lunedì 27 settembre 2021

RAF BRIGANTI, Brani da approdo per viaggiatori inesperti (2021)

 

Uscito a maggio di quest’anno, Brani da approdo per viaggiatori inesperti, è un lavoro autoprodotto di Raf Briganti, esploratore di suoni che si muove tra elettronica, drone, ambient e soundtracking. Il viaggio rappresentato dal musicista alterna passaggi lievi con altri più disturbanti, una sorta di concept legato da suoni ricorrenti ma da scenari differenti, in cui chi ascolta diviene egli stesso protagonista di una musica che fa dell’immaginazione suggerita un punto di forza primario. E in questo Briganti non fa eccezione, fine costruttore di visioni, sulla scia di quel Gabriele Gasparotti che abbiamo imparato a conoscere in questi anni per le sue ottime uscite discografiche. La pubblicazione del disco tramite la Daily Delivered Drones fa il resto, un sostegno in più per un autore che è riuscito a creare un lavoro sincero e attento al dettaglio, e che mi sento di consigliare a tutti gli amanti di queste particolari sonorità. (Luigi Cattaneo)

Visita al santuario (Video)



venerdì 24 settembre 2021

WENDY?!, In the temple of feedback (2021)

 


Quarto disco per i Wendy?!, band formata nel 2008 da Lorenzo Canevacci (ex chitarrista del gruppo hardcore Bloody Riot), che torna a distanza di 4 anni dal precedente Idols & Gods. L’urgenza e la voglia di usare il rock per comunicare le storture della società sono immutate rispetto al passato, e Lorenzo, diviso tra voce, chitarra e armonica, insieme a Alessandro Ressa (chitarra ritmica), Paola Altobelli (basso) e Luca Calabrò (batteria), sputa fuori trenta minuti istintivi, lontani dalle mode del momento, una sana libertà di espressione che rimuove steccati e barriere. Senza stravolgere un sound collaudato, In the temple of feedback mostra attitudine e compattezza, ritmiche solide su cui si muovono le chitarre di Canevacci e Ressa, che danno il meglio in pezzi pieni di furore come The king of mud o Rock these ancient ruins. Non sono da meno il garage di TNMA e la più cadenzata Spider girl, così come colpisce la melodia semplice di What did you get e la delicata atmosfera di Song for Johnny, epitaffio dall’anima folk di un ritorno più che apprezzabile. (Luigi Cattaneo)


giovedì 23 settembre 2021

EUG IOMMI & THE MINIMAL, Classic of changes

 


Disco solista per Eug Iommi, cantante dei Lightpole, band di cui abbiamo parlato diverse volte da queste pagine, che qui abbandona temporaneamente il gruppo madre per farsi accompagnare da Bart Ortuso (pianoforte) e Claudio Marc (elettronica). Classic of changes si muove tra cantautorato, alternative ed elettronica, un mondo che Eug conosce molto bene e che non fatica a riportare nella sua musica, sia quando guarda verso l’estero (Slow fandango ma anche la cover di Jeff Buckley All flowers in time bend towards the sun), sia quando sviluppa temi legati all’italico pop (Piccoli dosi). L’atmosfera minimal aiuta le composizioni del trio, intime e sospese, con Iommi sicuro interprete di brani dove le note sono pesate con una certa attenzione e gli sviluppi sonori sono spesso caratterizzati dal lavoro di Ortuso. Potete acquistare l’album su https://eugiommi.bandcamp.com/album/classic-of-changes , dove è possibile trovare tutta la produzione artistica dell’autore marchigiano. (Luigi Cattaneo)

GRANDVAL, Descendu sur terre (2020)

 

