martedì 30 novembre 2021

CRISTIANA VERARDO, Maledetti ritornelli (2021)

 

Nuovo album per Cristiana Verardo, cantante e compositrice salentina che negli anni ha collaborato con Moni Ovadia, Redi Hasa, Mino De Santis, Carolina Bubbico e Enza Pagliara, tutti personaggi legati al mondo della pugliese e che in parte ritroviamo nella musica del nuovo Maledetti ritornelli. Il pop cantautorale portato in dote dalla Verardo si fa maturo anche grazie ai tanti musicisti coinvolti (ben 25!), sin dall’iniziale Ti ho portato il mare, abbellita dal sax di Emanuele Coluccia, pezzo ben scritto e ottimamente arrangiato, nonché valido apripista di un lavoro che prosegue con la gradevole title track (cantata insieme a Gnut) e con La vita in un istante, vivace episodio dove la tromba di Cesare Dell’Anna e l’ensemble Girodibanda divengono centrali per le dinamiche folk di cui è intriso. 3000 anni è un altro brano legato al pop cantautorale dal taglio radiofonico, modulata sul tocco delicato del pianoforte di Daniele Vitali, Chiance invece sposta l’attenzione sul folk salentino, con testo in dialetto interpretato da Rachele Andrioli (impegnata anche al tamburo), Maria Mazzotta e Enza Pagliara e l’organetto di Alessandro D’Alessandro protagonista. Menzione a parte merita Non potevo saperlo, episodio maggiormente legato al cantautorato tout court e impreziosito dal violoncello di Redi Hasa, che carica di drammaticità uno dei momenti clou di questo piacevolissimo secondo disco dell’autrice salentina. (Luigi Cattaneo)

Ti ho portato il mare (Video)



lunedì 29 novembre 2021

ELISA MONTALDO, Fistful of planets part II (2021)

 

Fondatrice e tastierista di Il Tempio delle Clessidre, Elisa Montaldo ha nel tempo costruito una propria carriera anche fuori dal gruppo, sia con i Vly che in veste solista. E proprio a quest’ultima incarnazione della sua arte va ascritto Fistful of planets part II, disco pieno di pathos e poesia, dove Elisa (impegnata alle tastiere e alla voce) ha riversato mesi di lavoro attraverso una cura maniacale del dettaglio, aiutata da una serie di grandi musicisti scelti per definire al meglio i vari momenti del disco (con il solo Mattias Olson presente in quasi tutti i pezzi). E cosi nella delicata e atmosferica Floating/Wasting life troviamo l’apporto sostanzioso di Hampus Nordgren Hemlin, diviso tra tastiere, basso, chitarra, vibrafono e tubular bells, mentre nella struggente Earth’s call il flauto di Steve Unruh (strumentista sopraffino dalla carriera tutta da scoprire) crea passaggi di grande effetto, prima di un altro momento suggestivo, We are magic, diviso tra pop ed elettronica. Il doppio recitativo di Yuko Tomiyama e Maitè Castrillo segna Haiku, densa di esotico fascino e con trame classicheggianti (perfette le intuizioni di Ignazio Serventi alla chitarra classica e David Keller al violoncello), la lunga Feeling/Nothing/Into the black hole presenta le varie sfumature del percorso della ligure, tra sperimentazione progressiva, psichedelia e oscuro folk, merito anche dei fiati di Unruh (qui anche al violino) e Stefano Guazzo (sax). Meraviglioso il crescendo emotivo sognante e malinconico di Washing the clouds, brillante esempio di come le note abbiano ancora la capacità di trasportarci altrove, suggestionandoci e facendoci vivere come sospesi dalle brutture del contemporaneo. Elisa ha sempre avuto questa forza, questa capacità di rimandare ad immagini, a fotografie che rimangono sullo sfondo ma in maniera nitida e indelebile. Come la sua musica. (Luigi Cattaneo)

Floating/Wasting life (Video)



domenica 28 novembre 2021

IKITAN, Darzava y Brinicle (2021)

Gli Ikitan, trio heavy post-rock (https://linktr.ee/ikitan) , sono orgogliosi di presentare due nuovi singoli, Darvaza y Brinicle, pubblicati da Taxi Driver Records in cassetta e in edizione limitata.

Darvaza y Brinicle verrà pubblicato il 3 dicembre 2021 e le due nuove canzoni, intitolate Darvaza e Brinicle, saranno disponibili sulla pagina Bandcamp di Taxi Driver Records e anche su tutti gli store digitali della band.

