sabato 28 giugno 2014

MARCHESI SCAMORZA, La Sposa del Tempo (2012)


Una nuova band dalla chiara impronta vintage si affaccia sul florido panorama prog italiano che negli ultimi anni ha riservato non poche sorprese agli appassionati. Pregi e difetti, spesso comuni a produzioni che non prevedono novità stilistiche e che seguono un percorso già definito da oltre quarant’anni, li ritroviamo anche nel debut dei ferraresi Marchesi Scamorza. La sposa del tempo è il classico album che divide. Chi ancora sogna in maniera esclusiva sulle melodie dei mostri sacri del passato troverà il disco una degna prosecuzione di un certo tipo di suono, mentre chi si aspetta dal progressive sempre una piccola evoluzione nelle forme e nei contenuti rimarrà parecchio deluso. Quindi la scia su cui si muovono i ragazzi è quella luminosa del progressive rock nostrano, quello della Premiata Forneria Marconi, del Biglietto per l’inferno e degli Alphataurus. Queste sono le coordinate di momenti significativi come la magistrale Autunno, Lo schiavo di Babilonia o Nelle notti più lontane, brani che mostrano una buona compattezza di fondo, spunti chitarristici ad opera di Lorenzo Romani sempre di buon livello e cura per l’aspetto melodico. Certo qualcosa va aggiustato. A volte i Marchesi si lasciano irretire un po’ troppo dalla voglia di costruire frangenti articolati che però perdono in freschezza e forse andrebbero snelliti lievemente. Così come le parti vocali non sono eccelse e sovente hanno poco mordente. Difetti indubbiamente sanabili in poco tempo e che possono permettere alla band di fare un passo avanti nella loro già gradevole proposta. Le qualità non mancano, le idee messe in piedi sono parecchie e vanno probabilmente solo messe maggiormente a fuoco. (Luigi Cattaneo)

Autunno (Video)

martedì 24 giugno 2014

ROVESCIO DELLA MEDAGLIA, Live in Tokyo (2014)


Ennesimo ritorno discografico per il Rovescio della Medaglia, band tenuta in vita negli ultimi anni dalla volontà e dalla grande determinazione dello storico chitarrista Enzo Vita. L’opportunità di un bel concerto in Giappone, terra da sempre devota al progressive rock nostrano, ha portato Enzo a costituire un nuovo nucleo per l’occasione. Questo Live in Tokyo, registrato al Club Città della capitale giapponese, è improntato su uno degli album più riusciti dei romani, quel Contaminazione che nel 1973 univa il rock progressivo con il tocco classico di Luis Bacalov, che già aveva lavorato con successo insieme ai New Trolls. Vita qui si è avvalso di una vera orchestra e dell’apporto fondamentale dei Ranestrane, band che ha già pubblicato tre album e che dimostra di essere piuttosto rodata anche on the road. Senza fare sterili paragoni con il passato di uno dei primi gruppi italiani ad avere un approccio hard alla materia progressiva, questo lavoro targato Aereostella è un vivido esempio di come Contaminazione abbia mantenuto tutta la visceralità e la passione che trasudava da quel 33 giri. D’altronde se brani come Alzo un muro elettrico o Il suono del silenzio sono rimasti nell’immaginario collettivo dei progsters italiani e non solo, qualcosa vorrà pur dire. E questa versione live non fa altro che ricordarcelo, anche attraverso piccoli spunti inediti e brillanti parti strumentali che ben si amalgamano con il ruolo dell’orchestra. In realtà, tra le pieghe del concept, emerge qualche novità come Contaminazione 1760, che riprende l’originale per restituirlo in una nuova versione, portando il pezzo verso nuovi territori assolutamente piacevoli. Live in Tokyo è un buon modo per celebrare i quarant’anni dalla pubblicazione di uno storico album e per attendere una nuova proposta targata Rovescio della Medaglia, magari più vicina a certi canoni hard prog che appaiono più consoni allo stile di Vita rispetto a quanto fatto nel pur gradevole ma pop rock oriented Microstorie del 2011. (Luigi Cattaneo)