Dopo A ciel ouvert del 2016, tornano i francesi Grandval con Descendu sur terre, album uscito l’anno scorso che vede la formazione guidata da Henri Vaugrand (voce, basso, chitarra, tastiere) completata da Olivier Bonneau (tastiere, chitarra), Jean Baptiste Itier (batterista dei Nemo), Jean Pierre Louveton (chitarra, mellotron già con Nemo, JPL e Wolfspring) e una serie di abili chitarristi (Christophe Chalancon, Steph Honde degli Hollywood Monsters e dei Now or Never, Kevin Serra dei Quantum Legacy, Raffaele Spanetta degli Old Rock City Orchestra). Il concept, un intrigante viaggio sul rapporto tra uomo e natura, è una lunga partitura di prog psichedelico, che guarda ai Genesis ma anche alla scena attuale, complici i diversi ospiti citati, che sono stati bravissimi nel colorare con la loro personalità le undici tracce del disco. La brillante scrittura di Vaugrand risulta equilibrata e funzionale al racconto messo in campo, e la lunghezza del prodotto, circa 70 minuti, con il passare degli ascolti diviene sempre più familiare, anche per via di una discreta variabilità delle soluzioni trovate dalla band. Nella tradizione del prog d’oltralpe di Ange, Mona Lisa, Asia Minor e Carpe Diem, ma con uno sguardo sul contemporaneo, Descendu sur terre sprigiona sin da subito la magnificenza del prog sinfonico con l’introduzione strumentale di Exondation, con la chitarra di Honde che tratteggia scenari di classica bellezza, un bel biglietto da visita che spalanca le porte alla lunga Un nouveau destin, 9 minuti in cui anche il nostrano Spanetta si rende protagonista di una prova maiuscola. La brillante melodia della title track e il folk progressivo di La vie, pourtant, la vie (con l’apprezzabile coppia Louveton-Chalancon) sono altre due perle di questo lavoro, che si chiude con la rivisitazione di La maison de Men-Taa, brano tratto da Rock Puzzle dei monumentali Atoll, altra band che ha influenzato la musica di Vaugrand e Bonneau, nonché ideale finale di un album elegante e raffinato, per una formazione che vedrei bene nella prossima edizione del festival prog di Veruno. (Luigi Cattaneo)

Un nouveau destin (Video)



mercoledì 22 settembre 2021

ELM, The wait (2020)

 


The wait è il secondo album degli Elm, un concentrato di noise, sludge e stoner che ricorda The Jesus Lizard, Fugazi e Melvins, una cupezza di fondo che trova vita grazie a riff spessi e ritmiche poderose, una furia strutturale che viene mitigata da effluvi bluesy, spore psichedeliche e bagliori melodici, che trasportano l’aggressione brutale verso lidi oscuri e atmosfere tetre. Il risultato finale è un allucinato trip di tensione (Kingsnake e 44), blues rurale (la bellissima Hellhound) e progressioni indiavolate (la lunga e memorabile Son), con il calore dell’analogico che diviene valore aggiunto di un songwriting teso, vibrante, che fa di questo ritorno un lavoro assolutamente gustoso per gli amanti del genere. Di seguito il link per poter ascoltare e acquistare il disco https://elmcult.bandcamp.com/album/the-wait (Luigi Cattaneo)


domenica 19 settembre 2021

TALINKA, Rainbow over Kolonaki (2020)

 

Uscito ad inizio 2020, Rainbow over Kolonaki segna il ritorno dei Talinka, quartetto formato da Yaron Stavi (contrabbasso), Jenny Bliss Bennet (viola, violino e voce), Tali Atzmon (voce e ukulele) e Gilad Atzmon (sax, chitarra, clarinetto e fisarmonica), a cui vanno aggiunti Ross Stanley al piano e Billy Pod alle percussioni e alla batteria). World e jazz si inseguono lungo dieci tracce evocative e brillanti, dove il pathos si respira sin dalle iniziali note della title track, a cui fanno seguito la cinematografica If I should lose you e il traditional She moved through the fair. La scelta di guardare al passato è supportata dalla forte personalità dei musicisti, eccellenti nell’omaggiare il Frank Sinatra di I’m a fool to want you, ma anche di guardare alla tradizione del folk inglese in Greensleeves e Scarborough fair. Anche le trame inedite di Perdita e Time runs out spostano i confini da cui attingere, una profondità di vedute che trova conferma in When Apollo smiles e nella conclusiva I’ll be seeing you, immaginifico finale di un disco sofisticato e raffinato. (Luigi Cattaneo)

Time runs out (Video)



martedì 14 settembre 2021

INTERVISTE PROGRESSIVE, Gli Ikitan presentano Live at Forte Geremia



Dopo la pubblicazione di Twenty Twenty arriva ora Live at Forte Geremia, un video dal forte impatto scenico. Com’è nata l’idea alla base del progetto?


