martedì 29 settembre 2020

FUNGUS FAMILY, The Key of the Garden (2019)

 

Attivi da quasi vent’anni, i Fungus, oggi Fungus Family, arrivano al quarto album con The key of the garden, edito da Black Widow nel 2019. La formazione ligure è attualmente composta da Carlo Barreca (basso e membro fondatore), Dorian Deminstrel (voce e chitarra acustica), Alessio Caorsi (chitarra), Claudio Ferreri (organo, piano e tastiere) e Cajo (batteria), line up che in questo come back vanta l’amichevole partecipazione di Nik Turner degli Hakwind, che dona ancora maggior pathos all’elegante prog psichedelico dei genovesi. La conferma della bontà del progetto arriva da brani come Holy Picture o Suite No 5 (divisa in due parti), momenti ricchi di idee fantasiose e suggestive, ma anche quando il quintetto spinge sull’acceleratore il risultato non cambia, perché la band ha capacità di scrittura consolidate nel tempo. D’altronde i Fungus Family hanno spesso contrapposto parti tenui e classicheggianti ad altre più aggressive, frutto di un background che pesca a piene mani dal passato del rock, un gusto vintage che trova modo di emergere nelle rivisitazioni di See Emily Play dei Pink Floyd e The weaver’s answer dei Family, oltre che nell'ottima Eternal mind, dove Turner è presente al flauto. Non mancano i consueti riferimenti a Jefferson Airplane, Jethro Tull e King Crimson, che ritroviamo tra le note dell’intensa Iq84 e della buonissima Becoming to be, con Turner stavolta protagonista al sax. Chiusura della trilogia iniziata nel 2010 con Better than Jesus e proseguita nel 2013 con The face of evil, ed ennesimo lavoro convincente per una delle band più interessanti dell’attuale panorama underground nostrano. (Luigi Cattaneo)

Full Album (Video)



lunedì 28 settembre 2020

SONUM X, Purifire (2019)

 

Secondo album per i Sonum X, trio formato da Matteo Sampietri (batteria e voce), Andrea Bombaci (chitarra e voce) e Marco Zerbinati (basso), che con Purifire, uscito nel 2019, firmano un lavoro intriso di stoner, grunge e psichedelia, sulla scia dell’esordio del 2016. La miscela di suoni dei mantovani può risultare canonica, ma ciò non toglie che Purifire sia un disco solido e maturo, che guarda sì a Palm Spring ma anche alla Seattle più aggressiva, senza dimenticare le luci psichedeliche che abbagliano la potente title track o T. Ripper X, dinamici esempi di come i lombardi trattino la materia. La cupa Shadow rider fa da anticamera alla parte centrale dell’opera, un trittico meraviglioso formato da Manhattan, abbellita dal sax di Giacomo Bertazzoni, S.P.E.C.T.R.U.M., suggestivo episodio ricco di pathos e Fading flowers, caratterizzata dai synth di Pietro Frigerio (che troviamo anche nell’intro e nell’outro). Days of wolves è un altro episodio oscuro, mentre Psycotemple chiude un album di idee e sostanza. (Luigi Cattaneo)

Full Album



mercoledì 23 settembre 2020

ALGEBRA, Deconstructing classics (2019)

 

Nati in piena era new prog, gli Algebra, dopo quasi 40 anni di attività, sono ancora presenti nel panorama nostrano, segno che la passione che animava questi ragazzi nel 1983, epoca del primo demo, è intatta e resiste allo scorrere delle mode e del tempo. Alfieri di un certo stile negli anni ’90, epoca di Storia di un iceberg (1994), hanno portato avanti un discorso coerente sino al 2009, quando JL segnò il loro ritorno sulle scene, disco che vedeva i due fratelli Hackett come ospiti speciali. Il nuovo Deconstructing classics, uscito per Andromeda Relix nel 2019, pesca a piene mani brani piuttosto noti del progressive mondiale, versioni apparse negli anni dentro compilation tributo spesso firmate dalla Mellow Records. Composizioni interpretate dalla band con spirito e gusto dalle varie formazioni che hanno segnato la storia dei campani, tra cui spiccano Dusk dei Genesis, Funny ways dei Gentle Giant e Song within a song dei Camel, tutte presenti sul primo CD. Nel secondo invece, oltre ad altre apprezzabili cover, come Strangers in space dei Procol Harum, troviamo quattro pezzi scritti dai beneventani, ossia l’interessante Straight, una riuscita versione live di Russian Suite e due brani che ci riportano ai primi anni di vita del gruppo, The clouds are always present e Il muro. Gradevole omaggio ai grandi del prog, in attesa di un lavoro di inediti che ormai manca da tanti anni. (Luigi Cattaneo)

Russian Suite (Video)



venerdì 18 settembre 2020

PHREEANGLES, Lo Scuro Informe (2020)