La Grande Fuga (Video)

lunedì 23 giugno 2014

THE GENTLEMEN'S AGREEMENT, Apocalypse Town (2014)


The Gentlemen’s Agreement è un’idea che nasce nel 2006 a Napoli e questo nuovo Apocalypse Town è il terzo album da loro pubblicato. Lo scenario che fa da cornice al concept è la fabbrica, che riduce la vita degli operai ad un contesto ripetitivo e monotono, da cui l’individuo tenta di scappare per inseguire una propria evoluzione. I danni causati all’ Apocalypse Town narrata si sgretolano ben presto a favore di una vita più in sintonia con la terra. Questo concetto è ben reso dai suoni venuti fuori dall’utilizzo di trapani e lucidatrici sfregati su campanacci, Macina Bulloni e strumenti da loro costruiti come lo Psycho Sitar e il Mollofono. Inoltre il gruppo ha lavorato a Novembre 2012 alla costruzione di una delle sale di ripresa dello studio Sud Est di Campi (Lecce) in cambio di un mese di registrazione, scoprendo la potenzialità del baratto e trovando quindi una soluzione alternativa per la produzione del disco.
A livello musicale la band formata da Raffaele Giglio (voce e chitarra), Antonio Gomez (contrabbasso e basso), Gibbone (percussioni, pedaliere proto industrial e rumori), Mauro Caso (batteria) e Pepo Giroffi (sax, clarinetto e flauto) ha dato vita ad un particolare crossover tra psichedelia, industrial e samba. La tropicàlia brasiliana incontra suoni industrializzati, che come approccio ricordano le escursioni di Einstürzende Neubauten e il concetto di rumore per creare musica, sempre però tenendo ben presente la forma canzone di matrice pop. Un bel viaggio che tocca antipodi lontani ma che riesce a mantenere un equilibrio formale da subito percepibile.
Le brevi parti strumentali denominate Leitmotiv mostrano chiaramente le doti anche tecniche dei campani, così come Moloch! mostra il lato più arrembante e simil prog della band e Il Milione accentua quello più sognante e in parte vicino al Capossela di Marinai, Profeti e Balene. Il ritmo si alza con il singolo pieno di amara ironia Dire…Direttore e con la forza d’animo espressa in Mordi! Prendi! Vivi!. In Adeus viene finalmente celebrata la libertà dell’individuo tramite sonorità che possono ricordare quanto fatto da Fela Kuti, mentre la splendida e cantautorale Il Tempo del sogno ci porta alla conclusione di un racconto appassionato e ancora attuale.
I The Gentlemen’s Agreement sono stati bravi  nel creare un disco assolutamente fresco, vario e caratteristico. (Luigi Cattaneo)

Dire...Direttore (Official Video)

venerdì 20 giugno 2014

R-EVOLUTION BAND, The Dark Side of The Wall (2013)


