conseguenza al suono globale dei suoi dischi. Non fa eccezione il nuovo Ambush, registrato insieme a Simone Massaron (chitarra, elettronica), Tito Mangialajo Rantzer (contrabbasso) e Stefano Grasso (batteria), ossia il NeXt Quartet, collaudato con il precedente e fortunato lavoro. Dieci brani legati tra loro, da ascoltare come una suite, con momenti di profonda commozione, sussurri emotivi che vibrano all’interno di una partitura brillante, composita ma allo stesso tempo molto narrativa. Fasoli, come sovente capita, unisce classicismo a intuizioni del tutto personali, riconoscibili, dove le pause diventano forma comunicativa e si sposano con la consapevolezza che l’elettronica può essere applicata come componente per far risaltare con maggiore efficacia le intime suggestioni delle trame. Il sax di Fasoli si muove così, in tutta la sua struggente eleganza tra le ritmiche corpose di Grasso e Rantzer, oltre che tra le fantasiose trovate dell’eclettico Massaron, in un turbine di attimi fugaci e raffinate fughe. Ricerca, visione e coraggio segnano il passo dell’ennesimo ottimo album del Maestro veneziano. (Luigi Cattaneo)

Off (Video)



mercoledì 15 novembre 2023

DEADBURGER FACTORY, La chiamata (2020)

 


A distanza di sette anni dal sontuoso cofanetto La fisica delle nuvole, Deadburger Factory propose nel 2020 La chiamata, seconda parte di un dittico iniziato proprio con il precedente disco, l’altro lato dello specchio, secondo l’idea della band formata da Vittorio Nistri (tastiere, elettronica), Simone Tilli (voce e strumenti vari), Alessandro Casini (chitarra), Carlo Sciannameo (basso). Più concreto e meno aleatorio, questo ultimo album del gruppo si stacca dal passato senza allontanarsene del tutto, mantenendo intatto lo spirito sovversivo, un’anarchia contestualizzata dall’abbondante utilizzo di doppie batterie all’interno dello stesso pezzo, un tripudio di tamburi che acuisce la forza d’urto di un prodotto libero e provocatorio. Tantissimi quindi i batteristi presenti nell’opera, ma gli ospiti si sprecano come da consuetudine, una famiglia allargata che finisce per inglobare elementi world, folk, psichedelici e jazz, amalgamati all’interno di brani come Tamburo sei pazzo (fondamentale la presenza di Alfio Antico), Blu quasi trasparente, Tryptich (omaggio a Max Roach) e Manifesto cannibale. La chiamata era la conferma del coraggio dei toscani, sempre particolari e affascinanti, capaci di variare e sorprendere ad ogni uscita discografica. In attesa di un nuovo capitolo (va segnalato il progetto Ossi della coppia Nistri-Tilli del 2022) la riscoperta di certe perle del nostrano underground è d’obbligo. (Luigi Cattaneo)

martedì 14 novembre 2023

LA MACCHINA OSSUTA, Ricochet (2023)

 


Attivi dal lontano 1998, La macchina ossuta è un progetto di Alessio Colosi (voce) e Francesco Bottai (chitarra), tornati in pista qualche mese fa con il nuovo Ricochet, un lavoro registrato insieme ad un cospicuo gruppo di ottimi musicisti (completa il terzetto base la batteria di Cristiano Bottai). Un disco pieno di sarcasmo, ironia tagliente, poetica cantautorale dal taglio rock, crossover di suoni tenuti insieme da una scrittura matura e fuori dagli schemi, dettata dalla tanta esperienza del gruppo, che porta in dote contemporaneità e passato bilanciandolo con cura e metodo. Si sviluppano situazioni brillanti (Fede), malinconiche (eccezionale Chelsea Hotel), psichedeliche (la costruzione articolata di Avamposto balneare), in cui alternative, indie, pop e rock si legano in maniera sorprendente, elaborando arrangiamenti eleganti, finezze strumentali e tante idee al servizio della causa. (Luigi Cattaneo)


lunedì 13 novembre 2023

INGLESE & NANNETTI, Lavorare per distrarsi (2023)

 


