lunedì 31 ottobre 2016

SONATA ISLAND, Live Alterazioni 2016



Secondo appuntamento per la rassegna Alterazioni, organizzata dal comune di Lainate nella splendida Sala della Musica di Villa Litta e giunta alla quarta edizione sotto la direzione artistica di Massimo Giuntoli, sempre attento nel creare un programma di alta qualità dai confini indefiniti e che mettono a confronto percorsi, approcci e linguaggi diversi tra loro ma che possono convergere e rivelare punti di contatto. Dopo l’apertura di domenica scorsa affidata a John Greaves (Henry Cow, National Health, Slapp Happy) con la partecipazione di Annie Barbazza, la seconda giornata ha visto esibirsi sul palco i Sonata Island in quartetto (Emilio Galante al flauto, Alessandro Bianchini al vibrafono, Stefano Bianchini al contrabbasso e Thomas Samonati alla batteria), un ensemble nato quasi 20 anni fa e dall’organico variabile che trae spunto tanto dalla musica colta quanto dal jazz e dal R.I.O.

Il background accademico non delimita la loro passione per il jazz, mostrando un gruppo a proprio agio nel riproporre con entusiasmo e lirismo composizioni di autori novecenteschi come Bartok, Debussy e Stravinsky, oltre che quelle di Astor Piazzola e Chick Corea, in bilico perenne tra scrittura e improvvisazione, che funziona solo se si conosce perfettamente la materia trattata. Proprio come sanno fare i Sonata Island.

Il prossimo appuntamento di domenica 6 novembre prevede l’esibizione del duo U-Gene (Massimo Giuntoli alla tastiera e Silvia Cignoli alla chitarra), mentre la chiusura del 13 è affidata all’estro di Amy x Neuburg (voce, percussion pad e live electronics). (Luigi Cattaneo)

domenica 30 ottobre 2016

BADMOTORFINGER, Heroes (2016)


Nati come classica cover band, i Badmotorfinger (proprio come il titolo di un bellissimo album dei Soundgarden) passano dagli inevitabili demo e concerti per giungere proficuamente nel 2013 alla pubblicazione del massiccio It’s not end, disco che li porta a suonare nei festival dedicati all’hard & heavy. Il cambio di vocalist, con l’ingresso di Luigi Sangermano (già coi Tarchon Fist) ad inizio dell’anno passato, porta il gruppo a lavorare intensamente su nuovi pezzi insieme a Viviana Cappelli, che dona il suo apporto per la creazione di testi e musiche. Nasce così Heroes, ep con tre inediti e altrettanti brani del vecchio album riarrangiati per l’occasione e che fanno capire quanto i bolognesi siano attaccati a questo suono heavy, potente ma bilanciato tra impatto e melodia. L’ep è modulato sui classici riff (doppia chitarra con Alex e Federico Mengoli) punto di riferimento per un certo tipo di approccio muscolare, su ritmiche spinte e decise (la coppia formata da Tommy Tommesani al basso e Fabio Bussolari alla batteria) e su una certa attenzione per la forma canzone, che permette di apprezzare le song quasi da subito. E così scorrono Hidden heroes e Needle in my vein, episodi coinvolgenti che certificano il buon lavoro svolto dal gruppo per presentarsi al meglio per questa nuova uscita. L’altro inedito è Badmotorfinger, anche questa piuttosto immediata nel suo incedere. Mi ha convinto meno No second chance, epica ma un po’ scontata, mentre Afterlife e Rebel in chiave acustica sono due incantevoli momenti che potrebbero tranquillamente attirare anche chi è meno avvezzo a certi suoni. Heroes risulta quindi congeniale al momento vissuto dai ragazzi con l’arrivo di Sangermano e mostra come la band non si sia fermata di fronte al cambiamento e abbia da subito ripreso la via della scrittura in vista del prossimo full lenght. (Luigi Cattaneo)

Hidden heroes (Official Video)

sabato 29 ottobre 2016

COSA RARA, Cosa Rara (2016)


