mercoledì 23 febbraio 2022

VISIONOIR, The second coming (2021)

 

Secondo album per Visionoir, one man band di Alessandro Sicur, eclettico polistrumentista di cui abbiamo già parlato ai tempi dell’uscita di The waving flame of oblivion nel 2017. The second coming, pubblicato a settembre 2021, è un concentrato di prog metal e avant, un disco studiato nei minimi particolari che sembra guardare ai Voivod e ai vari progetti di Devin Townsend, un crossover d’intenti funzionale alle idee tutt’altro che scontate di Alessandro, che ha oramai trovato una propria via espressiva dopo oltre 20 anni di attività. La creatività del friuliano esplode nelle trame articolate di The snooping shadow, The vulture eye e No more, con Alessandro Seravalle dei Garden Wall alla voce, nome tutelare e di culto quando si parla di avant-prog in Italia, ma anche l’iniziale Lost in a maze e la validissima Breathless (entrambe cantate da Fabio Vogrig) sono esemplari momenti di un lavoro carico di fascino. La suggestiva title track e la strumentale Horror Vacui, marchiate dal sax dell’ottima Clarissa Durizzotto, sono altri memorabili episodi di un album dove progressive, metal ed elettronica si incontrano in modo naturale, un concentrato di tecnica e soluzioni che confermano la crescita compositiva di Sicur e del suo progetto. (Luigi Cattaneo)

The second coming (Video)



martedì 22 febbraio 2022

MASSIMILIANO ROLFF, Gershwin on air-Porgy, Bess and Beyond (2021)

 

Nuovo lavoro per Massimiliano Rolff, che avevamo lasciato nel 2018 con Home feeling, album brillante che ottenne parecchi consensi nel circuito jazz. Ora il contrabbassista sceglie la strada dell’omaggio con Gershwin on air-Porgy, Bess and Beyond, registrato insieme a Tommaso Perazzo al piano e Antonio Fusco alla batteria, ottimi interpreti di un disco che oltre al jazz guarda alle trame classiche e orchestrali del compositore di Un americano a Parigi, Porgy and Bess e Rapsodia in blue. Confrontarsi con autori del genere non è mai semplice, ma Rolff è riuscito, attraverso arrangiamenti magistrali, a tributare alcuni episodi memorabili della carriera dello statunitense senza cadere nel banale e nello scontato. Le varie anime di Gershwin vengono ben interpretate dal trio, sia nella prima parte (Suite from Porgy and Bess), sia nella seconda, dove spiccano brani come Love walked in o But not for me, esempi lungimiranti della fluidità d’azione della proposta e dell’interplay tra le ritmiche sviluppate e il raffinato apporto di Perazzo, che svolge un ruolo importantissimo nell’economia complessiva dell’opera. La forza dell’album sta anche in questo, nella capacità di bilanciare gli interventi, un lavoro di squadra che produce coralità, al netto di interventi solistici di altissimo livello. L’interpretazione di questi colossi, che hanno segnato un’epoca, risulta rispettosa ma personale, frutto di approfondito studio e passione, di idee e intuito, un giusto tributo verso chi ha indelebilmente segnato la musica del ‘900. (Luigi Cattaneo)

But not for me (Video)



lunedì 21 febbraio 2022

LETA, Condemned to flames (2021)

 

Esordio assoluto per i Leta, oscura band salentina formata da Ilario Suppressa (chitarra, synth e theremin, già con Witchfield e Hopesend), Giacomo Albanese (voce dei Serial Vice e nel progetto Onirica), Gabriele Tarantino (basso) e Damiano Rielli (batterista anche con Ghost of Mary, Maysnow e La Resistenza), che con Condemned to flames hanno dato vita ad un lavoro sostanzioso e davvero ben scritto. L’iniziale Whispers in the darkness, tra i primi pezzi scritti dalla band, presenta alcune caratteristiche del loro sound, tra stoner, doom ed heavy, una partenza che mette in mostra la validità delle idee e un alone di buio che non ci lascerà per tutta la durata dell’album. Già la seguente Reality ha un approccio più psichedelico e settantiano, con lunghe parti strumentali (a cui partecipa Tiberio Pati con le sue percussioni) che profumano di blues rock hendrixiano, per quella che è una delle composizioni maggiormente elaborate e intense del disco. Un oscuro riff introduce My moon, che mette insieme atmosfere doom, impatto heavy e cura melodica, altro brano molto lungo che tradisce la tendenza progressive della materia, arricchito notevolmente da due membri dei grandi L’impero delle Ombre, ossia John Goldfinch alla voce e Andrea Cardellino alla chitarra, senza dimenticare le note del piano del bravissimo Gabriele Leslie Saracino. Davvero un ottimo momento, che lascia spazio alla più tirata title track, un hard rock che chiama in causa Deep Purple e Uriah Heep e che, oltre a Saracino alle tastiere, vede Daniele Rini (Maysnow, Ghost of Mary, Silvered) alla voce. Nessun’alba è puro metal in italiano, accostabile a Strana Officina e Vanadium ma anche ai contemporanei Silenzio Profondo e vede la presenza dell’ex Hopesend Marco Minosa alla chitarra (per gli amanti del thrash old school da segnalare il loro Bloody, Twilight … and Other Visions) prima della conclusiva Liquid Specter, ottimo finale rarefatto dal forte sapore psych con tanto di formazione allargata (Pati, Saracino ma anche Luigi Bruno dei Muffx alla chitarra). (Luigi Cattaneo)

