domenica 30 ottobre 2022

NONNON, L'inganno di un mondo ideale (2019)

 

Uscito nel 2019, L’inganno di un mondo ideale segnava l’esordio dei Nonnon (in Invito a una decapitazione di Nabokov i nonnon sono piccole pietre, corpi orrendi che riflessi in giusti specchi mostrano bellezza e felicità), band formata da Domenico Peluchetti (voce, chitarra), Luigi Viani (voce, pianoforte, tastiera, fender rhodes), Dario Gubbiotti (tastiera, synth, fender rhodes), Paolo Ghirardelli (chitarra, basso), Alec Gardini (basso) e Roberto Pittet (batteria, percussioni, ukulele). Attivi dal 2006, i bresciani si presentano con un lavoro intriso di folk cantautorale, un piccolo gioiellino della scena indipendente italiana, che al netto del menefreghismo generale, riesce a sfornare lavori brillanti e meritevoli di una certa attenzione. Le storie narrate dal gruppo sanno emozionare anche attraverso un’attenzione testuale non indifferente, che sembra guardare alla scuola dei grandi cantautori italiani, racconti per immagini suggestive ed evocative, merito pure di arrangiamenti raffinati ed estremamente curati. Le melodie struggenti di Nina, il crudo realismo folk di Abdouka e il crescendo di Le buone maniere sono solo alcuni degli episodi di un disco ispirato e di grande valore artistico e sociale. (Luigi Cattaneo)

Nina (Official Video)



mercoledì 26 ottobre 2022

JANUS, Al maestrale (1978)

 

Caso raro di band nata all’interno dei movimenti politici di destra, gli Janus di Mario Ladich (oltre al batterista non si conoscono i nomi dei musicisti che hanno partecipato alla registrazione di Al maestrale) soffrirono parecchio per emergere nel panorama progressivo dei ’70, cosa che effettivamente non fecero mai, salvo poi essere riscoperti decenni dopo con la rivalutazione di quel periodo storico. Materia per completisti insomma, o per curiosi che vogliono capire se la colpa fu tutta dei giovani della sinistra italiana, che organizzavano festival e concerti, o se la qualità complessiva degli Janus era pochina. 



Noi come Janus eravamo un gruppo progressive rock, sia per i testi, sia per le musiche, sia per le grafiche. Unico nostro difetto, che ci portò a una completa emarginazione, era quello di essere chiaramente orientati politicamente a destra. Praticamente non c’era differenza d’ascolto tra noi e qualche altro gruppo non etichettato o etichettato a sinistra, ma la nostra appartenenza a una determinata area politica ci portò ad essere completamente emarginati nel mercato italiano, mentre invece in Giappone il disco uscì normalmente nei negozi (Fonte Mario Ladich a Eventi Pop. Anni ’70: quelli della contestazione. Rai 2 maggio 2004. Rock Map di Riccardo Storti, Aereostella 2009). 

An Adro è la gradevole introduzione di folk celtico giocata sull’interplay tra piano e flauto, mentre Al maestrale mostra una spinta più hard, dominata dal ruolo della chitarra, seppure permangono parti di flauto a sostegno di una voce a dir poco aspra e mai del tutto convincente. Trotto è una breve traccia strumentale per flauto e percussioni, che confluisce in Il ritorno del cavaliere nero, distorta e greve, prima di Il fuoco e la spada, che posta a metà del disco mostra l’intenzione di Ladich di confrontarsi anche con qualcosa di maggiormente strutturato, seppure il risultato non è eccelso. La brevissima Neapolis anticipa Manifestazione non autorizzata, che si muove sul confine con il punk, e King of the fairies, un piacevole strumentale che nelle intenzioni compositive cerca di avvicinarsi a band enormi come Balletto di Bronzo e Biglietto per l’inferno. Tempo di vittoria è l’inno che chiude il lavoro, purtroppo inficiato da una registrazione davvero poco professionale, aspetto che emerge sovente tra le trame del disco. In conclusione si può affermare che l’idea di fondere hard, progressive e folk nel 1978 era già prassi e gli Janus non emersero da quella scena probabilmente anche per questo (e non solo per motivi ideologici, che a dirla tutta sembrano decisamente meno significativi di quanto affermi Ladich). L’essere arrivati in ritardo rispetto alla grande esplosione del genere non diede la notorietà pure ad altre realtà dell’epoca, basti pensare alla Locande delle Fate e al loro bellissimo e decisamente più meritevole Forse le lucciole non si amano più del 1977. 



