Avevamo lasciato Freddy
Delirio nel 2012, anno dell’uscita di Journey,
album dove le sue tastiere troneggiavano senza eguali, strumento che lo ha reso
celebre per la sua militanza nei decani Death SS (ma non bisogna dimenticare
gli H.A.R.E.M., band di cui è leader e fondatore storico). Il nuovo The cross, uscito per Black Widow sotto
il monicker Freddy Delirio and The Phantoms, è un viaggio gotico in mondi
sconosciuti, dove la paura diviene qualcosa di concreto, lungo sentieri brumosi
e atavici, una colonna sonora dove il dark e l’horror rock incontrano il
progressive, una fusione non lontanissima da quanto fatto proprio nel gruppo di
Steve Sylvester. L’esperienza trentennale di Freddy emerge con classe assoluta,
in quello che rimane un progetto totalmente solista (Delirio suona tutti gli
strumenti, oltre che cantare), seppure non mancano alcuni ospiti lungo il
disco. Difatti già nell’ottima doppietta iniziale, Frozen planets, Guardian
angel, abbiamo Francis Thorn alla chitarra, per due pezzi massicci che
profumano di Death SS. L’orrore si impadronisce di Inside the castle, con tanto di solo di chitarra di Lucky Balsamo,
presente anche nell’angoscia palpabile di in The circle, mentre nella greve In
the fog le sei corde sono ad appannaggio di Vincent Phibes (presente in Mad Messiah di Steve Sylvester, del
lontano 1998). Il leader dei Death SS fa la sua apparizione in The new order (insieme a Balsamo), il
prog metal strumentale è la cornice di Afterlife,
oscura come la successiva In the forest
(dove invece troviamo Thorn). Ci avviciniamo alla conclusione dapprima con la
tenebrosa Liquid neon e poi con la
tetra Cold areas, seppure la vera
oscurità si tocca con The ancient
monastery, suprema fusione tra prog e dark, che omaggia i maestri di un genere
immortale e ancora oggi meravigliosamente inquietante. (Luigi Cattaneo)
In the fog (Video)