Particolare lavoro firmato da Gabriele Inglese (voce, chitarra, flauto, organo, pianoforte, fisarmonica, percussioni) e Paolo Nannetti (voce, synth, fisarmonica, chitarra), che hanno iniziato a suonare insieme nel lontano 1972, giovanissimi e influenzati da quanta bellezza animava la penisola. Un’amicizia che ha sconfitto distanza e tempo, con Nannetti che, formati i Sithonia, chiama a raccolta l’amico e il suo flauto e lo stesso fa Inglese quando fonda i Filo Rosso, che vantano la fisarmonica di Paolo. Ma è solo nel 2023 che i due riescono a pubblicare un disco in coppia, Lavorare per distrarsi, tra echi del cantautorato settantiano di Guccini e De Andrè e tocchi folk prog. Insieme al duo troviamo Giovanni Inglese a violoncello e viola, presente in buona parte dell’opera, Giulio Soldati alla tromba e Oscar Inglese alle percussioni e ai campionamenti, bravi nel supportare le idee che troviamo in questo esordio, a partire da Caporale Milt, una folk song ispirata ad un fatto realmente accaduto lungo la linea gotica nell’inverno del 1944. Si susseguono brani come Negroes, in cui si rievoca la figura di George Jackson, My worthiness is all my doubt, delicatamente ispirata da Emily Dickinson e la lunga La penna di Hu, episodio progressivo e fiabesco che chiude un esordio curioso e gradevole. (Luigi Cattaneo)


venerdì 10 novembre 2023

DEAD POLLYS, Truth of tomorrow (2023)

 

Quarto disco per i punk rockers Dead Pollys, un quartetto formato da Nizze (voce), Juba (basso), Clabbe (chitarra) e Martin (batteria), che arriva con Truth of tomorrow alla seconda uscita per Too Loud Records. Furia e melodia vanno a braccetto in un album sparato fuori a gran velocità, 28 minuti tiratissimi, che profumano di Bad Religion e primissimi Offspring, ideale per ci cerca pochi fronzoli e tanta energia. Il particolare timbro di Nizze caratterizza l’assalto senza sosta di brani come 94, Yes, Sir e So you wanna be a hero, esempi cardine del sound di questo concept distopico che descrive un mondo in preda all’orrore. Piacevolissima scoperta questi svedesi ed ennesimo lavoro interessante pubblicato da Too Loud, sempre attenta nello scandagliare l’underground a caccia di talenti e suggestioni. (Luigi Cattaneo)

My name is worry (Video)



giovedì 9 novembre 2023

ATOM MADE EARTH, Songs for a dreamer (2023)

 


Terzo lavoro per il progetto Atom Made Earth, band formata da Daniele Polverini (voce, piano, chitarra, synth), Lorenzo Giampieri (basso) e Daniele Duranti (batteria), che seguiamo dal primo Morning glory (2016), album che già metteva in luce le tante doti dei marchigiani. La conferma arrivata con Severance (2019) e il nuovissimo Songs for a dreamer (in cui troviamo anche il contributo vocale di Mariachiara Caraceni) completano una trilogia fatta di shoegaze, post, psichedelia e dream pop. Polverini cesella il suo personale laboratorio solista in un disco dalle sonorità rarefatte, molto immaginifico, una colonna sonora che si sviluppa lungo 9 tracce dal taglio cinematografico, in cui è impossibile non apprezzare la sottile malinconia di Asleep, l’aria da soundtrack che si respira in Rain market e l’articolata Natural during. Il vinile in edizione limitata è la classica ciliegina sulla torta di un album suggestivo ed elegante. (Luigi Cattaneo)

martedì 7 novembre 2023

EMILIANO D'AURIA, First rain (2023)

 

Prestigiosa uscita per Emiliano D’Auria, pianista alla guida di un quartetto formato da Luca Aquino (tromba), Giacomo Ancillotto (chitarra), Dario Miranda (contrabbasso) e Ermanno Baron (batteria), un lavoro, questo First rain, realizzato sull’isola norvegese di Giske, luogo lontano e magico che ha influenzato la scrittura del disco uscito per Losen Records. Il marchigiano arriva al suo quinto album davvero in grande forma, perché First rain è un racconto visionario, ricchissimo di immagini e riferimenti ai grandi spazi, un flusso atmosferico che sa essere rarefatto ma anche molto concreto, basti ascoltare brani come The storm around stillness o Birth and rebirth of the birds. Le evocative note dell’iniziale title track, la raffinata verve della poetica Looking for love e l’elegante The man without nose mostrano il grande affiatamento dei cinque musicisti, oltre che doti tecniche rilevanti, il tutto finalizzato alla realizzazione di un percorso comune, un lavoro d’equipe funzionale al risultato complessivo. Le idee sviluppate da D’auria trovano conforto in un sound personale, lirico, suggestivo in ogni suo aspetto, anche crepuscolare in alcuni passaggi, una malinconia che si fa sottile ma non diventa mestizia, perché lo sguardo è rivolto a quella prima pioggia che tutto purifica, una speranza di rinascita che è luce tenue ma viva. (Luigi Cattaneo)

