lunedì 27 marzo 2023

CRIPTA BLUE, Rather with the devil (2023)

 


Avevamo lasciato i Cripta Blue (Federico Bocchini chitarra, Alessandro Melandri basso e voce, Silvio Dalla Valle batteria e percussioni) nel 2021 con il loro esordio omonimo ed è un piacere ritrovarli con questo Rather with the devil, ep di 3 brani indicativo dell’amore del power trio per il metal di fine ’60 inizio ’70, quello di Black Sabbath, Blue Cheer e Budgie. Heavy, doom, stoner e blues si inseguono anche nel nuovo arrivato, tra riff dal sapore vintage, lisergici trip sessantiani, omaggi nemmeno tanto velati (come nel caso di Devil got my woman, tributo a Skip James) e la dote di trasportare l’ascoltatore in un’epoca oramai lontanissima ma ancora carica di fascino. Di seguito il link per acquistare l’album, distribuito per ora solo digitalmente. https://criptablue.bandcamp.com/album/rather-with-the-devil (Luigi Cattaneo)

sabato 25 marzo 2023

DIEGO BANCHERO TRIO, Live at L'angelo Azzurro 15 Aprile 2023

Diego Banchero ( degli storici Il Segno del Comando) inizia un nuovo percorso come solista.

Nasce il Diego Banchero Trio!

Il bassista e compositore de Il Segno del Comando annuncia l’avvio di un nuovo percorso come solista. Un percorso che procederà parallelamente agli altri progetti nei quali è attualmente impegnato.
Il prossimo 15 aprile 2023 presso L’Angelo Azzurro di Genova si terrà la prima data del “Diego Banchero Trio”, una formazione con la quale Diego proporrà delle versioni riarrangiate di brani scritti nel corso della sua carriera discografica iniziata circa 26 anni fa. Nella stessa serata calcheranno il palco del noto locale genovese anche i fiorentini Old Bridge.


Faranno parte del nuovo progetto di Diego anche due fedeli compagni con i quali egli ha condiviso mille avventure: Roberto Lucanato alle chitarre e Fernando Cherchi alla batteria.
Le influenze che hanno caratterizzato, nel corso degli anni, l’approccio compositivo di Diego saranno tutte presenti nel sound di questa band e i brani verranno proposti in una versione strumentale in cui ci sarà molto spazio per l’improvvisazione. Si può dire che tale progetto proporrà una sorta di fusion dalle tinte scure e progressive.



MASSIMO PIERETTI, A new beginning (2022)

 

Primo lavoro per Massimo Pieretti, disco nato durante la pandemia causata dal Covid 19 e concept autobiografico diviso in tre capitoli che si sviluppa attorno ad esperienze di vita e problematiche personali. Un nuovo inizio, A new beginning per l’appunto, in cui Pieretti si è buttato anima e corpo, ha messo tutto sé stesso sfornando un debutto caldo e corposo, ricco di suggestioni, sia quando sviluppato attorno a temi di natura pop rock, sia quando la sua musica si fa immaginifica e velatamente cinematografica, sia quando viene citato il progressive, sempre tenendo a mente l’importanza basilare della forma canzone. Una fusione che regge anche grazie alla cura messa dall’autore nell’arrangiamento e alla scelta dei tantissimi musicisti coinvolti (troppi per citarli tutti), basti pensare alla presenza di Raymond Francis Weston Jr degli Echolyn, Gianni Pieri degli Agorà, Lorenzo Cortoni dei Road Syndicate e Kate Nord, ma tutti gli interpreti che troviamo su A new beginning risultano davvero di grandissimo livello, confermando come il nostrano underground sia spesso fautore di idee e capacità. Massimo con la forza della determinazione e autoproducendosi totalmente l’album ha dato vita ad un piccolo gioiellino, fatto di classe e raffinatezza sparsa a piene mani, in un esordio corale e pieno di pathos. (Luigi Cattaneo) 

Ai seguenti link è possibile acquistare la versione in vinile del disco e quella in CD 

https://wall.cdclick-europe.com/projects/A_New_Beginning_vinyl

https://wall.cdclick-europe.com/projects/A_New_Beginning

Things to live and to die for (Video)



venerdì 24 marzo 2023

VINCENZO GRIECO & THE EXOPLANETS, Outer space (2022)