La cassetta contiene i due nuovi singoli sul lato A e Twenty-Twenty Live at Forte Geremia sul lato B, già disponibile in formato digitale e video, pubblicato nel giugno 2021.

Solo 30 copie della cassetta saranno disponibili, e ciascuna comprenderà un download digitale dei due singoli… e una penna BIC.

Le canzoni saranno trasmesse in premiere sul canale YouTube 666MRDoom il 2 dicembre 2021.


Dopo aver creato un mare di nuovi riff dalla pubblicazione di Twenty-Twenty in poi, e avendo avuto la possibilità di registrare e diffondere Live at Forte Geremia, i tempi erano finalmente maturi per pubblicare nuova musica.

Abbiamo suonato tantissimo in sala prove, considerato che in Italia lo stato di emergenza è proseguito per parecchio tempo, e Darvaza e Brinicle sono i primi prodotti di questo periodo di grande produttività musicale in casa Ikitan, dice la band.


I fenomeni naturali strani e i fatti bizzarri hanno sempre affascinato gli Ikitan: il nome stesso della band è quello del presunto dio del suono delle pietre per gli Aztechi, così come rappresentato nella copertina di Twenty-Twenty.

Darvaza si trova in Turkmenistan mentre Brinicle è un fenomeno che accade nell’Oceano Antartico.


Darvaza (“La porta dell’inferno”, un cratere creato artificialmente e che non ha smesso di bruciare dagli anni ‘70) e Brinicle (una stalattite ghiacciata che uccide tutto quanto incontra sulla sua strada, chiamato anche “il dito della morte”) rappresentano due facce della nostra essenza, diverse e complementari allo stesso tempo. Ikitan può essere devastante e potente ma anche etereo e onirico, dichiara la band.


L’idea di pubblicare i due singoli in una cassetta viene da Massimo Perasso, proprietario di Taxi Driver Records, etichetta musicale indipendente nata a Genova nel 2009.


Siamo felicissimi di collaborare con Maso, una vera leggenda genovese in fatto di musica heavy, stoner e progetti interessanti in generale, e con la sua etichetta Taxi Driver Records. Da sempre fan degli album che ha pubblicato, il fatto di essere in compagnia di alcune delle migliori band di Genova (e non solo) ci riempie di orgoglio, concludono gli Ikitan.


Gli Ikitan si sono formati a Genova nel 2019. La musica della band viene concepita nel corso di lunghe jam session. Il debutto arriva il 20 novembre 2020 con un EP strumentale autoprodotto contenente una sola canzone, Twenty-Twenty, della durata di 20 minuti e 20 secondi, accolto in maniera positiva da stampa e fan a livello mondiale.

Impossibilitati a suonare dal vivo a causa della pandemia, gli Ikitan registrano Twenty-Twenty Live at Forte Geremia nel marzo 2021: si tratta del primo concerto della band, registrato in cima a un vecchio forte militare (819m slm) e senza pubblico, il cui video, un tributo ai generator parties, è disponibile su YouTube.

Le copertine di Twenty-Twenty e di Darvaza y Brinicle sono opera di Luca Marcenaro.


Save the date! Darvaza y Brinicle sarà pubblicato il 3 dicembre 2021 in una cassetta in edizione limitata (30 copie) da Taxi Driver Records e sarà disponibile sul Bandcamp dell’etichetta.




venerdì 26 novembre 2021

ASAF SIRKIS, Solar Flash (2021)

 


Solar flash è il nuovo disco di Asaf Sirkis, batterista di notevole esperienza (e che spesso abbiamo incontrato negli anni) qui accompagnato da Kevin Glasgow (basso) e Gary Husband (tastiere e piano), oltre che da due special come Sylwia Bialas (voce) e Mark Wingfield (chitarra). L’album è la classica uscita Moonjune Records, con un range espressivo che va dalla fusion al progressive, passando per il jazz rock e l’improvvisazione, una combinazione di elementi come spesso risultano le produzioni dell’etichetta di New York. Le trame architettate da Sirkis risultano profonde e complesse, esplorano soluzioni che trovano vita nell’iniziale grandezza di Kinship, per poi proseguire nell’omaggio a Eric Kamau Gravatt (Weather Report, McCoy Tyner, Joe Henderson) di For Eric, in cui troviamo la voce dell’eterno Sun Ra, e culminano nella lunga Polish Suite divisa in tre parti, dove la struttura si fa libera di esplorare una via personale alla jazz fusion. Il percorso intrapreso da Asaf è figlio di passione e studio, tecnica e pathos, una sensibilità che bilancia con maestria le parti del quadro, segno di una creatività che si fa tangibile e che conferma lo straordinario lavoro di ricerca della Moonjune Records. (Luigi Cattaneo)


mercoledì 24 novembre 2021

SAVELLI-ZANOTTI, Italian Kidd (2021)

