domenica 30 novembre 2014

DIAMANTE, Ad Vitam Reditus (2014)

I bresciani Diamante hanno una lunga storia alle spalle, che ha radici negli anni ’90 e che si focalizza da subito verso l’omaggio a grandi band dei settanta, sia inglesi (Deep Purple e Uriah Heep) che facenti parte della corrente prog italiana (Biglietto per l’inferno, Rovescio della Medaglia). Dopo l’esordio del 2000 (Riflesso) e il ritorno nel 2007 (Diamante) la band viene colpita dal lutto del tastierista Nicola Zanoni, sostituito da Alan Garda (hammond e tastiere) e ben presente in questo nuovo Ad Vitam Reditus. La maggior parte dei pezzi contenuti nel disco sono un inno al riscatto personale e alle beffe della vita, già a partire dalla splendida doppietta iniziale formata da Il Pagliaccio e Vedi Fratello. La prima è un hard rock con un chorus contagioso e irresistibile, mentre la seconda rimanda ad un tema impegnativo ed emozionale come i campi di concentramento ed era già presente nel disco precedente, anche se qui viene resa più heavy e mostra il grande affiatamento tra Garda, Michele Spinoni (chitarra), Claudio Alloisio (batteria) e Nico Sala (voce e basso). Ballo in Fa Diesis Minore di Angelo Branduardi viene rivisitata in chiave rock, Io Sono … E Sarò ha invece una gradevolissima vena prog impreziosita da un bel solo di Garda. Respirare te (scritta da Zanoni) ritorna in territori hard e si denota per un solo centrale di Spinoni davvero settantiano, così come Profumo d’Oriente che ha una matrice piuttosto simile, anche se più progressive. Tutto ciò viene confermato dalla viscerale carica di Non resisto, mentre Gloria è una preghiera dai passaggi tipicamente vintage prog e la conclusiva La ballata del buon vino (anche questa opera di Zanoni) è una folk song gioiosa e solare. Ad Vitam Reditus è un gradito ritorno, pregno di hard rock ribelle, diretto e imbevuto di soluzioni vicine al progressive e mostra una band dalle buone doti tecniche, in evoluzione rispetto al passato, sempre più convinta dei propri mezzi e della strada da seguire. (Luigi Cattaneo)

Non Resisto (Video)

mercoledì 26 novembre 2014

BASTA!, Oggetto di Studio (2012)


Si può fare del buon prog rock cercando di avere un approccio personale se non addirittura originale? In un periodo di grande fervore per il genere, spesso le uscite, anche ottime, rispecchiano in pieno i clichè a cui siamo abituati da oltre quarant’anni. Alcuni canoni, oramai standardizzati, vengono seguiti anche da act giovani che quella stagione dorata l’hanno vissuta solo di riflesso, magari consumando i vecchi vinili dei genitori. Ma torniamo al quesito iniziale. Si può fare (parafrasando la P.F.M. di Suonare Suonare) o comunque ci si può provare e avere il coraggio di tentare la strada dell’imprevedibilità. Senza parlare di nuove vie da seguire o utilizzare termini esagerati, si può tranquillamente dire che i Basta! (band proveniente da Valdarno) hanno le carte in regola per apparire come un elemento in qualche modo unico nel panorama attuale. Merito anche della scelta di utilizzare strumenti atipici come il clarinetto suonato da Andrea Tinacci e soprattutto la diamonica di Damiano Bondi, che si intrecciano in modo naturale ed elegante con la chitarra di Saverio Sisti e le ritmiche prog della coppia Roberto Molisse e Giacomo Soldani, rispettivamente batteria e basso della formazione. Oggetto di Studio (registrato dopo aver vinto l’U-Festival e prodotto da Materiali Sonori) è una sorta di concept, con un narratore che lega le varie tracce raccontando l’epopea di un ricovero ospedaliero in cui si è cavia da laboratorio (ma non manca una certa surreale ironia toscana). Le influenze più chiare sembrano quelle di Porcupine Tree e Rush, mentre il mood quasi cinematografico del racconto mi ha rimandato anche ai grandissimi Ranestrane ma l’inserimento della diamonica in questo contesto riesce a spiazzare e nello stesso tempo entusiasmare. L’opener Il sig. Porpora e gli Oggetti Scomposti, la seguente Sogno … ma anche no e Mondi Paralleli sono il trittico che qualunque band al debutto sogna di piazzare, merce rara per qualità e coinvolgimento. Le melodie dettate da diamonica e clarinetto sono un piacevole diversivo al solito menù, i soli di Sisti risultano efficaci e le ritmiche ben pensate nel coadiuvare lo sviluppo delle trame proposte. Un ep di buonissima fattura e di notevole impatto che lascia presagire un futuro molto roseo. (Luigi Cattaneo)