 

Secondo lavoro per Vincenzo Grieco (sempre per la lungimirante Red Cat) dopo Misleading lights of town del 2019, chitarrista e compositore innamorato dell’hard rock ma che non disdegna brillanti incursioni nel grunge, nel crossover e persino nel blues (si esibisce spesso in un tributo a Hendrix e Stevie Ray Vaughan). L’ultimo Outer space è stato registrato da Grieco insieme agli Exoplanets (Giulio Giancristofaro voce e basso, Piero Pierantozzi batteria) ed è l’emanazione della personalità del leader, che in 40 minuti spazia con sicurezza tra generi, toccando l’hard raffinato dei Mr. Big, il grunge targato Stone Temple Pilots, il funky dei Red Hot Chili Peppers e l’alternative degli Incubus, attraverso pezzi ben sviluppati e ottimamente suonati come Assault troops, The temple o Morning sun, esempi di un disco godibile per tutta la sua durata. (Luigi Cattaneo)

The temple (Video)



giovedì 23 marzo 2023

KHA!, Ghoulish Sex Tape (2023)

 


Primo e fulminante full (anche se per la breve durata, 25 minuti circa, potremmo parlare di Ep) per i milanesi Kha!, trio che ha plasmato la propria proposta lungo coordinate post punk e noise, un lavoro dai connotati ansiogeni anche per via di testi che raccontano di malattie mentali, sfruttamento e paranoie. Le immagini nero pece di Ghoulish Sex Tape sono accompagnate dalla frenesia dissonante della band, che si muove tra distorsioni infuocate (Wise souls) e malsani rallentamenti (My only love), violenza punk (Travelers) e psicotiche nevrosi (Piles of warm feelings), firmando un debutto (anche se è giusto segnalare l’ep Dismantled del 2020) sinistro e claustrofobico. (Luigi Cattaneo)

domenica 19 marzo 2023

ANDREA VERCESI, The little match girl (2022)

 

Sullo sfondo della piccola fiammiferaia raccontata nella fiaba del danese Hans Christian Andersen si muove il nuovo lavoro di Andrea Vercesi (voce, chitarra, basso, tastiere, percussioni), autore legatissimo al mondo incantato dei Jethro Tull, aspetto che non viene meno nemmeno in questo The little match girl. La natura acustica della sua musica e il forte spirito settantiano che vive tra i solchi dei suoi album risultano elementi cardine della semantica di Andrea, ed eccezione non fa il concept qui presentato, come spiega lo stesso autore. I testi sono una mia rielaborazione dell’originale, ma non ho voluto travisare troppo la favola, dando però spazio al suo significato profondo. In sintesi, l'ho pensato come un lavoro concettuale, quasi come se fosse un musical. Per quanto riguarda gli aspetti meramente musicali, ho cercato di sottolineare i momenti di pathos presenti nella storia accentuando certe trame sonore. Arrangiamenti curati e misurati, folk, prog, elementi essenziali di un disco dove la band di Ian Anderson c’è ma non imprigiona l’arte di Vercesi, aiutato da Susanna Lecce (voce) e Sergio Ponti (batteria), bravi nel sostenere gli spunti tenui proposti ma anche le puntate in territori maggiormente rock, per un risultato complessivo godibile e piacevole all’ascolto. (Luigi Cattaneo)

The little match girl (Video)



sabato 18 marzo 2023

SEDDOK, Geometrie Nere (2022)

 