 

Questo album è diventato un festival, uno di quei momenti di aggregazione e condivisione a cui purtroppo non siamo più abituati. Un festival con un filo conduttore rappresentato dalla scrittura e dalla produzione, che ha lasciato spazio ai cantanti di esprimersi e raccontare storie molto diverse, non da divi ma semplicemente da interpreti dei brani e soprattutto dell'epoca che stiamo vivendo. C'è una foto nel libretto che raffigura questo periodo storico: barchette ormeggiate al tramonto. Crediamo che si sentano così molti artisti e musicisti che aspettano di poter riprendere il largo. Con queste parole, il duo formato da Alex Savelli (chitarra, basso e tastiere ex Pelican Milk e collaboratore negli anni di Francesco Guccini, Paul Chain, Ares Tavolazzi, tra gli altri) e Ivano Zanotti (batterista impegnato con Ligabue, Vasco Rossi, Brian Auger, Eugenio Bennato), sintetizza il lavoro dietro Italian Kidd, un disco dove la creatività emerge netta, senza pressioni e barriere, con l’idea di collettività che trova sostanza nella scelta di utilizzare un cospicuo numero di cantanti, scelti di pezzo in pezzo per narrare con forza gli anni quantomeno particolari che tutti stiamo affrontando. Un album pieno di sostanza e forza, con Savelli che spiega come i brani siano stati quasi tutti scritti dopo avere conosciuto Ivano e pensando di suonarli insieme a lui. Per questo ho voluto coinvolgerlo nella produzione e nei mixaggi, e proprio per questo abbiamo deciso di dividere i diritti dei brani con gli ospiti in parti uguali; il lavoro di ognuno è stato assolutamente determinante per la riuscita del disco. In fondo chi ha scritto cosa, soprattutto per chi ascolta, ha un valore molto relativo e credo che se musicisti e interpreti fanno proprio un brano poi quel brano diventa più del pubblico che di chi lo ha scritto.  Tra le cose migliori abbiamo Dogman, con la voce piena di pathos di Massimo Danieli, Dead end che vede la versatile Jeanine Heirani protagonista (già con Savelli nei Nostress), The stranger, episodio carico e vibrante di energia dove Frederick Livi marchia a fuoco il pezzo, Spears con Lorenzo Giovagnoli dei progsters Odessa e la lunga The shepherd, vibrante viaggio per Valentina Gerometta dell’interessante progetto Zois. Menzione a parte per Non siamo soli, unico momento in italiano con Luciano Luisi convincente interprete di un momento che si stacca dai restanti ma rimane impresso nella memoria, concludendo ottimamente un esordio tra i più meritevoli di questo 2021 in ambito rock. (Luigi Cattaneo)

The stranger (Video)



lunedì 22 novembre 2021

INSTANT CURTAIN, Let tear us apart (2020)

 


Bell’esordio per gli Instant Curtain, quartetto composto da Giuseppe Petrucci (chitarra, hammond, piano, mellotron e synth), Fabrizio Poggi (basso, tastiere e batteria), Carlo Maria Marchionni (batteria) e Massimo Gerini (voce), che arriva a questo Let tear us apart consapevole dei propri mezzi e con una passione innata per il progressive rock. Inutile dire della bravura tecnica degli interpreti, abbinata ad una buona capacità di scrittura, che fa dell’album un bel viaggio all’interno di un mondo sonoro composito e suggestivo, dove troviamo le origini inglesi di un genere immortale ma anche i suoni di band nostrane come Court e Anèma. Reverse in the sand mostra da subito una band attenta alla rifinitura melodica, capace di porre uno sguardo sul passato storico ma anche sul contemporaneo, Tell the tales, may I cita i Genesis ed è un episodio dalle tipiche atmosfere vintage, mentre The beginning mostra come il lavoro d’insieme per la band sia fondamentale. Briosa e complessa All white, tesa e coinvolgente The ship battle down, tra i momenti migliori del disco, prima di And the rest divide us, altro brano notevole, con l’hammond che si fa protagonista con il passare dei minuti. I Genesis sembrano tra i modelli anche in Safe as the world, Petrucci gioca con la chitarra in Stay, il finale di April, con le intricate ritmiche della coppia Marchionni/Poggi è l’epitaffio di un lavoro interessante e molto gradevole. (Luigi Cattaneo)


giovedì 18 novembre 2021

ZUMTRIO, Radioscapes (2020)