Qui di seguito il link dove ascoltare l'ep

venerdì 21 novembre 2014

TACITA INTESA, Tacita Intesa (2014)


Debut interessante per i toscani Tacita Intesa, un omonimo lavoro autoprodotto da cinque ragazzi (Pasquale Balzano alla batteria, Filippo Colongo alla chitarra, Thomas Crocini al basso, Alessandro Granelli alla chitarra nonché cantante e Daniele Stocchi alle tastiere) uniti dalla passione per il rock progressivo tout court. La band partendo da modelli settantiani si lancia in passaggi hard ed elettronici che ben si inseriscono nel contesto e così è facile scovare passaggi vicini ai nostrani Balletto di Bronzo o agli immortali King Crimson, senza dimenticare effluvi psichedelici di floydiana memoria. L’idea alla base del lavoro (la fusione tra uomo e tecnologia e ciò che può comportare il progresso) si sviluppa nell’arco dell’opera in modo armonioso e ben strutturato, già a partire dall’iniziale Ciutikutown, uno dei brani punta di questo esordio. Synth preponderanti, voce filtrata, clima oscuro degno dei Van Der Graaf Generator e progressivo avvicinarsi a caratteristiche comuni a tante band italiane di oltre quarant’anni fa (Premiata Forneria Marconi ma anche New Trolls), con Stocchi bravissimo nel creare ottimi tappeti che si amalgamano con dirompenti frasi ritmiche e inserti chitarristici piuttosto possenti. La breve e classicheggiante Daigo introduce Valzer della morte, brano in cui si distingue nuovamente Stocchi con le sue parti di organo. Dopo la stralunata Portmanteau è la volta di Corona, pezzo dai risvolti psichedelici che nella parte centrale sviluppa solide trame hard prog per poi abbandonarsi su lidi più tipicamente settantiani, per quello che forse è l’episodio che meglio riassume le varie piccole anime del progetto. Un discorso analogo anche per la successiva Terzo Rigo quarta Parola, con parti cantate al limite del beat e intuizioni di stampo quasi heavy, soprattutto per via di certi riff propulsivi proposti da Colongo. Il finale strumentale di Periodo Refrattario ci porta nuovamente nei territori progressivi degli albori e conclude un disco interessante e che lascia intravedere ampi margini di miglioramento. (Luigi Cattaneo)

Ciutikutown (Video)



giovedì 20 novembre 2014

UT GRET, Ancestors' Tale (2014)


Avevamo lasciato gli Ut Gret all’ottimo Radical Simmetry del 2011 e risentirli dopo tre anni in questa forma e con così tante idee non può che lasciare soddisfatti. Gli americani, il cui nucleo originario risale addirittura agli anni ’80, non deludono affatto le aspettative e firmano un nuovo e intrigante album. Ancestors’ Tale (quarta fatica del gruppo) è figlio della passione del leader Joee Conroy (basso e chitarra) per il jazz rock canterburiano, che qui viene fuso con la voglia di sperimentare di band come Rational Diet e i seminali Gong. L’utilizzo di tanti strumenti a fiato come clarinetto, flauto e sax aumenta lo spettro sonoro lungo cui si muove la band, un labirintico mondo fatto di suoni e percezioni differenti ma sempre amalgamati con ingegno. Non mancano estrosi passaggi in odore di King Crimson, Universe Zero ed Henry Cow, ma non è affatto un dramma sentire certi piccoli omaggi, soprattutto quando suonati con tale classe e sospinti da una buonissima capacità di scrittura, che non viene mai meno neanche nei momenti più complessi. Gli Ut Gret difatti, pur non rientrando in un ambito digeribile con un ascolto superficiale, non perdono mai di vista l’aspetto comunicativo e la creazione di uno stile proprio e riconoscibile. Sempre brillanti, attenti a inquadrare le giuste melodie, raffinati nelle parti solistiche (in particolar modo gli egregi interventi fiatistici di Steve Good), gli statunitensi firmano uno dei dischi di settore più interessanti del 2014. Sono esempio lampante di quanto sinora espresso brani simbolo come Selves Unmade, la strumentale e settantiana Zodiac o il jazz rock sinfonico della title track. Ma è tutto il lavoro a muoversi sulle giuste coordinate, imbastendo fraseggi ora più folkeggianti, ora più jazzati, ora più consoni a canoni progressive, sempre mantenendo una forte connotazione fiatistica. Gigantesca la fitta trama di An Elephant in Berlin (con un grande Steve Roberts al piano), brano figlio di un certo avant jazz cameristico, mentre The Grotesque Pageantry of Fading Empires è segnata da un mood tra King Crimson e French Tv. Ancestors’ Tale è un album sopraffino ed estremamente gradevole, segno tangibile di come si possano unire ricerca, virtuosismo e senso della melodia in un unico grande disco. (Luigi Cattaneo)