Lo splendido catalogo dell’AMS si arricchisce di un nome che si discosta dal classico prog sinfonico  e preferisce cimentarsi in strutture dilatate e dai tratti space. Stiamo parlando dei Cosa Rara, un progetto nato nel 2005 e che dopo diversi cambi di line up arriva finalmente all’esordio discografico. Chiaramente i riferimenti ai ’70 ci sono, soprattutto quelli legati alla psichedelia e a tutto quello che gli sta intorno, con sfumature elettroniche e progressive che garantisce un risultato finale solido e di grande trasporto. Un viaggio strumentale fluido, energico e di impatto, con la band abile nel sovrapporre e fondere vari strati di suono in modo convincente. Esempio lungimirante sono brani di ampio respiro come la meravigliosa Miraggio o l’interessante chiusura di Innisfree, pezzi che dimostrano come i Cosa Rara abbiano un background da cui attingere ma non si soffermano unicamente su quello e provano a guardare oltre. Una commistura di prog e psichedelia che denota idee e classe e che si sviluppa in maniera costante lungo il tragitto, con i vari membri (Andrea Onesti alla chitarra, Francesca Goria alle tastiere, Piolo Aluffi al basso e Maurizio Pinna alla batteria) bravissimi nel creare un lavoro di equipe funzionale al sound, evitando sterili digressioni solistiche a favore di un interplay tra le parti di buona fattura. Ritmiche solide che permettono alla Goria di stupire con passaggi di grande effetto, gli stessi creati dagli accordi di Onesti, bravissimi nel fronteggiare la materia cercando di non cadere in abusati clichè. Un debutto fortemente voluto che getta luce su una nuova e meritevole band, capace di toccare le corde giuste per appassionare non solo gli amanti del prog ma anche chi apprezza ensemble come Explosion in the sky e God is an astronaut, proprio per quella capacità di creare fughe space rock con l’utilizzo dei consueti strumenti a tastiera, elemento che contraddistingue la musica del quartetto. Cosa rara è una miscellanea cangiante di strutture e soluzioni affini ma diverse tra loro, che si alternano e si incontrano con decisione all’interno di un’opera prima di grande cura. (Luigi Cattaneo)

Havismat (Video)

domenica 23 ottobre 2016

BANAAU, The Burial (2016)


Nati nei primi anni ’90 come duo (Andrea Massimo Fantozzi alla chitarra e alla voce e Lino Cecala alle tastiere), ampliato poi a cinque elementi, i Banaau attraverso il linguaggio sempreverde del prog sinfonico di matrice inglese danno vita ad un concept ispirato ad uno dei grandi autori della letteratura americana, ossia Thomas Stearns Eliot e il suo The waste land. Il gruppo è arrivato a questo risultato dopo una pausa di ben 20 anni e la reunion ha portato alla registrazione di The Burial (con la partecipazione di Riccardo Tosi alla batteria, musicista di estrazione jazz già nelle band di Giovanni Falzone, Danilo Gallo e Rosario Di Rosa, giusto per citarne alcune). The waste land è una poesia lunga e articolata sulla crisi provocata dalla perdita dell’identità morale e culturale seguita alla I guerra mondiale e il sound, velato di malinconia, rispecchia appieno il tema trattato. Come il poema racchiude molteplici punti di vista, anche l’album (una sorta di ep visti i 25 minuti di durata) risulta ora più oscuro (Prologue), ora ispirato ai Genesis e ai Caravan (What are the roots), ora strutturato su fughe strumentali che lasciano trasparire idee e buone doti tecniche (la lunga Unreal City, forse il pezzo meglio riuscito), ora brulicante di tempi dispari (Madame Sosotris). È bene dire che The Burial è in realtà un progetto in corso e che come l’opera di Eliot è strutturata in cinque parti, anche i milanesi hanno la volontà di poter magari dedicare un disco per ogni sezione. Dopo l’uscita del lavoro i Banaau si sono stabilizzati con una formazione di addirittura sette elementi (Andrea Massimo Fantozzi alla voce e alla chitarra, Bartolomeo Cicala alle tastiere, Andrea Zani alle tastiere, Elton Novara alla chitarra, Tony Alemanno al basso, Matteo Paparazzo alla batteria e Demetra Fogazza al flauto e ai cori) e con l’esibizione al FIM 2016 hanno suscitato critiche positive e interesse tra gli addetti ai lavori. Band da tenere d’occhio in attesa della nuova pubblicazione che avverrà probabilmente già nel 2017. (Luigi Cattaneo)