The Dark Side of the Wall non è un’emulazione, nè tantomeno una cover dell’originale, ma distrugge e ricostruisce integralmente il capolavoro di Roger Waters, The Wall. Le note introduttive di Vittorio Sabelli (clarinetto, sax e voce) danno perfettamente l’idea che si cela dietro all’operato della R-Evolution Band. Sabelli, insieme a Marcello Malatesta (tastiere), Graziano Brufani (basso, contrabbasso), Gabriele Tardiolo (chitarra, bouzouki, lap steel) e Oreste Sbarra (batteria), ha cercato di creare un nuovo concept partendo da quello originario. Scelta indubbiamente non facile, rischiosa ma alla luce dei fatti vincente. Certo ci vuole capacità di andare oltre l’ascolto di The Wall, quasi dimenticarlo per inoltrarsi nei suoni congegnati dal gruppo. Pochi i momenti dove ci sono veri riferimenti al disco originale, perché la revisione è stata quasi totale e va a toccare generi lontani tra loro, poco conciliabili come la world music, il metal (con tanto di parti in growl), il dub, il reggae, il jazz, anche free e il progressive. Una benevola contaminazione che attraversa il percorso, una sfida nichilista che vuole distruggere per ricostruire, con coraggio e tanta fantasia. Chiaro che qualcuno non apprezzerà. Ma chi ha la volontà e la giusta apertura mentale di avvicinarsi a cotanta genialità non potrà che ammirare le doti di tutti i musicisti presenti (anche i tanti interventi esterni, sempre ad hoc) e la capacità di rendere l’opera affascinante e unica. Sì perché il crossover tra generi ha modificato talmente profondamente il disco del 1979 che spesso non si può comprendere quale sia l’effettivo punto di partenza, quasi come se l’excursus fosse del tutto nuovo. E difatti anche alcuni titoli vengono modificati (e qui i fan dei Floyd potrebbero sobbalzare dalla sedia).
Tra i passaggi più delicati non possiamo non citare le tre parti di Another Brick in the Wall, con la prima che vede la forte presenza di spunti ethno jazz, la seconda carica di vibrazioni hard, quasi trash metal (con Angel C. Malak alla voce), a cui fa da contraltare uno splendido solo di Sabelli in chiave jazz e la terza che invece ha funzione di collante tra Cold as a Waltz, un delicato jazz con la voce in growl (!) di Gianluca Peluso ed Hey You, rivista in chiave elettronica. Splendido lo slow bluesy di Mother (con una bravissima Ilaria Bucci alla voce), il sapore etnico ed elettronico di Goodbye Blue Sky, lo spettrale Requiem: Funeral fo Queen Mary II (Don’t Leave Me Now), in cui compare anche Sonia Bellini come voce recitante. Nobody ha un mood da colonna sonora che non guasta ai fini del racconto, Another Rock in the Wall è un breve passaggio in odore di prog, mentre The Trial ha uno stralunato finale tra il metal e il noise.
Senza citare inutilmente altri brani, The Dark Side of the Wall va ascoltato per intero, senza pregiudizi, solo lasciandosi trasportare liberi dal fluire delle note e delle emozioni. Per farsi sorprendere e ammaliare. (Luigi Cattaneo)

Another Brick In The Wall Pt. 2 (Video)

martedì 17 giugno 2014

LATTE E MIELE, Passio Secundum Matthaeum The Complete Work (2014)