Elephant in Berlin (Live)

martedì 18 novembre 2014

SPETTRI, Spettri (2012)


Una nuova uscita che profuma di vintage. Anzi, arriva proprio da quel periodo storico del progressive italiano che tanto affascina gli appassionati e tanto viene criticato dai detrattori. Difatti il lavoro in questione è stato registrato in un'unica sessione venerdì 13 ottobre 1972 e solo ora viene ristampato e pubblicato dalla Black Widow. Con pregi e difetti che ne derivano. La band fiorentina nasce già nel 1964 e ad inizio anni ‘70 comincia a proporre live quella che sarebbe diventata la suite che possiamo ascoltare in questo disco che non ebbe modo di essere pubblicato 40 anni fa. Vengono qui rispettati tutti i clichè del genere hard prog, quindi l’amore per band storiche come Deep Purple e Led Zeppelin, oltre a quello per il nascente movimento italico. Guidati dai fratelli Ponticiello (Ugo, Raffaele e Vincenzo), gli Spettri incisero una suite divisa in quattro parti ed anticipata da un introduzione volta a spiegare il senso del testo (la critica ad una società senza reali valori). Ma oltre all’indubbio fascino di un’opera inedita c’è realmente di più? Non troppo, anche se sicuramente la band e il prodotto in sé mostrano degli spunti interessanti. Forse però prevale il valore storico e archivistico della scoperta anziché quello musicale comunque apprezzabile. Perché, è bene dirlo, le composizioni risultano discrete ma non hanno la forza per emergere totalmente neanche se con il cuore e la mente si fa un salto temporale all’indietro. C’è dunque in questo esordio quanto ci si poteva aspettare da una delle tante band di quell’era, il canto potente ma non troppo armonioso di Ugo, l’organo hammond in bella evidenza suonato con feeling e riff di chitarra dichiaratamente hard. Insomma un incrocio tra i Black Sabbath e gli Iron Butterfly, senza tralasciare gli italiani Rovescio della Medaglia, in quello che è ideale incontro tra heavy e progressive rock. Palese quindi che gli Spettri non aggiungano nulla a quanto già emerso dal panorama nostrano anche se il background e la potenza dei fiorentini se fossero state ben incanalate avrebbero potuto portare ad un risultato più alto. Difatti non bisogna dimenticare i mezzi di incisione e l’esiguo tempo a disposizione nel registrare l’album. Sarebbe bello e giusto dare ai cinque una nuova opportunità per mostrare il loro valore, che sono sicuro può emergere ora con maggiore nitidezza e consapevolezza. (Luigi Cattaneo)

Incubo (Video)



giovedì 13 novembre 2014

STEREOKIMONO, Intergalactic Art Cafè (2012)