Teaser album (Video)

giovedì 20 ottobre 2016

FJIERI, Words are all we have (2015)


Torniamo a parlare di Stefano Panunzi, tastierista di cui abbiamo da poco analizzato i suoi due album da solista e che qui ci delizia con Words are all we have a nome Fjieri, creatura giunta al secondo disco (dopo Endless di ben sette anni fa) e nata dalla stretta collaborazione con il bassista Nicola lori (talento impegnato anche alla chitarra e alle tastiere). I musicisti coinvolti sono praticamente gli stessi presenti nei dischi a nome Panunzi, con un concentrato di classe ed eleganza notevoli (su tutti il grande Jakko Jakszyk, presente in quasi tutti i pezzi). I King Crimson d’altronde rimangono un punto di riferimento ma il songwriting dei due è oramai collaudato e si esprime attraverso un lavoro corale notevole in cui finezze compositive e cura del particolare sono aspetto imprescindibile. Non mancano momenti psichedelici o di matrice jazz, che non fanno altro che aumentare il range espressivo del gruppo lungo i quasi 70 minuti di questo come back. L’apertura è affidata alla strumentale Oriental dream, brano dove tutto funziona perfettamente e si inserisce in maniera notevole il sax di Nicola Alesini. L’ottima partenza viene doppiata da The city lights, dove invece di Alesini troviamo Mike Applebaum alla tromba, ma il risultato non cambia e mostra una scrittura sicura e raffinata come al solito. In Before I met you Cristiano Capobianco (batteria) forma una grande coppia ritmica con Lori, mentre Jakszyk sforna una prova sontuosa e marchia a fuoco uno dei brani maggiormente accostabili per mood alla produzione di Steven Wilson. Applebaum con la sua tromba disegna scenari affascinanti in Not waving but drowing, dove il jazz incontra un progressive moderno e che cerca di allontanarsi dagli stereotipi del genere. Molto sentita l’interpretazione di Jakko in It would all make sense, mentre Flame è la riproposizione di un vecchio brano del 1994 di Tim Bowness e Richard Barbieri e vede Applebaum donare ancora una volta un supporto importante. Molto interessante è la seguente Sati, un jazz rock elettronico in cui non viene dimenticata la lezione di Sylvian e che vede Applebaum dialogare con l’ambient guitar di Lori, prima del malinconico capolavoro di Hidden lives, un fantastico affresco con Alesini protagonista e Bowness (No man) a prestare la sua delicata ugola. Dopo tanta meraviglia ci si potrebbe aspettare un calo e invece i Fjieri colpiscono ancora nel segno con In the morning, che vede la partecipazione di Gavin Harrison (King Crimson, Porcupine Tree, Blackfield) alla batteria e Zombie love, un dark prog notturno e dai tratti gotici. Damages goods tiene alta la tensione prima del finale di Those words in cui ricompare Alesini a tratteggiare un progressive jazz rock ideale chiusura di un ritorno convincente e di grande gusto. (Luigi Cattaneo)

Album Teaser (Video)

sabato 15 ottobre 2016

PIN CUSHION QUEEN, Settings_1&2 (2016)