Il ritorno dei Latte e Miele nella line up originale non può che far piacere a quanti non hanno dimenticato il gruppo ligure formato da Marcello Giancarlo Dellacasa alla chitarra, Oliviero Lacagnina alle tastiere e al piano, Alfio Vitanza alla batteria e Massimo Gori al basso (questi ultimi impegnati anche nelle parti vocali). La band pensa al futuro facendo un salto nel passato e guardando al 1972, quando con Passio Secundum Matthaeum debuttarono sulla scena prog italiana. La denominazione The Complete Work auspica una sorta di remake definitivo di quel lavoro, completandolo e arricchendolo di una nuova veste, splendidi arrangiamenti e parti inedite che ben definiscono la nuova via della Passione, arricchita ulteriormente dai tanti narratori coinvolti nel progetto.
Introduzione ci porta nel pieno della storia, in un clima epico di grande impatto, rotto dalla voce di Paolo Carelli (ex Pholas Dactylus) in Il Giorno degli Azzimi, a cui segue a ruota la memorabile Ultima Cena (oltre a Carelli è qui presente anche Aldo De Scalzi del Picchio Dal Pozzo), traccia in cui il classico progressive settantiano si sposa con la bravura del coro Classe Mista. Elisa Montaldo del Tempio delle Clessidre è presente nella suggestiva Il Pane e il Sangue dell’Allenza, uno dei momenti più significativi dell’opera, preludio alla grandeur di Getzèmani, brano prevalentemente strumentale che mostra la classe del quartetto ligure, davvero superlativo nel creare la giusta carica di tensione emotiva al racconto. Roberto Tiranti dei Labyrinth apre I Falsi Testimoni, ma qui compaiono anche Paolo Griguolo del Picchio Dal Pozzo e SimonLuca, mentre delicatissima è la successiva Il Pianto. La storia arriva ad uno dei passaggi clou, Il Rinnegamento di Pietro, con la partecipazione ancora di SimonLuca e Giorgio D’Adamo (New Trolls), bravi nel sottolineare ancor di più la drammaticità del tradimento e la ricerca del perdono da parte del discepolo, così come non è da meno l’atmosfera sempre più da Rock Opera di Il prezzo del Sangue, in cui figura Max Manfredi nel ruolo dell’evangelista. Silvana Aliotta (Circus 2000) e Sophya Baccini partecipano nelle brevi Il Re dei Giudei e Barabba, Lacagnina è protagonista assoluto nella take originale del 1972 Toccata per Organo. Il Calvario, dopo l’introduzione ad opera di SimonLuca e D’Adamo diviene interamente strumentale, con la chitarra di Dellacasa che tratteggia i passi che portano alla crocifissione di Aria della croce. Lino Vairetti (Osanna) ci conduce in un altro momento molto significativo, La spartizione della Tunica, con il coro e i soldati calati in un meraviglioso interplay di grande effetto. Coro ancora in prima linea nella gotica  Il Velo del Tempo, che anticipa il finale di Come un Ruscello che… in cui appare Alvaro Fella dei Jumbo, ottimale conclusione di un disco che travalica il concetto stesso di album da studio, tanta è la forza e la passione che fuoriesce dalla storia.
I Latte e Miele, insieme al contributo dei tanti narratori utilizzati, al coro Classe Mista e al fondamentale utilizzo dello Gnu Quartet (Stefano Cabrera al violoncello, Francesca Rapetti al flauto, Roberto Izzo al violino e Raffaele Rebaudengo alla viola) hanno creato un ponte tra Rock Opera, teatro e musical, che saprà appassionare anche chi non è avvezzo a certe tematiche religiose. La band conferma gli ottimi risultati di Live Tasting (2008) e Marco Polo-Sogni e Viaggi  (2009) e appare evidente come stia vivendo una seconda giovinezza, anche grazie a doti compositive che nei ’70 erano rimaste probabilmente non del tutto espresse.

Disco da avere assolutamente. (Luigi Cattaneo)


Al seguente indirizzo è possibile ascoltare l'album


 

 





sabato 14 giugno 2014

AD MAIORA, Ad Maiora (2014)


Arrivano finalmente al debut i milanesi Ad Maiora, band in carreggiata dal 2009 ma che non aveva ancora avuto modo di fissare su supporto le tante idee che si sono andate a formare nel corso della loro carriera, sviluppatasi soprattutto in sede live. Questo primo e buon lavoro, dagli ampi spazi strumentali, risalta il lato sinfonico, british e vintage del quintetto formato da Enzo Giardina alla batteria, Flavio Carnovali alla chitarra, Moreno Piva al basso e alla chitarra classica, Paolo Calloni alla voce e Sergio Caleca alle tastiere (nonché principale compositore del gruppo). Ad Maiora è un disco derivativo ma con una propria personalità, ricco di soluzioni articolate e tempi dispari che faranno la felicità dei tanti appassionati ascoltatori del progressive settantiano. L’iniziale e strumentale Diatriba scorre rapida sulle note sinfoniche delle tastiere di Caleca, bravissimo nel donare il giusto mood emotivo al pezzo. La lunga Sugo Dance mostra il lato più complesso dell’ensemble, così come Dream ha vagiti hard prog che mettono in luce anche un altro lato degli Ad Maiora, con Carnovali ottimo interprete e grande protagonista. Arriva così il primo brano cantato, Eclissi Orientale, che a dispetto del titolo ha un testo in inglese e si pone a cavallo tra psichedelia e Canterbury sound. Buona la prestazione di Callioni, convincente in tutti e quattro i pezzi in cui appare la sua voce, ossia Strange, una delicata ballata, Summertime, un jazz rock progressivo ispirato dalla suite di George Gershwin Porgy & Bess e No More War, forse l’unica traccia davvero in odore di new prog. Ottime anche le restanti composizioni, tra cui spicca soprattutto Menate, quasi 11 minuti in cui il gruppo si mostra compatto e con tanta verve, con splendidi ricami solistici e spunti molto interessanti. È evidente che tutto è molto gradevole, dalla prima all’ultima nota non ci sono cali di tensione e gli omaggi al progressive che fu non infastidiscono, probabilmente perché suonato con grazia, comunicatività e passione. Gli Ad Maiora appaiono come dei classici ma hanno le capacità per durare nel tempo e arricchire la discografia di chi ha nel cuore il rock progressivo di Premiata Forneria Marconi, King Crimson e Yes. (Luigi Cattaneo)

