martedì 2 agosto 2022

BELEDO, Seriously deep (2021)

 


Nativo dell’Uruguay, ma con sede a New York, Beledo è un musicista attivo dagli anni ’80 di cui avevamo già parlato in occasione del precedente Dreamland mechanism (recuperatelo!), opera ambiziosa che fa il paio con il nuovo Seriously deep, uscito sul finire del 2021 sempre per Moonjune Records. Beledo, impegnato alla chitarra, al piano acustico e ai synth, è qui accompagnato da Tony Levin al basso e Kenny Grohowski alla batteria, una sezione ritmica che non ha bisogno di presentazioni e che è perfetta per la fusion progressiva del sudamericano, che si apre con la lunga title track, un omaggio a Eberhard Weber e al suo Silent feet, disco del 1978 pubblicato dalla ECM, che vede la presenza di Jorge Camiruaga al vibrafono. Differente l’anima di Mama D, tributo alla cantante sudafricana Dorothy Masuka, con Kearoma Rantao alla voce, abile nel narrare l’oppressione dell’apartheid, mentre l’ugola di Boris Savoldelli impreziosisce la fitta trama strumentale di A temple in the walley, muovendosi con destrezza in territori canterburyani. Spirito free e scrittura emergono nell’approccio di Beledo, che ha maturato la capacità di allargare la gamma espressiva in sede di songwriting, costruendo un personale ponte tra fasi, che risulta essenziale per la riuscita dei suoi lavori. Ritroviamo Camiruaga in Maggie’s sunrise, brano suggestivo e affascinante, prima di Knocking waves e Into the spirals, due composizioni nate dall’improvvisazione in studio, che mostrano la duttilità del trio e quanta empatia si è venuta a creare durante le registrazioni di Seriously deep. (Luigi Cattaneo)


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