Ep d’esordio totalmente autoprodotto da parte
di Il Giardino del Mago, band nata solo nel 2011 dalla volontà dei due
tastieristi e anime musicali del progetto, Danilo Sesti e Daniele Vento, dotati
interpreti di un ensemble che porta avanti nel modo più suggestivo possibile un
discorso avviato ormai più di quarant’anni fa. Con un monicker di questo tipo,
esplicito riferimento ad un indimenticabile suite del Banco del Mutuo Soccorso,
Il Giardino del Mago si muove lungo quelle coordinate fiabesche e ricche di
narrazione e romanticismo che hanno segnato il rock progressivo dei ’70 di cui
i ragazzi toscani sono diretta conseguenza. A completare il quadro troviamo il
bravo Riccardo Micheli alla voce e i validi Marco Lotti alla chitarra e al
basso e Gianmarco Ricciarelli alla batteria. Ritroviamo nei quattro brani
presenti sì le atmosfere del Banco ma anche della Premiata Forneria Marconi,
soprattutto nelle parti maggiormente melodiche e del Castello di Atlante in
quelle più evocative. Il brano che apre l’ep è Jeff il mercante di schiavi che mostra le svariate influenze tratte
dai ’70 ma anche una certa capacità di proporre un sound di qualità davvero
molto piacevole e una scrittura sicura e non banale. La successiva e
strumentale In equilibrio risulta
incisiva e denota sicurezza di mezzi da parte del gruppo, in special modo per
le efficienti parti di tastiera. Persi in
un mare di stelle e Come se non ci
fosse un domani risultano molto melodiche e lasciano trapelare una forte
attenzione per arrangiamenti di grande gusto e finezza oltre che sottolineare quanto
sia affabile la musica di Il Giardino del Mago. Indubbiamente un buon biglietto
da visita questo ep di debutto, che ha il merito di segnare una strada, per
quanto vintage, lungo la quale la band deve continuare a cimentarsi, perché le
doti per raggiungere traguardi più alti ci sono tutte e vanno solo affinate. (Luigi Cattaneo)
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