Inizialmente la voglia era quella di suonare la nostra Twenty-Twenty semplicemente dal nostro studio poi, come spesso succede, la cosa ci è sfuggita di mano e invece che starcene al calduccio nella nostra zona comfort abbiamo deciso di portare tutto in cima al Turchino, monte alle spalle di Genova, trovando in Forte Geremia un luogo perfetto per fare sentire e “vedere” la nostra musica.

Una volta che abbiamo deciso di realizzare quello che a tutti gli effetti può essere considerato il nostro primo concerto all’aperto, non possiamo non citare gli Yawning Man, col loro recente Live at the Giant Rock, come grande fonte di ispirazione.

Un generator party stile ligure: niente deserto in favore di un paesaggio mare e monti.

Il video è stato realizzato in una giornata (domenica 7 marzo) dove, a quota 819 m slm, siamo scesi fino a 5° C, e le riprese sono state effettuate da Squeasy Film.


La suite di 20 minuti del vostro ep e del live in questione ha al suo interno tante sfaccettature. C’è un background comune e in che genere vi rispecchiate maggiormente?


Una delle cose che ci tiene più uniti è sicuramente la bio-diversità che c’è all’interno del gruppo. Una delle nostre regole auree è quella di non imporre un determinato stile o genere a nessuno, i nostri brani vengono fuori da ore e ore di jam session dove ciascuno mette dentro il proprio background e il proprio gusto… fortuna che siamo solo in tre.

Luca (chitarra) e Frik Et (basso) hanno suonato insieme per tanti anni e hanno un background tendente a grunge e stoner rock, e avevano intenzione di spingersi maggiormente in direzione post-rock, continuando a fare a meno del cantato.

Con l’ingresso di Enrico dietro le pelli, la musica degli IKITAN diventa un calderone di tutte le nostre influenze, sempre in chiave strumentale, con l’aggiunta di elementi prog e heavy.


Quanto è importante per una band come la vostra l’aspetto live?


L’essenza del tipo di musica che proponiamo risiede anche nei volumi alti e nelle vibrazioni che solo live si possono trasmettere, purtroppo essendoci formati nel 2019, poco prima dell’avvento dell’era COVID, non abbiamo avuto occasione di suonare davanti ad un pubblico. 

A oggi abbiamo registrato Live at Forte Geremia, un live un po’ anomalo, e abbiamo partecipato a un concerto in streaming a Genova … in un teatro vuoto (La Claque, per la precisione)! Per cui la “vera” dimensione live, come la intendevamo tutti quanti prima del COVID, per noi è ancora un’incognita.

Fremiamo dalla voglia di fare stage diving insomma!


Dopo diversi mesi dall’uscita del primo ep che considerazioni potete fare?


Il fatto di essere qui a parlare con te e con chi ci legge, ed essere considerati dalla stampa specializzata anche in altri Paesi, beh questo supera di gran lunga qualsiasi nostra aspettativa.

Abbiamo creato la nostra musica senza farci troppe domande, entrando in saletta e dando libero sfogo alla nostra fantasia. Da queste lunghe jam session è nato Twenty-Twenty, che è stato promosso partendo da zero, senza che avessimo presenza sui social o senza un solo live alle spalle.

Essere riusciti a creare qualcosa che a modo suo possiamo definire unico ed essere riusciti a farlo conoscere in giro è già qualcosa di straordinario.

Tutto ciò ci stupisce e rende orgogliosi ogni giorno, per cui non possiamo fare altro che ringraziare chiunque ci abbia voluto dare una possibilità, e… continuare a suonare!


