lunedì 13 maggio 2024

MAC/CORLEVICH, Rain or shine (2024)

 

Dietro la sigla Mac/Corlevich si celano Cristiano Mecchi (voce, batteria, tastiere, percussioni) e Davide Corlevich (chitarra, tastiera, basso, percussioni), un duo folk di Verona che mi ha conquistato sin dai primi ascolti, per la capacità innata di essere immediati senza scadere nello scontato e nel banale. Ci sono gli anni ’60 e ’70 del genere, con un tocco di alternative e americana che finisce per modernizzare di una spanna la proposta, intrisa di caldo e immaginifico cantautorato. La voce di Mecchi si muove sicura lungo le evoluzioni della chitarra di Corlevich, basti ascoltare brani come la malinconica Farewell kisses, la delicata title track, l’omaggio al Cornell di Let your eyes wonder e la raffinata Something beautiful, episodi cardine di un lavoro tanto breve quanto affascinante. (Luigi Cattaneo)

Farewell kisses (Video)



sabato 11 maggio 2024

NIGHTBREEDER, La casa dalle cinque punte (2023)

 


Ci eravamo già occupati di Simone Giorgini (tastierista dei Darkend) ai tempi dell’uscita del precedente Sons of the mountain’s witch ed è un piacere constatare come il singolare progetto denominato Nightbreeder, figlio dell’amore del musicista per le colonne sonore, arrivi al secondo capitolo mostrando probabilmente ancora più idee rispetto al già riuscito esordio. La casa dalle cinque punte è un lavoro caratterizzato da spunti fortemente classici (oltre a Giorgini, che suona un gran numero di strumenti a tastiera, abbonda l’uso di quelli ad arco), oscuri e orrorifici, tra trame che non disdegnano un approccio progressive e sentori ambient molto raffinati. Visioni care a Danny Elfman e Hans Zimmer, ma anche ai nostrani Goblin, spunti sinfonici che paiono omaggiare Tchaikovsky e Schubert, il tutto sviluppato attorno alla saga, creata da Giorgini stesso, The mysteries of Gordon Pym Island, che fa da sfondo ai tratti epici e filmici realizzati con una cura a dir poco maniacale. La complessità strutturale dell’opera e la sua lunghezza (quasi 70 minuti) non permettono ascolti distratti, ogni passaggio va assorbito con dedizione estrema, proprio perché la narrazione posta in atto da Simone è volutamente laboriosa, con un organico estremamente ricco, che risulta fondamentale per la riuscita della corale opera. Nota a margine, curiosa ma anche inquietante, la casa che viene citata nel titolo del disco esiste davvero, si trova a Campagnola Emilia e la leggenda vuole che sia infestata dopo la morte per annegamento della bimba piccola che l’abitava insieme alla famiglia … (Luigi Cattaneo)

mercoledì 8 maggio 2024

INVERNALIA, Live at Spring Prog Fest (2023)

 


È sempre un piacere ritrovare Aldo Pinelli, musicista argentino molto legato al prog italiano e più in generale alla nostra terra (testimonianza è data anche dal fatto che i suoi lavori escano da tempo per la nostrana Lizard Records). L’occasione, stavolta, è la pubblicazione di Live at Spring Prog Fest (registrato al St. Alban’s College di Buenos Aires il 19 novembre del 2022) dei suoi Invernalia (oltre a Pinelli impegnato alla chitarra e alla voce abbiamo Augustìn Lespada alle tastiere, Santiago Ghione al basso e Daniel Vibart a batteria e percussioni), un resoconto dal vivo che è testimonianza della sua lunga carriera (vi sono anche riproposizioni di brani targati Habitat e tratti dal suo repertorio solista). In questo live emerge la dote di Pinelli di muoversi con leggerezza all’interno di un contesto figlio dell’amore per certe strutture tipiche del progressive e di un certo folk settantiano, con il sudamericano che propone brani come Pelea en la cima (tratto dal primo lavoro del progetto Invernalia), abbellita dal flauto di Paula Dolcera, lo strumentale Periplo (Habitat) e la classica Los patos se transforman en cisnes. Ad arricchire ancora di più la proposta troviamo in coda tre bonus inedite registrate in studio, segno della voglia dell’argentino di continuare a proporre nuova musica a 30 anni esatti dall’esordio Jam 1994 (a firma Ajedrez + Aldo Pinelli). (Luigi Cattaneo)

lunedì 6 maggio 2024

ANTONELLO LOSACCO, Worlds beyond (2023)

 

