martedì 27 gennaio 2015

POIL, Brossaklitt (2014)


Tornano con il consueto furore iconoclasta i francesi Poil, band che abbiamo imparato ad apprezzare grazie all’impegno dell’AltrOck di Marcello Marinone nel sostenerli ed appoggiarli già con il precedente Dins o cuol. Il trio di Lione firma con Brossaklitt un disco più maturo, senza porsi limiti nell’accostare prog, jazz, R.I.O., elettronica e furia punk, il tutto all’insegna della trasgressione e dell’irriverenza. Aboliti steccati formali, i Poil danzano in un vortice di suoni “sparati” per non concedere tregua all’ascoltatore e il crossover proposto risente tanto di Zappa quanto di King Crimson, Magma e Mr Bungle. Completa il distorto quadro l’utilizzo di una lingua inventata che funge da base di appoggio per le divagazioni strumentali e surreali dei tre (Antoine Arnera alle tastiere e alla voce, Boris Cassone al basso, alla chitarra e alla voce e Guilhem Meier alla batteria e alla voce). Fionosphere apre l’album in modo violento, irruento, selvaggio. Zeuhl, elettronica, avanguardia dall’anima jazz, in un percorso vorticoso di quasi 11 minuti. La musica dei francesi ha un approccio hard costante e solo in alcuni momenti, tra l’altro molto interessanti, ci si imbatte in scampoli melodici ben riconoscibili (la cantabile Mao). Tutto appare avere un’aurea free, una libertà d’espressione ironica in cui è possibile inserire elementi tra i più disparati senza cadere nel fine a sé stesso o nel nonsense. Perché nelle trame pur complicate di Brossaklitt c’è sempre un filo logico che unisce i passaggi più complessi e meno comunicativi. Ne sono un esempio le lunghe Patachou e Pikiwa, simboli di potenza e ottimi intrecci ritmici, brani manifesto intrisi di tempi dispari, hard prog e soluzioni timbriche e armoniche di grande effetto. Chiaramente questo come back dei Poil è tutto tranne che un disco semplice da metabolizzare ma è anche difficile non rimanere affascinati dinnanzi ad un lavoro curioso, per certi versi estremo ma anche intenso e provocatorio. Opera consigliata soprattutto agli amanti del genere, quelli più vicini al concetto di progressive come musica di ricerca ed espansione di forme musicali. (Luigi Cattaneo)

Qui di seguito il link per ascoltare l'intero album


mercoledì 21 gennaio 2015

QUASAR L.S., The Dead Dream (2012)


Difficile che gli appassionati di progressive non abbiano mai sentito parlare di questo misterioso e lontano album dei friuliani Quasar L.S., un disco che arriva direttamente da quel periodo storico che consacrò la scena italica anche all’estero. La band di Roberto Sgorlon (chitarra, voce e tastiere), Umberto Del Negro (basso) e Fabrizio Morassutto (batteria) ha all’attivo diversi album che con il passare del tempo hanno conquistato il cuore di quanti sono particolarmente legati a sonorità sinfoniche. Discograficamente parlando nascono nel 1984 (Night Hymn), suscitando la curiosità di quanti iniziavano a conoscere il genere attraverso il new prog ma nella realtà dei fatti esisteva già del materiale precedente a quell’anno, ossia il concept in questione, The Dead Dream. L’album è quindi il primo vero lavoro dei Quasar, un trip lisergico del 1977 che è stato registrato nuovamente nel 1995 perché i vecchi nastri erano stati oramai smarriti ma che rispetta nella maniera più fedele possibile i tapes originari. La storia, visionaria e drammatica, è quella di Roxy ma potrebbe anche essere la colonna sonora della fine del sogno hippie, vista anche la data di creazione di questo The Dead Dream. Il platter è quindi un racconto psichedelico, intriso di vintage, momenti vellutati e altri più hard prog, un viaggio in prossimità di Pink Floyd e Genesis. Ne è un esempio l’iniziale Overture, un brano avvolgente e molto settantiano, soprattutto per l’accorato uso delle tastiere di Sgorlon. Buona parte del disco proietta sull’ascoltatore la dimensione del sogno, con un’atmosfera rarefatta e lugubre, supportata da parti dilatate e psichedeliche in cui le tastiere giocano un ruolo primario ma sono ben sostenute da una sezione ritmica discreta ma incisiva. A brani non memorabili come Stranger Shadow o Instead of You (in special modo la seconda) rispondono pezzi pregiati come Life for Art (malinconica e sofferta al punto giusto), Cast Revelation (altro frangente atmosferico e anni ’70 style) o il finale di San Francisco California (un passaggio psych di indubbia bellezza). The Dead Dream non è un capolavoro rimasto nascosto troppo a lungo ma si presenta comunque come un episodio gradevole (un po’ come l’esordio di Spettri o Sezione Frenante) che completa un discorso iniziato quasi 40 anni fa e che sicuramente troverà un adeguato riscontro tra quanti sono alla ricerca costante di questi piccoli oggetti di culto. (Luigi Cattaneo)

