venerdì 30 ottobre 2015

METHODICA, The Silence of wisdom (2015)


Sono passati sei anni dall’esordio Searching for reflection, che fece conoscere il talento dei Methodica nell’ambiente prog metal italiano (in mezzo l’ep Light my fire del 2012) e questo nuovo The Silence of wisdom è un ulteriore evoluzione del percorso del gruppo. I Methodica sono attualmente formati da Massimo Piubelli (voce), Marco Baschera (tastiere), Marco Ciscato (chitarre), Paolo Iemmi (basso) e Marco Piccoli (batteria), ensemble che si conferma come una delle nuove realtà del panorama hard prog. The Silence of wisdom è un lavoro ricco di sfumature, arrangiamenti curati, strutture complesse ma ariose, parti heavy vicine ai Dream Theater ma anche ai Tool, elementi atmosferici di grande enfasi emotiva che rimandano ad Anathema e A Perfect Circle, momenti riconducibili ai progetti dell’ultimo Steven Wilson. All’interno di brani molto lunghi (presente anche una grandiosa suite di 13 minuti), i Methodica tengono in alta considerazione l’aspetto melodico, sottolineato dall’utilizzo accorato delle tastiere da parte di Baschera che enfatizzano un sound già piuttosto corposo, in special modo nelle potenti ritmiche della coppia Piccoli-Iemmi e nelle strutture metal della chitarra di Ciscato. In tutto questo è da sottolineare anche la prova di Piubelli, voce interessante e soprattutto perfetta per il contesto in cui si muove la band. Dopo una breve intro si entra subito nel clima dell’opera con The angel lies dying, brano apripista efficace che ospita Marta Cicogna alla voce, una piccola apparizione del cantato growl che però non mi ha convinto del tutto. La seguente J. è un ottimo esempio della musica targata Methodica, raffinata e potente, mentre Only Blue è forse il pezzo più intenso tra quelli proposti, efficace break sognante dopo un inizio molto heavy. A metà disco il gruppo piazza Caged, suite in quattro movimenti che è il sunto di quello che sono i veronesi nel 2015, un crossover di situazioni ora più dure ora più suadenti ma sempre splendidamente equilibrate (dato non sempre presente nel progressive metal). The lord of empty spaces e Destruction of idols sono trascinanti song dalla grande forza d’urto, prima del finale di Ukiyo-E, episodio atmosferico di grande qualità. Da segnalare anche l’omaggio ai Genesis con Firth of fifth, una bella cover posta in chiusura dell’album. The Silence of wisdom è un come back graditissimo che conferma come la scena prog metal italiana si muova a livello underground in modo vitale e i Methodica hanno dimostrato come il progetto rimanga uno dei più rappresentativi in questo campo. (Luigi Cattaneo)

Only Blue (Video)

lunedì 26 ottobre 2015

AUTUMN ELECTRIC, Star Being Earth Child (2015)


Ancora poco conosciuti in Italia, arriva da Seattle il quinto album degli Autumn Electric, Star Being Earth Child, un concept che narra del passaggio di un alieno sulla terra e della sua amicizia con un bambino (ma i temi affrontati sono diversi, come il rispetto per i luoghi dove viviamo, la violazione dei più semplici diritti umani e animali, il rapporto con le autorità). Progetto ambizioso guidato da Michael Trew (voce, chitarra, flauto) e che qui trova definitiva forma tra le pieghe di un lavoro fresco e dotato di un songwriting pulito e armonioso. Una narrazione da rock opera frutto di un pregevole lavoro corale (la line up è completata da Naomi Adele Smith alle tastiere e alla voce, Max Steiner alla chitarra, Chris Barrios alla batteria e Johnny Unicorn al basso e al sax) che ha la meglio sui singoli, anche se le doti individuali sono assolutamente buone. L’ensemble è maturo, ha accumulato esperienza e ha spostato ulteriormente l’attenzione verso il prog, in maniera però del tutto naturale e per niente artificiosa. Il loro progressive rock riesce ad essere attuale pur guardando indietro nel tempo, appoggiandosi anche alla tradizione del folk e a spunti orchestrali mai troppo magniloquenti, spesso generati da tappeti di synth che arricchiscono il sound. Grande cura si avverte per la forma canzone e per soavi arrangiamenti, aspetto fondamentale e predominante rispetto a virtuosismi o costruzioni particolarmente complesse. Troviamo così parti memorabili che per feeling ricordano i Genesis periodo Peter Gabriel, passaggi psichedelici degni dei Pink Floyd, tirate più rock e altre maggiormente classiche in stile Moody Blues e Procol Harum, senza dimenticare la presenza di una brillante vena cantautorale che marchia diversi momenti del concept. Un progressive folk che riesce ad essere ricco, sfaccettato ma anche immediato, puntiglioso nelle sue trame e vigoroso nel racconto. Un disco completo, affascinante, di grande impatto emotivo, riuscito sia nei momenti malinconici che in quelli solari. Ottimo l’interplay tra le tastiere della Smith e la chitarra di Steiner, così come gli interventi di flauto e sax che sottolineano alcuni attimi fondamentali della narrazione. Star Being Earth Child è un disco ispirato, figlio di una band in evoluzione e pronta a conquistare una fetta di pubblico più ampia. Per ascoltare e acquistare l’album visitate la pagina ufficiale https://autumnelectric.bandcamp.com/ (Luigi Cattaneo)  

