La prima
domanda da porsi viene quasi naturale nel momento in cui si cerca di inquadrare
un preciso momento storico-musicale… Chi è stato il primo? Anche il rock
progressivo non è esente da questa regola. E rimane, come spesso accade,
difficilissimo stabilire chi realmente sia stato il creatore di un suono così
vasto e stratificato. Quello che però è doveroso fare è rintracciare quelle
band che con i loro suoni hanno influenzato tutta la scena progressiva dei ’70
e non solo. La storia del rock progressivo inizia difatti sul finire degli anni
’60 in Inghilterra e successivamente si dipana un po’ in tutta Europa. Con le
dovute cautele fu Sgt. Peppers dei
Beatles a fungere da spartiacque tra due epoche contigue, efficace nel far
sorgere l’idea di una nuova prospettiva musicale che fosse pensata come opera
d’arte e non più come un momento di puro disimpegno. I pionieri di questo nuovo
corso sono considerati i Procol Harum e i Moody Blues. Nel 1967 Gary Brooker,
cantante, tastierista e maggior compositore dei Procol Harum scrive A wither shade of pale (un libero
riadattamento dell’ Aria sulla Quarta
Corda di J.S. Bach). Il tutto suonato con l’organo hammond darà vita a
quello che sarà il maggior successo commerciale del gruppo. Dei Moody Blues è
d’obbligo citare Days of future passed (1967),
registrato con tanto di orchestra sinfonica e assolutamente determinante per
capire il nuovo corso progressivo. Inoltre i Moody Blues pare che siano stati i
primi ad utilizzare il mellotron, in quanto il loro tastierista Mike Pinder
aveva lavorato per 18 mesi alla Streetly Eletronics, ditta che produceva questo
strumento a tastiera. Importante sottolineare come entrambi i gruppi sono stati
i primi a miscelare la musica sinfonica con il linguaggio rock. Una miscela che
è propria anche di un altro gruppo di fine ’60 guidato dall’estro di Keith
Emerson, ossia i Nice, che nei primi 2 album (The Thoughts of Emerlist Davjack del 1967 e Ars Longa Vita Brevis del 1968) proponevano rifacimenti di
Sibelius, Bach e Bernstein. Ma oltre a questi tre gruppi bisogna perlomeno
citare alcune band che si sono rese protagoniste di dischi essenziali per
capire il fenomeno: i Colosseum di Valentyne
Suite (1969) in grado di partire dal rock blues (Jon Hiseman e Dick
Heckstall Smith suonavano nei Bluesbreakers di John Mayall) per elaborare un
linguaggio che non dimentica il jazz e il rock sinfonico di Nice e Procol
Harum; difficile non scorgere germi progressivi nei Family, nei Caravan, nei
Soft Machine e nei primi Pink Floyd. Ma allora esiste un primo disco
progressivo? Probabilmente In the Court
of the Crimson King dei King Crimson, è stato l’autentico atto di nascita
del prog, in bilico tra Beatles, Moody Blues, improvvisazione, sperimentazione
a tinte fosche dettate anche da un uso nuovo del mellotron da parte del leader
Robert Fripp. Forse i King Crimson sono stati il gruppo più ambizioso,
versatile e camaleontico di tutto il contesto progressivo. Dopo questo lavoro
il prog esplode e fino a metà anni ’70 è il genere di riferimento e di maggior
espansione del rock. Molti sono i gruppi e tante sono le proposte dalle diverse
sfumature che citarle tutte sarebbe impossibile… Mi limito a tre grandi gruppi
che già attivi nel 1969 troveranno la loro maturità artistica a partire da
inizio ’70: i Genesis che dopo un disco d’esordio ancora acerbo realizzeranno
capolavori del genere come Nursery crime e
Selling England by the pound, i Van
Der Graaf Generator di Peter Hammil, a mio avviso una delle espressioni più
moderne del fenomeno e ancora oggi decisamente attuali e gli Yes che dopo un
paio di album post-beat troveranno la loro strada a partire dal 1971 con Yes album e i successivi Close to the edge e Fragile. (Luigi Cattaneo)
21st Century Schizoid Man (Video)
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