mercoledì 28 agosto 2013

INDELIBLE, Remnants in Red


Un’interessante mistura di suoni provenienti da realtà ben differenti che trovano qui una sintesi ed un equilibrio discretamente soddisfacente. È questo il sunto di Remnants in red dei norvegesi Indelible, un quartetto alla seconda prova discografica dopo un ep d’esordio che spoglia il progressive da cui attinge per rivestirlo di sonorità vicine al goth rock e alla scena new wave più eterea che infiammava gli anni ’80. Quindi siamo ben lontani da un progressive canonico e complesso, pur non abbracciando soluzioni sperimentali e troppo ricercate. Perché in neanche 40 minuti vi è un susseguirsi di emozioni e sensazioni in cui si incrociano i Cocteau Twins di Elizabeth Fraser, i This Mortal Coil e i The 3rd and the Mortal che tentano di andare a braccetto con i Goblin, una delle fonti d’ispirazione del gruppo, più nelle atmosfere create che nei suoni a dire il vero. Una soluzione che prevede un utilizzo accorato dell’accoppiata tastiere-chitarra che invece di prediligere assoli di elevata fattura tecnica si muovono verso orizzonti melodici in cui viene dato un grande peso alla comunicatività. Fraseggi delicati e ricchi di pathos, malinconia a tinte dark di sicura presa e doppia voce dal giusto feeling a sottolineare ulteriormente l’amore verso canoni di intensa drammaticità. Peccato che a momenti molto intensi ce ne siano altri dove il gruppo mostra qualche limite compositivo causato forse anche da un eccessiva monotematicità delle composizioni. Poco male perché il disco è gradevole, mostra una band di buone prospettive ed in grado di creare pregevoli spunti che fan ben sperare per le prossime release. (Luigi Cattaneo)
 
Qui di seguito il link per ascoltare per intero l'album.
 

sabato 24 agosto 2013

IL GIARDINO DEL MAGO, Il Giardino del Mago (2012)


Ep d’esordio totalmente autoprodotto da parte di Il Giardino del Mago, band nata solo nel 2011 dalla volontà dei due tastieristi e anime musicali del progetto, Danilo Sesti e Daniele Vento, dotati interpreti di un ensemble che porta avanti nel modo più suggestivo possibile un discorso avviato ormai più di quarant’anni fa. Con un monicker di questo tipo, esplicito riferimento ad un indimenticabile suite del Banco del Mutuo Soccorso, Il Giardino del Mago si muove lungo quelle coordinate fiabesche e ricche di narrazione e romanticismo che hanno segnato il rock progressivo dei ’70 di cui i ragazzi toscani sono diretta conseguenza. A completare il quadro troviamo il bravo Riccardo Micheli alla voce e i validi Marco Lotti alla chitarra e al basso e Gianmarco Ricciarelli alla batteria. Ritroviamo nei quattro brani presenti sì le atmosfere del Banco ma anche della Premiata Forneria Marconi, soprattutto nelle parti maggiormente melodiche e del Castello di Atlante in quelle più evocative. Il brano che apre l’ep è Jeff il mercante di schiavi che mostra le svariate influenze tratte dai ’70 ma anche una certa capacità di proporre un sound di qualità davvero molto piacevole e una scrittura sicura e non banale. La successiva e strumentale In equilibrio risulta incisiva e denota sicurezza di mezzi da parte del gruppo, in special modo per le efficienti parti di tastiera. Persi in un mare di stelle e Come se non ci fosse un domani risultano molto melodiche e lasciano trapelare una forte attenzione per arrangiamenti di grande gusto e finezza oltre che sottolineare quanto sia affabile la musica di Il Giardino del Mago. Indubbiamente un buon biglietto da visita questo ep di debutto, che ha il merito di segnare una strada, per quanto vintage, lungo la quale la band deve continuare a cimentarsi, perché le doti per raggiungere traguardi più alti ci sono tutte e vanno solo affinate. (Luigi Cattaneo)
 
Jeff il Mercante di Schiavi (Video)


https://www.youtube.com/watch?v=6VU6G24kyHo
 

 
 
              

martedì 20 agosto 2013

VINCENZO RICCA, The Rome Pro(G)ject (2013)