Secondo album per i PhreeAngles, trio formato da Luca Calabrese (tromba ed elettronica), Gabriele Orsi (chitarra ed effetti) e Cristiano Vailati (batteria e percussioni), musicisti di grande esperienza che con Lo scuro informe tornano a dare voce ad una realtà fatta di immagini rarefatte, in cui inquietudine, illusione e desiderio di prospettive diverse vanno a formare una crisalide di jazz elettronico, sapientemente contrappuntato da eleganti partiture che profumano di avanguardia. Essendo tutti i brani frutto di una registrazione in presa diretta, già l’iniziale Filo di fumo profuma di free, seppure Calabrese disegna con il suo strumento scenari notturni inquieti, su cui Orsi punteggia note e Vailati instilla piccole varianti ritmiche. Danza delle fiamme, con i suoi 11 minuti di durata, mostra il carattere sperimentale del progetto, mentre più snelle sono Voce nascosta e Gatto a rotelle, dove comunque permane il carattere avant della proposta. Infinito flessibile è un’altra istantanea della performance momentanea, lontana da schemi e rigidità, forma assoluta di jazz in movimento, svincolato da qualunque paradigma. Rimane lo scheletro di trame che si susseguono, che assumono la forma di Angolo bianco, dove il trio si diverte ad inseguire il ritmo imposto da Vailati, o quello della conclusiva title track, dove la strada diviene indefinita, simbolo di un crossover d’intenti, figlio di un quadro complessivo astratto e metaforico. (Luigi Cattaneo)


giovedì 17 settembre 2020

ROOM EXPERIENCE, Another time and place (2020)

 

Bel colpo della Burning Minds, che ha da poco pubblicato Another time and place, nuovo album dei Room Experience, band melodic rock di fama internazionale formata da David Readman (voce dei Pink Cream 69), Gianluca Firmo (tastiere), Davide Barbieri (tastiere), Steve De Biasi (chitarra), Simon Dredo (basso) e Pierpaolo Monti (batteria). Dopo gli ottimi responsi del debutto, questo come back conferma tutte le qualità già espresse nel recente passato, con la scrittura di Firmo grande marchio di fabbrica (lo abbiamo conosciuto recentemente con l’esordio solista Rehab), tra parti A.O.R., elementi hard e chorus di grande presa. Wild heart e Disappointed sono brani vivaci e coinvolgenti, The distance è la ballata tipica del genere, mentre Shout è una traccia vibrante e d’impatto. Stefano Zeni degli ottimi Wheels of Fire (altra band che trovate recensita su queste pagine) presta la sua chitarra su The miles that make a road, prima di The night goes on, diretta e con pochi fronzoli, e Your voice inside delicata e suggestiva. I Room Experience confermano l’attitudine radiofonica del progetto, gioia assoluta per gli amanti dell’A.O.R. e per chi cerca nel rock melodie sognanti e un piglio leggero, easy listening, pur senza cadere nello scontato o nell’ordinario. (Luigi Cattaneo)

Hear another song (Video)



martedì 15 settembre 2020

IL SILENZIO DELLE VERGINI, Fiori Recisi (2020)


Progetto nato nel 2016 per volere del chitarrista Armando Greco (già con Tic Tac Bianconiglio e Lexus), Il Silenzio delle Vergini arriva al terzo lavoro (dopo Colonne sonore per Cyborg senza voce del 2017 e l’ep Su rami di diamante dell’anno seguente) con questo Fiori recisi, poco più di mezz’ora intrisa di new wave, post e psichedelia. I bergamaschi hanno composto un disco intenso e drammatico, con spoken word che si sposano perfettamente con atmosfere malinconiche piene di pathos, che finiscono per sottolineare con enfasi i passaggi di un racconto dove i fiori del titolo sono coloro che hanno affrontato momenti bui, che qui diventano il filo conduttore dell’intera narrazione. Oltre a Greco troviamo Cristina Tirella al basso e Francesco Lauro Geruso alla batteria, ottimi interpreti di visioni cupe e dai tratti goth, vicine ai The Cure, band che probabilmente ha parecchio ispirato il raffinato sound del trio. Non ho più paura instrada da subito l’ascoltatore verso un cammino fatto di pulsioni accostabili al dark inglese, che trovano sbocco in Cuore di farfalla e Cenere, due tra le song più riuscite del disco. La title track e Il treno dei desideri toccano l’anima, immagini conclusive di un album ispirato per tutta la sua durata. (Luigi Cattaneo)

Il treno dei desideri (Video)



sabato 12 settembre 2020

OZRIC TENTACLES, Paper Monkeys (2011)