Whispers in the darkness (Video)



giovedì 17 febbraio 2022

TALÈA, Tales (2021)

 

Ep d’esordio per Talèa, progetto di Cecilia Quaranta, artista che guarda al folk internazionale di icone come Joan Baez e Joni Mitchell, leggende che non hanno bisogno di presentazioni. Tales non è però solo celebrazione degli anni 60/70, ma ha una propria freschezza, una vivacità che nasce anche dal suo soggiorno in Scozia e Irlanda, dove Cecilia si esibiva in strada e nei pub, armata di voce e chitarra. La collaborazione con Marco Olivotto (basso, chitarra, tastiere e arrangiatore dei brani) risulta fondamentale per dare vita ad episodi brillanti come Riding home e Song in the dark, o più rock e strutturati come Dancing mind. Le felici intuizioni folk di Nathan e Burden chiudono un primo passo molto gradevole. (Luigi Cattaneo)

Song in the dark (Video)



domenica 13 febbraio 2022

SPLENDIDULA, Somnus (2021)

 

Terzo disco per gli Splendidula, gruppo belga formato da Kristien (voce), David (chitarra), Peter (basso), Pieter (chitarra e voce) e Joachim (batteria e synth), che ripropone una collaudata miscela di doom, psichedelia e sludge. L’uso delle due voci caratterizza fortemente lo stile della band, che evoca fantasmi nell’iniziale Somnia, ottima per calarci subito nelle atmosfere dark dell’album, con il cantato di Kristien in primo piano ben supportato da incastri doomy e pulsioni psichedeliche dal sapore floydiano. Un inizio davvero stupendo, stratificato e completo, che ci conduce alla seguente Void, maggiormente violenta e giocata sul contrasto tra growl e clean vocals, prima di Incubus, che parte soffusa, complice la scelta di un inaspettato recitativo, spazzato via dalle aggressive trame vocali di Pieter, che acuiscono il senso di disagio emanato dall’ensemble. L’incedere drammatico e solenne di Oculus lascia poi campo alla pesante Drocht, dalle atmosfere decisamente cupe, mentre la conclusiva When God Comes Down si muove tra inquietudine e malinconia, un crescendo emotivo che si tinge di post metal progressivo e che conferma l’attitudine del quintetto di Genk nel cercare di amalgamare influenze e background, un crossover di stili estremamente interessante che sta marcando il percorso della band. (Luigi Cattaneo)

Somnia (Video)



lunedì 7 febbraio 2022

QIRSH, Aspera Tempora parte 1 (2020)

 

Terzo disco per i Qirsh (nuovamente per Lizard Records), un concept sul tema della paura che accentua il lato progressivo della proposta, con brani strutturati e piuttosto lunghi, eco della stagione settantiana dove kraut e psichedelia andavano a braccetto e si sposavano con atmosfere ora più classiche, ora dal sapore cantautorale. Elementi che ritroviamo coesi in questo Aspera Tempora parte 1, un lavoro impegnativo, dove Andrea Torello (basso), Daniele Olia (chitarra, tastiere e voce), Leonardo Digilio (tastiere), Marco Fazio (batteria), Michele Torello (chitarra), Pasquale Aricò (voce) e Giulio Mondo (batteria), hanno dato prova di versatilità, prediligendo una  propensione psichedelica che non fa altro che accentuare una certa sospensione onirica insita nella tematica sviluppata dalla accurata narrazione. L’iniziale Rumors, con i suoi 18 minuti dice già tutto, una suite intrisa di sinfonismo e dark prog, in un’alternanza emotiva che trova nella voce straniante di Aricò e negli sviluppi strumentali il meglio di un lavoro che sa sussurrare e colpire, tra momenti immaginifici e lampi kraut. Il pianoforte apre Aer gravis, che ben presto diviene suono spaziale e psichedelico, con l’elettronica elemento vibrante nell’inquieto tessuto orchestrato dai liguri, mentre la wave fa capolino nelle note di Quel momento, brano particolarissimo e piuttosto interessante. Più snelle Hurt e Anansi, con ottimi fraseggi strumentali dark e progressivi, mood da colonna sonora e visioni di pop sinfonico. Chiude il disco Oremus, tra Rocchi e Camisasca, che ipnotizza lungo dodici minuti ricchi di suggestioni mistiche e ancestrali, una preghiera che sfocia nella ghost track successiva, proseguimento naturale e consolidamento di un disco maturo e di grande fascino. (Luigi Cattaneo)