The Rome Pro(g)ject è un lavoro che nasce dalle idee del tastierista cosentino Vincenzo Ricca, una lunga carriera lontano dal progressive (www.vincenzoricca.it) e che solo ora si è deciso a creare un album corale con tantissimi ospiti al seguito di elevata caratura che contribusicono e non poco allo sviluppo delle composizioni qui presenti. Ricca, artista molto dotato sia di tecnica che di feeling, sforna un concept album quasi interamente strumentale che descrive in musica la storia della nascita di Roma, i luoghi, la bellezza dei suoi monumenti. Non semplice riuscire senza la componente testuale a creare qualcosa che riesca a descrivere così bene il fascino della Città Eterna e dei suoi tesori, ma Ricca riesce attraverso l’utilizzo ponderato di grandissimi musicisti nell’impresa di raccontare la grandezza di Roma in maniera convincente. Il disco è un viaggio strumentale solo spezzato dalla voce narrante di Francesco di Giacomo del Banco del Mutuo Soccorso in Prologue e April 21st 753 A.C., in cui appare ben chiaro l’amore per il progressive di matrice settantiana del tastierista. In Over 2000 fountains si viene investiti da una colata prog in cui David Cross con il suo violino ci riporta indietro, verso strutture e pathos che furono di crimsoniana memoria, mentre i Narrow Pass di Mauro Montobbio, chitarrista dalla mano autorevole, insieme ad Elisa Montaldo, Paolo Tixi e Fabio Gremo del Tempio delle Clessidre danno vita ad uno dei brani più riusciti, In and around the Colosseum. Il duo formato da John Hackett al flauto e Nick Magnus alle tastiere firmano un altrettanto convincente Monuments and statues everywhere, così come non è da meno il fratello Steve Hackett nella successiva Down to the domus Area, in cui è protagonista di una prova chitarristica davvero da brividi. Ballata dai toni morbidi è invece Caracalla’s dream, in cui fanno bella mostra il basso del maestro della scena di Canterbury Richard Sinclair (Caravan, Hatfield and the North, Camel) e il flauto di Jerry Cutillo degli Oak, autore davvero di una grande prova. Poteva mancare il sax di David Jackson, ormai sempre più membro aggiunto della scena progressive italiana? Certo che no! E per nostra fortuna il britannico ex Van Der Graaf Generator ci regala un appassionante momento in A Mankind’s Heritage. In Towards the future torna in scena Mauro Montobbio e nella conclusiva The Mouth of Truth ritroviamo Steve Hackett, due tracce in cui si può gustare la classe di questi due maestri della chitarra. Pur soffermandomi sui vari elementi coinvolti nella registrazione di questo piccolo capolavoro vintage (era inevitabile!), è bene sottolineare come Ricca sia davvero un compositore e un arrangiatore sublime e pur non presentando nessunissima novità a livello di scrittura il disco è molto coinvolgente, suonato in maniera perfetta e soprattutto pieno di idee sempre messe a fuoco nel modo giusto. Ricca, come già fatto da Alex Carpani, Tempio delle Clessidre o Coscienza di Zeno, ha il merito non da poco di risultare attuale anche esprimendosi con un linguaggio ampiamente conosciuto e canonizzato (Luigi Cattaneo)
 
Down to the Domus Area (Video)