Il come back degli Stereokimono non può che far piacere agli appassionati di progressive vista la prolungata assenza dei bolognesi, che tornano con un nuovo ispirato lavoro a distanza di 9 anni dal precedente Prismosfera. In questo Intergalactic Art Cafè, un bar situato da qualche parte dell’universo dove musicisti si incontrano per delle sessions, Alex Vittorio (basso e tastiere), Cristina Atzori (batteria) e Antonio Severi (chitarra e tastiere) si fanno accompagnare lungo il percorso da una serie di ospiti che aggiungono ulteriore spessore ad un trio già rodato di suo. Paolo Raineri si tuffa a capofitto con la sua tromba nel sound mutevole, instabile di Fuga da Algon, lungo brano dalla struttura articolata ma vitale e scorrevole, con un richiamo ai Gong e un altro agli Ozric Tentacles. In Space Surfer la tromba viene sostituita dal sax di Tony Stern, in un quadro di pura psichedelia settantiana dai densi risvolti space mai impenetrabili ma indovinati ed estrosi, capaci di non appesantire il suono già corposo della band. Indian Breakfast porta con sé fascini e incanti di mondi lontani, anche per la presenza di Alio Die che con i suoi drones si unisce alla sviluppo corale degli Stereokimono, portando l’ascoltatore in uno spazio ignoto ed eccentrico. Prerogative che si ritrovano e si confermano in Rebus (Il gioco, La metafora, La soluzione), dove Raffaello Regoli fa il verso a Demetrio Stratos, riuscendo nel compito di non apparire come un mero clone nel corso dei circa 10 minuti che compongono questa piccola suite a cavallo tra space e jazz rock. Lumacacactus  è pregna di una psichedelica vivace e contagiosa che torna ad essere strumentale e si lascia andare a momenti decisamente più robusti mentre vicina ai Gong ma anche ai Pink Floyd è The Gnome on the Moon in cui appare alla voce Nicoletta Zuccheri che dà il suo valido contributo. Energica e trascinante è Zona d’ombra, con una prestazione di Vittorio al basso davvero veemente. Oscura e misteriosa è invece la conclusiva Oltre Algon, che suggella un album bello e di non facile lettura. Un disco che deve far riaccendere i riflettori su un gruppo che per troppo tempo è stato lontano dal mercato discografico ma che ha tantissime idee a propria disposizione, che ha un progetto che manifesta competenza e che sa essere fresco e frizzante pur guardando indietro nel tempo. Disco della definitiva consacrazione. (Luigi Cattaneo)

Lumacacactus (Official Video)

sabato 8 novembre 2014

ABASH, Il Viaggio ... Ritorno al Sud (2014)


Bel rientro per i salentini Abash, piccola realtà nuovamente in pista sotto l’egida della Aereostella, label capitanata da Iaia De Capitani e Franz Di Cioccio della Premiata Forneria Marconi. Un disco formato quasi esclusivamente da inediti che si riallaccia alla storia del prog nostrano imbevendolo di ritmi e umori tipici della loro terra di appartenenza. Madri Senza Terra (di cui abbiamo parlato su queste pagine) si era segnalato ai più attenti per una straordinaria mistura di progressive etnico e imparentato con la world music e anche il nuovo Il Viaggio … Ritorno al Sud segue la stessa luminosa scia. C’è forse meno carne al fuoco rispetto al disco precedente ma il risultato è assolutamente interessante ed efficace e diversi dei brani presenti non tarderanno ad entrare nella scaletta dei loro live e nel cuore di chi li segue. Prog rock meditteraneo che incontra i colori sgargianti della loro terra natia per andare a formare un percorso originale e peculiare che si abbevera tanto dai nomi tutelari come Museo Rosenbach e P.F.M., quanto da fonti popolari che si tramandano ancora di generazione in generazione. Per ottenere certi risultati gli Abash si lanciano in forsennati ritmi tribal dettati dal tamburello di Anna Rita Luceri (anche bravissima vocalist) e dall’uso accorto del dialetto, dotato qui di una grande musicalità (ne sono esempio le ottime La Malanotte e Stasira Canta). Bellissime le inflessioni world che ricordano gli Agorà di Ichinen in Bayati (che vede la partecipazione della nobile chitarra di Giorgio Buttazzo del Bermuda Acoustic Trio) e le citazioni strumentali presenti nell’iniziale Ritorno al Sud, sorta di overture tesa a presentare temi tratti da vecchi brani della band e momento parecchio progressivo. Il gruppo non disdegna incursioni in un rock più tradizionale ma comunque di rilievo (Maddalena, Il Viaggio), mostrando di potersi muovere con sicurezza anche in contesti diversi tra loro. Oltre alla già citata Luceri completano l’ensemble Maurilio Gigante (basso e anima dei pugliesi), Luciano Toma (tastiere), Daniele Stefàno (chitarre), Paolo Colazzo (batteria) e Luciano Treggiari (percussioni e flauto). La forza degli Abash anche in questo come back rimane il crossover di sonorità che trattano, instillando il loro prog con i ritmi della taranta e il fascino arcaico di un certo medioriente. Tutti questi impulsi ribollono in un calderone affascinante e ben bilanciato che fa di Il Viaggio … Ritorno al Sud un lavoro d’impatto e figlio di una scrittura consapevole e di indubbio gusto. (Luigi Cattaneo)