I Pin Cushion Queen (Igor Micciola ai synth, alla chitarra e alla voce, Marco Calandrino al basso, ai synth e alla voce e Nicola Zanardi alla batteria), il cui nome è dovuto ad una filastrocca di Tim Burton, sono un progetto attivo dal 2007 e che nel corso degli anni si è trasformato sino alla line up attuale. Ciò che non è mai cambiato è l’intento di creare un sound senza grandi compromessi, pregno di elettronica, indie rock, dark, post e visioni industriali e già il primo Characters del 2011 mostrava riferimenti lontani tra loro come Sonic Youth e Motorpsycho, segno della voglia di esplorare del trio. Ora è la volta di Settings, secondo capitolo di una sorta di trilogia, il cui ultimo sarà Stories. I due ep qui analizzati (il terzo uscirà tra sei mesi) sono dominati con forza dai sintetizzatori e guardano al percorso di Liars e Radiohead, tra le influenze principali dei bolognesi che fanno della dilatazione psichedelica un punto di forza evidente. Armonie, melodie, ritmi e timbri variano lungo i sei brani dei 2 ep, determinando ambientazioni diverse tra loro ma con il filo comune di certe atmosfere plumbee (Under Electric Light, Cracks in the ice). I Pin Cushion Queen sono bravi nel coinvolgere anche emotivamente l’ascoltatore attraverso brani che fanno dell’elettronica ossessiva e ripetitiva un artificio dai contorni indefiniti ma decisamente studiato per rimanere sullo sfondo e donare ricchezza timbrica alla proposta. I 15 minuti circa ad ep non lasciano spazio alcuno a momenti solari o gioiosi, con i bolognesi impegnati a costruire scenari drammatici e adattissimi per essere utilizzati come immaginaria soundtrack. L’impostazione corale dei lavori si articola quindi su atmosfere cupe, l’uso di più voci e un dinamismo ritmico che ha del tribale, elementi che si equilibrano all’interno di pezzi che si sviluppano con una matrice rock ma non dimenticano la lezione del trip hop di Bristol che tanta gloria ebbe nei ’90. Rimaniamo in attesa della terza parte di Settings per esprime un giudizio definitivo sull’album nella sua integrità. (Luigi Cattaneo)

Qui di seguito il link per ascoltare la seconda parte di Settings https://pincushionqueen.bandcamp.com/album/settings-2 

venerdì 14 ottobre 2016

LATERAL BLAST, La luna nel pozzo (2016)


La luna nel pozzo segna il ritorno dei romani Lateral Blast, sestetto già emerso nel fitto panorama underground italiano con I am free del 2014. La band continua a proporre un crossover in cui si trovano tanti spunti prog rock abbinati a melodie di facile presa e di estrazione pop (quello raffinato s’intende … ) e passaggi soul dettati soprattutto dalla brava Rosa Zumpano (voce e flauto). Le buone capacità di songwriting e una certa cura per gli arrangiamenti fanno di questo come back un disco altamente gradevole, sia quando i ragazzi spingono verso un progressive d’annata (la lunga Suite per lei), sia quando risultano più leggeri (l’ottima e delicata Come nuvole). Molti i momenti riconducibili al prog nostrano, ma la band non disdegna passaggi folk, con il flauto della Zumpano mirabile nel ricamare atmosfere cangianti che trovano in Alessandro Ippoliti alle tastiere un degnissimo contraltare, con fraseggi classici che sfruttano dinamiche in odore di jazz rock. Non meno interessante è l’interplay tra le due chitarre presenti, quella elettrica di Leonardo Angelucci (impegnato anche come cantante) e quella acustica di Antonello D’Angeli (pure lui alla voce), così come svolge un lavoro diligente ma preciso il duo formato da Matteo Troiani (basso) e Tommaso Guerrieri (batteria). Toni epici si sposano con pacate suggestioni che profumano di vintage pur avendo i piedi ben saldi nella scena rock degli anni 2000, un crossover tra elementi diversi tra loro, che forse deve trovare ancora una via definitiva ma che appare di sicuro interesse. Completano il quadro alcune collaborazioni che hanno dato maggiore profondità al disco, ossia il violinista Alessandro Monzi, molto espressivo nei suoi interventi, Daniele Coccia di Il Muro del Canto alla voce nella cupa Scheletro, Sandro Travarelli alla tromba nell’ottima title track, Egidio Decino al corno francese nell’altrettanto valida Hellesylt e Giuseppe Cetorelli al sax nella meno riuscita Le urla dei bambini. I romani stanno crescendo in fretta e forse la distribuzione da parte di una piccola casa discografica o agenzia garantirebbe loro quella visibilità fondamentale per allargare il range di ascoltatori vista anche la tanta carne al fuoco che contraddistingue la loro proposta. (Luigi Cattaneo)

La luna nel pozzo (Video)

domenica 9 ottobre 2016

THREE SHORTS REVIEW, Il Giardino della Bodhi, Plini, Marco Bugatti


Per questo nuovo appuntamento con la rubrica Three Shorts Rewiev abbiamo analizzato tre album molto diversi tra loro ma tutti interessanti e di nostro gradimento.