Francesco Canavese (chitarra), Francesco Giomi (synth e radio) e Stefano Rapicavoli (batteria) sono i musicisti dietro lo Zumtrio, un progetto che si muove libero e senza confini, dove l’improvvisazione si fa regina e portatrice del seme dell’accoglienza. La produzione Tempo reale, centro fondato da Luciano Berio a Firenze nel 1987 e oggi punto di riferimento per la ricerca, la produzione e la formazione nel campo delle nuove tecnologie musicali, ci dirige come per i Minus (di cui avevamo parlato qualche mese fa) verso l’avanguardia sperimentale, fatta di elettronica, jazz di ricerca e moduli elettrici. La radio analogica che diviene strumento è simbolo dell’indagine sui suoni e le loro possibilità portate avanti da Tempo Reale, un’esigenza di studio che diviene corpo con questo Radioscapes, 50 minuti circa dove il trio interagisce senza vincoli, un percorso free dissonante che non manca di citazioni post articolate, frangenti darkeggianti e derive noisy taglienti. Il disturbante uso della radio analogica nel contesto creato è impulso ulteriore nel percorso delle trame del lavoro, perlustrazione delle possibilità improvvisative di un terzetto cosciente delle proprie possibilità e libero di creare musica senza compromessi. (Luigi Cattaneo)  


sabato 13 novembre 2021

GIUSEPPE CALINI, Polvere, strada e rock'n'roll (2021)

 

Nuovo lavoro per Giuseppe Calini, rocker di Legnano che con Polvere, strada e rock’n’roll arriva al suo diciottesimo disco, ancora edito da Music Force e nuovamente carico di rock italiano, quello di Ligabue e Vasco Rossi, sporcato in diversi momenti da giri blues e rimandi alla musica made in USA. Calini sa indubbiamente scrivere brani immediati e d’impatto, punta su tematiche care ad un certo stile e non cerca di stupire con trovate ad effetto, rimanendo nell’ottica di costruzioni consuete, tra riff semplici ed essenziali e strutture lineari. Il lavoro si lascia indubbiamente ascoltare, soprattutto se non si cerca l’effetto sorpresa o la novità, anche se forse mi sarei aspettato maggiore groove dal disco, aspetto che emerge qua e là ma manca in alcuni momenti dell’album. Giuseppe dalla sua ha però la palese volontà di guardare al rock senza artifizi, con testi che arrivano al cuore del racconto (Spara, spara ancora ma anche Take me home e Good bye Route 66), una narrazione forse imperfetta ma che non sporca il messaggio finale del milanese, con la sua passione per un’epoca lontana, per un suono immortale, che l’autore riversa da più di 30 anni nei suoi dischi, fatti di viaggi lontani, polvere, strada e r’n’r. (Luigi Cattaneo)

Biglietto per la vita (Video)



MOUNTAIN'S FOOT, Mountain's foot (2020)

 

Uscito l’anno scorso per Delta Promotion, Mountain’s foot è l’esordio omonimo del quartetto formato da Matteo Scaringelli (voce e chitarra), Mauro Ramozzi (chitarra), Simone Facchi (batteria e percussioni) e Fabio Bonomi (basso), un debutto davvero molto valido di southern rock contaminato di blues. I piemontesi ci riportano indietro nel tempo, tra la quadrilogia dei Led Zeppelin, l’inizio dei ’70 della The Allman Brothers Band e il revival di Shake your money maker e The southern harmony and musical companion targato The Black Crowes, fino ad arrivare ai contemporanei Blackberry Smoke, creando così un consapevole ponte fra epoche ma sempre all’insegna di un r’n’r verace e brillante. Background che ritroviamo tra le note di pezzi come la vibrante Angry bear, nel rock blues di Admirable vision, ingentilito dal piano di Michele Guaglio e nella variegata On a beat of a gun. Non sono da meno la Rock and Roll dose, con la sua carica divertente e sfrontata, l’ottima Always sick and tired e la conclusiva Libra, finale sessantiano di un lavoro denso e passionale sotto tutti i punti di vista. (Luigi Cattaneo)

