martedì 29 novembre 2022

CARMELO CALTAGIRONE, Gemini Man (2015)

 


Mi ero già occupato di Carmelo Caltagirone parlando del suo esordio The Iron Man e di Cosa loro, please, terzo disco del chitarrista siciliano. In mezzo questo Gemini Man, che confermava l’attitudine del musicista e la sua voglia di creare in piena solitudine, elementi che finiscono per rendere anche questo lavoro un po' statico e, al netto di qualche attimo più meritorio, poco brillante. Difatti le ritmiche piuttosto piatte e l’assenza di arrangiamenti rifiniti affossano le cose discrete che sovente emergono, anche perché portare avanti un discorso in piena autonomia non è affatto semplice. Si comprende da un attento ascolto come l’autore voglia mantenere una propria libertà individuale, ma questa rischia di divenire un macigno, mentre probabilmente trovare feeling con altri musicisti e far nascere il giusto interplay potrebbe giovare alle idee del siculo. (Luigi Cattaneo)

venerdì 25 novembre 2022

PAOLO VOLPATO, Contro (2020)

 

Uscito nel 2020 per Lizard Records, Contro è l’esordio di Paolo Volpato, abile chitarrista che con questa sua opera prima ha messo insieme fusion, avant prog e jazz rock, un lavoro registrato in compagnia di Roberto Scala (synth), Adrian de Pascale (batteria), Luca Vedova (basso), Michele Gava (contrabbasso), Michele Uliana (clarinetto e sax) e Giacomo Li Volsi (piano), un parterre ricco e che ha costruito un album molto interessante. Prevalentemente strumentale come da tradizione del genere, il disco espone temi affascinanti e molto curati, con la chitarra di Volpato ovviamente protagonista ma ben calata in un contesto complessivo dove il lavoro collettivo pare più importante del singolo, aspetto non di poco conto e su cui verte questo debutto. Appare evidente l’influenza di Allan Holdsworth, soprattutto la sua carriera da solista, ma anche le esperienze con Gong e Soft Machine devono aver segnato lo sviluppo chitarristico di Volpato, un linguaggio che maneggia con grazia e una certa raffinatezza, accostabile anche ad alcuni funamboli di casa Moonjune Records come Tohpati, Mark Wingfield e Dusan Jevtovic. Nelle tensioni vede coinvolto Alessandro Seravalle (Garden Wall, Genoma, Officina Seravalle), che con la sua voce marchia il brano più sperimentale tra i presenti, in Preludio/Contro invece Volpato introduce il primo dei chitarristi ospiti sul lavoro, Frank Pilato, perfetto in questo episodio apripista. Marcello Contu firma un bel solo nell’ottima Ossigeno, mentre troviamo Alessandro Giglioli in GLV, altro momento strutturato sapientemente e decisamente godibile. In definitiva è lecito parlare di un valido esordio, chi ama queste sonorità rimarrà sicuramente soddisfatto dalle doti tecniche e di scrittura di Volpato. (Luigi Cattaneo)

Nelle tensioni (Video)



mercoledì 23 novembre 2022

Gasparotti at Villa Albrizzi Marini

La piccola chiesa all'interno di villa Albrizzi Marini è tutt'ora consacrata e all'interno ci viene svolta la funzione cristiana secondo il rito armeno. 

Il video contiene tre brani (Scorrevole, Pie Jesu Anabasis) intervallati da momenti improvvisativi e documenta parte del concerto per Buchla Music Easel.

Voce, metalli, liquidi, minerali e live electronics che Gabriele Gasparotti ha portato per l'Italia dallo scorso Maggio, in più di trenta date accompagnato dal violoncello di Benedetta Dazzi. Le riprese ed il montaggio sono ad opera del collettivo trevigiano Cordial Massacre.

Dopo essere stato a suonare in un cimitero e avere incontrato lo stato di profondissima quiete, ho capito che avrei dovuto realizzare un’intera serie di composizioni su questi luoghi. Penso la musica possa essere una forma di esicasmo che permette di immergersi nei livelli più sottili della realtà. Gabriele Gasparotti.