https://www.youtube.com/watch?v=mZc7rsRTCoc



sabato 17 agosto 2013

Gentle Giant, La Nascita del Mito


I Gentle Giant hanno avuto una carriera che si è sviluppata durante gli anni ’70, attraversati per intero e sono stati spesso accompagnati da una critica musicale attenta nei loro confronti. La loro popolarità però, almeno in patria, è sempre stata modesta e sono stati maggiormente apprezzati in Europa continentale, Italia in testa. Gruppo di culto tra gli esponenti più interessanti e di primo piano di certo progressive colto ed elaborato, così abili nel combinare originalità compositiva e tecnica strumentale. I Gentle Giant ruotavano attorno alle figure dei fratelli Shulman, Phil ai fiati, sax e tromba, nonché voce, Derek, voce solista ma anche bassista e chitarrista e Ray, capace di suonare il violino, il basso e la chitarra. I tre fratelli Shulman iniziano ad avere delle idee sul proprio futuro musicale nel 1963, quando nella natia Portsmouth arrivano i Beatles per un concerto sull’onda del successo di Please Please me. Leggenda vuole che i tre fratelli, provenienti da una famiglia piccolo borghese, si fanno in quattro per acquistare i biglietti. Il concerto è una rivelazione e un paio di anni dopo riescono a mettere in piedi il primo gruppo, gli Howling Wolves proprio sul modello Beatles. Poco dopo si ribattezzano Road Runners R&B, fino a quando non trovano un manager che li convince ad ammorbidire il suono in qualcosa di più leggero e a cambiare ancora una volta il nome in Simon Dupreè & The Big Sound, dove uniscono al pop suoni maggiormente legati alla psichedelia. Siamo nella seconda metà degli anni ’60 e il gruppo va in tournèe con Helen Shapiro e i Beach Boys dopo essere riuscito ad entrate in classifica con il brano Kites. Il gruppo nel 1967 è all’apice del successo inglese, con all’attivo anche un album, Without reservation. Ma la voglia di creare musica più sperimentale spinge nel 1969 due dei tre fratelli Shulman, Derek e Ray, a incidere un particolare 45 giri sotto il nome di Moles, We are the moles, che non arriva nemmeno al numero 20 della classifica. Nel 1969 quindi formano i Gentle Giant ingaggiando Kerry Minnear, abile tastierista e intelligente ricercatore di suoni sintetizzati, capace di sfruttare appieno le ampie possibilità sonore offerte dai nuovi strumenti analogici, Gary Green alla chitarra e Martin Smith alla batteria. Il gruppo da subito scrive pagini memorabili del progressive mondiale con la loro avvincente miscela di rock, jazz e musica classica. La loro proposta era sì caratterizzata da spunti barocchi e atmosfere vagamente fiabesche ma incentrata su composizioni di una certa complessità che fanno emergere le straordinarie capacità tecniche dei musicisti, abilissimi a sfruttare una strumentazione molto ampia e variegata. La musica dei Gentle Giant è riconoscibile in mezzo a tutte le altre nell’ambito del progressive per il suo sound caratteristico, per essere ricca di particolari armonie vocali, per gli incastri difficilissimi tra voce e strumenti, per un accorto lavoro di ricerca armonica che richiedeva davvero grande competenza. L’ambizione dei Gentle Giant era quella di creare musica complessa ma molto melodica, ricca di affinità con la musica barocca soprattutto per l’uso di strumenti insoliti per il rock come il sax, la tromba, il violino, il flauto, il violoncello, abbinati alle immancabili tastiere tipiche dell’era progressiva e da un canto di tipo polifonico. Probabilmente i Gentle Giant sono stati, tra i grandi gruppi del rock sinfonico, coloro che hanno scelto il percorso più tortuoso. (Luigi Cattaneo)
 

Live at Brussels 1974    
 
 

    

venerdì 9 agosto 2013

THUNDER RISING, Thunder Rising (2013)


Le collaborazioni con personaggi di spicco del Rock mondiale risultano a volte armi a doppio taglio. Si crea quell’attesa che non sempre si riesce a ripagare. Oppure si finisce per essere prigionieri di uno special guest, almeno agli occhi e alle orecchie del pubblico. In questo caso la presenza di Mark Boals, cantante che ha prestato la sua voce tra gli altri a Yngwie Malmsteen,ai Royal Hunt, a Uli Jon Roth, poteva essere una mossa pericolosa. Invece i milanesi Thunder Rising eludono il rischio per via di una scrittura sicura, nitida nella sua linearità, forte di certezze che si basano su un hard rock americano venato di AOR e che in taluni casi sfiora il progressive. Ciò avviene anche perché la materia è conosciuta fin troppo bene dai componenti del gruppo in cui spicca la figura di Frank Caruso (Arachnes, String 24) alla chitarra, seguito da affidabili compagni come Corrado Ciceri (Wine Spirit) alla batteria, Gabriele Baroni al basso ed Andy Regoli alla chitarra ritmica. Chiaro che la curiosità di capire in che direzione si muovesse questo nuovo progetto del vulcanico Caruso era parecchia. Il risultato è un lavoro sincero, indubbiamente piacevole anche se non particolarmente originale e talvolta prevedibile. La triade iniziale cattura da subito: Something to believe è in perfetto equilibrio tra melodia e spirito hard, con la voce di Boals sempre ispirata e calda, una sezione ritmica compatta e la coppia Caruso-Regoli splendidamente affiatata. Without you è la classica ballad made in U.S.A. adatta a svolgere il ruolo di apripista, di singolo promozionale, con un chorus che ti entra subito in circolo ed è contrassegnata da una costruzione ritmico-armonica tipica del genere, mentre Love hard, live fast è una speed song dall’incedere sostenuto e molto coinvolgente che mette in luce le buone doti tecniche della band, soprattutto nel solo centrale di Caruso. Il chitarrista si ripete nelle seguenti An Angel Cries, un'altra ballata AOR che si snoda attraverso melodie piuttosto facili che mi hanno ricordato i Toto e Tonight, forse il brano meno riuscito tra i presenti e quello più scontato. Gli ultimi pezzi sono due ottimi strumentali, Hip Hop Blues Inspiration, davvero esemplare nel suo andamento e Flying Over the Road  in cui Caruso si spinge in soli pieni di feeling. Va inoltre segnalata la presenza di Without You in versione acustica, episodio gradevole ma che non aggiunge molto a quanto sinora ascoltato. Tra alti (parecchi) e bassi (decisamente meno) questo esordio vive di passaggi hard (a volte forse troppo tenuti a freno), elementi melodici di grande valenza, orchestrazioni che profumano di prog e una notevole cura in fase di arrangiamento. Inutile dire che Boals regala una prestazione di grande personalità e conferisce maggior lustro ad un album comunque già di per sé positivo. (Luigi Cattaneo)
 