Al seguente indirizzo è possibile ascoltare per intero l'album Ad Maiora

giovedì 12 giugno 2014

THE WORM OUROBOROS, Of Things That Never Were (2013)


Dalla lontana Bielorussia arrivano i The Worm Ouroboros (nome tratto da un romanzo di Eric Rucker Eddison del 1922), band che si aggiunge ai connazionali Rational Diet (i più conosciuti) e Five Storey Ensemble, mostrando che anche in terre non proprio famose quando si parla di prog, ci sono gruppi che germogliano, hanno idee ed abilità. Of Things That Never Were per stile si avvicina parecchio alla scuola britannica, quindi i canoni espressivi non sono certamente quelli dei gruppi sopracitati, ma i motivi di curiosità sono comunque parecchi. Un contributo Rational Diet c’è a dire il vero, ossia la presenza di Vitaly Appow ai fiati, ma il vero protagonista e leader indiscusso della formazione è Sergey Gvozdykevich, autore, bassista, chitarrista, flautista e cantante nelle poche parti vocali presenti. Bravi anche gli altri membri, non dei comprimari ma musicisti di valore assoluto, come la sezione ritmica formata da Eugene Zarkhin alla batteria e Alexey Zapolsky al basso e il chitarrista Vladimir Sobolevsky. Tutto l’album, per buona parte strumentale, è un richiamo alla scena di Canterbury di Camel e Caravan, ma uno sguardo viene poggiato anche su Genesis e King Crimson. Ovviamente novità di sorta non sono presenti ma le tracce del disco sono tutte di buon livello e onestamente la sensazione di dèjà vu viene sommersa da brani piacevoli e ben amalgamati. Trovarci di fronte a situazioni piuttosto peculiari del genere non è però una pecca se si riescono a proporre passaggi così brillanti e arditi in maniera naturale e fresca. Le parti cantate sono misurate ma quando presenti non abbassano la media, anzi. E difatti Return to the Cold Sea of Nothing e The Pear-Shaped Man sono tra i momenti più significativi di Of Things That Never Were. L’esordio dei The Worm Ouroboros (targato AltrOck/Fading) è un lavoro con uno sguardo sincero sui settanta, ma non appare nostalgico, probabilmente per la vivacità e la classe dei musicisti e non si può far altro che rimanere positivamente colpiti da questa nuova realtà bielorussa, che può trovare tanti estimatori in questi anni di riscoperta del progressive rock dal sapore vintage. (Luigi Cattaneo)

The Curfew (Video)

sabato 7 giugno 2014

RHUN, Ih (2013)