Rumors (Live Video)






sabato 5 febbraio 2022

PAOLO BRAGAGLIA & GANZFELD FREQUENCY TEST, The man from the lab (2021)

 


Attivo nella scena new wave marchigiana con Tzar’s Revox e 3B Unite, Paolo Bragaglia è un compositore che ha spesso esplorato e ricercato universi sonori che ponessero la musica in sintonia con l’immagine in movimento, costante della sua carriera nelle soundtrack, nella danza, nel teatro, nelle gallerie d’arte. Autore di ben sette dischi, ha collaborato con personaggi significativi come Mauro Pagani, Howie B, Robert Lippok, ed è inoltre fondatore del Museo del synth marchigiano, dedicato agli strumenti elettronici vintage realizzati nella sua regione d’origine. The man from the lab, pubblicato sul finire del 2021 dalla Minus Habens Records e realizzato insieme alla coppia di producer Ganzfeld Frequency Test, è un concept elettronico, la colonna sonora di una serie televisiva mai prodotta, ambientata nei ’70 in un laboratorio di biologia sperimentale nel quale un virus sconosciuto arriva dal futuro per mano di un corriere misterioso. I fantasmi dell’attuale situazione mondiale vengono evocati attraverso suoni che rimandano a Cabaret Voltaire e John Foxx, ma anche ai nostrani e contemporanei Gabriele Gasparotti e Raf Briganti, con un uso molto esteso di synth analogici, che hanno il merito di ispessire la trama della storia e di catapultarci in un buco temporale dagli inquietanti risvolti. Esempio lampante è l’iniziale atmosfera di Monkey, prima di The mixture e dell’ipnotica title track, episodi legatissimi alle soundtrack, mentre Black Swan è l’unico momento cantato e tributa proprio il Foxx di Metamatic. Maggiormente incalzante è Rabbit’s run, plumbea la successiva Bat, che lascia poi spazio alla frenesia di Stirrers, un’alternanza che ci porta all’evocativa Dust, sintesi della desolazione e dello smarrimento della narrazione del racconto. La chiusura di Dawn of the mouse conferma la visione cupa di Bragaglia, che conclude il disco evocando le prime luci dell’alba che riflettono sui macchinari e sulle gabbie di un topo da laboratorio. (Luigi Cattaneo)


martedì 1 febbraio 2022

ARACHNES, A new day (2021)

 

Curiosa la storia di questo A new day dei nostrani Arachnes (Frank Caruso alla chitarra, Enzo Caruso alla voce, alle tastiere, all’hammond e al piano, Gabry Baroni al basso e Stefano Caironi alla batteria), uscito nel 2011 solo in formato digitale e pubblicato a distanza di dieci anni in CD dalla Music for the Masses, etichetta nobile nell’investire con dedizione sulle band italiane. L’album fu accolto molto bene da critica e fan e meritava una riedizione che gli rendesse giustizia, vista la bontà di una scaletta robusta e con diversi passaggi di valore. Tutto il disco è un susseguirsi di progressive metal epico, hard rock e power, potente e melodico, figlio di una band che ha esordito nel lontano 1997, anni in cui vennero fuori in Italia realtà importanti come Eldritch, Labyrinth e DGM, gruppi con cui gli Arachnes condividono sound e influenze. Da segnalare, soprattutto per chi aspettava da tempo un operazione di questo tipo, anche la presenza di una bonus track delicata e piena di pathos, First of all, chiusura di una ristampa imperdibile per i fan della band dei fratelli Caruso. (Luigi Cattaneo)

Promo Trailer