giovedì 22 ottobre 2015

EGIDA AUREA, Live a Parigi (2014)


Era il febbraio 2013 quando gli Egida Aurea registrarono questo live parigino, un prodotto apprezzabile sia per chi già conosce il gruppo del bassista Diego Banchero (Il Segno del Comando, Il Ballo delle Castagne), sia per chi decide per la prima volta di avvicinarsi al dark folk dei liguri (formazione completata da Carolina Cecchinato e Marina Larcher alla voce, Davide Bruzzi alla chitarra e al bouzouki, Roberto Lucanato alla chitarra acustica e Fernando Cherchi alla batteria). La mia piccola guerra del 2010 è l’album più rappresentato in questo disco dal vivo, con la title track di quel lavoro ad aprire splendidamente la serata. La musica degli Egida Aurea vive di momenti fortemente cantautorali ma permeati di una carica rock che risulta meno persistente in studio e più accentuata in Live a Parigi, brillante esempio di come si possa ampliare il discorso sonoro laddove vi è la volontà di farlo. La band suona compatta, senza palesi cali di tensione, forte anche di un songwriting sapiente e calibrato verso una forma canzone per nulla banale (Banchero si conferma uno dei migliori scrittori della sua generazione). A ciò va aggiunta la cura con cui vengono trattati i testi, elemento importante e per nulla secondario nell’economia del gruppo. Live a Parigi è un documento assolutamente gradevole e capace di rispecchiare le qualità di un ensemble che potrebbe definitivamente spiccare il volo con il prossimo full lenght. (Luigi Cattaneo)

La mia piccola guerra (Video)

venerdì 16 ottobre 2015

LIGRO, Dictionary 3 (2015)


Ritornano dopo tre anni di assenza gli indonesiani Ligro del chitarrista fusion Agam Hamzah, un trio dedito ad un avant jazz rock meritevole di essere conosciuto e apprezzato su larga scala. Oltre all’eccellente Hamzah troviamo l’impetuoso Adi Darmawan al basso e Gusti Hendy alla batteria, metronomo carico di ardore e il risultato finale è assolutamente di buon livello. Dictionary 3 mantiene le promesse del suggestivo Dictionary 2 (uscito nel 2012 sempre per Moonjune), mostrando un gruppo convinto dei propri mezzi e in ottima forma, forti di un collaudato interplay e di uno stile che sa unire parti di vibrante jazz rock con effetti avanguardistici e minimal. I 5 brani presenti sono lunghi e stratificati, con l’opener Bliker 4 sopra le altre, complice anche la partecipazione del prodigioso tastierista Ade Irawan, che colora questo bellissimo momento di jazz progressivo di quasi 15 minuti. L’album mostra un interessante versatilità, spunti strumentali notevoli, strutture intricate e fantasiose (Tragic hero, The 20th century collaseu) e una certa freschezza anche nelle parti più free (Pentagonal krisis). L’istintività di Hamzah si sposa con i ritmi sincopati della coppia Darmawan-Hendy (quest’ultimo batterista dei Gigi), per un disco che riporta in auge un nome ancora poco conosciuto in Europa. Dictionary 3 è un come back fresco, pulsante, capace di toccare vari stili e pensato probabilmente per la dimensione live, vero campo di battaglia dei tre indonesiani. (Luigi Cattaneo)

Pentagonal krisis (Video)

martedì 13 ottobre 2015

QUADRI PROGRESSIVI, Hasta Karma

La pittrice milanese Lorena Trapani ha reso omaggio ad un’artista ancora poco conosciuto in Italia, l’indonesiano Dewa Budjana e il suo Hasta Karma (35x25 tecnica acquerello), uscito nel 2015 per la Moonjune Records.
Chi volesse ricevere o visionare le opere di Lorena (tutte rigorosamente eseguite a mano) può inviare una mail a progressivamenteblog@yahoo.it