Curioso concept strumentale ispirato alle opere del pittore veneziano Emilio Vedova quello proposto dai Seddok, progetto molto particolare messo in piedi da A.T. La Morte (basso), Marco Nepi (chitarra) e Enzo P. Zeder (synth, batteria), autori di un debutto eclettico e dagli oscuri contorni. L’inquietudine che emerge dal già significativo packaging della versione CD prende forma sin dalle prime note, sinistri rumori che ci immergono in un mondo fatto di doom, porzioni heavy, scariche elettroniche e frangenti rituali, un episodio dal sapore introduttivo che costituisce la mappa concettuale dell’album, che prosegue nella seconda lunga traccia un percorso fatto di suggestioni ombrose, progressive e Zeuhl. Il terzo atto parte carico di groove, una micidiale soundtrack dove si concentrano capacità creative e doti tecniche, un magma libero di fluire tra sospiri grevi e folate schizoidi. Il quarto movimento conferma l’impressione emersa già dalla scelta del monicker, che credo voglia omaggiare un lontano horror di Anton Giulio Majano, ossia innescare un ponte tra le atmosfere che riuscivano a creare compositori come Frizzi, Ferrio, Rizzati, Tommasi o Montanari, e il prog settantiano, senza dimenticare le esperienze pregresse di Zeder con Kotiomkin, Hogzilla e Salmagundi, band sempre sul confine tra stoner e psichedelia. La bonus track è una piccola perla, ossia la reinterpretazione di Nascita di una dittatura di Gianni Marchetti, sigla dell’omonima trasmissione del 1972 condotta da Sergio Zavoli, una versione marziale e soffocante, epitaffio di un lavoro tenebroso, cupo e affascinante. (Luigi Cattaneo)

0104 (Video)



venerdì 17 marzo 2023

REUTER MOTZER GROHOWSKI, Bleed (2022)

 


Torna il trio formato da Markus Reuter (touch guitar, loop), Tim Motzer (chitarre, elettronica, loop) e Kenny Grohowski (batteria, percussioni) dopo Shapeshifters del 2020, musicisti che hanno da subito trovato chimica e intesa, fondamentali quando si danno alle stampe dischi come questo Bleed, concepito sullo sfondo della Hudson Valley grazie ad una nuova intuizione di Leonardo Pavkovic, eminenza grigia della Moonjune Records (Motzer e Grohowski protagonisti insieme anche nei Pakt). Una session di studio totalmente improvvisata, dove le trame di Reuter e Motzer sono sostenute dal folle lavoro di Grohoski, una libertà esecutiva che viene contrappuntata dalle orchestrazioni di hammond, mellotron e rhodes e che non conosce paletti di sorta. Un magma dove la spinta propulsiva del batterista è base concettuale su cui poggiarsi e dare sfogo alla propria creatività, come si evince da brani colossali come Oracle chamber o Monolith, esempi di punta di uno dei migliori lavori degli ultimi anni dell’etichetta, sempre attenta quando c’è da proporre con coraggio novità in ambito avanguardistico. (Luigi Cattaneo)

martedì 14 marzo 2023

MARIO IOB, Wars for nothing (2021)

 


Bellissima scoperta questo Wars for nothing di Mario Iob, cantautore dalla voce graffiante che flirta con il blues e il rock, capace di spaziare tra momenti di grande raffinatezza compositiva ad altri dove prevale la voglia di battagliare, insieme a Cristina Sybell Spadotto (chitarra elettrica), Jvan Moda (chitarra acustica), Angela Panzarella (basso) e Ermes Ghirardini (batteria), spina dorsale di un lavoro estremamente convincente. Il canto di Iob non può lasciare indifferenti, crocevia di rimandi, dal Mark Lanegan solista all’oscura verve di Nick Cave, passando per il Man in Black per eccellenza Johnny Cash e il nostrano folksinger Romano Graziani, ma alla fine la differenza la fanno un pugno di brani che entrano nell’anima con il passare degli ascolti. È innegabile che Hopes become holes, arricchita dal tocco percussivo di Ivano Contardo, We are those, dove oltre a Contardo troviamo la tromba di Mirko Cisilino, o Holocaust of simple being (ancora marchiata da interventi fiatistici ad hoc), siano attimi di pura magia, all’interno di un contesto complessivo di alto livello, che può ricondurre, soprattutto per spirito, alle avventure in solitaria di Eddie Vedder. (Luigi Cattaneo)

Holocaust of simple being (Video)



lunedì 13 marzo 2023

LEO CARNICELLA, Super-Sargasso Sea (2022)

 


