Nativo dell’Uruguay, ma
con sede a New York, Beledo è un musicista attivo dagli anni ’80 di cui avevamo
già parlato in occasione del precedente Dreamland mechanism (recuperatelo!),
opera ambiziosa che fa il paio con il nuovo Seriously deep, uscito sul
finire del 2021 sempre per Moonjune Records. Beledo, impegnato alla chitarra,
al piano acustico e ai synth, è qui accompagnato da Tony Levin al basso e Kenny
Grohowski alla batteria, una sezione ritmica che non ha bisogno di
presentazioni e che è perfetta per la fusion progressiva del sudamericano, che
si apre con la lunga title track, un omaggio a Eberhard Weber e al suo Silent
feet, disco del 1978 pubblicato dalla ECM, che vede la presenza di Jorge
Camiruaga al vibrafono. Differente l’anima di Mama D, tributo alla
cantante sudafricana Dorothy Masuka, con Kearoma Rantao alla voce, abile nel
narrare l’oppressione dell’apartheid, mentre l’ugola di Boris Savoldelli
impreziosisce la fitta trama strumentale di A temple in the walley, muovendosi
con destrezza in territori canterburyani. Spirito free e scrittura emergono
nell’approccio di Beledo, che ha maturato la capacità di allargare la gamma
espressiva in sede di songwriting, costruendo un personale ponte tra fasi, che
risulta essenziale per la riuscita dei suoi lavori. Ritroviamo Camiruaga in Maggie’s
sunrise, brano suggestivo e affascinante, prima di Knocking waves e Into
the spirals, due composizioni nate dall’improvvisazione in studio, che
mostrano la duttilità del trio e quanta empatia si è venuta a creare durante le
registrazioni di Seriously deep. (Luigi Cattaneo)
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