Partiamo con Il Giardino della Bodhi, un progressive power trio di cui sono disponibili 4 lunghi brani in cui si denota una certa personalità abbinata ad idee e buone capacità strumentali. Da seguire in attesa di un vero full lenght! Ecco uno dei pezzi più rappresentativi del gruppo, The sentry of dawn https://www.youtube.com/watch?v=KxX5OLhidLU 

Gran bel ritorno per l’australiano Plini (dopo diversi ep), per chi non lo conoscesse artefice di un progressive metal strumentale ad alto tasso emotivo. Il funambolico chitarrista con Handmade Cities sa di poter raggiungere la definitiva consacrazione e per questo si affida a fraseggi in odore di Dream Theater (d’altronde non è un caso se Marco Minnemann ha fatto parte della line up per un breve periodo) ma anche Animals as leaders, con spunti fusion che si imparentano con il djent che tanta presa ha sui giovani progsters. 35 minuti di indubbia qualità sostenuti da virtuosismi e gusto melodico. Ecco il video di Electric sunrise https://www.youtube.com/watch?v=Rv_a6rlRjZk

Chiudiamo segnalando un lavoro che si discosta nettamente dai due di cui abbiamo appena parlato (ma a noi piace così!) e che segna il ritorno sulle scene dopo 4 anni di Marco Bugatti, già autore con l’alternative band Grenouille. Il cantautore milanese lungo le sette tracce di Romantico mostra il suo lato più intimo e personale (Vero), senza rinunciare alla poetica ironica e dissacrante che è sempre stato marchio di fabbrica della band madre (Mercoledì). Marco ha mestiere nel passare con disinvoltura da momenti tirati (Che lavoro fa Diana?) ad altri decisamente folk (Alice, La fabbrica), in cui ha raccontato sé stesso e il mondo che lo circonda attraverso una direzione decisamente più acustica rispetto al passato. Qui di seguito il link per ascoltare l'intero disco http://www.rockerilla.com/marco-bugatti-anteprima-streaming/

sabato 8 ottobre 2016

MAMMA NON PIANGERE, N. 3 (2016)


Tutto nasce nel lontano 1974 con la creazione della storica cooperativa musicale l’Orchestra, di cui facevano parte gruppi progressive associati al movimento Rock In Opposition come i più quotati Stormy Six ma anche band rimaste poco conosciute come i Quarto Stato, i Tecun Uman o il Gruppo Folk Internazionale di un certo Moni Ovadia. Proprio tramite la cooperativa emerge in quei lontani anni un ensemble, i Mamma non piangere, che già dal bislacco nome fa intendere quanto particolare possa essere la proposta. Irriverenza e ironia sono elementi che non hanno abbandonato la band (Laura Agostinelli alla voce, Maurizio Del Monaco al sax, Ferdinando Faraò alla batteria, Lorenzo Leddi alla chitarra, al mandolino, al banjo, alle tastiere, alla fisarmonica, al mandocello e alla voce, Roberto Meroni al clarinetto, al sax e alla voce, Luca Perreca al violoncello e alla voce e Walter Prati al basso), con i consueti riferimenti zappiani e testi nonsense che accentuano ancora di più tali aspetti. I primi due album (Musica bestiame e benessere e Sempre avanti a testa alta) risalgono rispettivamente al 1979 e al 1980 ma non ebbero la diffusione adeguata e il gruppo finì ben presto per essere ricordo degli appassionati più incalliti. Il nuovo N.3 esce per la coraggiosa AltrOck di Marcello Marinone e mostra dei musicisti di grande livello divertirsi e divertire, un entusiasmo contagioso e irrefrenabile verso una demenzialità apparente e che potremmo definire “colta”. L’ombra lunga di Zappa è ancora lì e funziona benissimo, non solo musicalmente, confermando l’estro compositivo e probabilmente ampliando una certa consapevolezza rispetto agli anni degli esordi. Libero da schemi precostruiti, pieno di spunti e trovate, fantasioso e festoso, il come back dei Mamma non piangere diventa sostanzialmente imperdibile per gli amanti di un certo modo di intendere il progressive. (Luigi Cattaneo)