First rain (Video)



sabato 4 novembre 2023

ENDLESS HARMONY, Emerge (2023)

 

Nuovo lavoro per gli Endless Harmony, quartetto formato da Pamela Zamboni Pèrez (voce), Giuseppe Saggin (batteria), Matteo Signorato (basso) e Riccardo Cipriani (chitarra) un disco tanto breve, 28 minuti, quanto convincente e godibile. 7 brani ben suonati e piuttosto aggressivi, oscuri senza essere eccessivamente plumbei e soprattutto ricchi di melodie che entrano in testa sin dai primissimi ascolti. Hard rock, alternative, new metal, il tutto elaborato alla luce di una maggiore compattezza, che ha portato i veronesi ad esaltare la ricerca del groove, con pezzi che vengono arricchiti anche da una produzione cristallina, solo uno degli aspetti significativi di questo ritorno. Energici in ogni momento dell’album, gli Endless Harmony colpiscono in tracce come In the meantime, Suffer o Another place, confermando la bontà del rooster della Vrec Music Label, sempre attenta ad esaltare l’underground nostrano (e non solo). (Luigi Cattaneo)

Demonized (Video)



venerdì 3 novembre 2023

LUCA & THE TAUTOLOGISTS, Paris Airport '77 (Tautology vol.2) (2023)

 


Arriva al suo esordio Luca Andrea Crippa, esperto musicista qui accompagnato dai suoi The Tautologists, ossia Ruben Minuto (basso, mandolino, chitarra, parlammo di lui ai tempi dell’uscita di Think of paradise, disco assolutamente da riscoprire), Leandro Diana (chitarra) e Deneb Bucella (batteria), oltre che Ricky Maccabruni (piano), quasi un quinto elemento visto il notevole apporto fornito al lavoro. Luca pare guardare all’America, quella del roots rock e dell’alternative country, radici che permettono di giocare con i suoni e le definizioni, di essere liberi da steccati che servono solo a frenare la creatività di una band dotata di classe ed energia. Si susseguono così brani come la title track, Dreams become promises o Same old youngster, che mostrano coesione, eleganza negli arrangiamenti e una certa capacità compositiva da parte di Crippa, autore di tutte le 14 tracce di questo Paris Airport ’77 (Tautology vol.2). Strutture elaborate vanno di pari passo con melodie che lasciano traccia sottopelle, si espandono all’interno di un contesto articolato e disinvolto (su tutte Winter heights and my falldowns, con ZOWA a manovrare tutto il carico elettronico della traccia), con testi che vanno approfonditi e compresi (un plauso anche per il ricco booklet che completa il CD, cosa non scontata di questi tempi). Da segnalare anche le tre parti di Things got their name from a spell, con tanto di coda strumentale, e From dawn till late (che vede la partecipazione di Marcello Cosenza alla chitarra), finale di un ottimo debutto, che va ascoltato con cura per assaporare al meglio le varie direzioni della musica di Luca e della sua band, bravissimi nel sintetizzare con gusto le tante anime dell’American music. (Luigi Cattaneo)

domenica 29 ottobre 2023

THE ROME PRO(G)JECT, V - Compendium of a lifetime (2022)

 