Gli Ozric Tentacles sono sempre stati una band difficilmente inquadrabile in un genere solo, viste le tante influenze che hanno contraddistinto il gruppo nel corso della lunghissima carriera iniziata nel lontano 1984. Quasi 30 anni di space rock, psichedelia, progressive, escursioni strumentali, dove anche l’elettronica gioca un ruolo di primo piano, con le barriere che si infrangono perché troppa è la voglia di abbattere inutili steccati. Equilibrio che richiama tanto ai Gong quanto agli Hawkwind e ai Magma, un universo sonoro che ritroviamo anche in Paper Monkeys, album del 2011 inconfondibilmente Ozric Tentacles. Difatti, e questo può essere positivo o negativo a seconda dei gusti, anche questa fatica ha un suono immediatamente identificabile con quello classico dell’ensemble, frutto di composizioni dilatate che sono il marchio di fabbrica degli Ozric. Se è vero che ci sono momenti ben strutturati e anche appassionanti, soprattutto dove emerge una certa vena funky, nonchè jazzata, è anche vero che ci sono brani che non riescono a catturare l’attenzione neanche dopo svariati e attenti ascolti. Paper Monkeys è un album di buona fattura, che lascia intatto lo stile personalissimo che ha sempre contraddistinto gli inglesi e rispetta i canoni a cui ci ha abituato la band, anche se siamo a mio parere lontani dai fasti di Erpland o Strangeitude. (Luigi Cattaneo)

Full Album (Video)



mercoledì 9 settembre 2020

CAU PORTA, Grow (2019)


Arrivano da Bologna i Cau Porta, trio che in questo debutto è riuscito a mettere insieme musica popolare pugliese, jazz ed elettronica. Grow diviene quindi un viaggio eclettico che da Nord si sposta sino al profondo Sud, con Vinnie Matozza (batteria), Felix Matozza (basso) e Giovanni Romeo (chitarra) che si fanno accompagnare da una nutrita schiera di ospiti, tutti bravissimi nel mettere in campo le idee del trio. Il tema del viaggio e della migrazione sono proprio al centro del lavoro, figlio di background differenti, che qui ben si sposano tra loro, delineando un percorso che, partendo dalla tradizione italiana, si alimenta di pulsioni multiformi. Questo album rappresenta uno sguardo dentro e fuori le nostre origini, e vuole essere anche un invito all’ascoltatore a ricordare le proprie. Con queste parole la band evidenzia un punto di vista che si traduce nelle noti della popular song Tarantella del Gargano, imbevuta di jazz e sviluppi strumentali, con il Fender Rhodes di Gerry Pepe che si amalgama con i sontuosi fiati di Marco Vecchio (sax) e Simone Salvini (tromba), elementi dove si muove sicura la voce di Maria Mazzotta, già con il Canzoniere Grecanico Salentino e tra le interpreti più autorevoli della World Music. Sulla stessa falsariga, spostandosi nel leccese, vi è Pizzica di Galatone, dove però troviamo Rachele Andrioli, altra voce fondamentale del nostrano meridione, mentre Here e Grow risultano più sperimentali e lambiscono il post. Raffinatissimo il jazz rock di Cau Porta, dove i fiati del New Horns Ensemble svolgono un ruolo di primo piano, insieme ad un ispirato Edoardo Marraffa al sax tenore. Bella ci dormi presenta dietro il microfono di nuovo Rachele Andrioli, mentre la chiusura soffusa e lievemente malinconica di Roho è il valido epitaffio di un debutto curioso e trasversale. (Luigi Cattaneo)

Tarantella del Gargano (Video)


domenica 6 settembre 2020

SIMONA ARMENISE, Hasu No Chikuseki - Lotus Sedimentations (2019)


Hasu No Chikuseki – Lotus Sedimentations è il nuovo lavoro di Simona Armenise, chitarrista diplomata al conservatorio di Monopoli e docente presso la scuola media ad indirizzo musicale di Tuturano, qui impegnata in trio, insieme a Vito Pesole alla batteria e al grandissimo Ares Tavolazzi, bassista degli Area (con cui aveva già inciso Oru Kami). L’album, un concept ispirato alla cultura giapponese, è un viaggio di non facile lettura, con momenti che sembrano omaggiare la produzione di Terry Riley e Steve Reich, con il progressive che rimane sullo sfondo e guarda più alle produzioni targate Moonjune che a quelle di casa nostra, a cui va aggiunta una componente jazz di raccordo tra parti libere e svincolate da chiusure di ogni tipo. La fusione di aspetti culturali differenti è la base di partenza per capire la musica di Simona, una creatività che cerca di abbattere confini, scevra da condizionamenti, free nel suo giocare con i suoni. Hi No De è la suite iniziale divisa in tre parti, venti minuti circa che mettono in mostra le caratteristiche guida del progetto, tra suoni sperimentali, jazz, minimalismo, ambient ed elettronica. Kimodameshi prosegue sulla stessa scia, seppure la parte elettronica diviene centrale nella riuscita nel pezzo, tra i più emozionali del disco e con riferimenti al post rock. Kokoro guarda maggiormente al jazz, Kimochi de vede la Armenise sperimentare con la sua chitarra, mentre Ame no kanè è pura avanguardia e forse avrebbe giovato di una minore prolissità. Ottimi gli spunti di Fushigi, stupendo il finale di Yoru, dodici minuti riuscitissimi in cui visioni notturne post abbracciano profusioni elettriche avant prog vicine ai percorsi di Markus Reuter e Mark Wingfield. Disco sicuramente di difficile assimilazione ma di innato fascino. (Luigi Cattaneo)