Angry bear (Video)



mercoledì 10 novembre 2021

SCHERZOO, 05 (2020)

 

Fondati a Lione nel 2005 da Francois Thollot, polistrumentista innamorato del progressive settantiano, gli Scherzoo arrivano oggi al quinto disco, pubblicato dalla nostrana Lizard Records, album che conferma la propensione strumentale dei francesi, che continuano a citare Canterbury, il jazz rock, il prog sinfonico e la classica. Oltre a Thollot (basso), troviamo Clèment Curaudeau alla batteria e due tastieristi, Anthony Pontet (paino, organo e synth) e Grègoire Plancher (piano e mellotron), con la logica conseguenza che siano proprio questi ultimi due elementi citati a sospingere la formula introdotta nell’album precedente. Proprio l’interplay dato da una certa solidità di line up ha portato ad un risultato complessivo brillante, con le tastiere che dominano in lungo e in largo un album raffinato e vintage. Sunday therapy mostra subito lo stile del quartetto, una sorta di introduzione a quello che è il sound di 05, prima della lunga Le Rèveile, che si muove tra ritmi dispari, stacchi arditi e cambi di tempo alla Gentle Giant e della seguente Plastic lizard, un bel tuffo nei ’70, contraddistinto da più elementi e con un mood cinematografico piuttosto azzeccato, sia nelle parti jazzate che in quelle atmosferiche e vagamente gobliniane, elaborazione di un suono che si stratifica con intelligenza. La lunghissima XZ/02 sviluppa una serie di temi e di idee piuttosto articolate, tra passaggi classicheggianti e spirali di puro progressive, Tourmente des nombres presenta trame vivaci e godibili, mentre Bachannales Bucoliques non fa altro che confermare come i transalpini guardino con gusto e passione ad una stagione ormai parecchio lontana nel tempo. Le Baron perché ha un inizio misterioso, per poi sviluppare fraseggi curati e dinamici, la conclusiva Tsunami è anima e sintesi del background degli Scherzoo, quasi 15 minuti che faranno la felicità di tutti gli amanti del prog tastieristico più sfrenato ed ottimo finale di un ritorno godibile ed elegante. (Luigi Cattaneo)

Bachannales Bucoliques (Video)



martedì 9 novembre 2021

OUT IN STYLE, Letter never sent (2020)

 


Nati nel 2016 dalla penna di Joao Xavier (voce e basso), gli Out in style trovano nel batterista Ricardo Niemicz il giusto contraltare ritmico nella lavorazione di Coffee, beer and a movie (ep del 2016) e successivamente arrivano a definitiva line up con l’ingresso del chitarrista Marlos Andrews, stabilità che li porta ad aprire per Satanic Surfers e Antillectual (act con cui condividono anche una certa attitudine). La firma con l’italiana Too Loud Records coincide con la pubblicazione di Broken dreams (2018) e dell’attuale Letter never sent (2020), un concentrato di punk rock melodico e hardcore che gli amanti del genere apprezzeranno sicuramente, vista l’indole accomunabile a band come Millencolin, No fun at all e Pennywise. Mid tempo e velocità segnano il lavoro del trio, che instilla piccole dosi di malinconia ai brani, regalando alcune tracce davvero ben riuscite, come When night falls fast, Today is the past o Time is passing by, dove l’hardcore punk si fa emozionale e vibrante, foriero di energia e chorus cantabili. Le brillanti idee messe sul piatto fanno di Letter never sent l’uscita migliore del gruppo, un giusto crossover di melodie pop, fraseggi catchy e strutture rock, e un plauso va anche alla nostrana label, che si dimostra ancora una volta attenta nello scandagliare il mercato estero alla ricerca di band di valore. (Luigi Cattaneo)

lunedì 8 novembre 2021

MARKUS REUTER, Sun trance (2020)

 