Quinto disco per Vincenzo Ricca e il suo The Rome Pro(g)ject, ensemble da sempre aperto a collaborazioni e partecipazioni esterne, nomi di spicco della scena progressive che hanno spesso donato prove brillanti al servizio della causa. Non fa eccezione V – Compendium of a lifetime, splendido lavoro uscito nel 2022 che vede Ricca (tastiere, basso) accompagnato in tutti i brani da Daniele Pomo (batteria, conosciuto soprattutto per far parte dei RanestRane), importantissimo nell’economia dell’album. Come sempre l’ispirazione di Ricca deriva dalla sua passione per la storia romana, nel caso specifico la disciplina militare, Giulio Cesare, gli imperatori e l’eruzione del Vesuvio, temi trattati con enfasi e pathos dall’autore, che dopo un maestoso intro presenta subito la traccia maggiormente elaborata del disco, la title track di oltre 13 minuti che vede impegnati Franck Carducci al basso, David Jackson (Van Der Graaf Generator) ai fiati, Steve Hackett (Genesis) alla chitarra e Bernardo Lanzetti (Acqua Fragile, P.F.M.) alla voce, per un risultato finale soave, intenso e magicamente progressivo. La breve e drammatica Vesuvius ci conduce a The last night in the world dove stavolta troviamo Tony Patterson alla voce, Roberto Vitelli (Taproban, Ellesmere) al basso, Nick Magnus al piano e Steve Hackett, e il risultato è di nuovo magnifico, un prog rock sinfonico elegante e raffinato. Le due parti di Have Caesar vedono Tony Levin al basso e Paolo Ricca alla chitarra, ottimi nel muoversi con classe all’interno di un sound orchestrale complesso e ricco di tempi dispari, in cui la sezione ritmica appare veramente compatta. Anche Morituri te salutant non cambia registro, se non per le belle parti di flauto di John Hackett, che ritroviamo anche nella seguente Gladiatores, in cui è presente anche il fratello, per un risultato complessivo intricato e di grande fascino. Splendida anche la bonus track Exegi Monvmentvm 2021, che suggella uno dei lavori meglio riusciti del percorso di Vincenzo Ricca, sin qui sempre interessante e ricchissimo di spunti. (Luigi Cattaneo)

giovedì 26 ottobre 2023

SHIVA BAKTA, Save me (2020)

 

Uscito nel 2020, Save me era il secondo lavoro di Shiva Bakta dopo Third, gradevole opera prima di cui parlammo ai tempi della sua pubblicazione nel 2014. Un disco particolare perché a forma di suite, un unico brano di 40 minuti che tanto rimanda per indole agli anni ’70, quando era più facile imbattersi in dischi di questo tipo. I temi autobiografici proposti da Lidio Chericoni (voce, tastiere, chitarra) vengono musicati attraverso un elegante indie folk che incontra il progressive e la psichedelia, complici anche Carlo Barbagallo (chitarra, basso), Enrico Pasini (tromba, flicorno) e Nicola Benetti (batteria), bravi nel supportare le idee del ligure. Diverse le atmosfere proposte nei 40 minuti dell’opera, sezioni immaginifiche di vita quotidiana, fatta di aspettative, sogni e ansie, uno spartito mutevole tra attimi lievi e soffusi e aperture elettriche più grevi, un castello sonoro ben costruito e deliziosamente volubile. L’album è acquistabile in digitale al seguente indirizzo https://shivabakta.bandcamp.com/album/save-me (Luigi Cattaneo)

Save me (Video)



lunedì 23 ottobre 2023

LOUD AND PROUD FEST, Live Report Legend Club (22/10/2023)

 

Era il lontano 1998 quando gli Elegy calcavano per l’ultima volta un palco italiano (il mitico Babylonia di Biella) e nessuno in quel periodo avrebbe mai pensato ad un lasso di tempo così lungo. Certo la band olandese non ha mai raggiunto i numeri di altre realtà di quegli anni, ma tutto faceva presagire ad una carriera ben più longeva e ricca, vista la qualità complessiva delle sue uscite. Un buco temporale risolto dal Loud and Proud Fest, che sul palco del Legend Club ha ospitato anche Beriedir, Dark Ages e Noveria, un trittico di band nostrane che ha richiamato un discreto numero di appassionati alla corte del locale milanese. A scaldare l’ambiente ci pensano i Beriedir, freschi di pubblicazione di Aqva, disco intriso di power prog melodico a cavallo tra Vision Divine, Derdian e Skylark, qui presentato con voglia e spirito.

Buona la preparazione tecnica del quintetto, godibili i brani, seppure il suono risulti purtroppo un po' impastato, inficiando in parte la prestazione dei bergamaschi, che comunque hanno incuriosito e si sono fatti apprezzare dai presenti in sala. Colpiscono e non poco i Dark Ages, ormai maturi e davvero professionali, complice anche l’ottimo ultimo lavoro Between us (uscito per Andromeda Relix), un album di grande prog metal di cui presentano qui alcuni brani come Pristine eyes e la lunga There is no end, che suggella una prova davvero convincente sotto tutti i punti di vista. 