Bellissimo ritorno per Antonello Losacco, bassista che, dopo l’abbuffata di archi che segnava Respira, cambia prospettiva pur mantenendo la capacità di raccontare e di creare bozzetti di natura immaginifica. Con lui in questa nuova fatica (ancora targata Gleam Records) troviamo Vitantonio Gasparro (vibrafono) e Vito Tenzone (batteria), bravissimi nell’assecondare le visioni del leader, che combaciano con un certo mood da soundtrack. Compositivamente Losacco appare preciso e accattivante, e il trio espone temi corposi e brillanti, sia quando la scrittura si fa maggiormente intricata, sia quando si adagia su malinconiche ballad, meravigliosamente interpretate da musicisti di notevole caratura. A questo aggiungiamo il tocco del maestro Roberto Ottaviano, magistrale con il suo sax in Here and now, Clouds and trees (dove è presente anche la voce di Badrya Razeem) e L’attesa. Le idee di Losacco mostrano un’espressività audace, frutto di anni di studi che hanno portato ad una personale visione dell’approccio alla materia, sintetizzata attraverso composizioni mai banali e di enorme profondità. Intenti condivisi con i suoi compagni di avventura, legati da un fine interplay e da un complessivo lavoro d’equipe ravvisabile in momenti come Devo andare o La doppia ora, altri episodi notevoli di un album maturo ed elegante. (Luigi Cattaneo)

I tuoi occhi (Studio Live Session)



venerdì 3 maggio 2024

RARE EARTH ELEMENTS, Human Impact Backscattering (2023)

 


Come naturale evoluzione della band Astralia, dopo quasi 10 anni di elaborazione artistica, nasce il nuovo progetto Rare Earth Elements (Riccardo Loriggiola basso, stick, contrabbasso, Massimo Loriggiola batteria, Andrea Zagon chitarra, Riccardo Pozzobon tastiere, Alessandro Corrò voce). Il recente Human Impact Backscattering, uscito nel 2023 su tutte le piattaforme digitali, è intriso di sonorità che spaziano dai King Crimson, ai Porcupine Tree, passando per Queensryche e Pink Floyd. Un lavoro ispirato al romanzo The road dello scrittore statunitense Cormac McCarthy, fanno di questo disco un concept interessantissimo e ricco di idee, pregno di sfumature differenti e articolati sviluppi tipici del progressive rock psichedelico. Chi aveva già apprezzato gli Astralia (due album e un ep a cavallo tra il 2000 e il 2011) ritroverà qualcosa di quel gruppo ma rivisitato in chiave maggiormente oscura, una visione ridefinita del concetto di prog che ci offre uno spaccato della poliedricità del quintetto veneto. Cuore pulsante del racconto è il viaggio intrapreso da un padre e da suo figlio, sfondo narrativo di pulsanti emozioni, equilibrate con garbo da una band che ha avuto tutto il tempo di maturare trame raffinate, cinematografiche e dal sapore distopico. È ciò che troviamo in brani come If one day, Three bullets e la conclusiva Prometheus, tra i momenti migliori di un esordio evocativo e suggestivo. (Luigi Cattaneo)

giovedì 2 maggio 2024

MARC COPLAND QUARTET, Someday (2022)

 



Uscito nel 2022, Someday è un lavoro che vede il pianista Marc Copland accompagnato da alcuni talenti della scena di New York (Robin Verheyen al sax, Drew Gress al contrabbasso e Mark Ferber alla batteria). Un’ora di grandissimo jazz, come da tradizione per un veterano dello strumento (ha accompagnato per decenni John Abercrombie e Gary Peacock), tra omaggi e brani originali, composizioni ricche di virtuosismi e passaggi da soundtrack di grande effetto. Copland e Gress, che già hanno suonato insieme per molti anni, trovano qui la compagnia di altri due ottimi interpreti della materia, Verheyen, che ha firmato anche alcuni brani del disco (la malinconica Encore e la fantasiosa Dukish), e Ferber, già all’opera proprio con Peacock (oltre che presente nel quintetto di Ralph Alessi). Ovvio che con queste premesse le speranze di trovarsi dinnanzi ad un album di ottima fattura siano piuttosto alte e l’opener Someday my prince will come mette in chiaro da subito la qualità del prodotto. Tecnica, lirismo, groove, intensità di esecuzione, il tutto brillantemente miscelato da un quartetto che abbina spontaneità, pathos e feeling, elementi che portano ad un interplay tra le parti maturo e suggestivo. L’approccio di squadra adottato dal leader risulta vincente, perché in Someday si avverte l’essenza di una vera band, e così si spiegano tracce come Spinning things o Round she goes. Registrato l’11 e il 12 gennaio al The Samurai Hotel di New York e distribuito da InnerVoiceJazz, il lavoro è acquistabile al seguente link https://marccoplandjazz.bandcamp.com/album/someday (Luigi Cattaneo)