Gabriele Gasparotti at Villa Albrizzi Marini (Video)



TENEBRA, Moongazer (2022)

 

Nati a Bologna nel 2017, i Tenebra sono un quartetto formato da Claudio Troise (basso), Emilio Torregiani (chitarra, synth), Claudio Mesca Collina (batteria) e Silvia Feninno (voce, tamburello), che in questi 5 anni ha proposto un heavy doom settantiano di ottima fattura, a partire dall’autoprodotto Gen Nero, passando per l’ep What we do is sacred fino all’attuale Moongazer.  Graveyard, Witchcraft e Kadaver, ma anche i nostrani Messa e Di’aul, queste alcune delle band accostabili alla proposta degli emiliani, che guardano al genere sì citando anche gruppi seminali (Black Sabbath su tutti) ma con una discreta dose di personalità. Il lavoro è pregno d’atmosfera anni ‘70, con gli elementi occulti che ben si sposano con l’anima psichedelica ed heavy dei Tenebra, che hanno dalla loro tutto per piacere agli appassionati del genere, ossia idee, scrittura fluida e una voce davvero molto interessante, sostenuta da una band che appare sempre più rodata. Moon maiden vede l’influenza diretta invece degli Screaming Trees, indimenticabile gruppo del compianto Mark Lanegan, complice anche la presenza, tutt’altro che scontata, di Gary Lee Conner, chitarrista e fondatore proprio dell’act di Seattle. In Space child troviamo l’ipnotico sax di Giorgio Trombino, mentre il mellotron e la slide di Bruno Germano rendono molto evocativa Dark and distant sky, ma è nel suo complesso che Moongazer funziona in toto, mostrando un percorso di crescita non indifferente e la sensazione concreta che la band abbia un potenziale davvero importante per sviluppi futuri. (Luigi Cattaneo)

Full album 



sabato 19 novembre 2022

CORPO, III (2020)

 


Uscito nel 2020, III è l’ultimo lavoro dei Corpo, seguito di I e II, usciti in simultanea nel 2016 (ma registrati nel 1979) grazie all’interessamento della Lizard Records. I fratelli Calignano, Francesco alla chitarra e all’effettistica, Biagio al piano, ai synth, al basso e alla batteria (più una nutrita schiera di ospiti), tornano quindi con un disco tanto breve quanto interessante, prevalentemente strumentale e parecchio influenzato dai ’70, anni in cui i salentini assorbivano l’aria che si respirava in tutta Italia, seppure quella zona in quel periodo non ha lasciato molte tracce di sé in quest’ambito musicale. In poco più di 30 minuti si dipanano brani come Rue bourbon a New Orleans, Lecce o Il tempo è solo illusione, che mettono insieme jazz, sinfonismo, folk psichedelico ed elettronica, mostrando una discreta personalità e idee che si rapportano con il passare degli anni, senza rimanere del tutto ancorate ad una stagione storica ma molto lontana dall’attualità. Canterbury, jazz rock, echi kraut e stravaganze in odore di Picchio dal pozzo, un crogiuolo di sensazioni e umori molto descrittivi, che fanno di III un album molto più maturo rispetto ai precedenti, confermando quanto sia sempre attivo e foriero di novità il nostro underground. (Luigi Cattaneo)


BRAND NEW HEROES, Let it out (2022)

 

Primo album per i Brand New Heroes (in precedenza vi era stato l’omonimo ep), quintetto toscano che ci riporta indietro alla fine dei ’90, quando diverse band che si muovevano tra rock, alternative, emo e punk trovarono successo su scala mondiale, grazie ad un sound frizzante e trascinante. Non fa affatto eccezione questo Let it out, edito dalla sempre più interessante Overdub Recordings, etichetta che sta guardando al mondo del rock/metal italiano a 360 gradi e con risultati spesso molto validi. Melodie pop dal sapore malinconico, chorus cantabili, rock radiofonico e punk robusto si inseguono e si uniscono lungo le 10 trame di questo lavoro, che vede nella title track, in Eleanor e Glass for two alcuni dei momenti migliori della proposta. Per chi ha nostalgia del periodo in cui Blink 182, Offspring e Green Day andavano in heavy rotation su MTV e radio nazionali, i Brand New Heroes risulteranno perfetti e di sicuro interesse. (Luigi Cattaneo)