Si cambia di nuovo registro con i Noveria, che hanno da poco fatto uscire The gates of the underworld, suonato con tecnica e impatto scenico, il loro power prog fila liscio pur essendo tutt’altro che di facile presa viste le tante idee messe sul piatto. 




Dopo tanta grazia è la volta degli headliner Elegy, che in 75 minuti circa di show riportano tutti gli spettatori alle atmosfere degli anni ’90, un salto all’indietro sulle note di album come Labyrinth of dreams, State of mind e Manifestation of fear, suonati con rigore e immensa classe, su tutti quella del chitarrista Henk van de Laars, che ruba gli occhi e il cuore con i suoi soli. Ma è tutta la band a dimostrare di avere ancora qualcosa da dire, da Ian Perry, che una volta scaldata la voce si diverte nell’interpretare anche brani precedentemente cantati da Eduard Hovinga, all’eccellente sezione ritmica formata dal basso di Martin Helmantel e dalla batteria di Dirk Bruinenberg, senza dimenticare l’ottimo Gilbert Pot alla chitarra, preziosissimo nel definire l’attuale sound degli Elegy in sede live. 



Un plauso va quindi alla Truck Me Hard che ha organizzato l’evento e a tutte le band che hanno partecipato alla serata, che sono sicuro rimarrà ricordo indelebile per quanti hanno assistito al festival. (Luigi Cattaneo)

domenica 22 ottobre 2023

SCREAMING DEMONS, The new era (2023)

 

Nuovo progetto per tre ex Death SS, Andy Barrington (basso), Al Priest (chitarra) e Ross Lukather (batteria), tutti presenti nello storico Heavy Demons, qui accompagnati da Alessio Spini (voce già dei Thunder Rising) e Luca Ballabio (chitarrista dei Mortado). The new era è un lavoro corale, figlio della passione per l’hard & heavy, che trova luce tramite l’attenta Pure Steel Records, etichetta tedesca scelta dal quintetto per questa prima uscita discografica. Metal tradizionale quello degli Screaming Demons, suonato ottimamente e di facile presa, complici le belle melodie che esaltano brani ferrei e corposi come Insomnia, Sacrifice e Lies. Più oscure Dark side e Enlight, composizione quest’ultima in odore proprio di Death SS (quelli degli ultimi anni), ma è tutto il disco ad essere estremamente godibile, scritto in maniera impeccabile da una band formata da musicisti di grande esperienza e sensibilità artistica. (Luigi Cattaneo)

Dark side (Video)



mercoledì 18 ottobre 2023

AETHER, Aether (2023)

 

Visti di recente in una bella data al Sun Strac di Milano, gli Aether arrivano all’omonimo debutto per Overdub dopo aver lavorato nel corso del 2022 per trovare una propria identità artistica. Lo specchio di questa ricerca è una sintesi di progressive, jazz, ambient e post rock, uno sguardo verso l’Europa del nord, quella della ECM di Manfred Eicher ma sovvengono anche spinte avant che ricordano il catalogo della Moonjune Records. Synth ed elettronica si inseriscono con naturalezza tra le trame delle composizioni, che si sviluppano coralmente, attraverso le note jazzate delle tastiere dell’ottimo Andrea Serino, che si muove sicuro tra le ritmiche della coppia formata da Andrea Grumelli al basso e Matteo Ravelli alla batteria, mentre le pennellate di Andrea Ferrari alla chitarra risultano spesso creative ed efficaci per il risultato finale. I rapporti di pieni e vuoti aumentano la tensione tra le parti, e brani come Thin air, Crimson fondant e Radiance sono lì a testimoniare l’incisività delle idee in possesso del quartetto. Per gli amanti di David Torn e Terje Rypdal ma anche dei contemporanei Soul Leakage e Klidas un disco di sicuro interesse. (Luigi Cattaneo)

This bubble I'm floating in (Video)



martedì 17 ottobre 2023

DAVIDE INTINI, Ego taming (2023)

 