Che progetti avete per l’immediato futuro della band?


Stiamo suonando e lavorando su parecchio materiale nuovo per dare forma ad altri brani e probabilmente ne verrà fuori un disco.

Allo stesso tempo, ci stiamo preparando per suonare dal vivo.

Stay tuned!

Live at Forte Geremia (Official Video)





ROVESCIO DELLA MEDAGLIA, in uscita La Bibbia - 50th Anniversary

 


Jolly Roger Records è orgogliosa di annunciare che "La Bibbia - 50th Anniversary" del Rovescio della Medaglia, album che celebra i 50 anni (!) del debutto della prog band romana, uscira' il 29 Ottobre. Il disco sarà disponibile nei formati Cd (con 3 bonus tracks in inglese), Lp (prime 100 copie in vinile argento) e digitale.

Uscito nel 1971, "La Bibbia" valse alla band l'appellativo di "Black Sabbath italiani" e per gli appassionati del genere può essere considerato il primo album di Hard Rock italiano con il suo originale sound granitico, oscuro e potente grazie anche alle qualità tecniche dei musicisti.
Il disco è stato completamente risuonato e gode di nuovi arrangiamenti. La line-up del disco è la seguente: Enzo Vita (Chitarra), Andrea Castelli (Basso), Nicola Costanti (Voce e Tastiere), Davide Pepi (Chitarra), Marco Pisaneschi (Batteria).

La Bibbia vendette subito 10 mila copie e la Rca fu soddisfatta. La critica di allora era dubbiosa per non dire negativa, abituata alle “canzoni” del tempo…forse non si aspettava una cosa del genere ma noi eravamo il Rovescio della Medaglia, non seguivamo mode…ed ancora oggi è cosi. (Enzo Vita)

"Con sul piatto La Bibbia del Rovescio della Medaglia fu amore al primo ascolto. Non ci potevo credere, un suono cosi' crudo e forte da un gruppo italiano non si era mai sentito, senza tastiere, proprio come i Led Zeppelin e Black Sabbath che adoravo" (Andrea Castelli)


Questa la tracklist:
NOTHINGNESS (IL NULLA)
LA CREAZIONE
L'AMMONIMENTO
SODOMA X Y
IL GIUDIZIO
THE GREAT FLOOD (IL DILUVIO)
THE CREATION (Cd Bonus Track)
THE WARNING (Cd Bonus Track)
JUDGEMENT DAY (Cd Bonus Track)


Preordini ed informazioni:
https://www.jollyrogerstore.com/release.php?id=109



sabato 11 settembre 2021

IN-SIDE, Life (2020)

 


Uscito nel 2020 sempre per Andromeda Relix, Life è il secondo album degli In-Side, band di cui avevamo parlato ai tempi del debutto e che torna davvero in forma, suggellando con un disco molto valido un periodo dove probabilmente la creatività a raggiunto livelli ragguardevoli. Il quintetto composto da Saal Richmond (tastiere e synth), Beppe Jago Careddu (voce), Abramo De Cillis (chitarra), Gianni Cuccureddu (basso) e Marzio Francone (batteria) si muove con cura lungo i binari di un A.O.R. muscolare e raffinato, sin dall’iniziale doppietta formata dalla title track e da Trapped in a memory, dove non manca qualche riferimento al prog, che non guasta e finisce per donare maggiori sfumature al sound complessivo. Lo spirito ottantiano della band permea I remember e No hell, brani che confermano l’approccio melodico dei piemontesi e le ampie doti individuali di cui sono in possesso, un easy listening tutt’altro che banale, viste le sfumature di colore dell’ottima Save your mind e della successiva Made of stars, brillante esempio dello stile portato avanti dalla band. Le conclusive Test my love e Eyes don’t lie si muovono tra classicità e impulso rock, completando di fatto 45 minuti dove le atmosfere rimandano ai Toto, ai Work of Art e ai Fortune, un concentrato maturo che attinge non solo dall’A.O.R. ma anche dal pump rock, dall’hard rock e dal progressive, per un risultato finale fresco e altamente godibile. (Luigi Cattaneo)


giovedì 9 settembre 2021

ALBERT MARSHALL, Beautiful nightmare (2021)