Stasira Canta (Live)





venerdì 7 novembre 2014

PANE, Orsa Maggiore (2012)


Una proposta che vuole travalicare gli steccati, rompere gli argini tra generi e tentare di percorrere una via alternativa fondendo in maniera equilibrata rock, jazz, progressive, folk e teatro-canzone. È l’inquadratura migliore per spiegare la terza uscita discografica dei romani Pane dopo l’esordio omonimo del 2003 e Tutta la dolcezza ai vermi del 2008. Con questo nuovo disco la band compie il definitivo salto di qualità e si pone all’attenzione di pubblico e critica come uno dei gruppi più interessanti di questi anni. Orsa Maggiore è un lavoro carico di buone vibrazioni, studiato nei minimi dettagli e figlio di una ricerca atta a creare un sound ben riconoscibile e personale. Si punta tantissimo sull’emotività in brani come L’umore o Tutto l’amore del mondo (in cui non mancano reminiscenze jazz), complice non solo la qualità melodica indiscutibile ma anche e soprattutto la forza penetrante della voce di Claudio Orlandi. Impossibile non soffermarsi sui testi di matrice colta che si adattano perfettamente alle situazioni sonore espresse e che quando non sono scritti dal gruppo vengono ripresi da fonti di un certo peso. È il caso della title-track segnata da un pregevole lavoro del flautista Claudio Madaudo e con un testo che è tratto da La nostra marcia di Majakovskij, Samaria, pezzo molto lungo che riprende Il lamento del viaggiatore di Gesualdo Bufalino e Cavallo che è un adattamento di Item ripreso da Ecchime di Victor Cavallo, composizione legata indissolubilmente al teatro in maniera più che soddisfacente. Ma la musica rimane lieve, soave, mai eccessiva o ridondante. Piuttosto magnetica e affascinante. La pazzia e Fiore di pesco ne sono fulgido esempio.  Merito dell’amalgama raggiunta tra i vari membri tra cui bisogna ricordare non solo i già citati Orlandi e Madaudo ma anche il fine lavoro pianistico di Maurizio Polsinelli, Vito Andrea Arcomano alla chitarra e Ivan Macera alla batteria. Non ci sono momenti di noia, tutto è pensato per creare unità di racconto e d’insieme in un gioco di squadra davvero apprezzabile in cui il rock viene “trattato” con distillati di folk e di progressive in cui si percepisce la cura per il particolare. Talvolta echi psichedelici e rimandi al Banco del Mutuo Soccorso portano i Pane a flirtare con la stagione dorata del prog italiano, evitando però di essere inutilmente derivativi, complice una personalità ben definita e la voglia di andare oltre certi schemi. Le qualità ci sono, la via intrapresa è quella da seguire. Consapevoli che la ricerca può portare in nuove e ancor più affascinanti direzioni. Con l’Orsa Maggiore ad illuminare.

L'umore (Video)



giovedì 6 novembre 2014

MIRTHKON, Snack(s) (2013)


