mercoledì 14 gennaio 2015

HANDS OF ORLAC, Figli del Crepuscolo (2014)


Gli Hands of Orlac (il nome riprende quello di un romanzo di Maurice Renard, che ha inspirato nel 1924 l’horror diretto da Robert Wiese) nascono a Roma nel 2009, dalla passione comune dei vari membri per tematiche occulte e atmosfere che rimandano all’hard rock, al doom e al progressive. Dopo il demo autoprodotto Vengeance from the Grave (stampato in sole 100 copie!) danno alla luce l’omonimo disco nel 2011 insieme ad alcuni musicisti della scena svedese, terra che ospita le registrazioni del lavoro. Il nuovo Figli del Crepuscolo è stato registrato nuovamente in Svezia, il gruppo è oramai diventato stabile in terra scandinava e solo due membri sono italiani (la voce e flautista e il bassista). L’album, influenzato da Goblin e Black Sabbath, risulta macabro e decadente, cupo ma allo stesso tempo ammaliante. Gli Hands of Orlac sono una curiosa realtà di cui si hanno poche informazioni a dire il vero e non si conoscono neanche i nomi che si celano dietro questo misterioso progetto. Figli del Crepuscolo (distribuito in vinile da Horror Records e in cd da Terror from Hell Records) è un platter oscuro, figlio di tetre visioni e terribilmente coinvolgente. La title track iniziale è un intro dominata da suoni di tastiera vintage e cinematografici, spezzata dalla fulminea carica di Last Fatal Drop, brano possente ma velato di malinconia, soprattutto nelle parti di flauto. Man mano che ci si addentra nell’album pare di partecipare ad un rituale in cui i Black Widow incontrano le istanze doom dei Bretus e Burning appare come uno degli episodi più significativi di questa funebre esperienza. Operazione Paura, storica pellicola del 1966 del maestro Mario Bava, ispira A Coin in the Heart, traccia potente e figlia di un certo amore per l’heavy classico, che viene qui mescolato con una certa parvenza prog che rimanda alla stagione d’oro dei ‘70, in particolare per gli ottimi inserimenti flautistici. Gli Hands of Orlac per attitudine e mood ricordano anche i Blood Ceremony, complice probabilmente l’utilizzo di una voce femminile e un buon esempio è Noctua, forse il brano più progressive tra i presenti. Heavy e doom impregnano A Ghost Story, mentre la conclusiva Mill of the Stone Women è un altro omaggio ad un horror anni ’60, Il Mulino delle Donne di Pietra di Giorgio Ferroni e gode di un’atmosfera malsana e lugubre. Figli del Crepuscolo è un lavoro che riesce ad unire hard, doom, psichedelica prog e dark metal ottantiano, risultando una delle opere più interessanti tra quelle proposte ultimamente dalla Horror Records. (Luigi Cattaneo)

Last Fatal Drop (Video)

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