 

Secondo album per Albert Marshall, ex chitarrista degli Altair e attualmente membro degli ottimi Ardityon, dopo il già validissimo Speakeasy. Il nuovo Beautiful nightmare è un lavoro interamente strumentale, in cui il veneto ha registrato, oltre tutte le parti di chitarra, anche quelle di basso e batteria (programmata), lungo poco più di 30 minuti in cui si ritrovano le influenze di Steve Vai, Joe Satriani e Yngwie Malmsteen. Black rooster mette in luce da subito l’approccio hard & heavy di Marshall, At the gates mostra come la musica del chitarrista possa risultare fruibile anche a chi è meno avvezzo a certe sonorità, così come The Mogway song, altra traccia densa di pathos e brio. La sognante Little rainbow è una dedica piuttosto emozionale, prima dell’omaggio a Vai con Angry monkey e della sperimentale Ice cream, un momento anomalo che lascia poi il campo alla potentissima Charmander’s nightmare. La brillante Ugly motherfunker e la cavalcata hard di Armored warfare chiudono un disco estremamente godibile e consigliato in special modo agli amanti della chitarra heavy. (Luigi Cattaneo)

Black rooster (Video)



mercoledì 8 settembre 2021

STICK MEN, Owari (2020)

 


Nuova incarnazione del progetto Stick Men, ideato nel 2009 da Tony Levin (basso) e Pat Mastelotto (batteria), giunge nel 2020 alla pubblicazione di Owari, disco tra i più interessanti e ragguardevoli della loro produzione, che vede attualmente il duo accompagnato da Markus Reuter alla touch guitar e la novità Gary Husband alle tastiere (nel curriculum collaborazioni con Allan Holdsworth, John MaLaughlin e Jack Bruce). Il live, registrato al Blue Note di Nagoya, in Giappone, è testimonianza di un tour bloccato da subito a causa dell’emergenza sanitaria legata al Covid, ed è un vero peccato vista la qualità del disco in questione. L’enorme quartetto, riunito grazie alla sempre efficiente Moonjune Records, sviluppa con risultati spesso encomiabili l’esibizione (basti ascoltare le ottime Cusp e Level 5) ma è tutto Owari a testimoniare l’ennesimo documento della forza creativa della band, che ha sempre fatto sfoggio, oltre che di tecnica, di idee variegate che costituiscono l’ossatura di composizioni tanto intricate quanto suggestive. La monumentale performance del gruppo si snoda tra frangenti atmosferici (Hajime), spirali progressive (la dark Prog Noir, la classica Larks’ Tongues in Aspic, Part II) e attitudine sperimentale (The end of the tour, bonus di ben 16 minuti e la title track), marchio indelebile di una band in costante mutamento e che farà tappa in Italia, a Veruno (insieme a David Cross) il 30 ottobre di quest’anno. (Luigi Cattaneo)

giovedì 2 settembre 2021

DUSAN JEVTOVIC, If you see me (2020)

 


Uscito nel 2020, If you see me è il quinto album di Dusan Jevtovic, chitarrista che abbiamo conosciuto in questi anni non solo per i suoi lavori da solista ma anche per le collaborazioni con fuoriclasse come Vasil Hadzimaniv e Xavi Reija, batterista con cui ha condiviso il duo Xadu. L’entusiasmo di questa nuova pubblicazione, registrata live allo studio La Casa Murada, è condiviso con Markus Reuter (touch guitars), Bernat Hernandez (basso fretless), Gary Husband (batteria) e Aleksandar Petrov (tapan, un tradizionale tamburo macedone), quintetto che mostra subito un approccio vigoroso e creativo, sin dalle prime note di Walking seven. La spinta world di Babe si scontra con pulsanti strutture prog rock, una complessità mutevole che è specchio del percorso di Dusan, compositore, arrangiatore e produttore della sua arte. La notturna e inquieta Blue anticipa If you see me again, brano suggestivo e piuttosto strutturato, mentre Something in between appare più aggressiva e discordante. Once ocho ricorda il progetto Stick Men di Tony Levin, in una memorabile fusione tra jazz ed etnica, prima dell’impeccabile Si Pooro? e della breve Ending, che chiude l’ennesimo ottimo lavoro del musicista serbo. (Luigi Cattaneo)


mercoledì 1 settembre 2021

FROZEN FARMER, Things to share (2021)