Shrill Whisper (Video)



venerdì 18 novembre 2022

MARK WINGFIELD & GARY HUSBAND, Tor & Vale (2020)

 

Incontro di anime, di intenti e di sogni quello tra Mark Wingfield (chitarra, soundscapes) e Gary Husband (acoustic piano), musicisti spesso impegnati in produzioni Moonjune Records di cui abbiamo parlato tante volte dalle pagine del blog in questi 10 anni di attività del sito. Chi conosce Wingfield sa cosa aspettarsi, un musicista che sfida sempre se stesso e spinge oltre le potenzialità dello strumento, trovando in Husband un partner perfetto per guardare con consapevolezza ad una ricerca ardita sull’improvvisazione, frutto di sessions piene di entusiasmo e di feeling. Registrato in Spagna, a La Casa Murada, Tor & Vale è formato da 5 evocative tracce composte da Wingfield e altre tre totalmente free, come la sontuosa title track di 16 minuti, vero manifesto di un album dove il duo ha dato libero sfogo creativo, senza badare a porsi steccati e paletti, esplorando in piena autonomia un approccio non convenzionale, come sovente è capitato ai due brillanti interpreti. Un percorso fatto di intuizioni, anche estemporanee e del tutto istintive, figlie tanto della fusion quanto della psichedelia, elementi che vanno a sviluppare un disco misterioso e ipnotico. (Luigi Cattaneo)

Tryfan (Video)



venerdì 11 novembre 2022

500 HORSE POWER, Cluster (2022)

 

Secondo disco per i Five Hundred Horse Power, band vicentina formata da 5 amici appassionati di heavy metal da sempre, che hanno riversato in Cluster tutto il loro amore per questo genere così ampio e variegato. Si passa così in meno di mezz’ora dalla gradevole ballata elettrica Burning memories, alla potente e aggressiva Absolute power, che non disdegna parabole thrash metal (con l’ottimo lavoro della coppia di chitarristi, Diego e Enrico), prima di Rage ’22, che ha un contorno moderno e d’impatto. Il crescendo drammatico di Sweet death vede protagonista la voce di Giordano, Fake as shit guarda invece a quanto succedeva nel crossover americano di fine ’90 inizio 2000, mentre Burn your soul e Look me and fuck me sono composizioni in cui emerge ancora di più la compattezza della sezione ritmica formata da Eppe alla batteria e Damiano al basso. La band si diverte a citare Death SS, Marilyn Manson, Judas Priest e Motorhead, un calderone magari non sempre del tutto a fuoco ma assolutamente genuino e godibile. (Luigi Cattaneo)

Teaser Album 



giovedì 10 novembre 2022

HUNKA MUNKA, Foreste interstellari (2021)

 

È sempre bello ritrovare personaggi che hanno contraddistinto la stagione d’oro del progressive italiano, anche dalle retrovie come Roberto Carlotto, in arte Hunka Munka, tastierista che nel 1972 pubblicò Dedicato a Giovanna G., album riscoperto negli anni dai tanti appassionati del genere. Il sapiente uso delle tastiere, di cui Carlotto era un grande esponente, colorava un disco dai forti accenti di pop orchestrale, accostabile agli Aphrodite’s Child di Demis Roussos e Vangelis, un lavoro molto ancorato alla decade di uscita ma che mantiene un proprio fascino anche a distanza di tempo. Dopo le collaborazioni con DiK Dik nei ’70 e Analogy dal 2011 al 2016, il musicista varesino torna ora con Foreste interstellari, uscito nel 2021 per Black Widow Records e registrato insieme a Joey Mauro (tastiere), Gianluca Quinto (chitarra), Andrea Arcangeli (basso), Andreas Eckert (basso), Marcantonio Quinto (batteria), Alice Castagnoli (voce) e Tony Minerba (voce), un’ottima line up per un come back davvero molto gradevole. Il progressive rock sinfonico incontra sì il pop come 50 anni fa (Amanti come noi, vicinissima ai Procol Harum) ma anche qualche soffio hard (Brucerai), sviluppa trame strumentali interessanti (I cancelli di Andromeda), rimanda a canoni consueti ma esemplari (Idee maledette) e motivi per synth (L’uomo dei trenini), facendo emerge una buona coesione d’insieme e la voglia di riprendere un discorso interrotto purtroppo troppi anni fa. (Luigi Cattaneo)