Thunder Rising Promo Album
 
 



giovedì 8 agosto 2013

I Primi Passi dei Giganti del Rock Progressivo


La prima domanda da porsi viene quasi naturale nel momento in cui si cerca di inquadrare un preciso momento storico-musicale… Chi è stato il primo? Anche il rock progressivo non è esente da questa regola. E rimane, come spesso accade, difficilissimo stabilire chi realmente sia stato il creatore di un suono così vasto e stratificato. Quello che però è doveroso fare è rintracciare quelle band che con i loro suoni hanno influenzato tutta la scena progressiva dei ’70 e non solo. La storia del rock progressivo inizia difatti sul finire degli anni ’60 in Inghilterra e successivamente si dipana un po’ in tutta Europa. Con le dovute cautele fu Sgt. Peppers dei Beatles a fungere da spartiacque tra due epoche contigue, efficace nel far sorgere l’idea di una nuova prospettiva musicale che fosse pensata come opera d’arte e non più come un momento di puro disimpegno. I pionieri di questo nuovo corso sono considerati i Procol Harum e i Moody Blues. Nel 1967 Gary Brooker, cantante, tastierista e maggior compositore dei Procol Harum scrive A wither shade of pale (un libero riadattamento dell’ Aria sulla Quarta Corda di J.S. Bach). Il tutto suonato con l’organo hammond darà vita a quello che sarà il maggior successo commerciale del gruppo. Dei Moody Blues è d’obbligo citare Days of future passed (1967), registrato con tanto di orchestra sinfonica e assolutamente determinante per capire il nuovo corso progressivo. Inoltre i Moody Blues pare che siano stati i primi ad utilizzare il mellotron, in quanto il loro tastierista Mike Pinder aveva lavorato per 18 mesi alla Streetly Eletronics, ditta che produceva questo strumento a tastiera. Importante sottolineare come entrambi i gruppi sono stati i primi a miscelare la musica sinfonica con il linguaggio rock. Una miscela che è propria anche di un altro gruppo di fine ’60 guidato dall’estro di Keith Emerson, ossia i Nice, che nei primi 2 album (The Thoughts of Emerlist Davjack del 1967 e Ars Longa Vita Brevis del 1968) proponevano rifacimenti di Sibelius, Bach e Bernstein. Ma oltre a questi tre gruppi bisogna perlomeno citare alcune band che si sono rese protagoniste di dischi essenziali per capire il fenomeno: i Colosseum di Valentyne Suite (1969) in grado di partire dal rock blues (Jon Hiseman e Dick Heckstall Smith suonavano nei Bluesbreakers di John Mayall) per elaborare un linguaggio che non dimentica il jazz e il rock sinfonico di Nice e Procol Harum; difficile non scorgere germi progressivi nei Family, nei Caravan, nei Soft Machine e nei primi Pink Floyd. Ma allora esiste un primo disco progressivo? Probabilmente In the Court of the Crimson King dei King Crimson, è stato l’autentico atto di nascita del prog, in bilico tra Beatles, Moody Blues, improvvisazione, sperimentazione a tinte fosche dettate anche da un uso nuovo del mellotron da parte del leader Robert Fripp. Forse i King Crimson sono stati il gruppo più ambizioso, versatile e camaleontico di tutto il contesto progressivo. Dopo questo lavoro il prog esplode e fino a metà anni ’70 è il genere di riferimento e di maggior espansione del rock. Molti sono i gruppi e tante sono le proposte dalle diverse sfumature che citarle tutte sarebbe impossibile… Mi limito a tre grandi gruppi che già attivi nel 1969 troveranno la loro maturità artistica a partire da inizio ’70: i Genesis che dopo un disco d’esordio ancora acerbo realizzeranno capolavori del genere come Nursery crime e Selling England by the pound, i Van Der Graaf Generator di Peter Hammil, a mio avviso una delle espressioni più moderne del fenomeno e ancora oggi decisamente attuali e gli Yes che dopo un paio di album post-beat troveranno la loro strada a partire dal 1971 con Yes album e i successivi Close to the edge e Fragile. (Luigi Cattaneo)
 