Super-Sargasso Sea è l’album d’esordio di Leo Carnicella, tastierista e cantante italo-venezuelano che ha riversato nel suo debutto la grande passione per il progressive rock dei ’70, insieme al monumentale Tony Franklin al basso e all’ottimo Jan-Vincent Velazco (Pendragon, Gus G) alla batteria, più una serie di ospiti di prestigio (completa il quadro il packaging ben curato). Sin dall’iniziale The place where lost things go difatti Carnicella si avvale della collaborazione di special guest di valore, nel caso specifico abbiamo Thomas Krampl alla chitarra e Alexis Peńa alla voce, che ben si amalgamano alle melodie create dalla penna di Leo, che sviluppa trame sì codificate ma sempre di un certo fascino. Un pregevole avvio bissato dall’altrettanto godibile ed espressiva Conundrum, in cui troviamo la chitarra di Beledo, bravissimo interprete dello strumento (da queste pagine abbiamo analizzato i suoi Dreamland mechanism e Seriously deep), colora il brano di psichedelia floydiana attraverso l’avvincente interplay con le tastiere di Carnicella e una sezione ritmica brillante. Non particolarmente esaltante la ballata Tell your mom I’m not coming home, salvata in calcio d’angolo dal lavoro proprio di Beledo, presente anche nella discreta Balance, mentre la suite The place where lost minds go è l’apice creativo dell’album, anche per la partecipazione di Martine Barre, chitarrista dei Jethro Tull, che si cala perfettamente nel contesto epico della traccia, sinuosa negli arrangiamenti alla Camel, sinfonica, immaginifica e jazzata come da tradizione del genere, costruita con perizia e una certa tensione. Chiude una ghost track ambient eccessivamente lunga che non aggiunge nulla ad un’opera che mostra sicuramente le doti di Carnicella, anche quelle ancora inespresse, perché oltre a momenti davvero ben fatti ce ne sono altri non particolarmente coinvolgenti, un peccato veniale che non intacca un primo passo molto gradevole. (Luigi Cattaneo)

martedì 7 marzo 2023

MIKE BERTOLI'S AVATAR. The giant within (2023)

 

Esordio per il progetto Mike Bertoli’s Avatar, chitarrista già in forza negli Astras (un ep e un disco pubblicati) che torna con The giant within a proporre musica originale dopo un periodo di pausa. Il concept si sviluppa anche attorno alla presenza di ospiti importanti (impossibile elencarli tutti), che hanno donato un grande contributo per la riuscita del lavoro, 35 minuti di hard & heavy dalle tinte classiche ma imparentato anche con il thrash metal dei Megadeth e il progressive, quello dei poco decantati Elegy, meno esasperato e maggiormente finalizzato alla forma canzone. Tears of blood è l’inizio carico di groove dell’album, con Roberto Della Frera dei Love Machine alla voce e Luca Sellitto degli Stamina alla chitarra, mentre in Devil’s bridge dietro il microfono troviamo Jacopo Mascagni degli Hot Cherry, ugualmente convincente, anche perché la scrittura di Bertoli è solida e alimentata da un certo gusto. Valley of death si avvale di Goran Edman, pezzo da novanta della scena metal, conosciuto soprattutto per i suoi trascorsi con Yngwie Malmsteen, perfetto nell’assecondare le azzeccate melodie composte, prima dell’apparizione di Ian Perry proprio degli Elegy in The protagonist’s game e A sense of freedom (pezzo arricchito dalla chitarra di Nicolas Pandolfi degli EchoTime), due tra i momenti migliori di The giant within. Il metal prog di Learning from the past (ottimo Della Frera) e quello più venato di power di Alive again e I won, complice la prestazione vocale di Val Shieldon dei nostrani Twilight Zone, chiudono un debutto di qualità. (Luigi Cattaneo)

Tears of blood (Video)



lunedì 6 marzo 2023

COLLETTIVO CASUALE, Aria (2021)

 

Trio tutt’altro che improvvisato (e casuale) quello del Collettivo Casuale, formato da Konrad (voce e chitarra acustica, ex Hype e Radiolondra), Piero Filoni (chitarra, voce, programmazioni, già con i Sopracultura) e Diana Rossi (voce, percussioni), artisti che si sono incontrati durante una data di Konrad per presentare Luce (ne parlammo proprio da queste pagine) e hanno iniziato a lavorare ad Aria, uscito nel 2021 su etichetta Music Force ed inciso insieme ad una serie di ospiti tra cui Guido Paolo Longo (fisarmonica) e Zita Petho (violino). Pop, folk e cantautorato si ritrovano a braccetto in un lavoro versatile, a cavallo tra tradizione italiana e spirito internazionale, ne sono esempio brani come My little thing, che guarda agli Stati Uniti dei ’70, Giuly, una dichiarazione d’amore al country, e Fabrizio, legata ad un contesto sonoro tutto nostro. Tra ballate malinconiche, West Coast e spunti radiofonici, il Collettivo Casuale ha dato vita ad un primo passo gradevole e di sicura presa, soprattutto per gli amanti di certe sognanti sonorità. (Luigi Cattaneo)