Quando ci si trova dinnanzi a proposte difficili, tortuose, estreme, spesso si sta parlando di un’uscita AltrOck. L’etichetta milanese è sempre in prima linea quando c’è da dar spazio a gruppi che fan del coraggio una prerogativa imprescindibile. Ecco allora arrivare i Rhun con il debut Ih, ensemble parecchio vicino alle strutture e ai suoni dei Magma. L’album è diviso in due parti, la prima concepita nel 2012, la seconda nel 2008, diverse tra loro ma entrambe parecchio complesse e ricche di fascino. Oltre ai Magma, impossibili da non citare per ruolo e storia, i Rhun si avvicinano alle scelte dei nostrani Universal Totem Orchestra, agli Univers Zero, al Rock In Opposition e allo Zeuhl più puro. Le trame che sviluppano sono spesso oscure, distorte, con un cantato volutamente ipnotico e sezioni di cori e recitativi che rendono l’impatto ancor più straniante, merito anche di liriche espresse tramite il kobaiano (lingua inventata da Christian Vander, batterista dei Magma). Nella prima parte troviamo un quartetto dissonante che accompagna il gruppo formato da flauto, oboe, clarinetto e corno e il caos controllato dei francesi si sviluppa lungo brani memorabili e inquieti come le lunghe Toz e Dunb. La prima è un viaggio frenetico che vede duellare la chitarra di Thybo e il sax di Sam, con inserti flautistici che smorzano la tensione ma si scontrano con un lavoro ritmico (Captain Flapattak alla batteria, Damoon al basso) davvero forsennato. La seconda ha lo stesso mood, rimane la forza devastante e l’aurea tetra ma vive anche di momenti più meditativi, che non rompono comunque l’aspetto visionario della band. C’è anche un breve intermezzo oboe, flauto e clarinetto, Intermud, posto accuratamente tra i due lunghi brani. La seconda parte è formata da un demo che mostra un’attitudine che rimane personale anche se differente da quanto ascoltato sinora. Bumlo ha un impianto che unisce Magma e King Crimson e tocca pregevoli sponde jazz, con un sax che si impenna, urla, strepita. Il sax è ben presente anche in Mluez, altra traccia jazz in cui si denota un ottimo lavoro ritmico (al basso c’è però Sir Alron), mentre la conclusiva title track ha connotati più psichedelici e space, un trip sonoro da rituale nero, un sabba spiritato e brumoso. I fan dello Zeuhl sono avvisati, Ih è un affascinante viaggio da avere e ascoltare con cura e dedizione. (Luigi Cattaneo)

Toz (Video)

giovedì 5 giugno 2014

VALTER MONTELEONE, HillPark (2012)


Valter Monteleone è un bravo e appassionato polistrumentista che ci delizia con un lavoro di breve durata (neanche trenta minuti) in cui confluiscono le passioni di una vita. Suonato in solitaria (batteria, basso, chitarra, piano, synth, organo e voce), HillPark è un crogiuolo di jazz, bossa e in minor parte rock, per un risultato finale lieve e fresco. Nell’iniziale Bossando si respira un piacevole clima brasiliano e appare chiaro il sentito omaggio alla musica di Jobim, con riflessi e colori che rimandano anche al grande Toquinho. La seguente Castle è ispirata alla città di Londra e si pone sulla scia di band di fine ’60, ha un imprinting più rock (soprattutto nella seconda parte) e non difetta qualche eco di Beatles e Moody Blues, che donano un tocco vintage e british piuttosto accentuato. La voce di Monteleone è qui sussurrata, intima, rimane quasi in secondo piano rispetto al lavoro svolto sulle parti strumentali (son solo due le tracce cantate), proprio come avviene nella title track, che viaggia tra Bossa e jazz latino. Gardens è la fusione tra tango, jazz e flamenco spagnolo, Senliss106 è carica di vibrazioni pianistiche e ottimi cambi di tempo, mentre Jumpinjazz è un vero salto all’interno di una struttura per niente semplice e mostra il talento di Monteleone al piano. Pur non presentando novità stilistiche, HillPark è un opera gradevole e molto scorrevole, segnata da indubbio gusto ed eleganza. (Luigi Cattaneo)

HillPark (Video)

lunedì 2 giugno 2014

ORCHESTRA JOUBES, Orchestra Joubes (2012)