Foreste interstellari (Video)



mercoledì 9 novembre 2022

MELANIE MAU & MARTIN SCHNELLA, Invoke the ghosts (2022)

 


Secondo album per Melanie Mau (voce) e Martin Schnella (chitarra e voce), coadiuvati per questo Invoke the ghosts da Mathias Ruck (voce), Lars Lehmann (basso) e Simon Schröder (percussioni, bodhràn, batteria, voce). Poco conosciuti qui in Italia, il duo unisce spunti folk, strutture progressive e dettami hard, denotando una grossa capacità di scrittura, abbinata alla cura certosina di arrangiamenti perfetti, con le parti acustiche ben amalgamate nel contesto complessivo del racconto sviluppato. Storie e leggende evocate con una certa perizia tecnica, che non fa a pugni con il lato emozionale della proposta, ricca di pathos in diversi frangenti (Where’s my name e Of witches and a pure heart tra le mie prefertite). I riff di Schnella e le compatte ritmiche percussive sostengono le armonie vocali della Mau, che si muove agile sia quando la band costruisce trame prog, sia quando colora di folk celtico le composizioni, come nel caso di Soulmate, che si contraddistingue anche per un’ottima sezione strumentale e la presenza al violino di Steve Unruh (Unitopia, The Samurai of prog). Per acquistare o ascoltare il disco potete visitare la pagina https://melaniemaumartinschnella.bandcamp.com/album/invoke-the-ghosts (Luigi Cattaneo)

martedì 8 novembre 2022

HYNDACO, Starship Tubbies (2022)

 

Nati nel 2017, gli Hyndaco (Lorenzo Vitali alla voce, Francesco Lucchi alla chitarra, Andrea Ugolini ai synth e alle tastiere, Lorenzo Ricci al basso e Beppe Gravina alla batteria) partono dallo psych di fine ’60 per sviluppare un progetto infarcito di dream pop e indie. Il risultato è un sound multiforme e sfumato, che ritroviamo ora in Starship Tubbies, ep che si fa carico di rileggere certe atmosfere vintage con il contemporaneo alternative, a partire da Rosalipstick, singolo apripista del lavoro. Si prosegue con Atlantika e Lubber, variopinti momenti in cui si percepisce il bel lavoro d’insieme del gruppo di Cesena, tra synth sognanti, pulsante rock e fraseggi strumentali. La brillante title track e la conclusiva Foxtrot, con il suo crescendo epico, suggellano un disco tanto breve (nemmeno 20 minuti) quanto affascinante. (Luigi Cattaneo)

Starship Tubbies (Video)



sabato 5 novembre 2022

AGAPE, Mind pollution (2022)

 

Nati nel 2017 sui banchi di un liceo fiorentino, gli Agape sono un quintetto formato da Alice Taddei alla voce, Elia Giorgi e Gabriele Coppola alle chitarre, Alessia Lodde al basso e Filippo Di Martino alla batteria, che con questo Mind pollution (Red Cat Records) abbracciano l’hard di AC/DC e The Runaways, e più in generale lo sguardo sembra volgere agli anni ’70, pur non sottraendosi nel cercare qualche soluzione maggiormente accostabile all’alternative rock moderno. Nulla di nuovo sotto il sole, ma sentire i riff pesanti e grevi delle due chitarre, le atmosfere cupe e sature che si alternano con altre decisamente più positive, lascia trasparire tutta la passione dei toscani per il rock, riversata in 30 minuti che si lasciano ascoltare con una certa naturalezza, pur senza cercare la facile melodia e il chorus da canticchiare per forza. La rabbia e la giusta grinta non mancano agli Agape, basti ascoltare brani come Mind the gap o Gaia and Theia, dirette e senza particolari orpelli, pezzi simbolo di un lavoro gradevolissimo e che mostra un gruppo con tutte le carte in regola per sviluppare ulteriormente il proprio sound. (Luigi Cattaneo)

Gaia and Theia (Video)



venerdì 4 novembre 2022

YESTERDAY WILL BE GREAT, The weather is fantastic (2022)

 