Hi No De (Video)  



martedì 1 settembre 2020

IL GIARDINO ONIRICO, Apofenia (2019)


Torna Il Giardino Onirico, una delle band di punta del nuovo progressive italiano, con il terzo disco, Apofenia, ancora targato Lizard Records. Chi conosce i laziali sa cosa aspettarsi da Stefano Avigliana (chitarra), Dariush Hakim (tastiere), Ettore Mazzarini (basso), Massimo Moscatelli (batteria) e Emanuele Telli (tastiere), quintetto da sempre attentissimo alla costruzione strumentale delle composizioni, che con questo nuovo lavoro ha voluto provare ad inserire alcune novità all’interno di un plot già rodato. Ma andiamo con ordine, perché l’iniziale Onironauta è in realtà in linea con quanto ci si aspetta da una band con un tale potenziale, dodici minuti intrisi di bellezza, tra progressive e psichedelia, atmosfere settantiane e guizzi che guardano a Oriente, un’apertura davvero ottima e che ci ripresenta un ensemble in grandissima forma. A sorpresa Scivolosa simmetria vede la partecipazione di Alessandro Corvaglia alla voce, espressivo come sempre e parecchio a suo agio tra le fitte trame del gruppo, con il sound che finisce per ricordare proprio quello di La Maschera di Cera, da cui proviene il talentuoso vocalist. In Aletheia fa la sua comparsa il delicato sax jazzato di David Morucci, che ben si cala in un sontuoso interplay con la chitarra di Avigliana, ma è tutto il gruppo a ricamare con suggestione, a interpretare con spirito moderno la lezione sinfonica di un genere che ha ormai mezzo secolo di vita. Bellissima e particolare Mushin, e non poteva essere altrimenti visto che troviamo come ospite Jenny Sorrenti, ancora straordinaria interprete e voce caratterizzante, nobile espediente per innalzare ancora di più i fantasiosi sviluppi costruiti dalla band. In Apogeo torna, e con ottimi risultati, il sax di Morucci, in un brano sospeso tra Van Der Graaf Generator e King Crimson, in cui i laziali hanno aggiunto un pizzico di hard prog, prima di Un nodo all’anima, dove vi è invece nuovamente Corvaglia a firmare l’ennesimo momento di grande raffinatezza. Chiude l’album Lacrime di stelle, dove il sax è stavolta affidato a Claudio Braccio, ma il risultato è ancora appassionante, vivissimo affresco di come si possa suonare progressive senza risultare per forza vintage o dèmodè. Apofenia si muove sulla scia dei precedenti lavori, riuscendo nel difficile compito di bissare e forse superare il brillante Perigeo, che nel 2012 li aveva consacrati tra gli interpreti più interessanti del fitto panorama prog nostrano. (Luigi Cattaneo)  

Mushin (Video)   



CONCERTI DEL MESE, Settembre 2020

2
·In Progress One Festival 2020 a Sestu CA

3
·In Progress One Festival 2020 a Sestu CA
·Court + Delta a Varese

4
·In Progress One Festival 2020 a Sestu CA
·Banco del Mutuo Soccorso a Salerno

5
·In Progress One Festival 2020 a Sestu CA
·Stereokimono a Castel S.Pietro Terme BO
·PFM a Palmanova (UD)
·O.A.K. a Fiumicino (RM)

6
·In Progress One Festival 2020 a Sestu CA
·Mad Fellaz a Zero Branco (TV)

9
·PFM a Roma

10
·Aliante a Pisa

11
·Plurima Mundi a Manduria (TA)
·Glincolti a S. Zenone degli Ezzelini TV

12
·Massimo Giuntoli a Mantova
·O.A.K. a Roma

13
·Massimo Giuntoli a Mantova
·Abracadabra Festival a Comago (GE)
·Napoli Centrale a Ostia Antica (Roma)

18
·O.A.K. a Castel Giorgio (TR)

19
·PFM a Cerea (VR)

24
·Massimo Giuntoli a Riva del Garda (TN)

25
·PFM a Brescia

26
·PFM a Padova

28
·PFM a Milano