21st Century Schizoid Man (Video)
 
 

 

 

venerdì 2 agosto 2013

CONCERTI DEL MESE, Agosto 2013

Venerdì 2
·PFM Cagliari
·Banco del Mutuo Soccorso Salerno
·Tempio delle Clessidre Finale L. (SV)
·Nohaybandatrio Roma
·Flower Flesh+Cerchio d'Oro Stella (SV)
·Seventh Will Castelgandolfo (Roma)

Sabato 3
·ExProg Festival S. Giovanni Mar. (RN)
·The Magic Box Botteghino (PR)
·Area S. Elpidio a Mare (FM)
·Napoli Centrale Chiostro di Santa Sofia (Benevento)
·Il Pozzo di San Patrizio Piazza dei Parlamenti Polla (SA)
·Alan Sorrenti Mancaversa (Lecce)

Domenica 4
·Newintage Festival Castelgandolfo (RM)
·Lingalad Roverè Veronese (VR)

Lunedì 5
·PFM Paestum (SA)

Martedì 6
·PFM Diamante (CS)
·Roberto Cacciapaglia Ravello (SA)

Mercoledì 7
·Beggar's Farm Viadana (MN)
·PFM Messina
·Sinestesia Piazza Verdi Trieste
·Poil La Motte Chalancon (Francia)

Giovedì 8
·PFM Scoglitti (RG)
·Le Orme Belluno
·Osanna Francavilla al Mare (CH)
·Tony Levin Stick Men Lanciano (CH)
·Plurima Mundi Martina Franca (TA)
·Uli John Roth Glass Cafè (Maglie)

Venerdì 9
·PFM Palazzolo Acreide (SR)
·Odessa Mondavio (PU)
·Electric Epic Ginevra (Svizzera)

Sabato 10
·PFM S. Stefano Camastra (ME)
·Banco del Mutuo Soccorso Roccelletta Borgia (CZ)
·Eldritch Senise (PZ)
·Threshold Gradisca d'Isonzo (GO)
·Vibravoid Osoppo (UD)

Domenica 11
·Newintage Festival Castelgandolfo (RM)
·PropheXy Trambileno (TN)
·Roberto Cacciapaglia Carovigno (BR)
·Il Pozzo di San Patrizio Valva (SA)
·Francesco Bearzatti (Cisternino)

Lunedì 12
·Napoli Centrale Ripalimosani (CB)
·New Goblin Sanremo (IM)
·Enzo Avitabile (Trepuzzi)

Martedì 13
·Estro Nettuno (Roma)

Mercoledì 14
·PFM Casacanditella Abruzzo (CH)
·Banco del Mutuo Soccorso Paestum (SA)

Giovedì 15
·Le Orme Popoli (PE)
·Conqueror Odissea Beach S. Teresa di Riva (ME)

Venerdì 16
·Banco Lido di Tarquinia (VT)

Sabato 17
·Conqueror S. Teresa di Riva (ME)

Lunedì 19
·Agorà Alatri (FR)

Martedì 20
·Conqueror Calatabiano (CT)
·Exploitation Orkestra Galatone (LE)
Mercoledì 21
·PFM Paestum (SA)

Venerdì 23
·Sycamore Age Serre di Rapolano (SI)
·Maniscalco Maldestro Pontassieve (FI)

Sabato 24
·Il Fauno di Marmo Ronchi d. Leg. (GO)
·Odessa Radicofani (SI)
·Memoria Zero Roma
Lunedì 26
·Aldo Tagliapietra Mestre (VE)

Mercoledì 28
·Arturo Stàlteri Ancona

Venerdì 30
·Sycamore Age Arezzo
·Damo Suzuki Network La Spezia
·Napoli Centrale Caulonia (RC)

Sabato 31
·Le Maschere di Clara Lugano (Svizzera)
·Simonetti Horror Project Nettuno (RM)
·Démodé Fagagna (UD)