Nati da un’idea di Simone Ricci (chitarrista già dei Kisses from Mars), gli Yesterday Will be Great raggiungono la line up definitiva con l’arrivo di Daniele Mambelli (batteria) e Giuseppe De Domenico (basso), new entry di questo album. Da sempre affascinati dal post rock di Mogwai e Sigur Ròs, arrivano con questo Weather is fantastic al primo full della carriera, un lavoro strumentale registrato con la supervisione di Nicola Manzan (Bologna Violenta, Ronin) dove la parte immaginifica risulta preponderante, una caratteristica che era già emersa nell’ep del 2019 Y e che trova una dimensione concreta nella compatta Points, oltre che nella successiva Overblues, suggestivo episodio che mostra le varie anime dei romagnoli. L’idea delle registrazioni in presa diretta ci è stata fornita da Manzan ed è stata illuminante: ci siamo liberati dell’eventuale freddezza in favore di una maggiore umanità. L’idea ci ha convinto a tal punto che abbiamo in seguito deciso di fare pochissima post-produzione dei brani, per lasciare lo “sporco” del suonato. Nascono così le atmosfere di Little blue flower e Trees/Giant, contraddistinte da melodie ipnotiche e oscuri fraseggi, prima di The diamond’s issue e The moon song, che chiudono il disco calcando la mano su strutture tipiche della wave, a cui la band abbina interessanti sviluppi psichedelici e showgaze, tutt’altro che secondari e da ben considerare per le future produzioni. (Luigi Cattaneo)

The diamond's issue (Video)



mercoledì 2 novembre 2022

FRANCESCO LURGO, Sleep together folded like origami (2022)

 

Esordio da solista per Francesco Lurgo (ex FLeUR), che con Sleep together folded like origami si cimenta in un album elettronico imparentato con il post e l’ambient, un disco fortemente immaginifico, tanto da far pensare ad una vera e propria soundtrack. Un’opera fatta di atmosfere sospese, oniriche, che nasce durante l’isolamento da lockdown rimanendone influenzato, ma in cui troviamo anche l’amore per gli Stars of the Lid di Adam Wiltzie e per Ben Frost (autore della colonna sonora di Dark). Il lavoro in solitaria ha portato Lurgo a creare senza condizionamenti, seguendo solo il suo libero flusso di idee, con lo sviluppo elettronico che incontra le chitarre e le tastiere da lui suonate, oltre che la viola di Erika Giansanti, elementi costituenti di un sound etereo e dai tratti minimal. Un approccio sintetico è inevitabile per lavorare ad un certo tipo di sonorità: nella mia testa ogni suono si associa sempre a colori e rappresentazioni visive che influenzano le successive scelte compositive e di sound design. Penso che la mia attività di musicista e il mio lavoro di montatore e film maker siano in sinergia. Con queste parole l’autore spiega in sintesi la genesi di un disco che oscilla tra delicate suggestioni e pulsioni distorte, aperture melodiche e timbriche sporche. (Luigi Cattaneo)

One moment after the shipwreck (Official Video)



martedì 1 novembre 2022

FANKAZ, In Hindsight (2021)

 

Quarto album per i Fankaz, band oramai sulla scena da diversi anni e alfieri di un suono che si muove con disinvoltura tra emocore, punk rock e hardcore. Anche In hindsight non fa eccezione, una colata sparatissima che abbina velocità e linee melodiche tipiche di certe band di fine ’90 inizio 2000, come Thrice, Dead Poetic e The Black Maria. La tecnica non manca ai ferraresi formati da Ricki (chitarra, voce), Mora (basso, voce), Pole (batteria) e Ambro (chitarra,voce), così come le idee, molto legate all’estetica del genere, un campo in cui il quartetto si muove con passione e professionalità. Manca probabilmente l’effetto sorpresa, quel qualcosa che ti fa emergere realmente rispetto ad altre band, ma ciò non toglie che pezzi come Solace o Scars siano assolutamente indicativi della qualità del gruppo. Nota finale per le ottime Modern days, con Alessandro Gavazzi dei Thousand Oaks, e Watch me fail, registrata in compagnia di Etienne Dionne dei Mute. (Luigi Cattaneo)

Modern days (Video)