I Gentle Giant hanno avuto una carriera
che si è sviluppata durante gli anni ’70, attraversati per intero e sono stati
spesso accompagnati da una critica musicale attenta nei loro confronti. La loro
popolarità però, almeno in patria, è sempre stata modesta e sono stati
maggiormente apprezzati in Europa continentale, Italia in testa. Gruppo di
culto tra gli esponenti più interessanti e di primo piano di certo progressive
colto ed elaborato, così abili nel combinare originalità compositiva e tecnica
strumentale. I Gentle Giant ruotavano attorno alle figure dei fratelli Shulman,
Phil ai fiati, sax e tromba, nonché voce, Derek, voce solista ma anche bassista
e chitarrista e Ray, capace di suonare il violino, il basso e la chitarra. I
tre fratelli Shulman iniziano ad avere delle idee sul proprio futuro musicale
nel 1963, quando nella natia Portsmouth arrivano i Beatles per un concerto
sull’onda del successo di Please Please
me. Leggenda vuole che i tre fratelli, provenienti da una famiglia piccolo
borghese, si fanno in quattro per acquistare i biglietti. Il concerto è una
rivelazione e un paio di anni dopo riescono a mettere in piedi il primo gruppo,
gli Howling Wolves proprio sul modello Beatles. Poco dopo si ribattezzano Road
Runners R&B, fino a quando non trovano un manager che li convince ad
ammorbidire il suono in qualcosa di più leggero e a cambiare ancora una volta
il nome in Simon Dupreè & The Big Sound, dove uniscono al pop suoni maggiormente
legati alla psichedelia. Siamo nella seconda metà degli anni ’60 e il gruppo va
in tournèe con Helen Shapiro e i Beach Boys dopo essere riuscito ad entrate in
classifica con il brano Kites. Il
gruppo nel 1967 è all’apice del successo inglese, con all’attivo anche un
album, Without reservation. Ma la
voglia di creare musica più sperimentale spinge nel 1969 due dei tre fratelli
Shulman, Derek e Ray, a incidere un particolare 45 giri sotto il nome di Moles,
We are the moles, che non arriva
nemmeno al numero 20 della classifica. Nel 1969 quindi formano i Gentle Giant
ingaggiando Kerry Minnear, abile tastierista e intelligente ricercatore di
suoni sintetizzati, capace di sfruttare appieno le ampie possibilità sonore
offerte dai nuovi strumenti analogici, Gary Green alla chitarra e Martin Smith
alla batteria. Il gruppo da subito scrive pagini memorabili del progressive
mondiale con la loro avvincente miscela di rock, jazz e musica classica. La
loro proposta era sì caratterizzata da spunti barocchi e atmosfere vagamente
fiabesche ma incentrata su composizioni di una certa complessità che fanno
emergere le straordinarie capacità tecniche dei musicisti, abilissimi a
sfruttare una strumentazione molto ampia e variegata. La musica dei Gentle
Giant è riconoscibile in mezzo a tutte le altre nell’ambito del progressive per
il suo sound caratteristico, per essere ricca di particolari armonie vocali,
per gli incastri difficilissimi tra voce e strumenti, per un accorto lavoro di
ricerca armonica che richiedeva davvero grande competenza. L’ambizione dei
Gentle Giant era quella di creare musica complessa ma molto melodica, ricca di
affinità con la musica barocca soprattutto per l’uso di strumenti insoliti per
il rock come il sax, la tromba, il violino, il flauto, il violoncello, abbinati
alle immancabili tastiere tipiche dell’era progressiva e da un canto di tipo
polifonico. Probabilmente i Gentle Giant sono stati, tra i grandi gruppi del
rock sinfonico, coloro che hanno scelto il percorso più tortuoso. (Luigi Cattaneo)
Live at Brussels 1974
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