Valvole (Video)

domenica 2 ottobre 2016

IL PARADISO DEGLI ORCHI, Il Corponauta (2016)


Il Paradiso degli Orchi (Marco Degiacomi alla batteria e alla voce, Andrea Corti al basso, Michele Sambrici alla chitarra, alla voce e alle tastiere, Stefano Corti alle percussioni, Sven Jorgensen alla voce e Andrea Calzoni al flauto e al sax) è una giovane band bresciana che avevamo già conosciuto nel 2011 con un esordio interessante ma ancora acerbo, utile però per farsi apprezzare dalla comunità prog. Qualche anno fa il gruppo inizia a lavorare ad un progetto estremamente affascinante, ossia un concept ispirato a Il Corponauta, libro di Flavio Emer, scrittore affetto da distrofia muscolare sin dalla nascita, che grazie ad un computer era riuscito a trasformare la sua disabilità in comunicazione, arrivando a collaborare con Il Corriere della Sera. Il Corponauta è la storia di un pensiero che scende da un altro pianeta ed entra in un corpo disabile, scoprendo che nonostante lo spirito voglia andare lontano ha bisogno in realtà di quel corpo per poter produrre qualcosa da trasmettere agli altri. Tutto ciò ha affascinato Fabio Zuffanti, che ha prodotto e ha lavorato a stretto contatto con i musicisti per aiutarli a sintetizzare idee, definire le canzoni (alcune davvero splendide) e scegliere i giusti suoni. La band ha trasferito con impeto il fortissimo messaggio di Emer attraverso un sound debitore di Yes e King Crimson ma anche dei più contemporanei Beardfish e Muse (soprattutto per alcuni crescendo ad alto tasso emotivo). Ottima la partenza classica di Il mondo dei pensieri, lungo brano in sintonia con un certo modo anni 70 di intendere il rock, seguita a ruota da una title track leggermente innervata di hard e molto convincente. Calzoni si rende protagonista in Silenzi, un sognante tragitto che ci conduce alla soave Specchio prima e alla psichedelia di Pioggia dopo, brano questo debitore anche di P.F.M. e Banco del Mutuo Soccorso. Altro brano di grande impatto è Volare via, con Sambrici autore di una bella prova, così come dark e potente è La stanza dei ricordi, altra traccia molto interessante. Anche Addio al corpo mostra il lato più ruvido del gruppo, che però non perde in qualità ed efficacia e torna su lidi prog rock con la successiva Il volo. Deserto è invece un po’ la summa di tutto il concept, 18 lunghi minuti che sintetizzano al meglio tutti gli elementi che contraddistinguono la proposta dell’ensemble, tra momenti strumentali intensi e lirismi sofisticati. Neppure Il gran finale scherza in quanto a minutaggio, altri 10 minuti sontuosi e dai toni epici. Il Corponauta è un ottimo ritorno, che farà la felicità di quanti amano certe sonorità vintage ma sempre senza tempo. (Luigi Cattaneo)


Deserto (Video)


https://www.youtube.com/watch?v=tekM6uoA3-4

CONCERTI DEL MESE, Ottobre 2016

Sabato 1
·Progressivamente Free Festival a Roma
·Feat. Esserelà a Bologna
·Kingcrow a Roma
·The Watch a Milano
·Lingalad a Milano
·The Winstons a Roma
·Analogy+Panther & c. a Genova
·ELP Tribute Project a Lugagnano (VR)
·Anacondia + Ars Triplex a Bresso (MI)
·Ossi Duri & Elio a Rivoli (TO)
·Keith Tippett & c. a Piacenza
·Démodé a Codroipo (UD)
·Barock Project + Prometheo a Bari
·Gabriel Knights a Roma

