mercoledì 21 gennaio 2015

QUASAR L.S., The Dead Dream (2012)


Difficile che gli appassionati di progressive non abbiano mai sentito parlare di questo misterioso e lontano album dei friuliani Quasar L.S., un disco che arriva direttamente da quel periodo storico che consacrò la scena italica anche all’estero. La band di Roberto Sgorlon (chitarra, voce e tastiere), Umberto Del Negro (basso) e Fabrizio Morassutto (batteria) ha all’attivo diversi album che con il passare del tempo hanno conquistato il cuore di quanti sono particolarmente legati a sonorità sinfoniche. Discograficamente parlando nascono nel 1984 (Night Hymn), suscitando la curiosità di quanti iniziavano a conoscere il genere attraverso il new prog ma nella realtà dei fatti esisteva già del materiale precedente a quell’anno, ossia il concept in questione, The Dead Dream. L’album è quindi il primo vero lavoro dei Quasar, un trip lisergico del 1977 che è stato registrato nuovamente nel 1995 perché i vecchi nastri erano stati oramai smarriti ma che rispetta nella maniera più fedele possibile i tapes originari. La storia, visionaria e drammatica, è quella di Roxy ma potrebbe anche essere la colonna sonora della fine del sogno hippie, vista anche la data di creazione di questo The Dead Dream. Il platter è quindi un racconto psichedelico, intriso di vintage, momenti vellutati e altri più hard prog, un viaggio in prossimità di Pink Floyd e Genesis. Ne è un esempio l’iniziale Overture, un brano avvolgente e molto settantiano, soprattutto per l’accorato uso delle tastiere di Sgorlon. Buona parte del disco proietta sull’ascoltatore la dimensione del sogno, con un’atmosfera rarefatta e lugubre, supportata da parti dilatate e psichedeliche in cui le tastiere giocano un ruolo primario ma sono ben sostenute da una sezione ritmica discreta ma incisiva. A brani non memorabili come Stranger Shadow o Instead of You (in special modo la seconda) rispondono pezzi pregiati come Life for Art (malinconica e sofferta al punto giusto), Cast Revelation (altro frangente atmosferico e anni ’70 style) o il finale di San Francisco California (un passaggio psych di indubbia bellezza). The Dead Dream non è un capolavoro rimasto nascosto troppo a lungo ma si presenta comunque come un episodio gradevole (un po’ come l’esordio di Spettri o Sezione Frenante) che completa un discorso iniziato quasi 40 anni fa e che sicuramente troverà un adeguato riscontro tra quanti sono alla ricerca costante di questi piccoli oggetti di culto. (Luigi Cattaneo)

Life for Art (Video)


  

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