Insieme alla Mannheimer Schlagwerk e a Dennis Kuhn, Markus Reuter, chitarrista di cui abbiamo spesso parlato da queste pagine, si è imbarcato nel 2017 in un progetto molto ambizioso, registrato live a Mannheim, cittadina tedesca del distretto di Karlsrule. Grazie alla Moonjune Records Sun trance vede ora la luce, un ibrido di avant, psichedelia e ambient, una suite che è profondo viaggio tra intricate melodie orchestrali, arrangiamenti sofisticati, passaggi ipnotici e un crescendo emotivo che diviene palpabile con il passare dei minuti. La direzione di Kuhn, vibrafonista e produttore, porta ad un lavoro articolato e che ha bisogno di essere assimilato con attenzione, con Reuter che, da grande musicista qual è, si inserisce perfettamente con grazia e la consueta curiosità. Il suono del chitarrista tedesco si amalgama con quello dell’ensemble, mostrando la solita dose di immaginazione che lo caratterizza, studioso delle possibilità armoniche dello strumento, foriero di intuizioni free ed esploratore di suoni sempre più variegati. (Luigi Cattaneo)

Sun trance (Video)



venerdì 5 novembre 2021

EL ROJO, El Diablo Rojo (2020)

 


Ci siamo occupati dei calabresi El Rojo (Evo Borruso alla voce, Fabrizio Miceli e Fabrizio Vuerre alle chitarre, Pasquale Carapella al basso e Antonio Rimolo alla batteria) in occasione dello split Southern Crossroads con i Teverts ed è un piacere ritrovarli con il loro primo full, El Diablo Rojo, pubblicato dalla Karma Conspiracy Records, etichetta sempre attenta quando sul piatto c’è da mettere qualche ottimo gruppo stoner. Sound che ritroviamo con forza tra le note dell’iniziale South e della seguente El camino, mentre in Cactus bloom il deserto incontra il grunge, influenza che appare più volte tra le pieghe di un lavoro dove è facile sentire l’amore per Kyuss, Soundgarden e Black Sabbath. Gli El Rojo non si perdono in inutili orpelli e preferiscono inondare di riff densi e ritmiche hard la proposta, in un tumultuoso viaggio che parte dagli anni ’70 e arriva all’inizio dei ’90. Maturità e songwriting fanno del disco un lavoro solido e ricco di ottimi spunti, oscuro e potente, mostra come si possa suonare un genere oramai codificato in maniera credibile e passionale. Album molto consigliato agli amanti di certe sonorità. (Luigi Cattaneo)  

mercoledì 3 novembre 2021

DEATH SS, X (2021)

 


Presentato in anteprima al Legend Club di Milano il 23 ottobre, X è l’ultimo disco targato Death SS, band che dal ritorno sulle scene con Resurrection del 2013 ha trovato una certa continuità, che ha giovato probabilmente a Steve Sylvester, personaggio che non ha bisogno di presentazioni e che continua a confermare la sua centralità nella scena metal nazionale. L’ormai leggendaria formazione (in giro dal lontano 1977) è ancora maestra nel narrare l’oscuro, il buio, e Steve si muove con consapevolezza e studio nei meandri dell’occulto, tra esoterismo e uno sguardo sempre peculiare sull’orrore e le contraddizioni del genere umano, accompagnato da Al De Noble (chitarra), Freddy Delirio (tastiere), Glenn Strange (basso) e Mark Lazarus (batteria). L’album è un concentrato di melodie sinistre, racconti cupi e nera teatralità, concept che parte dall’iniziale tenebra di The black plague, con Andrea DeVenezia (già con i Sine Macula) che offre il suo contributo alla chitarra. La gradevole Zora, primo singolo scelto per il lancio dell’album, omaggia l’eroina del fumetto erotico/horror italiano anni ’70, con la significativa presenza di Andy Panigada degli storici Bulldozer, che dona ancora maggiore fisicità al suono dei Death SS, chitarrista che troveremo anche nell’inquietante Suspiria (dove vi è anche Ghiulz Borroni alla chitarra, pure lui dei Bulldozer e membro dei blackster Ancient) e nello speed heavy di Ride the dragon. Under Satan’s Sun prende le mosse dall’industrial gotico che aveva caratterizzato la produzione di inizio anni 2000 (che personalmente adoro), Rebel God con le sue melodie ruffiane si fissa in testa sin dai primi ascolti, cosa che accade anche nella seguente Temple of the rain, dove il vampiro è accompagnato dalla voce della bravissima Romina Malagoli. Minimale e affascinante la malinconica ballad Heretics, prima di The world is doomed, atmosferica e ottimamente suonata e della conclusiva Lucifer, bel finale di un lavoro che mostra Steve Sylvester e la sua band ancora una volta ispirati, cosa sorprendente dopo oltre 40 anni di attività. (Luigi Cattaneo)

Suspiria (Video)