Domenica 2
·Progressivamente Free Festival a Roma
·Napoli Centrale a Caserta

Lunedì 3
·Banco a Marino (Roma)

Martedì 4
·Camelias Garden a Roma

Giovedì 6
·Vittorio Cosma a Milano
·Banned from Utopia a Fontaneto (NO)
·Take Three a Torino
·Mr. Punch a Chiavari (GE)

Venerdì 7
·Moloch a Bologna
·Take Three a Lugagnano (VR)
·Méséglise a Bologna
·Liberae Phonocratia a Paderno Dugnano (MI)
·Deus Ex Machina a Bologna

Sabato 8
·Le Orme a S. Stino di Livenza (VE)
·The Knife a Roma
·Take Three a Treviglio (BG)
·“Bambi Fossati Guitar Fest” a Genova
·Le Maschere di Clara a Verona

Domenica 9
·Arturo Stalteri a Roma
·So Does Your Mother a Roma

Lunedì 10
·Katatonia+Agent Fresco a Milano

Martedì 11
·Vibravoid a Torino

Mercoledì 12
·Vibravoid a Como

Giovedì 13
·Vibravoid a Savignano sul Rubicone (FC)
·Perspectives of a Circle a Roma

Venerdì 14
·Alex Carpani a Vignola (MO)
·Vibravoid a Roma
·Caravan+Pendragon a Montecarlo (Monaco)

Sabato 15
·Ingranaggi Della Valle a Milano
·Sezione Frenante a Spinea (VE)
·Vibravoid a Ruvo di Puglia (BA)
·Procol Harum a Montecarlo (Principato)
·Arturo Stàlteri a Napoli



Domenica 16
·Get'em Out a Milano
·Acid Mothers Temple a Milano
·Ulysses a Lugagnano (VR)
·FixForb a Roma
·Il Babau & Maledetti Cretini a Inzago(MI)
·Roberto Cacciapaglia a Vicenza



Lunedì 17
·Ray Wilson a Milano
·FixForb ad Atina (FR)



Giovedì 20
·Marble House a Curtarolo (PD)
·U-Gene a Lecco
·Napoli Centrale a Sanremo (IM)
·CosaRara ad Asti



Venerdì 21
·Phoenix Again+Astrolabio a Lugagnano(VR)
·Ossi Duri a Pinerolo (TO)
·Perspectives Of A Circle a Roma
·Dropshard a Osnago (LC)
·Anatrofobia a Zero Branco (TV)
·Clepsydra a Castelfidardo (AN)



Sabato 22
·Sintonia Distorta a Galgagnano (LO)
·Get'em Out a Trofarello (TO)
·CAP+Höstsonaten a Genova
·Fufluns a Calcio (BG)
·M.Giuntoli “Piano Poetry” a Baranzate (MI)
·Napoli Centrale a Melfi (PZ)
·Malus Antler a Giavera del Montello (TV)
·Le Orme a Carpanzano (CS)



Domenica 23
·Explosions In The Sky a Padova
·John Greaves a Lainate (MI)



Mercoledì 26
·Malibran a Belpasso (CT)



Giovedì 27
·Event016 a Genova
·Napoli Centrale a Roma
·Il Paradiso Degli Orchi a Brescia



Venerdì 28
·Alex Carpani+Egoband a Mantova
·The Watch a Roma
·Clepsydra a Roma



Sabato 29
·Il Bacio della Medusa a Milano
·Syndone ad Aosta
·KCrimsoniCK a Lugagnano (VR)
·Sintonia Distorta a Lodi
·Spettri a Scandicci (FI)
·Arturo Stàlteri a Montone (PG)
·La Batteria a Pescara
·Clepsydra ad Avellino
·Il Babau & Maledetti Cretini a Cantù(CO)



Domenica 30
·Vanden Plas a Trezzo sull'Adda (MI)
·Sonata Islands Quartet a Lainate (MI)
·São Paulo Underground a Cormons (GO)
·Goblin Rebirth a Roma



Lunedì 31
·Claudio Simonetti’s Goblin a Roma
·Supper's Ready a Fiumicino (Roma)



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