È sempre un piacere ascoltare giovani musicisti suonare con passione e anima, spinti dalla voglia di realizzare qualcosa di proprio dopo anni di studi e ascolti. È il caso del quartetto di Davide Intini, interessantissimo sassofonista accompagnato nel debutto Ego taming da Diego Albini (pianoforte), Enrico Palmieri (contrabbasso) e Alfonso Donadio (batteria), un album d’esordio ispirato e già piuttosto maturo. Brani originali classici (ad eccezione della valida In your own sweet way, omaggio al genio di Dave Brubeck), ben scritti e ottimamente eseguiti, ricchi di intuizioni e frutto del background di Intini, che è riuscito a creare un disco organico e coeso, complice anche il lavoro d’insieme della band. Ego taming è la presentazione del mio percorso musicale, spiega Davide, un viaggio iniziato quando da giovane mi innamorai del timbro del sassofono, che ha portato a formarmi come artista e come persona grazie ad esperienze uniche. Il desiderio, direi l’esigenza, di musica mi ha accompagnato dall’Italia alla Spagna fino a New York, portandomi ad essere da appassionato studente a consapevole professionista, facendo la compiuta scelta di dedicare la mia vita alla musica jazz. Scorrono così brani cardine come la title track, Picture in random colors o Safe space, splendidi esempi dell’arte di Intini, che si muove sulla scia di emergenti sassofonisti italiani come Daniele Nasi e i suoi BSDE 4TET. (Luigi Cattaneo)

venerdì 13 ottobre 2023

JAUME DE VIALA, Sonoritat de mil miralls (2019)

 


Membro dei Celobert Magic dal 1979 al 1983, Jaume De Viala è un chitarrista dotato di talento e gusto, impegnato attualmente in un progetto ambizioso insieme ad una serie di musicisti davvero notevoli (tra cui Dusan Jevtovic alla chitarra, Xavi Reija alla batteria, Vasil Hadzimanov al piano e alle tastiere e Judit Cucala alla voce). Sonoritat de mil miralls è un lavoro del 2019 dove Jaume ha dato nuova luce a vecchie tracce, preservandone l’essenza attraverso l’interplay raffinato tra strumenti elettrici ed acustici. Progressive, world e fusion si amalgamano in un eccitante ibrido giocato sulle molteplici percussioni presenti, nonché sugli ottimi fiati di Pablo Selnik (flauto) e Roger Conesa (sax e clarinetto), per un risultato complessivo che unisce King Crimson e Weather Report con Tarannà, Maria Del Mar Bonet e Jaume Sisa in modo fresco e brillante. Si nota una certa coesione pur prendendo ispirazione da generi differenti, basti ascoltare momenti come Regal, Carretera al Brasil o Ombres de lluna creixent, tra le cose migliori di un lavoro dal grande fascino. (Luigi Cattaneo)

lunedì 9 ottobre 2023

NINE SKIES, 5.20 (2021)

 


Uscito nel 2021, 5.20 è il terzo lavoro dei francesi Nine Skies (Eric Bouillette chitarra, mandolino, violino, piano, Alexandre Lamia chitarra, piano, Anne-Claire Rallo piano, David Darnaud chitarra, Achraf El Asraoui voce, chitarra, Aliènor Favier voce, Bernard Hery basso, Fabien Galia percussioni e Laurent Benhamou sax), un disco bellissimo, poetico, che guarda con ricchezza e dettaglio al prog dei ’70, quello venato di folk e splendide melodie. Non mancano guest di spessore, Cath Lubatti a violino e viola e Lilian Jaumotte al violoncello, che impreziosiscono con soluzioni classicheggianti alcuni momenti dell’album, mentre nella splendida Wilderness troviamo Steve Hackett alla chitarra, regale nel suo solo, gestito perfettamente all’interno di un brano a dir poco soave. Anche John Hackett con il suo flauto si cala molto bene nella malinconica The old man in the snow, tra sprazzi acustici e folk progressivo piuttosto intimo. Non da meno Damien Wilson (voce già con Threshold, Headspace e Arena) nell’ottima Porcelain hill, in cui l’interplay tra archi e pianoforte è struggente e mostra la grande sensibilità dei francesi, che hanno saputo creare all’interno del plot suggestioni di grande impatto emotivo. Un lavoro intenso e immaginifico, come nella migliore tradizione del prog rock, un’opera delicata, ricca di gusto e fascino, imperdibile per chi ama certe lontane sonorità. (Luigi Cattaneo)