La prima stampa dell’album, uscita in mille copie, è praticamente introvabile, anche perché buona parte bruciarono nell’incendio di una libreria dove si trovavano, e negli anni è stato ristampato alcune volte su formati diversi (Mc, Cd, Lp), di cui l’ultima in vinile nel 2012 da Extremocidente e Rupe Tarpea. Quest’ultima ha addirittura pubblicato un tributo agli Janus (comprensivo di due inediti del 1981) e un ep 33 giri, Lo nero metallo nostro, che presenta tre brani suonati live al Campo Hobbit del 1977 (manifestazioni del MSI di cui si tennero 4 edizioni tra il 77 e il 1981). (Luigi Cattaneo)



MEMENTO WALTZ, Antithesis of time (2010)

 

Ci sono e ci sono state realtà italiane che hanno raccolto molto meno di quanto effettivamente meritassero, e i Memento Waltz sono una di queste. Tendenzialmente le recensioni che appaiono sul blog guardano all’attualità ma sporadicamente lo sguardo volge al passato, recente o remoto che sia, per riscoprire album o rivalutare band dimenticate negli anni. Ci ha pensato la Jolly Roger Records nel 2015 a presentare ad un pubblico un po' più ampio i sardi, andando a ristampare Antithesis of time del 2010 e Division by Zero del 2013. Il gruppo formato da Gabriele Maciocco (batteria), Marco Piu (voce), Livio Poier (chitarra) e Giuseppe Deiana (basso), esordì ufficialmente con un ep, Overcoming del 2004, per poi pubblicare questo Antithesis of time, che diede loro l’opportunità di suonare con Symphony X, Redemption e Mekong Delta al Prog Power Europe del 2011. Progressive, psichedelia, variazioni jazz, metal, il tutto combinato in un misterioso calderone dai toni oscuri, dove incontriamo gli Abstrakt Algebra di Leif Edling, gli Spiral Architect e i mai troppo tributati Watchtower, fondamentali per lo sviluppo del genere (il loro primo disco, Energetic disassembly, è del lontano 1985). La classe del quartetto non è legata solo al virtuosismo, quanto alla capacità di creare strutture intricate e affascinanti, un susseguirsi di immagini che si solidificano attraverso tempi dispari, pause e sospensioni. Una band di cui si sono perse le tracce ma che avrebbe dovuto conquistare davvero maggiori riconoscimenti. (Luigi Cattaneo)

Through the spiral rise (Video)



sabato 22 ottobre 2022

MARK YSAYE, Back to Avalon (2021)

 

Mark Ysaye è il primo artista internazionale a firmare con la nostrana Vrec, label da sempre attentissima a quanto succede sul territorio nazionale, ed è una novità non banale, vista la caratura del personaggio, membro degli storici Machiavel, prog band del Belgio il cui esordio risale al 1976. Back to Avalon si allontana dalle sonorità del gruppo madre e guarda al folk e al rock classico, senza dimenticare genuine reminiscenze bluesy, ben amalgamate da una formazione completata da Marcus Weymare (Alain Pire Experience, Fish on Friday) alla batteria, Christophe Pons alla chitarra (anche lui nei Machiavel) e Loris Tils al basso. La voce di Mark si erge a protagonista di un lavoro dinamico e suggestivo, che passa dalla trascinante What I deserve alla cover degli Eagles di Bitter creek, per poi toccare vette di eleganza in Sing for everything e Back to Avalon, impreziosite dal piano di Hervè Borbè. Completa l’album un episodio che risale al 1982, Song for A, uno strumentale in linea con i gusti e i suoni del periodo. (Luigi Cattaneo)