Ci siamo già occupati in passato di una produzione Agualoca, quei Sineterra che nel 2012 hanno dato alle stampe uno splendido esordio (da avere assolutamente), passato in secondo piano ma estremamente esemplificativo del modo di intendere l’arte da parte dell’etichetta napoletana. Il risultato anche nel caso dell’Orchestra Joubes è a tratti sorprendente. Qui l’orchestra è un trio (Antonio Fraioli al violino, Davide Mastropaolo al piano, Ernesto Nobili alla chitarra) che si muove con disinvoltura tra i generi, sfiorando la musica da camera, la world, l’elettronica e la popular. Un’orchestra contaminata e lontana da clichè e concetti prestabiliti, che si basa sulla capacità di intersezione tra musicisti di diversa estrazione e cultura. Un incontro dove i suoni nascono per la profonda voglia di osare e giocare dei tre, che non amano rifugiarsi in soluzioni banali o già sentite e questo omonimo album appare interessante proprio per la sua natura trasversale e mutevole. Il piano in La neve sottile (titolo ripreso da un romanzo di Tanizaki Junichiro) disegna scenari drammatici che si scontrano con le atmosfere del tango in Alma Nueva, così come l’elettronica Yes, Pussyfooting fa con la danza di Aire de Chacarera (un connubio tra musica e ballo tipico dell’Argentina). Tutto strumentale, il disco è un campionario di situazioni che possono indubbiamente incuriosire chi apprezza la Penguin Cafe Orchestra, la musica etnica e la world e l’essere solo in tre non limita minimamente la carica evocativa e le possibilità espressive dei Joubes. Basti ascoltare Les Humeurs de Catherine, vicina ad alcune cose della The Cinematic Orchestra o il grande folk di Mbila. Molto sentita la politica Lenino Pr. 40, brano che si trova nella soundtrack di un documentario del 2009 girato a Vilnius da Domante Urmonaite  e che narra della resistenza della città lituana all’invasione russa. L’Orchestra Joubes non si pone limiti, guarda ora al folk come all’elettronica, punta la world di Peter Gabriel e la imbeve di suggestioni sudamericane. Gruppo da tenere d’occhio. (Luigi Cattaneo)

La Neve Sottile (Live at Riot)


   

domenica 1 giugno 2014

TEUMMAN, Opera Rock Live!!!

I Dark Ages, band di cui abbiamo parlato proprio da queste pagine, dopo aver pubblicato Teumman, disco uscito in due parti, sono riusciti nell'intento di trasporre questi album in una Rock Opera teatrale che verrà eseguita in tre date estive nella provincia di Verona.

Ecco il comunicato stampa del gruppo.

Dark Ages e Il Gatto Rosso
presentano
TEUMMAN
Opera Rock in 2 Atti (90 minuti + intervallo)

Musiche e liriche di Dark Ages www.darkagesrock.com
Drammaturgia di Federica Carteri
Regia di Federica Carteri e Roberta Zonellini
Direzione artistica, scenografia e costumi
a cura di ‘Il Gatto Rosso’
www.ilgattorosso.eu
www.spazioscart.eu

Musiche dal vivo di Dark Ages
Progressive Rock Band veronese
Simone Calciolari - Chitarra
Angela Busato - Tastiere
Carlo 'bam bam' Busato - Batteria
Massimiliano 'Missi' Perboni - Basso

Personaggi Principali ed Interpreti:
Teumman – Davide Cagnata
Berkaal – Tiziano Taffuri
Agares – Emiliano Fiorini
Namrad – Patrizia Simone
Oriax – Roberto Roverselli

Comparse: Alessandro Aldegheri , Antonio Avelluto, Elia Leali, Maddalena Lanza, Massimiliano Piccinato
Corpo di Ballo: Elisa Canazza, Ilaria Mortaro, Maria Vittoria Roncarà

Tecnici e Assistenti di Produzione:
Riccardo Benedini, Fabio Scappini, Matteo Bissoli, Maurizio Fracchetti, Paolo Canova , Loris Rigoni
Gianpaolo Turrina

Date degli spettacoli:
SABATO 9 AGOSTO
Castello di Montorio (VR)
GIOVEDI' 28 AGOSTO
Castello Scaligero di Valeggio s/M (VR)
VENERDI' 5 SETTEMBRE
‘Teatro estivo’ (Cortile Caserma d’Artiglieria di Porta Verona) - Peschiera del Garda (VR)