Going away (Video)



domenica 5 marzo 2023

BIR TAWIL, In between (2021)

 


Uscito nel 2021, In between è il risultato dell’incontro tra Carlo H. Natoli (chitarra e mandola tenore, elettronica, voce) e Dario De Filippo (percussioni), insieme sotto il monicker Bir Tawil (è un'area lungo il confine tra Egitto e Sudan, che non è reclamata da nessuno dei due paesi, in cui vivono meno di mille persone), un ensemble allargato (sono della partita Cesare Basile, Hafid Bidari, Julie Mèlina Macaire-Ettabaȃ e Baptiste Bouquin) che guarda all’Africa e alla Sicilia, tra percussioni, strumenti a corda elettrificati, elettronica, campionamenti, desert rock, folk, blues e world music. La migrazione come risorsa e il racconto di miscrostorie quotidiane forgiano un lavoro di ricerca, in cui la componente etnica si interseca con la cultura europea, una fusione che dà vita ad un percorso di contaminazione avvincente e dal forte impatto culturale. Basile si muove agile tra ‘ngoni (strumento a corde africano), synth e organo nell’ottima My heart as a crown, Bidari presta la sua voce e si dedica al guembri (strumento a corde pizzicate) nell’ipnotica Season of men, perfetta Macaire-Ettabaȃ nella bellissima Southern wind, mentre il clarinetto di Bouquin tratteggia la particolare Lu libbru de li ‘nfami, chiusura di un disco entusiasmante in ogni sua componente. (Luigi Cattaneo)




venerdì 3 marzo 2023

MADNESS AT HOME, Shoelace (2022)

 


Nati nel 2019, i Madness at home si distinguono per un approccio grunge piuttosto evidente, quello di fine anni ’80 inizio ‘90, primigenio e noisy, punk e con un’attitudine sporca, distorta e infarcita di post hardcore, elementi che ritroviamo nell’ottimo Shoelace (dopo l’ep omonimo del 2020). Il trio, formato da Pietro Zaccari (voce, chitarra), Andrea De Cave (basso) e Giulio Calamarà (batteria), sforna un lavoro abrasivo e dai cupi contorni, dove emerge netta la rabbia e la necessità di comunicare, espedienti fondamentali di brani come Blue dye suicide, Waste e Bench, capitoli cardine di un disco solido e coinvolgente, che i nostalgici dei primi Nirvana e dei Melvins non potranno che amare. (Luigi Cattaneo)

Cellulloid hill (Video)



BRIDGEND, Einder (2022)

 

Terzo e ultimo capitolo della trilogia iniziata con Rebis (2016) e proseguita con Rajas (2020), Einder dei Bridgend è davvero un ponte tra le due uscite precedenti, con elementi che rimandano ad entrambi i capitoli e suggellano una storia ricca di atmosfera e suggestioni. Andrea Zacchia (chitarra), Leonardo Rivola (synth), Massimo Bambi (batteria) e Dario Piccioni (basso) decidono di porre fine al progetto (a meno di ripensamenti) con un vinile bellissimo anche graficamente, in bilico tra progressive e post, sempre raffinato ed elegante. Uno sguardo sui ’70 senza rimanerne intrappolati, la P.F.M. c’è ma anche Goodbye, Kings e Godspeed You! Black Emperor, a partire dall’iniziale Sattva, piena di pathos e di melodie efficaci in odore di soundtrack. Ogni notte vive su un crescendo perfetto, che ci conduce al finale del lato A, L’interprete sublime, maggiormente psichedelica e floydiana. Il lato B è occupato dalla suite La fine del ponte, monumentale episodio dove emergono tutte le influenze del quartetto e le ottime doti sia tecniche che soprattutto di scrittura, rifinita e attenta al dettaglio, elementi che hanno contraddistinto un percorso in crescita che speriamo non si interrompa sul più bello. (Luigi Cattaneo)

Full Album