Difficile che gli
appassionati di progressive non abbiano mai sentito parlare di questo
misterioso e lontano album dei friuliani Quasar L.S., un disco che arriva
direttamente da quel periodo storico che consacrò la scena italica anche
all’estero. La band di Roberto Sgorlon (chitarra, voce e tastiere), Umberto Del
Negro (basso) e Fabrizio Morassutto (batteria) ha all’attivo diversi album che con
il passare del tempo hanno conquistato il cuore di quanti sono particolarmente
legati a sonorità sinfoniche. Discograficamente parlando nascono nel 1984 (Night Hymn), suscitando la curiosità di
quanti iniziavano a conoscere il genere attraverso il new prog ma nella realtà
dei fatti esisteva già del materiale precedente a quell’anno, ossia il concept
in questione, The Dead Dream. L’album
è quindi il primo vero lavoro dei Quasar, un trip lisergico del 1977 che è
stato registrato nuovamente nel 1995 perché i vecchi nastri erano stati oramai
smarriti ma che rispetta nella maniera più fedele possibile i tapes originari.
La storia, visionaria e drammatica, è quella di Roxy ma potrebbe anche essere
la colonna sonora della fine del sogno hippie, vista anche la data di creazione
di questo The Dead Dream. Il platter
è quindi un racconto psichedelico, intriso di vintage, momenti vellutati e
altri più hard prog, un viaggio in prossimità di Pink Floyd e Genesis. Ne è un
esempio l’iniziale Overture, un brano
avvolgente e molto settantiano, soprattutto per l’accorato uso delle tastiere
di Sgorlon. Buona parte del disco proietta sull’ascoltatore la dimensione del
sogno, con un’atmosfera rarefatta e lugubre, supportata da parti dilatate e
psichedeliche in cui le tastiere giocano un ruolo primario ma sono ben
sostenute da una sezione ritmica discreta ma incisiva. A brani non memorabili
come Stranger Shadow o Instead of You (in special modo la
seconda) rispondono pezzi pregiati come Life
for Art (malinconica e sofferta al punto giusto), Cast Revelation (altro frangente atmosferico e anni ’70 style) o il
finale di San Francisco California
(un passaggio psych di indubbia bellezza). The
Dead Dream non è un capolavoro rimasto nascosto troppo a lungo ma si
presenta comunque come un episodio gradevole (un po’ come l’esordio di Spettri
o Sezione Frenante) che completa un discorso iniziato quasi 40 anni fa e che
sicuramente troverà un adeguato riscontro tra quanti sono alla ricerca costante
di questi piccoli oggetti di culto. (Luigi Cattaneo)
Life for Art (Video)
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