Ingresso unico € 5,00 - Inizio spettacolo H 21:30
Info:
darkagesrock@gmail.com
info@ilgattorosso.eu



CONCERTI DEL MESE, Giugno 2014

Domenica 1
·Ainur Osasco (TO)
·Intarsia Pistoia
·Opeth Bologna

Lunedì 2
·Motorpsycho Trezzo sull'Adda (MI)
·Apocalypse Trio Fasano Jazz (BR)
·Lingalad Chiuduno (BG)
·Epsilon Indi Roma (Inizio 18.30)

Martedì 3
·Motorpsycho Ciampino (Roma)

Mercoledì 4
·Motorpsycho Torino

Giovedì 5
·Fish Aprilia (LT)
·Motorpsycho Cesena
·Biglietto per l'Inferno Calusco (BG)
·Lingalad CBM Milano (Inizio19,30)

Venerdì 6
·Roberto Cacciapaglia Roma
·Claudio Simonetti Torino
·PoiL Roma

Sabato 7
·AltrOck Festival Casa di Alex (Milano)
·Alphataurus + PropheXy Club Il Giardino Lugagnano (VR)
·Artchipel Orchestra Fasano Jazz (BR)
·Trewa Como
·Nohaybandatrio Roma
·Roccaforte S. Maurizio d'Opaglio (NO)
·Lachesis Paprika Jazz club Dalmine (BG)
·Marco Masoni Sulmona (AQ)

Domenica 8
·Marco Masoni Raiano (AQ)

Lunedì 9
·Tangerine Dream Torino
·Roberto Cacciapaglia Milano

Martedì 10
·Roberto Cacciapaglia Firenze

Mercoledì 11
·Alex Carpani Fasano Jazz (BR)

Venerdì 13
·Sycamore Age Arezzo

Sabato 14
·Slogan Civitella Marittima (GR)
·Pat Metheny Unity Band Passariano (UD)
·Ad Maiora Cesano Maderno (MB)
·Trewa Uggiate Trevano (CO)

Domenica 15
·Pat Metheny Unity Band Tortona (AL)
·Trewa Como

·Grammlò/Simus/Dodo Verdict Parco Tittoni Desio


Lunedì 16
·Pat Metheny Unity Band Fiesole (FI)
·Area Macerata
·La Storia New Trolls Polignano (BA)

Martedì 17
·Aliante70 Milano
·Richard Sinclair + Nathan Savona

Mercoledì 18
·Pat Metheny Unity Band Roma

Giovedì 19
·Pat Metheny Unity Band Avellino
·Confusional Quartet Roma
·Get'em Out Cernobbio (CO)

Venerdì 20
·Pat Metheny Unity Band Bari
·Démodé Pasian di Prato (UD)
·Masons S. Rocco di Piegara (VR)
·Conqueror S. Teresa di Riva (ME)
·AltaVia Nonantola (MO)

Sabato 21
·Atom for Island Isola Maggiore (PG)
·Pat Metheny Unity Band San Marino
·UT New Trolls Lucca
·Il Fauno di Marmo Cassano d'Adda (MI)
·Sezione Frenante Mestre Ore 18 (VE)
·Patrizio Fariselli Portogruaro (VE)
·Civico 23 Roma
·Sycamore Age Pompei (NA)
·Logos Illasi (VR)

Domenica 22
·Pat Metheny Unity Band Gardone R. (BS)
·Lingalad Trezzo sull'Adda Ore 18 (MI)
·Trewa Magic Bus Ore 19.30 Olgiate Comasco (CO)
·Il Rumore Bianco Bardolino (VR)
·Roberto Cacciapaglia Tuoro s/T (PG)
·Sintonia Distorta Treviglio (BG)

Giovedì 26
·Within Temptation Milano

Venerdì 27
·Estro Ostia (Roma)
·Confusional Quartet Ferriere (PR)

Sabato 28
·Analogy Cocquio-Trevisago (VA)
·Patrizio Fariselli Alberobello (BA)

Domenica 29
·Il Rumore Bianco Marcellise (VR)
·Fungus Genova