Fantacoscienza
è
il nuovo album di Fabrizio Tavernelli, eclettico artista emiliano con alle
spalle esperienze interessanti con Acid Folk Alleanza (chi non li ha mai
ascoltati li recuperi), Duozero, Groove Safari e Babel (giusto per citarne
alcune). Il suo terzo disco solista è forse il momento più ambizioso della
carriera, un lavoro che esplora i parallelismi tra il cosmo e la coscienza
umana in maniera intensa e intelligente, rifacendosi anche a realtà culturali
significative quali l’ideatore del neologismo Fantacoscienza, il critico
cinematografico Callisto Cosulich che lo coniò per Solaris di Tarkovsij ma anche a 2001
Odissea nello spazio di Kubrick e le opere letterarie di Dick, Ballard e
Vonnegut. Visioni che hanno influenzato Tavernelli, curioso esploratore diviso
tra macrocosmo e microcosmo e che segue idealmente Nomade psichico degli Acid Folk Alleanza e il precedente solista Volare basso. Il suo spirito crossover
anima anche questo come back, una contaminazione equilibrata tra indie, rock,
alternative, folk, psichedelia e pop cantautorale. Tavernelli omaggia in
partenza Kolosimo (Peter, un
fantarcheologo paleo-ufologo), racconta Il
raggio della morte dell’appuntato Franco Marconi con impeto rock e un
saggio uso del clavicembalo, lo stesso mood che ritroviamo in Fauni, dove però è presente l’ipnotico
moog. Distorta Gestalt è il tormento
della percezione, potente e dal piglio elettro-rock, Hollow Baobab fa rivivere con una piccola sinfonia di wurlitzer,
hammond e mellotron le leggende del Deserto del Kalahari, mentre la title track
è una delicata ballata con tanto di rhodes e tromba. Sentita e più minimale è Il tradimento, piuttosto immediate e con
un certo fascino pop Infinite
combinazioni e I miei amici.
Tavernelli con Fantacoscienza dimostra
di avere ancora da dire dopo decenni di attività, condensando in un unico
platter alcuni dei momenti fondamentali della sua avventura musicale. (Luigi
Cattaneo)
Distorta Gestalt (Video)