Life for Art (Video)


  

lunedì 19 gennaio 2015

PANE/FABIO ORECCHINI, Dismissione (2014)


La musica e il lirismo dei Pane si fondono con la poesia drammatica e cruda di Fabio Orecchini, in un disco che è corollario del libro del poeta romano. Dismissione è un libro + cd crudele, un reading ponte tra le due arti, furioso nel suo incedere e nel suo raccontare con occhio critico e drammatico la cruda realtà dei morti per amianto. Un progetto radicale, una collaborazione che non mi aspettavo dopo il meraviglioso Orsa Maggiore (recuperatelo!) ma che conferma la curiosità e lo spirito teatrale del quintetto (Claudio Orlandi alla voce, Maurizio Polsinelli al piano, Vito Andrea Arcomano alla chitarra acustica, Claudio Madaudo al flauto traverso e Ivan Macera alla batteria). Le parole, sottolineate da tappeti musicali ad hoc, si fanno spigolose, dure, non ammettono repliche. Siamo lontani dal prog (termine comunque limitante per i Pane) e la band preferisce estrapolare dal testo di Orecchini il senso ultimo del dolore, rendendo il messaggio coinvolgente, aspro e figlio di una passione illimitata per cause e battaglie che spesso ci sconfortano ma che non ci devono abbattere. I Pane hanno la capacità di donare linfa vitale per combattere e credere in una giustizia migliore. Il tutto condito di accenni jazz, passaggi acustici, flauto e piano che accompagnano le dinamiche testuali creando un tessuto dinamico e raffinato. In un momento storico di sentenze perlomeno discutibili Dismissione è il classico lavoro assolutamente necessario. (Luigi Cattaneo)

Dismissione (Video)



mercoledì 14 gennaio 2015

HANDS OF ORLAC, Figli del Crepuscolo (2014)


Gli Hands of Orlac (il nome riprende quello di un romanzo di Maurice Renard, che ha inspirato nel 1924 l’horror diretto da Robert Wiese) nascono a Roma nel 2009, dalla passione comune dei vari membri per tematiche occulte e atmosfere che rimandano all’hard rock, al doom e al progressive. Dopo il demo autoprodotto Vengeance from the Grave (stampato in sole 100 copie!) danno alla luce l’omonimo disco nel 2011 insieme ad alcuni musicisti della scena svedese, terra che ospita le registrazioni del lavoro. Il nuovo Figli del Crepuscolo è stato registrato nuovamente in Svezia, il gruppo è oramai diventato stabile in terra scandinava e solo due membri sono italiani (la voce e flautista e il bassista). L’album, influenzato da Goblin e Black Sabbath, risulta macabro e decadente, cupo ma allo stesso tempo ammaliante. Gli Hands of Orlac sono una curiosa realtà di cui si hanno poche informazioni a dire il vero e non si conoscono neanche i nomi che si celano dietro questo misterioso progetto. Figli del Crepuscolo (distribuito in vinile da Horror Records e in cd da Terror from Hell Records) è un platter oscuro, figlio di tetre visioni e terribilmente coinvolgente. La title track iniziale è un intro dominata da suoni di tastiera vintage e cinematografici, spezzata dalla fulminea carica di Last Fatal Drop, brano possente ma velato di malinconia, soprattutto nelle parti di flauto. Man mano che ci si addentra nell’album pare di partecipare ad un rituale in cui i Black Widow incontrano le istanze doom dei Bretus e Burning appare come uno degli episodi più significativi di questa funebre esperienza. Operazione Paura, storica pellicola del 1966 del maestro Mario Bava, ispira A Coin in the Heart, traccia potente e figlia di un certo amore per l’heavy classico, che viene qui mescolato con una certa parvenza prog che rimanda alla stagione d’oro dei ‘70, in particolare per gli ottimi inserimenti flautistici. Gli Hands of Orlac per attitudine e mood ricordano anche i Blood Ceremony, complice probabilmente l’utilizzo di una voce femminile e un buon esempio è Noctua, forse il brano più progressive tra i presenti. Heavy e doom impregnano A Ghost Story, mentre la conclusiva Mill of the Stone Women è un altro omaggio ad un horror anni ’60, Il Mulino delle Donne di Pietra di Giorgio Ferroni e gode di un’atmosfera malsana e lugubre. Figli del Crepuscolo è un lavoro che riesce ad unire hard, doom, psichedelica prog e dark metal ottantiano, risultando una delle opere più interessanti tra quelle proposte ultimamente dalla Horror Records. (Luigi Cattaneo)