Back to Avalon (Video)



venerdì 21 ottobre 2022

SIYLIT, Disinformation paradox (2021)

Secondo full per i Siylit (al suo interno membri di Arthemis e di Sickbed, due ottime realtà del nostro underground), che firmano con questo Disinformation Paradox (uscito nel 2021 per Volcano Records) un disco che unisce thrash, crossover e core, tra Machine Head, Sepultura, Pantera e Korn. Un calderone potente e ricco di groove, arricchito da un suono praticamente perfetto, molto curato e professionale, figlio anche del lavoro svolto ai Rogue Studios di Londra. L’impianto generale è assolutamente intrigante, con i riff serrati dei chitarristi Matteo Ballottari e Andrea Franzoni e le ritmiche solide del duo formato da Matteo Galbier al basso e Paolo Perazzani alla batteria, che sostengono la prova di Christian Ambrosi, vocalist capace di passare da momenti di furia ad altri maggiormente ponderati. L’alternanza di fraseggi brutali e oscuri, con altri decisamente melodici, risulta efficace, elementi che si snodano in brani cardine dell’album come Who’s to blame, Hold back time, Right here, right now e la title track, che trattano anche temi tutt’altro che banali. Disinformation paradox conferma la capacità dei veneti di costruire trame convincenti e di tenere alta la tensione per tutto il disco, cosa non da poco visto il genere proposto. (Luigi Cattaneo)

Prophets of hate (Video)



sabato 15 ottobre 2022

NOISE IN MYSELF, Noise in Myself (2022)

 

È sempre piacevole imbattersi in un gruppo giovane e pieno di passione, in questo caso addirittura giovanissimo (diversi membri sono minorenni!) come gli italo-svizzeri Noise in Myself, quintetto formato da Martina Pedrotti (voce e flauto traverso), Enea Maina (chitarra), Leon Sürder (chitarra), Gabriele Palmeri (basso) e Damiano Palmeri (batteria). Hard & Heavy, progressive e alternative rock si intersecano lodevolmente, con uno sguardo a nomi storici come Iron Maiden, Tool ed Alice in Chains, in un insieme d’intenti magari non sempre a fuoco ma decisamente curioso. La band dimostra già di avere idee strutturate e di sostenere con forza la Pedrotti, che cattura con il suo timbro particolare e la contrapposizione tra parlato e cantato, che finisce per acuire il senso di straniamento dei brani più oscuri. Si sviluppano così le atmosfere grevi ed essenzialmente grungy di Spirit of my hand, il crossover di Rise to the occasion dipinge invece un’inquietudine di fondo palpabile, mentre epica e dark è The crying of humanity. Debutto assolutamente interessante e gruppo da tenere d’occhio con attenzione. (Luigi Cattaneo)

Rise to the occasion (Video)



giovedì 13 ottobre 2022

GARY HUSBAND & MARKUS REUTER, Music of our times (2020)

 