Tornano i californiani MiRthkon con un nuovo e ottimo lavoro, Snacks, pubblicato per AltRock e conferma di quanto avevamo già avuto modo di constatare con il precedente Vehicle (2009). Come spesso accade per dischi di questo tipo, la cura nell’ascolto diventa essenziale per comprendere il messaggio o almeno per provare a decifrare le tortuose vie che formano il percorso proposto. Che qui è formato da un melting pot di suoni e situazioni anche in contrasto tra loro, con parti al limite dell’hard che si scontrano e si attraggono con altre tipicamente jazzate o R.I.O. La frenesia si coniuga con frangenti ragionati e brevi linee melodiche che coinvolgono con il passare degli ascolti, pur se la complessità di fondo rimane sempre molto alta. Il solido interplay chitarristico dalla coppia Wally Scharold-Travis Andrews (il primo è anche la voce e l’anima della band) è ampiamente sostenuto dalle ritmiche forsennate di Matt Lebofsky al basso e Matthew Guggemas alla batteria, ma il tutto è ammorbidito e reso ancor più fluente dai fiati di Jamison Smeltz e Carolyn Walter (flauto, sax e clarinetto). L’ironia e la follia controllata rimandano allo Zappa pensiero più verace ma le influenze che si colgono sono molteplici. L’iniziale Qxp-13 Space Modulator chiarisce subito che la forza dirompente è l’arma principale dell’esplosivo sestetto, così come la schizofrenia presente in Eat a Bag of Dix indirizza l’ascolto verso lidi di non facile lettura. Splendidi gli intrecci jazz rock di Hapax Legomena, i rimandi classici stravolti di Nocturne, Op.33 e l’attitudine più marcatamente progressive di una mastodontica The Cascades. Funambolismi ritmici segnano Snack(s)-The Song!, mentre Osedax si pone vicina ai canoni del Rock In Opposition e Miramidae conferma la voglia di ricerca e libertà insita in questi stralunati americani. Variety Pack ha un mood più rilassato e canterburiano e ha il compito di fungere da apripista per il finale tributo ai Black Sabbath di Fairies Wear Boots! Snack(s) è un album che ha le carte in regola per suscitare parecchio interesse negli appassionati di jazz rock e R.I.O. e in tutti quelli che hanno una discreta apertura mentale verso generi contaminati ed essenzialmente crossover. (Luigi Cattaneo)

The Cascades (Live)

lunedì 3 novembre 2014

MIRIAM IN SIBERIA, Failing (2014)


Failing è il terzo album dei Miriam in Siberia (Ferdinando Puocci alla voce e alla chitarra, Bartolomeo D’angelo alle tastiere, Luciano Corvino al basso e Costantino Oliva alla batteria), gruppo dedito ad un hard rock psichedelico tagliente, aggressivo, oscuro e pervaso di synth che ci conducono in scenari dal sapore mistico e spaziale. Registrato nei Trail Studio di Napoli e masterizzato a New York, Failing riprende il discorso già avviato con l’album precedente, andando a marcare ancor di più l’attitudine rock e mostrando di viaggiare verso la definitiva maturità. L’utilizzo dell’inglese avvicina i campani al panorama internazionale di band simbolo come Pontiak, Black Mountain (forse la loro vera fonte d’ispirazione) e Arbouretum, complice anche un sound sempre più attuale, energico e dalle atmosfere imponenti. I cinque brani di questo come back sono piuttosto diretti, hanno una forza quasi heavy, già a partire dall’iniziale title track, un hard psichedelico tratteggiato dai sintetizzatori che sono specchio fedele di cosa dobbiamo aspettarci nella mezz’ora scarsa dell’album. Sensazioni doom in Rise your hands, brano dall’andamento quasi solenne ed epico, mentre Down from a Mountain è una bella ballata oscura dal sapore settantiano. We wanna Know torna su territori hard psych, prima della conclusiva cavalcata Don’t Anyone, forse il pezzo più interessante tra i presenti, soprattutto nella parte centrale, ben strutturata e maestosa. I Miriam in Siberia convincono e si muovono con qualità lungo percorsi hard e psichedelici sempre piuttosto oscuri, ispirandosi a quanto accade con ottimi risultati in America, utilizzando in maniera efficace i synth e l’hammond dal vago sapore progressive. Gruppo da tenere d’occhio. (Luigi Cattaneo)

Qui di seguito il link per ascoltare Failing

sabato 1 novembre 2014

PROG EXHIBITION, Annullata la prima serata!!!

La prima serata del festival PROG EXHIBITION prevista per 
venerdì 7 novembre 2014 al Teatro Linear4Ciak di Milano, è stata annullata.

Tutti gli spettatori potranno richiedere il rimborso del biglietto – presso i punti vendita e i canali di acquisto - entro giovedì 13 novembre 2014.

Gli spettatori in possesso del biglietto relativo alla replica del 8 novembre potranno accedere regolarmente.