Last Fatal Drop (Video)

domenica 11 gennaio 2015

FACTOR BURZACO, 3 (2014)



Il ritorno degli argentini Factor Burzaco (per la nostrana AltRock) è nuovamente all’insegna di un R.I.O. colto e avanguardistico, ben lontano da qualsiasi risvolto commerciale o desiderio di conquistare un pubblico diverso da quello fedele al genere di appartenenza. Il modo di comporre della band è difatti privo di stratagemmi o appigli particolarmente comunicativi e solo tra le fitte trame dei dieci pezzi di 3 è possibile scorgere qualche sospiro melodico che si eleva nel complicato viaggio sonoro composto dai sudamericani. La scrittura è quella di un gruppo sicuro dei propri mezzi, forte di capacità tecniche di rilievo e in grado di proporre brani potenti, scevri da clichè e piuttosto elaborati. La musica dei Factor Burzaco può risultare criptica e l’attenzione da porre nell’ascolto deve essere sempre alta e costante, altrimenti si corre il rischio di non comprendere appieno la portata dell’opera. La parte del leone la svolgono i fiati (sax, flauto e clarinetto) e la voce di Carolina Restuccia, brava nel colorare ancor di più le soluzioni ardite create dai suoi compagni. Di elevata fattura le tante parti strumentali che caratterizzano il disco, soprattutto quando i fiati si incrociano con la chitarra di Pedro Chalkho. Il lato sperimentale a volte prende il sopravvento su quello maggiormente jazzistico, ma il tutto appare ben integrato e mai fine a sé stesso. Vanno citate Arnoldturro, con il flauto e l’organo che sottolineano una parte declamata in tedesco e La vera storia di Tristan O., un avant prog in cui i fiati svolgono il ruolo principale. Leggermente meno ostiche la funkeggiante Soga Func, la più lineare Evasiòn Imposible e la fluida Inter Dicciòn. Colpisce poi la costruzione quasi orchestrale di Las e la citazione di Lampedusa in En Trànsito/Asudep Mal, brano oscuro e dai tratti malinconici. La chiusura di Silicio, con i suoi 14 minuti di durata, rappresenta un concentrato di idee e soluzioni che mostrano un ensemble curioso e in esplorazione, magari non ancora del tutto maturo ma sicuramente interessante e affascinante. C’è anche da dire che chi non ama il piglio avanguardistico di certi album targati AltRock difficilmente troverà piacevole un platter del genere. (Luigi Cattaneo)   

3 (Full Album)

martedì 6 gennaio 2015

PROG ZONE, Il Prog in Concerto




“PROG ZONE – Il prog in Concerto”, una rassegna live di musica progressive/alternative rock nata da un’idea di Daniele Giovannoni, batterista dei Karmamoi ( www.karmamoi.it ), band progressive rock italo-inglese con all’attivo due album (“Karmamoi” del 2011 e “Odd Trip” del 2013) e un terzo” Solitary Binary System” in uscita a Giugno 2015, anticipato dal singolo “Sirio”. I Karmamoi, già protagonisti dell’Eurosonic Showcase Festival di Groningen (Olanda, 2011) e di numerosi live, tra i quali l’opening act al Borderline di Londra per gli storici Curved Air, condivideranno il palco con due band della scena prog emergente: Jade Vine e Old Rock City Orchestra.
I greco-londinesi Jade Vine (www.jadevineuk.com), attualmente impegnati nelle registrazioni del loro secondo album, hanno intrapreso nel 2013 un tour in Inghilterra e in Grecia come opening act degli Anathema, nota prog band di fama internazionale. Nello stesso anno Daniel Cavanagh, chitarrista degli Anathema, ha co-prodotto il loro primo lavoro dal titolo “Nothing Can Hide From Light”.
Gli Old Rock City Orchestra (www.oldrockcityorchestra.com), anch’essi impegnati nell’uscita del loro secondo album, sono stati protagonisti nel 2013 di un tour europeo che ha toccato Inghilterra, Francia, Belgio, Olanda e Bulgaria. Il disco d’esordio “Once Upon A Time” è uscito nel 2012 per l’etichetta indipendente M.P. & Records, già in collaborazione con artisti nazionali e internazionali come Rick Wakeman (YES), Sonja Kristina (Curved Air) e, tra gli altri, Bernardo Lanzetti (PFM), voce storica del progressive rock italiano, con il quale la band umbra ha condiviso il palco lo scorso luglio 2014.