Uscito nel 2020, Music of our times, è un lavoro del duo formato da Gary Husband (pianoforte) e Markus Reuter (Live eletronics e Touch guitars), due tra i musicisti più curiosi ed eclettici degli ultimi anni, spesso sostenuti dalla Moonjune Records, etichetta che chi segue il blog sa essere foriera di novità e intraprendenza. Avanguardia e improvvisazione vanno a braccetto e danno vita ad uno sperimentale viaggio ambient, affascinante e fitto di intuizioni, a tratti notevolissimo (Illuminated heart e Across the Azure Blue su tutte), spesso ricco di struggente creatività (Music of our times) e lontanissimo da qualunque forma di music business. Ideato da Leonardo Pavkovic (factotum dell’etichetta) a causa di un tour asiatico rimandato (causa covid) dei due musicisti con gli Stick Men di Tony Levin, l’album venne registrato a Tokyo in piena libertà, un fluire di idee a loro modo uniche, con Reuter perfetto nell’appoggiare con classe e garbo le note eleganti del Fazioli di Husband (Colour of sorrow ne è esempio lampante). L’interplay che emerge è lungimirante, un risultato persino più roseo di quanto ci si potesse attendere viste le premesse, un piccolo gioiello, etereo e delicato, ennesimo disco di valore di interpreti che sono garanzia di qualità e spessore. (Luigi Cattaneo)

Across the Azure Blue (Video)


 

mercoledì 12 ottobre 2022

rOMA, 1982 (2021)

 


Attivo da circa vent’anni, Vincenzo Romano, in arte rOMA (voce e chitarra), ha esordito nel 2017 con Solo posti in piedi in paradiso, un album che mostrava il carattere del progetto, intriso di alternative e indie. Non cambiano le coordinate con questo 1982, dove la musica di Romano guarda ai Rossofuoco di Giorgio Canali, ad alcune soluzioni in odore di Marta sui Tubi e al rock cantautorale di Omar Pedrini, influenze che emergono nei 30 minuti scarsi del disco, tirato e viscerale per quasi tutta la sua durata, con derive punk wave tutt’altro che disprezzabili. La formazione in trio (completata da Nicola Toro alla batteria e Damiano Corrado al basso) ha impresso strutture immediate ma solide, che si adagiano su testi interessanti e sentiti, una miscela che produce ottimi momenti come Spine, Zanzare o la melodica Splendere, tra i migliori episodi di un ritorno brillante e godibile. (Luigi Cattaneo).


domenica 9 ottobre 2022

ERNEST LO, Io so essere macchina (2021)

 

Uscito nel 2021, Io so essere macchina è il primo lavoro di Ernest Lo, pseudonimo di Remo Santilli, artista abruzzese che ha infarcito questo suo esordio di ironia e sarcasmo, elementi che gli sono serviti anche per analizzare la società contemporanea. Potremmo parlare di pop demenziale ma con spunti tutt’altro che farseschi, che si muove sì all’interno della forma canzone pur senza rimanerne schiacciato, con la capacità di guardare sia all’elettronica (il groove di Numeri e l’oscura Errore 404, che vede la partecipazione di Micromega), sia al folk (la sbilenca Talpe ubriache e la gradevole I gatti del borgo), senza dimenticare di essere bonariamente costruito per accattivare (Ssialaè ma anche la ruffiana Ti piace?). Un debutto piacevole, forse non ancora del tutto a fuoco in alcuni passaggi ma sicuramente curioso ed eclettico. (Luigi Cattaneo)

Errore 404 (Video)



martedì 4 ottobre 2022

NEX FERETRUM, Hymns to the black cathedral (2022)

 


Misteriosa e oscura formazione black metal italo-finlandese (con membri di Funeral Oration, Aegrus e … And Oceans) quella dei Nex Feretrum, che debutta senza compromessi con Hymns to the black cathedral, 30 minuti ferali e che non lasciano tregua all’ascoltatore. Un inno oscuro e impenetrabile, schizzato, forgiato dentro riff impazziti e ritmiche velocissime, estremo ma plasmato da attente parti malsanamente melodiche, che rendono l’atmosfera ancora più funesta. Impious bringer of plague, Triumphant light of Lucifer o The cursed soul of night sono episodi che non lasciano spazio all’interpretazione, e chi ha apprezzato in ambito italiano gli ultimi lavori di Stormcrow e XII Arcana non deve lasciarsi sfuggire questa piccola perla nera del nostro underground. (Luigi Cattaneo)