 

Tornano i Frozen Farmer dopo ben sette anni, band formata da Francesco Scalise (voce e banjo), Mattia Rizzato (hammond, wurlitzer e synth), Sebastiano Rizzato (chitarra), Valter Violini (basso) e Giordano Rizzato (batteria), che con Things to share confermano l’amore per il folk cantautorale americano. Passione che emerge da subito, con la delicata The lights, prima di For someone e Crossing (quest’ultima vede la partecipazione dell’ottimo Tim Sparks alla chitarra), brani che si ascoltano con gradevolezza e che mostrano un songwriting maturo e una certa attenzione per arrangiamenti raffinati e curati. Young man e The shore vivono di una narrativa davvero cara al folk made in USA, Run e Fly guardano alla tradizione ma con un piede nel contemporaneo, mentre in John Lee torna la chitarra di Sparks. Anche i restanti brani mostrano come la band si muova con sicurezza lungo binari conosciuti, che il gruppo maneggia con la giusta attitudine e una conoscenza palese della materia folkeggiante. Sicuramente un ritorno piacevole questo dei Frozen Farmer, che confermano quanto era già emerso di buono nelle precedenti produzioni, complice una scrittura sempre più centrata e una voglia di divertirsi che appare palese e contagiosa. (Luigi Cattaneo)

The shore (Video)



PINHDAR, Parallel (2021)

 

Registrato durante il lockdown causato dall’epidemia di Covid 19, Parallel è il secondo album dei Pinhdar, duo formato da Cecilia Miradoli e Max Tarenzi (entrambi già con i Nomoredolls), che qui si è avvalso della co-produzione di Howie B, produttore scozzese che nel corso della sua carriera ha lavorato con Bjork, Massive Attack, Tricky, tutti artisti a cui il lavoro della band pare guardare con una certa curiosità. Le affinità con il trip hop, l’elettronica e la vena sperimentale dei musicisti citati si evince sin dall’iniziale Anacreonte, pezzo che ci conduce nel mondo sonoro dei milanesi, velato di dark e sottile malinconia. Consideriamo questo album la nostra creazione artistica più autentica e sofferta. I suoi testi e le sue atmosfere, infatti, sono nati per salvarci dalle drammatiche vicende anche individuali che abbiamo affrontato durante un 2020 a dir poco surreale. Quando lo abbiamo terminato, con un forte senso di claustrofobia ancora addosso, abbiamo deciso di farlo volare fuori, lontano da tutto ciò, e di mettere quindi la nostra musica in mano a uno dei nostri produttori preferiti. Ecco così che abbiamo provato a contattare Howie B: non speravamo in una risposta, ma la risposta è stata rapida ed entusiastica. Howie B, alla fine, non solo ha mixato i brani ma ha addirittura contribuito alla produzione del disco con le sue manipolazioni sonore e la sua immensa vibe. Le parole del duo spiegano come si sia arrivati a Parallel, fusione di suoni dove anche il dream pop e lo showgaze trovano parte, bilanciando conturbanti strutture di cupa eleganza e raffinati attimi wave, un approccio che splende in ottimi momenti come la title track o Glass soul.  Non mancano riferimenti ai Portishead e alla produzione della 4AD, come avviene in Corri e nell’irrequieta Too late, prima della psichedelia di Atoms and dust e della notturna ballata Hidden wonders. La lunga The hour of now chiude un album crepuscolare e di grande fascino. (Luigi Cattaneo)

Parallel (Video)