Per chi avesse acquistato l'abbonamento alle due serate è quindi necessario chiedere il rimborso dell’importo totale del pacchetto e riacquistare il titolo di ingresso per la sola serata di sabato 8 novembre. I rimborsi degli abbonamenti potranno essere effettuati presso i punti vendita e i canali di acquisto entro giovedì 13 novembre 2014.

Il giorno 8 novembre saranno in scena la visionarietà della PFM che esegue a grande richiesta Stati di immaginazione, uno dei suoi capolavori, e a seguire il suoi grandi successi in compagnia del grande Lindsay Kemp (il famoso mimo, regista/coreografo artisticamente legato ai tour di David Bowie, Genesis e Kate Bush) e di Mel Collins colonna dei King Crimson. Le Orme festeggiano il quarantennale di Contappunti con una rilettura breve del disco seguita dal meglio della loro produzione. Il rock progressive venato di jazz sarà invece presente nella musica degli Agorà mentre i Fiaba apriranno la seconda serata con la loro la musica trascinante e le storie fantastiche, ospitando la splendida voce di Valentina Blanca.

D&D Concerti comunica che non mancherà l'occasione per ascoltare gli altri artisti previsti per il 7 novembre.

CONCERTI DEL MESE, Novembre 2014

Sabato 1
·Red Rex Casa di Alex (Milano)
·Maybeshewill Torino
·Dark Ages Scandicci (FI)

Lunedì 3
·Opeth Milano

Martedì 4
·Bigelf Milano

Giovedì 6
·Basta! Prato
·Massimo Giuntoli Fol de Rol Lecco
·Camelias Garden Cagliari

Venerdì 7
·Mater Dea a Milano

Sabato 8
·Prog Exhibition Milano
·Martin Barre Lugagnano(VR)
·Dark Ages Teatro Astra S. Giovanni Lupatoto (VR)
·Fates Warning Torino
·Posto Blocco 19 Felino (PR)
·Napoli Centrale Roma

Domenica 9
·Fates Warning Brescia
·Martin Barre Roma
·Genesis Piano Project Cusano Milanino (MI)

Mercoledì 12
·Slivovitz Napoli

Venerdì 14
·The Musical Box Milano

Sabato 15
·Il Tempio delle Clessidre Genova
·PFM Chiasso (Svizzera)
·Konk Pack S. Vito Leguzzano (VI)
·Il Giardino di Epicuro Lugagnano (VR)
·M Giuntoli Pie Glue Centro Pertini Cinisello Balsamo (MI)
·Lingalad Libreria dei Ragazzi Ore 17 (Milano)



Domenica 16
·The Musical Box Roma
·Konk Pack Forlì
·Threshold Brescia
·PoiL Lugano (Svizzera)

Martedì 18
·The Musical Box Genova

Mercoledì 19
·The Musical Box Firenze

Giovedì 20
·Peter Gabriel Torino

Venerdì 21
·The Watch Roma
·Peter Gabriel Casalecchio (BO)
·Sintonia Distorta Lodi
·Sbibu Cremoni & Gonzales Club Il Giardino Lugagnano (VR)
·Void Generator Roma
·Slivovitz Pozzuoli (NA)

Sabato 22
·Court Cantine Coopuf ore 18:30 (Varese)
·Biglietto per l'Inferno Lecco

Domenica 23
·Henry Cow & Others Forlì
·Twinscapes Gallarate (VA)
·Roccaforte Bosco Marengo (AL)
·Dropshard Concorezzo (MB)

Lunedì 24
·Twinscapes Roma
·Epica Milano

Martedì 25
·Twinscapes Alzate di Momo (NO)
·Epica Roma

Mercoledì 26
·Fish Assago (MI)
·Twinscapes Milano

Giovedì 27
·Fish Roma
·Abash Live Forum Assago (MI)

Venerdì 28
·Fish Firenze
·Roccaforte Castellazzo Bormida (AL)
·Don Airey Thiene (VI)
·Dark Ages Modena

Sabato 29
·Mater Dea Romagnano Sesia (NO)
·Røsenkreütz + Proteo Casa di Alex (Milano)
·PFM Firenze
·Anyway + Mother Goose Torino
·Trewa (Unplugged) Parma
·Reverie Milano

Domenica 30
·Fish Mestre (VE)
·Lachesis Paprika Jazz Club Dalmine (BG)
·Court Lonato (BS)
·Delta Saxophone Quartet Milano