domenica 4 gennaio 2015

FRANCO BATTIATO, Sulle Corde di Aries (1973)


La definitiva consacrazione di Franco Battiato. Sulle corde di Aries, edito nel 1973, rimane uno degli epicentri della carriera del siculo e ancora adesso viene ricordato come uno dei momenti più particolari di tutto il progressive italiano. È un album parecchio strumentale in cui sono percepibili tracce di world music dettate probabilmente dalla crescente curiosità di Battiato verso il Medioriente, il misticismo della cultura islamica e il pensiero di Georges Ivanovic Gurdjieff, un filosofo mistico armeno che cercava la via per superare quegli automatismi psicologici ed esistenziali che condizionano l’uomo. Ne è un esempio la lunga traccia d’apertura Sequenze e frequenze con un uso costante dell’elettronica. Nell’oasi di suoni creati da Battiato il lascito pop viene messo totalmente da parte, i suoni eccedono ulteriormente in sperimentalismi avanguardistici, il VCS3 rimane protagonista come non mai e viene ben sostenuto dal sax di Gianni Bedori (uno dei pionieri del free italiano) nello splendido affresco jazz di  Aries. Daniele Cavallanti degli Aktuala con il clarino e il sax aggiunge spezie etniche in Aria di Rivoluzione, ma non mancano risvolti classici dettati dalla presenza di Gaetano Galli all’oboe o dal violoncello di Jane Robertson. Non da meno è  Jutta Nienhaus degli Analogy, presenza significativa oltre che nei brani già citati anche nella conclusiva Da Oriente ad Occidente. C’è una dose di spiritualità costante, eterna, affascinante anche nei momenti più semplici, una forza che rimane percepibile per tutto il disco pure a distanza di 40 anni dalla pubblicazione. Concetti e dinamiche invariabili di Battiato, idee fedeli, persistenti, che catturavano essenze orientali pur senza dimenticare di citare John Cage e i tanto cari corrieri tedeschi. Tutto viene espresso in modo più consapevole e variegato rispetto agli esordi, in quello che rimane uno dei lavori più influenti tra quelli del cantautore. Battiato, non pago della provocatoria proposta attuata nei tre dischi pubblicati in soli due anni, compie un ulteriore passo avanti nel campo della sperimentazione e nel 1974 dà vita a Click, sorta di nuovo inizio, ancora meno comunicativo e maggiormente sperimentale, una fase che lo accompagnerà almeno fino al 1979 di L’era del cinghiale bianco. (Luigi Cattaneo)

Aries (Video)

venerdì 2 gennaio 2015

CONCERTI DEL MESE, Gennaio 2015

Sabato 3
·Dark Ages Circolo Colony (Brescia)
·Arturo Stàlteri Codroipo (UD)

Venerdì 9
·Finisterre Alessandria

Sabato 10
·La Villa Strangiato Casa di Alex (Milano)
·The Watch Milano

Giovedì 15
·Ranestrane Roma
·Ainur Givoletto (TO)



Venerdì 16
·Nohaybandatrio Savona

Sabato 17
·Tempio delle Clessidre + Syndone Genova
·Dark Ages+Neverdream Tivoli (Roma)
·FixForb Erbusco (BS)
·Lachesis Dalmine (BG)
·Nohaybandatrio Macerata
·Slivovitz Napoli

Domenica 18
·Mirrormaze Milano
·Prog Zone Festival Roma

Mercoledì 21
·Junkfood Bologna

Giovedì 22
·Glad Tree Torino
·Junkfood Perugia
·Napoli Centrale Cava de' Tirreni (SA)

Venerdì 23
·Dark Ages Genova
·PFM Vicenza
·Junkfood Roma
·Flower Flesh Savona
·Napoli Centrale Cava de' Tirreni (SA)

Sabato 24
·CDZ + Castello di Atlante Veruno (NO)
·FixForb Foligno (PG)
·Dark Ages Busto Arsizio (VA)
·Junkfood Gradara (PU)

Domenica 25
·FixForb Roma

Mercoledì 28
·Marchesi Scamorza Papozze (RO)
·Slivovitz Roma

Giovedì 29
·FixForb Frosinone

Venerdì 30
·Junkfood Latina
·FixForb Rieti

Sabato 31
·La Coscienza di Zeno+Astrolabio Casa di Alex (Milano)
·FixForb Civitella del Tronto (TE)