Doppia esaltante uscita
per Claudio Fasoli, solista dallo stile molto personale che gli appassionati di
progressive ricordano soprattutto per la sua militanza negli straordinari
Perigeo. Doppia perché il sassofonista firma con Inner Sounds un esaltante libro, sintesi della sua splendida
carriera e, non contento, in contemporanea pubblica un nuovo e interessante
album con un double quartet di tutto rispetto. Per Fasoli il jazz è sempre
stato un punto di partenza, un’attitudine vitale lontana da vacui esercizi
accademici che nel corso di una vita lo ha portato a sperimentare linguaggi
anche molto differenti tra loro. Il volume racconta proprio di questa sua
ricerca della libertà creativa, della voglia di contaminare l’arte e del suo
percorso di rinnovamento, dove la curiosità diviene parte integrante del
processo creativo. Fasoli approfondisce le tante collaborazioni (tra cui Lee
Konitz, Kenny Wheeler, Mario Brunello e Giorgio Gaslini), viene a sua volta
raccontato da splendide testimonianze di vita e il tutto assume la veste di un
compendio minuzioso in cui si parte dai tipici anni di formazione per passare
alla nascita del Perigeo e al periodo jazz rock, ricordando le storiche jam al
Capolinea di Milano e le contestazioni dei festival giovanili dell’epoca, anni
in cui sperimentare non era un atto marginale. Il libro racconta di un’epoca ma
non si sofferma su essa con occhio nostalgico, perché lo sguardo di Claudio è
sempre stato proiettato in avanti (d’altronde il veneto è uno stimato docente
dei Seminari Internazionali di Jazz a Siena e insegna alla Civica scuola di
jazz di Milano). Le note introduttive di Carlo Boccadoro, Franco Caroni e Massimo
Donà sono tanto brevi quanto incisive, mentre l’intervista a Claudio, che
ripercorre la sua avventura (gli anni ’60, il Perigeo, la ricerca incessante,
l’essenza del jazz) è forse il momento più coinvolgente dell’intera opera.
Anche gli scritti di Fasoli rappresentano un lungo frangente del libro, brevi
saggi su John Coltrane, Sonny Rollins, Wayne Shorter, Lee Konitz, le realtà
odierne (giusto per citarne qualcuno), mentre il finale è completato da alcuni
punti di vista di altri artisti sul sassofonista, una ricca galleria
fotografica e la discografia completa di Claudio (vera chicca per gli
appassionati).
Ho
pensato di arrivare a dare a quasi ogni musicista la possibilità di esprimersi
in un territorio sonoro scelto solo per lui: questo ha portato ad una
moltiplicazione delle situazioni musicali e a brani politematici con la
studiata volontà di accostare atmosfere le più lontane fra loro.
Queste le parole di Claudio per descrivere Inner
Sounds, platter in cui si sono uniti il Quartetto Four e il Quartetto
Samadhi per creare un percorso suggestivo e che vive delle intuizioni non solo
del leader ma anche dei tanti strumentisti coinvolti (oltre a Fasoli impegnato
al sax tenore e soprano troviamo Michael Gassmann alla tromba, Michele Calgaro
alla chitarra, Lorenzo Calgaro al contrabbasso, Gianni Bertoncini alla
batteria, Michelangelo Decorato al piano, Andrea Lamacchia al contrabbasso e
Marco Zanoli alla batteria). Il groove ritmico è essenziale ma dinamico e sposa
strutture fantasiose e oblique, che permettono all’album di essere un altro
egregio capitolo nella lunga carriera del sassofonista. Chi ci legge vorrà
sapere se è rimasto qualcosa del Perigeo. Stilisticamente Fasoli si è
allontanato da quei suoni da molti anni ma lo spirito è ancora quello, ossia
utilizzare il jazz per andare a scoprire o immaginare altro, essere consapevole
di una certa grammatica musicale tentando di innervarla di nuove pulsioni. Sebbene fortemente ispirata da Horae
Canonicae di Wystan Hugh Auden e in relazione con il testo del poeta inglese,
la musica del disconon rivela nessun legame con i ritmi del procedere poetico,
non è descrittiva … si potrebbe parlare di un commento musicale intimo e
riflessivo … non cerco necessariamente la coerenza e so di rischiare
abbastanza. Queste piccole frasi del libro danno l’idea di come il veneto
non sia uno di quei musicisti ancorato a delle certezze sempre uguali e di come
sviluppi un jazz dai tratti noir che oscilla tra soluzioni criptiche ed altre
maggiormente comunicative, articolando le composizioni in modo decisamente
strutturato. Ovvio che in un tale crogiuolo di soluzioni tutto diviene molto
carico di impulsi e il lavoro di squadra diviene fondamentale per la riuscita
di un discorso coerente ed organico, a maggior ragione quando si lasciano
aperte più porte per sperimentare e creare. Fasoli d’altronde ha sempre puntato
sul suo estro, pur essendo rigoroso e puntiglioso nel creare partiture
complesse che hanno bisogno di interpreti adeguati, non solo per essere
eseguite ma anche comprese e capite. Se siete amanti del jazz e del percorso
del sassofonista l’accoppiata libro più cd è un regalo al quale non vi potete assolutamente
sottrarre. (Luigi Cattaneo)